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sabato 4 gennaio 2025

Todos, todos, todos? Non illudiamoci, Santità…

L'ennesima, fluviale e ambigua, intervista a Francesco.
Luigi C.


Il portale ufficiale della Sala Stampa della Santa Sede, Vatican News, ha pubblicato una sintesi di un’intervista che papa Francesco ha rilasciato all’emittente Canal Orbe 21, organo ufficiale dell’arcidiocesi di Buones Aires, fondata dall’allora cardinale arcivescovo Jorge Mario Bergoglio. Esaminiamo insieme i punti più salienti.
L’intervista di papa Francesco a Canal Orbi 21 è stata rilasciata pochi giorni dopo la conclusione del sinodo sulla sinodalità, ma è stata resa pubblica il 20 dicembre. Il portale Vatican News riferisce che il Papa ha trattato temi di stretta attualità geopolitica, come i conflitti bellici, l’istruzione, l’intelligenza artificiale, ecc…

Un giubileo gayfriendly?

Riguardo l’imminente Giubileo, egli ha annunciato l’intenzione di estenderlo a tutti le diocesi affinché «ogni persona nella sua città possa celebrarlo senza dover viaggiare». Questo lo volle che per il Giubileo straordinario della Misericordia da lui indetto nel 2015. Giustamente il Papa ricorda che l’Anno Santo non dev’essere associato al cosiddetto turismo religioso, poiché invece «è un momento di perdono, di gioia, di ricomposizione di tante cose personali e sociali». Concordiamo, ma temiamo che quest’anno giubilare sarà usato invece dal Vaticano come una grande campagna mediatica per lanciare la “Chiesa sinodal-inclusiva”.

Ne abbiamo una triste prova nel vedere confermato, nel calendario ufficiale del Giubileo, il pellegrinaggio a Roma dell’associazione La Tenda di Gionata e di altre associazioni gayfriendly. Tali associazioni saranno accolte dal vicepresidente della CEI che celebrerà persino una Santa Messa per loro. Sembrano passati non 25 ma 250 anni dal precedente Anno Santo, quello del 2000, quando Giovanni Paolo II — papa canonizzato proprio da Francesco — tuonò contro il primo gay pride che si tenne a Roma [1].

Dalla Chiesa cattolica alla “Chiesa sinodale”?

Del resto, papa Francesco si compiace di certi cambiamenti. Infatti ha affermato, riguardo il sinodo sulla sinodalità da lui fortissimamente voluto, ha sottolineato che vi hanno partecipato circa un centinaio di donne le quali «esprimevano le loro idee con coraggio, qualcosa di inaudito 40 anni fa». Ebbene, in un sinodo dei vescovi, come quello istituito da Paolo VI — anch’egli canonizzato da Francesco — ovviamente non vi erano donne, poiché era un’assise consultiva riservata ai pastori della Chiesa. Ma è storicamente falso che le donne, nella Chiesa, fino al sinodal sinodo, non avessero voce in capitolo, pur non facendo parte della Chiesa docente. Sicuramente il Papa non ignora le quattro donne Dottore della Chiesa: Teresa d’Avila, Caterina da Siena, Teresa di Lisieux e Ildegarda di Bingen. Ma quelle quattro grandi e sante donne si sono occupate di difendere la Chiesa cattolica così com’è — come l’ha voluta Cristo Gesù –, mentre al Sinodo si è parlato di come la Chiesa, con la sinodalità, abbia abbracciato «i problemi dell’umanità e della Chiesa di oggi — ha detto il Papa durante l’intervista — e cerca di risolverli lungo la linea del dialogo». Questo è un ribadire lo “spirito del Vaticano II”: la Chiesa, col dialogo, cerca metodi nuovi di evangelizzazione — l’inculturazione, secondo il modello gesuitico — per risolvere i problemi dell’uomo di oggi.

Eppure i problemi dell’uomo di oggi sono gli stessi dell’uomo di ieri e saranno i medesimi dell’uomo di domani: il peccato e la dannazione eterna. La Chiesa cattolica non ha altra soluzione se non Cristo e il Cristo Crocifisso «scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani» (1Cor 1, 23b). Certamente la Chiesa non ignora le necessità temporali dell’umanità, ed è sempre stata in prima linea per migliorare le società terrene (fondando scuole, ospedali, orfanotrofi, ecc…), ma non le ha mai anteposte, o equiparate, a quelle spirituali, secondo l’ammonimento del suo Signore e Sposo [2].

