Francesco cambia opinione e nomina Prefetto suor Simona Brambilla. Per la
prima volta una religiosa nel vertice Vaticano. La sua missione però è
commissariata da un cardinale Pro-Prefetto.
Il 6 gennaio scorso, festa
dell'Epifania, Papa Francesco ha nominato la religiosa Simona Brambilla,
italiana, 60 anni, Prefetto per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di
Vita Apostolica. E' la prima volta nella storia della Chiesa Cattolica che un
Papa nomina "ministro" una donna, in questo caso una religiosa delle
Missionarie della Consolata. Al tempo stesso, e va detto subito perché è
un’aggiunta dirimente, il Papa ha nominato Pro-prefetto il cardinale spagnolo, ex
Rettore dei Salesiani, Ángel Fernández Artime.
Secondo la riforma dell'organigramma della Curia di Papa Bergoglio (Praedicate Evangelium - marzo 2022), attualmente i Prefetti sono 16 di cui
14 ecclesiastici, più un laico e ora anche una religiosa. Va ricordato che nel
canone 129 del Codice di Diritto Canonico si legge: “§1. Sono abili alla potestà di governo, che propriamente è nella
Chiesa per istituzione divina e viene denominata anche potestà di
giurisdizione, coloro che sono insigniti dell'ordine sacro, a norma delle
disposizioni del diritto.”
Un Prefetto dimezzato.
Questo singolare tipo di nomina, metodo per niente nuovo con Papa Francesco
e già applicato da qualche anno in altri enti del vertice vaticano, consiste
nello sdoppiare poteri, funzioni e responsabilità, per separare l'aspetto
mediatico da quello reale in modo tale che il tutto appaia armonico anche se in
verità le persone nominate sanno di dover entrare a fare parte di un meccanismo
che impone un costante controllo reciproco. Succede già così nel caso di altre tre
dicasteri e anche nella Commissione per l’America Latina (CAL).
Con suor Brambilla si raggiunge un limite speciale. Non si tratta
semplicemente di una persona titolare di tutte le responsabilità e di una
seconda che agisce come sostituto o fidato collaboratore stretto. La coppia Brambilla-Artime
è invece una divisione che cerca di attutire dubbi e domande piuttosto serie: lei
è una consacrata, una religiosa, mentre il cardinale Artime è un presbitero,
una persona che ha ricevuto il sacramento dell’ordine. Lui è parte della
gerarchia mentre la religiosa non lo è. Stando così le cose, il Dicastero – con
un Prefetto dimezzato - alla fine sarà governato direttamente dal Papa, l’unico
che può decidere fra Prefetto (religiosa) e Pro Prefetto (presbitero).
La questione è delicata. Basta dare uno sguardo a quanto dice la
Costituzione Praedicate Evangelium su
questo Dicastero, dagli articoli 121 a 127. (Testo della Costituzione).
Quando Francesco pensava diversamente sulla donna Prefetto
Il 21 luglio 2015, a Torino, il Papa
incontrò numerose religiose salesiane e non volle leggere il discorso preparato
che comunque è ufficiale (Testo). Nell’allocuzione a braccio, il Pontefice disse: "Quando mi domandano: 'ma non si devono prendere decisioni più
forti sulla donne nella Chiesa?' Certo. 'E perché non nomina una capo
dicastero?' Ma credi che questa è una decisione forte? Questo è funzionalismo.
La donna nella Chiesa ha lo stesso lavoro, per dirla così, che aveva con gli
Apostoli la mattina di Pentecoste".
Sarà il tempo a raccontare la verità. Per ora Papa Francesco incassa
l'applauso della stampa e alla sua carriera riformista aggiunge un’altra
medaglia. Quando venne nominato Prefetto per la Comunicazione il primo laico
della storia della Chiesa, Paolo Ruffini, le critiche all’interno della
nomenklatura vaticana furono molte e acide. Il Papa provò ad attutire la
questione nominando un Assistente ecclesiastico (a fianco di Ruffini), come
contrappeso per il fatto di essere un laico. Lo fece nella persona di un prete,
scrittore, giornalista e teologo, Luigi Maria Epicoco, nominato anche - cosa
rarissima – “editorialista” dell’Osservatore Romano. Dopo due anni, 2021 –
2023, Epicoco scomparve dai rispettivi organigrammi, senza nessuna spiegazione,
e non è mai stato nominato un sostituto.
Francesco “Il Picconatore”.
A quasi un anno
e mezzo dalla sua affrettata promulgazione, a sorpresa, in modalità frenetica e
piena di disattenzioni, la Costituzione apostolica “Praedicate Evangelium”, elaborata in 9 anni, allo scopo di
riformare l’organigramma curiale, è stata smontata gradualmente dallo stesso
Papa Francesco che tanto l’aveva voluta. Niente di nuovo. Si è già visto. Il
Pontefice argentino è un “Picconatore”, da sempre. Lo si diceva di lui
moltissimi anni fa in Argentina. Papa Bergoglio, nell’esercizio del potere
(piccolo o grande), ha sempre imposto la sua volontà di “picconatore” e mai,
neanche ora sul Soglio di Pietro, nessuno ha avuto la capacità, la lucidità e
il coraggio di segnalargli questi errori che hanno reso incomprensibili molte
delle sue azioni.
