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martedì 15 ottobre 2024

Luis Badilla: i 21 nuovi cardinali. Un'analisi

Grazie a Luis Badilla per questa attenta e approfondita analisi sui 21 cardinali nominati da Francesco.
"Fino ad oggi la quasi totalità dei cardinali creati da Papa Francesco (163 all'8 dicembre prossimo) sono delle persone che si comportano come dei cloni del Pontefice, anzi, come si è scritto in questi giorni "sono dei porporati copia/incolla". Non diciamo che il Papa abbia fatto qualcosa di scorretto. No! Agire in questo modo è un suo diritto e una sua prerogativa esclusiva. La questione invece è questa: questa condotta del Pontefice omologa tutto e tutti perché riduce la scelta ai criteri della fedeltà e scarta quelli della competenza. Una condotta simile ha anche altre conseguenze che si spalmano nel tempo. Per esempio, si soffoca ogni sano e creativo dissenso, si intimorisce la parresia, ("necessaria per lo stesso Papa", diceva Joseph Ratzinger). Invece così facendo si incoraggia la paura di aprire la bocca, l'onestà e coerenza del pensiero, si autorizza e alimenta l'ipocrisia e la convenienza personale, insomma si finisce per sdoganare e legittimare la papolatria, peccato che nella storia della Chiesa ha causato danni giganteschi e irremeabili per sempre".
ACI Stampa – Andrea Gagliarducci: La geopolitica del Concistoro: “…Le scelte di Papa Francesco sul concistoro sono generalmente sorprendenti. In questo concistoro, ci sono alcune decisioni che hanno un particolare impatto geopolitico”.
Luigi C.

12-10-24

I 21 nuovi cardinali creati da Papa Francesco. 20 elettori e uno non elettore. Un eventuale Conclave dopo l’8 dicembre 2024.

- X° Concistoro: sostanzialmente cardinali sessantenni.

- Un corpo elettorale cardinalizio dove la stragrande maggioranza non brilla di luce propria.

- Dall’8 dicembre gli elettori saranno 142. I porporati creati da Papa Bergoglio

saranno 112 (79%) in un eventuale Conclave.

Come largamente previsto (perché per un Conclave il più regolare possibile era necessario), Papa Francesco ha pubblicato - domenica scorsa (6 ottobre 2024), i nomi di 21 ecclesiastici di 4 continenti che creerà cardinali nel suo X° Concistoro del prossimo 8 dicembre. Il Santo Padre, nel dopo-Angelus, ha detto: “E adesso sono lieto di annunciare che l’8 dicembre prossimo terrò un concistoro per la nomina di nuovi Cardinali. La loro provenienza esprime l’universalità della Chiesa che continua ad annunciare l’amore misericordioso di Dio a tutti gli uomini della terra. L’inserimento dei nuovi Cardinali nella Diocesi di Roma, inoltre, manifesta l’inscindibile legame tra la Sede di Pietro e le Chiese particolari diffuse nel mondo”.

Un eventuale Conclave dopo l’8 dicembre

Dopo il Concistoro dell’8 dicembre queste cifre riportate sotto, se nel frattempo non si verificano fatti straordinari e inoltre si tiene conto degli 80 anni del cardinale venezuelano Baltazar Porras (prossimo 10 ottobre), danno una sorta di fotografia di un eventuale Conclave.


Collegio cardinalizio

(8 dicembre. 2024)

Cardinali elettori

Cardinali

non-elettori

Totali

Giovanni Paolo II

   6  -    4 %

 36 - 32 %

  42 - 16 %

Benedetto XVI

 24  -  17 %

 39 -  34 %

  63 - 24 %

Francesco

112  - 79 %

 39 -  34 %

 151 - 59 %

Totali

142 (55 %)

114 (45 %)

256

 

** Secondo la nazionalità (di nascita) 10 porporati, sono europei (tra cui 4 italiani); 6 americani (tra cui 5 sudamericani); 4 asiatici e un africano.

** L’età media di questo nuovo gruppo di porporati è pari a 61 anni.

** Con i 21 nuovi porporati Papa Francesco avrà creato in totale 163 cardinali in 10 Concistori in quasi 12 anni.

Elenco “piatto”

Le persone scelte appaiono, a giudicare da numerosi media soprattutto non italiani, figure minori nella Chiesa universale anche se ciascuna ovviamente nel suo proprio Paese o ambiente certamente è una personalità importante o almeno relativamente conosciuta.

In questi giorni, a proposito delle persone annunciate da Papa Bergoglio, qualcuno ha parlato di “elenco piatto”, e cioè di ecclesiastici, tranne qualche eccezione puntuale, di basso profilo.

Mesi fa, diversi osservatori che si sono occupati dell’allora possibile X° Concistoro alle porte si trovarono a ipotizzare il tono minore o piatto dei possibili nuovi porporati. La perplessità nasceva dalle difficoltà oggettive che impedivano anche ai più audaci di prospettare il nome e il cognome di alcuni ecclesiastici in ‘odore cardinalizio’, per così dire. Nei 9 Concistori precedenti, ci sono stati sempre personalità di primo piano per avere la porpora e perciò la stampa ne parlò moltissimo. Ad ogni modo anche in questi eventi le diciture sono state le solite: universalità e periferia.