Un antidogmatismo dogmatista?

La frequenza alla Santa Messa diminuisce, calano le nozze religiose, aumentano i divorzi, l’aborto da delitto viene elevato a diritto, le nascite sono in caduta libera, i bambini vengono battezzati sempre più tardi, dopo la Cresima i giovani abbandonano le parrocchie, i seminari sono semi vuoti, conventi e monasteri chiudono, ma per Francesco i mali più grandi, nella Chiesa, sono «dogmatismi» e «ideologie». A che cosa si riferisce il Papa? Ricorda che, durante la sua infanzia, non si potevano benedire le case dei divorziati-risposati «perché erano in peccato mortale: era un dogmatismo». No, non era un “dogmatismo” ma vera e propria carità pastorale. Sì, pastorale.

Chi sceglie di vivere in stato di peccato mortale deve essere corretto, deve comprendere la gravità della situazione: la perdita della propria anima. Amare è corregge, curare, guarire, non accettare il peccato — qualunque esso sia — del peccatore. Per questo il “no” alla Santa Comunione (cfr. CCC nn. 1650-1617) non è un’ingiustizia ma una benedizione: s’impedisce al peccatore impenitente di commettere anche il peccato mortale di sacrilegio.

Del resto, persino prima del Vaticano II, la Chiesa è sempre stata disposta ad riaccogliere nel suo seno materno i cosiddetti divorziati-risposati — il cui peccato è doppio (adulterio e concubinato) –, purché vivessero come fratello e sorella, non potendo interrompere la condivisione del tetto in caso di prole. Il sacerdote americano don Peter Stravinskas, per esempio, ha raccontato la storia dei suoi genitori, i quali hanno vissuto dagli anni ’50 del XX secolo “come fratello e sorella” per poter ricevere i Sacramenti.

Ma papa Francesco considera la difesa del Depositum Fidei che rifiuta certe eccezioni o invenzioni pastorali, — o meglio pastoraliste, come per esempio l’Amoris Laetitia e la Fiducia Supplicans –, come ideologia dogmatista. Per questo lo preoccupa «quando vedo giovani che appartengono a queste organizzazioni più ideologiche che cristiane – di destra, di sinistra, o quel che sia – sono piccoli mostri attaccati all’idea». Non sappiamo a quali organizzazioni egli si riferisce — ha detto anche “di sinistra”, bontà sua — , ma è più che evidente il cattolicismo cosiddetto tradizionale “attrae” i giovani molto più di quello modernizzato. Inoltre i veri “piccoli mostri attaccati all’idea” — per usare quest’espressione denigratoria del Papa — non sono i cattolici (giovani o adulti) fedeli alla Dottrina, ma quelli che persino ostinatamente nell’eresia o nell’errore (cfr. CCC n° 2089; CIC n° 751).

La Dottrina non è un ostacolo da raggirare con la pastorale, ma un dono da custodire integro e insegnare senza eccezioni [3]: questa è la missione che Cristo Gesù ha dato a Pietro e agli Apostoli e di rimando al Papa, successore di Pietro, e ai vescovi, successori degli Apostoli [4].

Todos, todos, todos. Ma anche no!

Nel corso dell’intervista televisiva, papa Francesco ha ribadito il suo modello di Chiesa, quella per «todos, todos, todos», pur sapendo che questo ha generato non pochi «chiacchiericci».

Ma egli ha replicato volendo andare avanti per la sua strada. «Mi chiedono spesso dell’ammissione alla Chiesa e io dico quello che ha detto Gesù nel Vangelo: tutti, tutti, tutti», ha detto. Cristo Gesù, nel suo Vangelo, ha dato delle precisioni condizioni per entrare nella sua Chiesa e rimanervi [5], prevedendo persino l’estromissione del peccatore recidivo e impenitente [6].

«E i peccatori? Tutti e a sistemarsi dentro la loro situazione, ma tutti dentro», ha aggiunto Francesco. «Tutti dentro e dentro che si vada discernendo, che tutti dialoghino». Questo modo di procedere è esistenzialismo, non cura pastorale. Ad un malato che entra in un ospedale per rimanere ammalato non resta che indicarli la porta. Infatti il Papa prosegue spiegando che «se qualcuno si è intrufolato con cattive intenzioni, con cattivo atteggiamento, lo si allontani». Allora perché accogliere pubblicamente, durante il Giubileo, con tutti gli onori, associazioni e gruppi gayfriendly che pretendono che la Chiesa cattolica non riconosca più come tale il peccato impuro contro natura [7]?

