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martedì 3 dicembre 2024

Difesa della Messa Tradizionale: 166ª settimana. Nuove manifestazioni di preghiera davanti agli uffici dell'Arcidiocesi di Parigi #traditioniscustodes

Riceviamo e pubblichiamo.
Luigi C.

166ª SETTIMANA: LE SENTINELLE CONTINUANO LA LORO PREGHIERA PER LA DIFESA DELLA MESSA TRADIZIONALE DAVANTI ALL'ARCIDIOCESI DI PARIGI

Il 27 ottobre 2024 si è concluso a Roma il sinodo sulla sinodalità e, successivamente, dal 5 al 10 novembre, vacanza di Ognissanti 2024, i vescovi di Francia si sono riuniti a Lourdes. È affascinante notare che queste due assemblee, che si occupavano dello stato e del futuro del cattolicesimo, abbiano passato in un silenzio assordanti il mondo tradizionale e le sue esigenze liturgiche. Questo mondo per questi vescovi di Roma e di Francia è come se nemmeno esistesse: nessuna sinodalità per i nemici della sinodalità!
Perché il Sinodo è stato così silenzioso sulla messa tradizionale latina? si chiede Edward Pentin nel NCRegister (Pourquoi le Synode a-t-il été si silencieux sur la messe latine traditionnelle ?| Registre national catholique). “Le comunità tradizionali della Messa in latino prosperano in tutto il mondo con vocazioni in crescita e una forte partecipazione alla Messa, ma la loro esistenza è stata ignorata nell’assemblea di ottobre e nella relazione finale del Sinodo sulla sinodalità”. Alla domanda sul perché di tale silenzio, il cardinale Hollerich ha risposto: “Abbiamo discusso di cose a noi riferite dal popolo di Dio, e questa gente non ci ha scritto”.

Con tutto il rispetto, questo è falso, Eminenza! “Durante le fasi di consultazione a livello mondiale del sinodo 2021-2024”, come segnalato da Paix Liturgique France nella sua lettera del 12 novembre 2024, e il Register ne fa eco, “gruppi tradizionali come la Latin Mass Society of Great Britain (LMS) e la Federazione Internazionale Una Voce (FIUV) hanno incoraggiato i suoi membri a inviare contributi e molti hanno risposto condividendo le loro opinioni come parte del processo sinodale. […] Ma man mano che il sinodo andava avanti, questi contributi non furono incorporati nelle discussioni dell'assemblea e non furono inclusi nel documento finale”. Tuttavia, “nell'aprile di quest'anno, Jean-Pierre Maugendre, direttore del gruppo tradizionale francese Renaissance Catholique, ha rivolto direttamente alla sede del Sinodo un appello per la piena libertà della messa tradizionale, perché voleva che tutto il mondo tradizionale partecipasse al sinodo. Nessuna risposta, nemmeno una accusa di ricezione.”

Edward Pentin ha chiesto direttamente al cardinale Höllerich, arcivescovo del Lussemburgo, relatore del Sinodo, perché i cattolici tradizionali e le loro opinioni sulle vocazioni e su altre questioni non sono stati presi in considerazione nelle fasi finali del processo. Il cardinale ha risposto non senza mostrare alcun imbarazzo: “Ho delle persone che celebrano la messa in rito antico e ho dell’amicizia per loro. Immagino che in un mondo postmoderno questo possa avere il suo attrattivo; non lo condanno”. È già qualcosa. Ma ha aggiunto che il cattolicesimo tradizionale “non è un argomento per la discussione”. E per chiarire: “Non eravamo contro di loro; non eravamo per loro.”

Lo stesso silenzio durante l'assemblea dei vescovi di Francia a Lourdes, sulle rive del Gave. Un'assemblea piuttosto cupa, dove molti vescovi hanno riconosciuto che le loro diocesi stanno diventando un deserto in termini di clero. In occasione di un documento su “I bisogni che devono essere presi in considerazione nelle diocesi per sostenere il ministero dei presbiteri”, si è parlato ampiamente dei tanti sacerdoti Fidei Donum che vengono dall'Africa per far fronte come possono e tappare i buchi. Si sono chiesti come organizzare il loro “sbarco”, integrarli nel presbiterio, associarli al clero locale, ascoltare la loro esperienza. Insomma, come trovare spazio per “bianchi” e “neri”, come i fedeli delle diocesi rurali ormai distinguono i loro preti.

Ma allora, perché non trattare allo stesso modo e trovare il loro spazio al clero tradizionale che, senza poter colmare in alcun modo le lacune, ben lungi da esso, potrebbe comunque dare nuova vita a parrocchie e luoghi di culto? Sarebbe un po’ più complicato, è vero, ma varrebbe la pena di pensarci. Perché non pensare ad una “coesistenza” tra questi due tipi di chierici e questi due tipi di apostolato?

Ho già citato queste parole di Guillaume Cuchet in Famille Chrétienne del 12 febbraio 2024: “Passare dal 25% dei praticanti all'inizio degli anni '60 all'1,5% non è un successo! Alcuni cattolici lo hanno vissuto sinceramente [il Concilio] come un formidabile salto dottrinale e teologico, ma i risultati non sono arrivati. C’è qui una profonda delusione”. Questo, dice Guillaume Cuchet, è ciò che spiega in parte l’ascesa tradizionalista: i cattolici di base fanno volontariamente l’esperienza di questa liturgia. Aggiungo che tutte le nostre indagini ne sono la prova e lo ripetono, martellano e riaffermano. G. Cuchet continua: “Quindi, in questo contesto, arrivano i tradizionalisti e dicono: ‘Non siamo ancora stati messi alla prova, abbiamo una diagnosi, delle soluzioni, ecc.'”.

Ma ciò ai vescovi non interessa. Nemmeno fanno cenno di voler ascoltare. Come dice il cardinale Hollerich, questo non è un argomento per la discussione. Questa soluzione, anche applicata in dosi sperimentali, è del tutto da scartare dall’inizio. Quindi, aspettiamo ancora un po'. Ma si avvicina il momento in cui si dovranno imporre soluzioni per il bene delle anime.

Cari amici sentinelle, vi ripeto, attraverso la vostra continua preghiera pubblica, rappresentate e incarnate un combattimento liturgico decisivo per il futuro della Chiesa e della sua missione. I vostri rosari parigini davanti agli uffici dell’arcidiocesi, 10 rue du Cloître-Notre-Dame, dal lunedì al venerdì, dalle 13 alle 13,30, a Saint-Georges de La Villette, 114 ave. Simón Bolívar, mercoledì alle 17, davanti a Notre-Dame du Travail, 59 rue Vercingétorix, domenica alle 18,15, sono un continuo e fermo appello affinché il mondo tradizionale possa finalmente farsi sentire. Affinché possa cadere il muro del silenzio. Dite a voi stessi che i vostri rosari sono come gli squilli di tromba degli ebrei di Giosuè che circondano le mura di Gerico. "Alla settima volta, le mura caddero", dice l'alessandrino di Victor Hugo.

Echi delle veglie: "Voi siete molto coraggiosi e loro sono molto poco compassionevoli", esclama un passante che si dichiara "del quartiere” rivolgendosi sia a noi che al gruppo che esce dalla casa diocesana e che non ha nemmeno una parola o un cenno per le povere sentinelle intrappolati in mezzo alla tempesta di neve (giovedì 21 novembre alle 13!)