12-10-24
I 21 nuovi
cardinali creati da Papa Francesco. 20 elettori e uno non elettore. Un
eventuale Conclave dopo l’8 dicembre 2024.
- X°
Concistoro: sostanzialmente cardinali sessantenni.
- Un corpo
elettorale cardinalizio dove la stragrande maggioranza non brilla di luce
propria.
- Dall’8 dicembre gli elettori saranno 142. I porporati creati da Papa Bergoglio
saranno 112 (79%) in un eventuale Conclave.Come
largamente previsto (perché per un Conclave il più regolare possibile era necessario),
Papa Francesco ha pubblicato - domenica scorsa (6 ottobre 2024), i nomi di 21
ecclesiastici di 4 continenti che creerà cardinali nel suo X° Concistoro del
prossimo 8 dicembre. Il Santo Padre, nel dopo-Angelus, ha detto: “E adesso sono lieto di annunciare che l’8
dicembre prossimo terrò un concistoro per la nomina di nuovi Cardinali. La loro
provenienza esprime l’universalità della Chiesa che continua ad annunciare
l’amore misericordioso di Dio a tutti gli uomini della terra. L’inserimento dei
nuovi Cardinali nella Diocesi di Roma, inoltre, manifesta l’inscindibile legame
tra la Sede di Pietro e le Chiese particolari diffuse nel mondo”.
Un eventuale Conclave dopo l’8 dicembre
Dopo il Concistoro dell’8 dicembre queste cifre riportate sotto, se nel frattempo non si verificano fatti straordinari e inoltre si tiene conto degli 80 anni del cardinale venezuelano Baltazar Porras (prossimo 10 ottobre), danno una sorta di fotografia di un eventuale Conclave.
Collegio cardinalizio (8 dicembre. 2024) |
Cardinali
elettori |
Cardinali non-elettori |
Totali |
Giovanni
Paolo II |
6 - 4 % |
36 - 32 % |
42 - 16 % |
Benedetto
XVI |
24 - 17 % |
39 - 34 % |
63 - 24 % |
Francesco |
112 - 79 % |
39 - 34 % |
151 - 59
% |
Totali |
142 (55 %) |
114 (45 %) |
256 |
** Secondo la nazionalità (di
nascita) 10 porporati, sono europei (tra cui 4 italiani); 6 americani (tra cui
5 sudamericani); 4 asiatici e un africano.
** L’età media di questo
nuovo gruppo di porporati è pari a 61 anni.
** Con i 21 nuovi
porporati Papa Francesco avrà creato in totale 163 cardinali in 10 Concistori in
quasi 12 anni.
Elenco “piatto”
Le persone scelte appaiono,
a giudicare da numerosi media soprattutto non italiani, figure minori nella
Chiesa universale anche se ciascuna ovviamente nel suo proprio Paese o ambiente
certamente è una personalità importante o almeno relativamente conosciuta.
In questi giorni, a
proposito delle persone annunciate da Papa Bergoglio, qualcuno ha parlato di
“elenco piatto”, e cioè di ecclesiastici, tranne qualche eccezione puntuale, di
basso profilo.
Mesi fa, diversi
osservatori che si sono occupati dell’allora possibile X° Concistoro alle porte
si trovarono a ipotizzare il tono minore o piatto dei possibili nuovi
porporati. La perplessità nasceva dalle difficoltà oggettive che impedivano
anche ai più audaci di prospettare il nome e il cognome di alcuni ecclesiastici
in ‘odore cardinalizio’, per così dire. Nei 9 Concistori precedenti, ci sono
stati sempre personalità di primo piano per avere la porpora e perciò la stampa
ne parlò moltissimo. Ad ogni modo anche in questi eventi le diciture sono state
le solite: universalità e periferia.
Mancano figure con luce propria. Troppi sono sotto
l’asticella.
L’impressione che la media
dei nuovi cardinali non sia di un livello particolarmente esimio si può
estendere all’intero corpo elettorale del Collegio cardinalizio. E’ questa una
critica che da più parti si fa al pontificato e che riguarda anche la Curia
Romana (Dicasteri, Uffici e Istituzioni collegate) così come le nomine
episcopali. A giudicare dai frutti è d’anni che si dice, spesso in privato e
poi negato in pubblico, che Papa Francesco non è stato felice con molte nomine
rilevanti.
Dall’analisi dei 163
porporati creati da Francesco in questi quasi 12 anni di pontificato (inclusi quindi
gli ultimi 21 da creare l’8 dicembre), centrando l’attenzione sulle loro
biografie, si evince che mancano grandi figure, con luce propria, ovviamente
pastori ma anche intellettuali possenti, con formazione filosofica, teologica e
canonistica convincente e riconoscibile.