Nella Chiesa vige la Comunione dei Santi (peccatori sì, ma pentiti, riconciliati e purificati)[8], non la “grande ammucchiata” dei peccatori recidivi, ostinati e impenitenti.

«Molti dicono che la Chiesa dovrebbe condannare questo, quello. Sì, condanna la moralità delle persone, ma le accoglie per aiutarle a camminare», insiste il Papa. «Nessuno di noi che è dentro la Chiesa è un santo, siamo tutti peccatori e la Chiesa ci aiuta a risolvere le nostre situazioni deficitarie».

Anche qui riemerge prepotentemente lo “spirito del Vaticano II”, seguendo l’indicazione di Giovanni XXIII, un altro papa canonizzato da Francesco, secondo cui la Chiesa non deve più condannare, ma deporre «le armi del rigore», preferendo usare la «medicina della misericordia» [9].

Dopo 62 anni, non si vuole accettare che questo metodo è stato un totale fallimento. Se non si condanna il peccato, significa prima tollerarlo, poi regolamentarlo e infine approvarlo. «A forza di vedere tutto, si finisce per sopportare tutto. A forza di sopportare qualunque cosa, si finisce per tollerare ogni cosa. A forza di tollerare tutto, si finisce per accettare tutto. A forza di accettare tutto, si finisce per approvare tutto», scriveva il grande Sant’Agostino d’Ippona, spiegando la “finestra di Overton” quasi 2000 anni prima.

«La prima misericordia di cui tutti abbiamo bisogno è la luce impietosa e rasserenante della verità», scrisse il cardinale Giacomo Biffi nel suo libro Memorie e digressioni di un italiano cardinale.

Dunque, non illudiamoci: senza pentimento, non c’è salvezza [10].

La Beata Vergine Maria, durante le apparizioni di Fatima, disse che «molti vanno all’inferno perché non c’è nessuno che preghi e si sacrifici per loro» [11]. Non parlò di un ammorbidimento pastorale al rigorismo dottrinale, ma insistette su ciò che la Chiesa ha sempre insegnato e sempre insegnerà, nonostante la defezione di gran parte dei suoi pastori: penitenza o inferno.

Preghiamo, preghiamo, preghiamo per il nostro Santo Padre Francesco. E per tutti noi.

NOTE

1] «Un accenno ritengo, poi, doveroso fare alle ben note manifestazioni che a Roma si sono svolte nei giorni scorsi. A nome della Chiesa di Roma non posso non esprimere amarezza per l’affronto recato al Grande Giubileo dell’Anno Duemila e per l’offesa ai valori cristiani di una Città che è tanto cara al cuore dei cattolici di tutto il mondo. La Chiesa non può tacere la verità, perché verrebbe meno alla fedeltà verso Dio Creatore e non aiuterebbe a discernere ciò che è bene da ciò che è male. Vorrei, a tale riguardo, limitarmi a leggere quanto dice il Catechismo della Chiesa Cattolica, il quale, dopo avere rilevato che gli atti di omosessualità sono contrari alla legge naturale, così si esprime: “Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione” (CCC, n. 2358)» (Angelus del 9 luglio 2024, il grassetto è nostro).

2] «Cercate prima il Regno di Dio e la sua Giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta» (Mt 6, 33).

3] «Custodisci il buon deposito con l’aiuto dello Spirito Santo che abita in noi» (2Tm 1, 14).

4] «Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28, 19-20a). «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura» (Mc 15 ,15b).

5] «Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato» (Mc 15, 16).

6] «Se il tuo fratello commette una colpa, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all’assemblea; e se non ascolterà neanche l’assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano» (Mt 18, 15-17).

7] «Il maledetto peccato impuro contro natura fa schifo pure ai demoni» (Santa Caterina da Siena, Dialogo della Divina Provvidenza, Edizioni Studio Domenicano, 2020).


9] «Non c’è nessun tempo in cui la Chiesa non si sia opposta a questi errori; spesso li ha anche condannati, e talvolta con la massima severità. Quanto al tempo presente, la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore; pensa che si debba andare incontro alle necessità odierne, esponendo più chiaramente il valore del suo insegnamento piuttosto che condannando» (Allocuzione di apertura del Concilio Vaticano II, 11 ottobre 1962).

10] «O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio» (1Cor 6, 9-10).

11] Apparizione del 13 giugno 1917. Vana e sciocca speranza quella di un inferno vuoto!