Chi prega si salva, chi non prega si danna (S. Alfonso Maria de' Liguori, QUI Benedetto XVI).
Luigi C.
Il Cammino dei Tre Sentieri, 10 Novembre 2024
La preghiera può essere infallibile? Come dobbiamo rispondere a questa domanda? Con un semplice: certamente… e se facciamo sentire anche il punto esclamativo, ancor meglio. D’altronde le parole di Cristo parlano chiaro, né potrebbe essere altrimenti. Cristo è Dio; e Dio non può ingannare. In Marco 11,24, Gesù dice: “(…) tutto ciò che chiederete nella preghiera, credete di ottenerlo e l’otterrete”. Più chiaro di così?
Dunque, la preghiera è infallibile. Ci sono però delle condizioni che la rendono effettivamente tali. San Tommaso d’Aquino ne indica cinque. Esaminiamole singolarmente.
Prima condizione: essere in grazia di Dio. Tutti possono vedersi esaudite le preghiere. Dio ascolta anche le preghiere dei peccatori. Ma indubbio che la preghiera per essere più efficace ha bisogno che chi chiede sia in comunione con Dio. Più si è amici di Dio, più la preghiera diventa efficace. E’ nella logica delle cose.
Seconda condizione: chiedere per sé. Questa condizione può sembrare un po’ incomprensibile. Ma come? Non è bello pregare per gli altri? E inoltre: quante volte la Vergine santissima nelle sue apparizioni più famose ha invitato a pregare per i poveri peccatori? Verissimo. Ma attenzione, qui non si sta parlando dei meriti che procura il pregare per gli altri, ma della sicura infallibilità della preghiera. Quando si prega per gli altri, si ottengono per questi delle grazie attuali attraverso le quali essi sono chiamati a corrispondere liberamente. Ed è questo il punto: “liberamente“. Per cui non si può sapere se questi riusciranno in tal senso. Altra cosa, invece, è pregare per sé. Pregare per sé presuppone che si voglia, cioè che si desideri ciò che si chiede; e quindi che si sia già predisposti a corrispondere. Ovviamente -lo diciamo a scanso di equivoci- questo non significa che non sia importante e necessario (ed anche efficace) il dover pregare per gli altri.
Terza condizione: chiedere secondo la volontà di Dio. Questa è una condizione “principe”. Prima di tutto, bisogna distinguere tra richieste di grazie materiali e richieste di grazie spirituali. Le prime vanno certamente chieste al Signore, ma sotto condizione. Facciamo un esempio, si può chiedere di guarire da una malattia fisica, ma sempre che sia fatta la volontà di Dio. A Dio, infatti, il male fisico non ripugna totalmente e in alcune circostanze può volerlo (per accidens) affinché, attraverso la prova, si possa guadagnare la salvezza dell’anima. Le grazie spirituali vanno richieste senza alcune condizione. Per esempio: la salvezza dell’anima, l’eliminazione del peccato mortale, ecc… vanno perfino pretese. Dio vuole che le si pretendano: “Cercate prima di tutto il Regno dei Cieli e tutto il resto vi sarà dato in aggiunta.” (Matteo 6,33). Dunque, perché la preghiera possa essere infallibile, deve essere sempre conforme alla volontà di Dio.
Quarta Condizione: chiedere con fiducia. Bisogna chiedere già avendo la certezza di aver ricevuto. Gesù lo dice chiaramente: “Se aveste fede come un granello di senape, spostereste le montagne.” (Matteo 17,20) Il problema è che la nostra fede non è grande nemmeno come un granello di senape. Nella vita di don Bosco si racconta questo episodio. Ormai il numero dei ragazzi che il Santo aveva raccolto per strada era troppo grande per ospitarli nella sua iniziale dimora. Allora, senza che avesse i soldi sufficienti, stipulò un contratto per l’acquisto di una casa molto più grande. Un atto di imprudenza? No, un atto di fede. Egli era infatti sicuro che Dio lo avrebbe aiutato in quel progetto che non era per lui, ma per i ragazzi. E infatti quel giorno stesso arrivò da uno sconosciuto benefattore un’offerta che permetteva il pagamento dell’acquisto.
Quinta condizione: chiedere con perseveranza. La perseveranza è necessaria nella preghiera. Per una serie di ragioni. Primo: perché i nostri tempi non sono i tempi di Dio. Noi desideriamo che tutto si realizzi subito, Dio può preferire l’attesa. Secondo: perché Dio vuole rendersi conto fino a che punto arriva la nostra costanza e fiducia nella preghiera. Terzo: perché Dio vuole che si sappiano apprezzare le grazie ricevute. Se esse si ottenessero subito, forse non si avrebbe la capacità di apprezzarle adeguatamente. Si racconta di due coniugi, sposati ormai da anni, che non riuscivano ad avere bambini. Andarono da san Pio da Pietrelcina e questi disse loro di pregare con fiducia così avrebbero ottenuto la grazia di una nascita. Gli anni passavano, ma niente. Così si fece strada in loro l’idea di un’adozione. Si rivolsero nuovamente al Santo Cappuccino, ma questi disse loro che ancora dovevano attendere. Ebbene, dopo circa venti anni dal matrimonio nacque un bel bambino!