I cardinali elettori in un
eventuale prossimo Conclave, in buona misura, brillano sostanzialmente da luce
bergogliana e non pochi sono sotto l’asticella.
E’ proprio il caso di
sottolineare che il Conclave, chiamato a garantire la successione dell’Apostolo
Pietro alla guida della Chiesa universale in quanto Vescovo di Roma (che
presiede nella carità), è un evento di massima e suprema importanza che non può
essere ridotto a una dialettica di forze tra gruppi, cordate o alleanze. Quindi
il nocciolo della missione e del compito di garantire la successione del
Vescovo di Roma coinvolge la qualità e il livello degli elettori. Questo
dovrebbe essere il requisito primordiale, primario e sostanziale, per creare i cardinali
della Chiesa in grado di prendere a sua volta decisioni che determinano il
futuro della comunione ecclesiale.
Il futuro della Chiesa è - in misura rilevante - a carico
delle scelte dei cardinali elettori
Certo, si deve eleggere
una persona (maschio battezzato) ma si deve soprattutto - con i tempi
turbolenti che corrono - garantire alla Chiesa una guida ferma, capace e
indiscussa. L’ultimo a ribadire un simile assioma parlando del ministero
petrino e della "sua essenza
spirituale che si deve compiere con le opere e con le parole, ma non meno
soffrendo e pregando", è stato Papa Benedetto XVI nel suo atto di
rinuncia: "Nel mondo di oggi,
soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la
vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo,
è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo".
Quanto detto sottolinea
che i cardinali elettori sono chiamati eticamente e moralmente a riflettere e
scegliere pensando al nuovo Successore di Pietro – e all’essenza spirituale
della sua missione - nel contesto del mondo e dell’umanità, lasciando fuori
dalla Cappella Sistina interessi egolatrici, convenienze personali di fama e
carriera e brame di potere e leadership.
Purtroppo tutti questi
limiti pesano nei Conclavi così come pesano parecchi tentativi lobbistici
esterni, spesso di gruppetti laico-clericali. Anche la stampa pesa, in
particolare nei giorni in cui si svolgono in Vaticano le Congregazioni
pre-Conclave. Pesano anche pressioni più recondite e anche inconfessabili.
I cardinali kingmaker
Parliamo dei famosi
cardinali kingmaker che possono essere determinanti poiché non pochi cardinali elettori,
alla fine, quando la strada si stringe e la confusione aumenta, si affidano al
consiglio di un altro; votano un candidato perché gli “è stato chiesto da un
confratello cardinale famoso e conosciuto, del quale mi fido”.
I conclavisti kingmaker
indicano papabili, poi fanno gruppo o cordate attorno al segnalato e infine
portano i voti dei meno convinti e più timorosi. Questi porporati, spesso
esperti in materia, sono i primi a sapere e accettare quanto diceva decenni fa
il cardinale Giuseppe Siri (1906 – 1989): “I Papi si fanno in Conclave”.
Questo schema, in un
eventuale Conclave con moltissime figure minori, come accade oggi, potrebbe
prendere il controllo della situazione. Dunque si apre un rischio severo: che
alla fine nella Cappella Sistina siano 3 - 4 kingmaker porporati a decidere
giocando l’esito finale in particolare con gli indecisi, perplessi e combattuti.
Da quanto si ascolta su
questa materia, ovviamente in ambienti ecclesiastici, un eventuale Conclave
avrebbe dinamiche diverse a seconda che la Sede vacante si determini per
rinuncia o impossibilità oppure per decesso del Vescovo di Roma. Comunque il
Conclave deve essere tutto e sempre al servizio della Chiesa consapevole che
poi, la persona eletta legittimamente, avrà il compito di cercare, scegliere e
creare i cardinali che garantiranno la Successione apostolica.
Resta aperto un dubbio non
indifferente ma conosciuto e sospettato: che l’elezione di un nuovo Vescovo di
Roma possa essere frutto di una campagna propagandistica precedente, preparata come
progetto elettorale, con astuzia e spregiudicatezza. Su questa ipotetica
opzione si è parlato sulla stampa. Sappiamo che nei secoli scorsi le monarchie potenti
eleggevano papi o affondavano papabili. E c’erano le campagne elettorali, le
cordate, alleanze e le connivenze e convenienze.
Dubbi, perplessità, domande …
Attorno alla nomina dei
cardinali e del Conclave stesso ci sono dubbi, perplessità, domande e
polemiche. Tra queste c’è il fatto che la scelta dei futuri porporati è nel
mani del Pontefice e solo del Pontefice. E’ un suo atto di governo assoluto.
Allora la domanda è scontata: può un uomo solo prendere simili decisioni?