Papa Francesco e le donne. Il difetto è nel sistema-Chiesa
La teologa biblista Giulia Lo Porto analizzando le parole del Papa a Torino
il 21 giugno 2015, pochi giorni dopo, nel blog “Tempo perso” scrisse riflessioni che oggi, a quasi dieci anni dalla
visita del Santo Padre e soprattutto dopo la nomina di suor Brambilla,
acquistano una dimensione diversa: "La vera questione non è l'opportunità
o meno d'inserire le donne nei meccanismi della Curia romana, quanto piuttosto
il senso e il ruolo degli stessi meccanismi."
Testo del commento di Giulia Lo Porto. "L'arte,
sempre più raffinata nel mondo dell'informazione, di estrapolare le parole dai
loro contesti per trasformarle in campi di battaglie ideologiche non è d'aiuto
alla comprensione dei fatti e al dialogo. Bisogna almeno far la fatica di
risalire alla fonte e discernere le circostanze, se non ricercare le radici e
le ragioni più profonde quanto più la questione sta a cuore e ci riguarda.
Così, irrigidirsi e polemizzare contro papa Francesco per aver definito
semplice «funzionalismo» e non vera promozione mettere le donne a capo dei
dicasteri, mi appare uno spreco di energie nella direzione sbagliata. Sarebbe
forse più utile soffermarsi sul termine «funzionalismo» e, con una buona dose
di franchezza, dirsi che la vera questione non è l'opportunità o meno
d'inserire le donne nei meccanismi della Curia romana, quanto piuttosto il
senso e il ruolo degli stessi meccanismi. " (Testo completo)
Donne in posizione di rilievo in Vaticano attualmente:
1. Simona Brambilla, Prefetto per gli Istituti
di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica e membro del XVI Consiglio
ordinario della Segreteria generale
2. Barbara Jatta, direttore dei Musei Vaticani
3. Raffaella Petrini, segretario generale del
Governatorato
4. Gabriella Gambino, Dicastero per i Laici, la
Famiglia e la Vita
5. Carmen Ros Nortes, Istituti di Vita
Consacrata e le Società di Vita Apostolica
6. Emilce Cuda, Segretario della Pontificia
Commissione per l’America Latina
7. Nataša
Govekar, Direzione teologico-pastorale del Dicastero per la comunicazione
8. Cristiane Murray, Vicedirettore della Sala
Stampa della Santa Sede
9. Linda Ghison, Dicastero per i Laici, la
Famiglia e la Vita
10. Charlotte
Kreuter-Kirchof, Vicecoordinatore del Consiglio per l’economia.
11. Nathalie
Becquart, Segretaria del Sinodo dei Vescovi
12. María Lía
Zervino, membro del XVI Consiglio ordinario della Segreteria generale
Il Papa: "Brutte le suore con la faccia di aceto, non sono
affabili". Ancora battute da bar?
Sabato 4 gennaio, Papa Francesco ha indirizzato, nel corso di un'udienza
alle Partecipanti al Capitolo Generale dell'Unione Santa Caterina da Siena
delle Missionarie della Scuola, un interessante discorso con riflessioni che si
possono applicare alla vita delle religiose nel mondo. Fra questi pensieri e
citazioni di san Giovanni Paolo II, purtroppo come accade puntualmente quando
Francesco incontra delle religiose, non potevano mancare le discutibili frasi e
solite battute del Papa "buontempone", veri cavalli di battaglia
bergogliani, ormai usurate e stantie.
Ecco il passaggio del discorso: "La
vostra Fondatrice vi ha proposto tre atteggiamenti, che San Giovanni Paolo II
riassumeva così: «L’impegno costante della propria santificazione, una seria
preparazione teologica e professionale e uno stile di vita affabile e amorevole
verso tutti, specialmente verso i giovani» (Discorso all’Unione S. Caterina da
Siena delle Missionarie della scuola, 2 gennaio 1995). Mi piace quello “stile
di vita affabile e amorevole”. A volte nella mia vita ho trovato qualche suora
che aveva la faccia “di aceto” e questo non è affabile, questo non è una cosa
che aiuta ad attirare la gente. L’aceto è brutto e le suore con faccia di
aceto, non parliamone! In breve: santità, preparazione e affabilità. Questo vi
chiedo." (Discorso del Papa, 4 gennaio 2025)
La domanda che ci si pone in questo caso, come in tanti altri simili dal
2013 ad oggi, è diretta: ma che bisogno ha il Santo Padre di dire queste frasi
banali e irrilevanti, e perlopiù offensive? Leggendo la stampa italiana online
di sabato scorso, sembrerebbe che l'insulsaggine di Francesco sia stata
aggiunta nell'allocuzione per accattivare l’attenzione mediatica. Ma cosa
c'entra tutto ciò con il magistero del Vescovo di Roma?
Suor Roberta Vinerba, teologa francescana, commentando le parole del Papa
su La Repubblica del 4 gennaio,
ricorda che il richiamo di Francesco è rivolto alle religiose e a tutti i cristiani
affinché costudiscano la gioia cristiana. La religiosa ritiene però che il tono
delle espressioni papali è "un po' asciutto, secco, diretto, colloquiale"
ma che il Papa ha "il pregio di farsi capire". (Fonte)
Viene da chiedere alla teologa: ma per
fare questo occorre usare battute da bar? Va bene che il Papa nella sua
giovinezza ha lavorato come buttafuori ma i tempi sono altri, per lui e per la
Chiesa.