Altre questioni, per
esempio, sono: la pubblicazione degli scrutini alla fine del Conclave e un
chiarimento dell’affermazione apodittica che assicura una sorta di permissione
dello Spirito Santo nella elezione del Vescovo di Roma.
Nel 1997, in un’intervista
alla televisione bavarese (1997) al cardinale Joseph Ratzinger, citata dal
National Catholic Reporter (14 aprile 2005) anche dall'Avvenire, gli fu fatta questa
domanda: "È lo Spirito Santo il responsabile dell’elezione del
Papa?".
Ecco la risposta del
cardinale Ratzinger: «Non direi così, nel
senso che sia lo Spirito Santo a sceglierlo. Direi che lo Spirito Santo non
prende esattamente il controllo della questione, ma piuttosto da quel buon
educatore che è, ci lascia molto spazio, molta libertà, senza pienamente
abbandonarci. Così che il ruolo dello Spirito dovrebbe essere inteso in un
senso molto più elastico, non che egli detti il candidato per il quale uno
debba votare. Probabilmente l’unica sicurezza che egli offre è che la cosa non
possa essere totalmente rovinata. Ci sono troppi esempi di Papi che
evidentemente lo Spirito Santo non avrebbe scelto». (Fonti: NCR – Tempi/Avvenire)
Come decide il Papa? Quanta è la sua sinodalità?
Il Papa, pochi giorni
prima dell’annuncio dei nuovi 21 cardinali domenica scorsa, parlando con i
gesuiti il 28 settembre in Belgio, sottolineò il rapporto tra autorità,
decisioni e sinodalità, dall’ultimo parroco al Pontefice stesso. Ecco alcune
sue parole: “Non è facile la sinodalità,
no, e a volte perché ci sono figure di autorità che non fanno emergere il
dialogo. Un parroco può prendere da solo le decisioni, ma può prenderle con il
suo consiglio. E così un vescovo, e anche il papa. È una grazia la sinodalità
nella Chiesa! L’autorità si fa nella sinodalità."
A questo punto,
trattandosi di due eventi vicini e tirati in ballo da Francesco stesso, la
domanda è spontanea: quanto di questa “sinodalità” è stata applicata nella scelta
e creazione dei cardinali, in particolare di questi ultimi 21 ecclesiastici?
Cardinali
copia/incolla
Papa Bergoglio, gradualmente ma con fermezza, in
questi anni ha cambiato il profilo dei cardinali perché ha cambiato i criteri
della loro scelta. In realtà questi "nuovi" criteri non si conoscono,
tranne due diciture diventate ormai due mantra mediatici: l'internazionalizzazione
del Collegio cardinalizio (cominciata tra l'altro nel 1946 con la creazione di
32 porporati) e le periferie, parola talmente abusata arbitrariamente che ormai
comunica poco o niente.
Quella sorta di "orgoglio" che alcuni
nella Chiesa esibiscono quando, per fare un esempio, si crea un cardinale per
diocesi con una percentuale di fedeli vicina allo zero per cento mentre al
contempo si nega una porpora a diocesi tra le più grandi del mondo. Questo è un
errore che danneggia enormemente la Chiesa e nulla centra con la scelta
giustissima di avvicinare il papato alle periferie. Questo modo di agire, da un
lato destruttura la storia della Chiesa nella quale le diocesi (nascita,
sviluppo, storia, popoli …) sono essenziali per capire e decriptare la chiesa
stessa e il suo pellegrinaggio, diceva il cardinale Achille Silvestrini quando,
per la prima volta, associò la geopolitica alla Sede Apostolica. D’altra parte
si deve tenere conto che, volente o nolente, mediaticamente la creazione di
cardinali è stata fatta diventare una prova di forza, pro o contro Papa
Bergoglio, una tifoseria. Quindi, si arriva dire, un nuovo Papa nella
continuità oppure un nuovo Papa di rottura.
Quest'ultimo annuncio sulla creazione di 21
cardinali e sulle persone scelte è stato spiegato, ancora una volta, con queste
diciture citate, piuttosto polverose e irrilevanti. Per la verità, l'unico che
conosce le ragioni di queste scelte è Papa Bergoglio e dunque occorre aspettare
il passare del tempo per vedere e analizzare con i fatti chi sono questi
ecclesiastici chiamati ad eleggere, quando sarà necessario, il Vescovo di Roma.
Fino ad oggi la quasi totalità dei cardinali
creati da Papa Francesco (163 all'8 dicembre prossimo) sono delle persone che
si comportano come dei cloni del Pontefice, anzi, come si è scritto in questi
giorni "sono dei porporati copia/incolla". Non diciamo che il Papa
abbia fatto qualcosa di scorretto. No! Agire in questo modo è un suo diritto e
una sua prerogativa esclusiva.
La questione invece è questa: questa condotta del
Pontefice omologa tutto e tutti perché riduce la scelta ai criteri della
fedeltà e scarta quelli della competenza. Una condotta simile ha anche altre
conseguenze che si spalmano nel tempo. Per esempio, si soffoca ogni sano e
creativo dissenso, si intimorisce la parresia, ("necessaria per lo stesso
Papa", diceva Joseph Ratzinger). Invece così facendo si incoraggia la
paura di aprire la bocca, l'onestà e coerenza del pensiero, si autorizza e
alimenta l'ipocrisia e la convenienza personale, insomma si finisce per
sdoganare e legittimare la papolatria, peccato che nella storia della Chiesa ha
causato danni giganteschi e irremeabili per sempre.
In agguato
per il Papa una severa insidia
Alla fine di giugno scorso, nella nostra
Newsletter N° 24, nella nota su un nuovo Concistoro, abbiamo scritto: “Fra le critiche indirizzate al papato di
J.M. Bergoglio, pesanti e insistenti, una riguarda proprio la scelta degli
ecclesiastici chiamati al titolo cardinalizio. Una parte consistente, forse
maggioritaria dei 142 porporati - [NdR. Senza conteggiare i nuovi 21 che si
aggiungeranno l’8 dicembre] - creati da Papa
Francesco, è considerata da ampi settori della Chiesa non all’altezza della
missione e del compito. Molti sono ritenuti persone con una formazione mediocre
o scarsa e senza carisma all’interno del clero e delle consacrate e
naturalmente fra i fedeli. Alcuni cardinali creati in questi anni sono
considerati divisivi e presuntuosi, spesso protagonisti di malcelate mimiche
bergogliane (gesti, linguaggio, documenti, direttive e orientamenti) ma
palesemente scarsi. [I cosiddetti cardinali copia/incolla]. Questa volta l’elenco dei nuovi porporati
sarà sottoposto ad indagini impietose e, nell’ottica di un Conclave, una certa
stampa metterà in atto ciò che prepara da qualche anno: svelare l’anatomia
pubblica e privata di ognuno dei porporati elettori, in particolare dei
‘papabili’. Le manovre di dossieraggio si preparano da tempo.”
Nel gruppo
dei 21 …
n Cardinale più anziano.
Mons. Angelo ACERBI,
Nunzio Apostolico – (Italia) - 23 settembre 1925 - 99 anni
n Cardinale ucraino in Australia, il più giovane.
Mykola BYCHOK, Vescovo
dell’Eparchia Saints Peter and Paul of Melbourne degli Ucraini
(Ucraina/Australia) - 13 febbraio 1980 – 44 anni.
n Primo cardinale in Iran.
Dominique Joseph MATHIEU,
Arcivescovo di Teheran Isfahan (Iran) - 13 giugno 1963 - 61 anni. I cattolici
in questo Paese sono lo 0,03 su di 89 milioni abitanti.
n Vicario di Roma (da subito).
Baldassare REINA, Vescovo
ausiliare di Roma, già Vice-Gerente e, da oggi, Vicario - Generale per la
Diocesi di Roma, ha detto il Papa domenica 7 ottobre.
n Da organizzatore di viaggi papali a cardinale.
George Jacob KOOVAKAD,
Officiale della Segretario di Stato, Responsabile dei Viaggi papali. 11 agosto
1973 - 51 anni
n Primo cardinale in Serbia.
Mons. Ladislav NEMET,
Arcivescovo di Beograd -Smederevo, (Serbia). 7 dicembre 1956 – 69 anni
n Primo cardinale in Algeria.
Jean-Paul VESCO, francese, Arcivescovo di Algeri.
(Algeria) - 10 marzo 1962 - 62 anni. In
Algeria i cattolici sono lo 0,01 su una popolazione di 50 milioni di abitanti
E come in ogni Concistoro
è da tenere presente anche l’elenco dei “non-cardinali”, quelle figure
ecclesiastiche rimaste senza porpora e che in ogni epoca hanno configurato
situazioni singolare. Una di queste, per fare un solo esempio, è l’Arcivescovo
Maggiore di Kyiv, Svjatoslav Ševčuk. In molti dicono che non si voleva irritare
a Putin e Kirill, contrari a alla creazione di un cardinale nel territorio
ucraino. Va ricordato che due Papi santi, Paolo VI e Giovanni Paolo II, dissero
“no” all’URSS creando cardinali: Josyp Slipyj, Ljubomyr Huzar e Myroslav Ivan
Ljubačivs'kyj.