Mancano figure con luce propria. Troppi sono sotto l’asticella.

L’impressione che la media dei nuovi cardinali non sia di un livello particolarmente esimio si può estendere all’intero corpo elettorale del Collegio cardinalizio. E’ questa una critica che da più parti si fa al pontificato e che riguarda anche la Curia Romana (Dicasteri, Uffici e Istituzioni collegate) così come le nomine episcopali. A giudicare dai frutti è d’anni che si dice, spesso in privato e poi negato in pubblico, che Papa Francesco non è stato felice con molte nomine rilevanti.

Dall’analisi dei 163 porporati creati da Francesco in questi quasi 12 anni di pontificato (inclusi quindi gli ultimi 21 da creare l’8 dicembre), centrando l’attenzione sulle loro biografie, si evince che mancano grandi figure, con luce propria, ovviamente pastori ma anche intellettuali possenti, con formazione filosofica, teologica e canonistica convincente e riconoscibile.

I cardinali elettori in un eventuale prossimo Conclave, in buona misura, brillano sostanzialmente da luce bergogliana e non pochi sono sotto l’asticella.

E’ proprio il caso di sottolineare che il Conclave, chiamato a garantire la successione dell’Apostolo Pietro alla guida della Chiesa universale in quanto Vescovo di Roma (che presiede nella carità), è un evento di massima e suprema importanza che non può essere ridotto a una dialettica di forze tra gruppi, cordate o alleanze. Quindi il nocciolo della missione e del compito di garantire la successione del Vescovo di Roma coinvolge la qualità e il livello degli elettori. Questo dovrebbe essere il requisito primordiale, primario e sostanziale, per creare i cardinali della Chiesa in grado di prendere a sua volta decisioni che determinano il futuro della comunione ecclesiale.

Il futuro della Chiesa è - in misura rilevante - a carico delle scelte dei cardinali elettori

Certo, si deve eleggere una persona (maschio battezzato) ma si deve soprattutto - con i tempi turbolenti che corrono - garantire alla Chiesa una guida ferma, capace e indiscussa. L’ultimo a ribadire un simile assioma parlando del ministero petrino e della "sua essenza spirituale che si deve compiere con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando", è stato Papa Benedetto XVI nel suo atto di rinuncia: "Nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo".

Quanto detto sottolinea che i cardinali elettori sono chiamati eticamente e moralmente a riflettere e scegliere pensando al nuovo Successore di Pietro – e all’essenza spirituale della sua missione - nel contesto del mondo e dell’umanità, lasciando fuori dalla Cappella Sistina interessi egolatrici, convenienze personali di fama e carriera e brame di potere e leadership.

Purtroppo tutti questi limiti pesano nei Conclavi così come pesano parecchi tentativi lobbistici esterni, spesso di gruppetti laico-clericali. Anche la stampa pesa, in particolare nei giorni in cui si svolgono in Vaticano le Congregazioni pre-Conclave. Pesano anche pressioni più recondite e anche inconfessabili.

I cardinali kingmaker

Parliamo dei famosi cardinali kingmaker che possono essere determinanti poiché non pochi cardinali elettori, alla fine, quando la strada si stringe e la confusione aumenta, si affidano al consiglio di un altro; votano un candidato perché gli “è stato chiesto da un confratello cardinale famoso e conosciuto, del quale mi fido”.

I conclavisti kingmaker indicano papabili, poi fanno gruppo o cordate attorno al segnalato e infine portano i voti dei meno convinti e più timorosi. Questi porporati, spesso esperti in materia, sono i primi a sapere e accettare quanto diceva decenni fa il cardinale Giuseppe Siri (1906 – 1989): “I Papi si fanno in Conclave”.

Questo schema, in un eventuale Conclave con moltissime figure minori, come accade oggi, potrebbe prendere il controllo della situazione. Dunque si apre un rischio severo: che alla fine nella Cappella Sistina siano 3 - 4 kingmaker porporati a decidere giocando l’esito finale in particolare con gli indecisi, perplessi e combattuti.

Da quanto si ascolta su questa materia, ovviamente in ambienti ecclesiastici, un eventuale Conclave avrebbe dinamiche diverse a seconda che la Sede vacante si determini per rinuncia o impossibilità oppure per decesso del Vescovo di Roma. Comunque il Conclave deve essere tutto e sempre al servizio della Chiesa consapevole che poi, la persona eletta legittimamente, avrà il compito di cercare, scegliere e creare i cardinali che garantiranno la Successione apostolica.

Resta aperto un dubbio non indifferente ma conosciuto e sospettato: che l’elezione di un nuovo Vescovo di Roma possa essere frutto di una campagna propagandistica precedente, preparata come progetto elettorale, con astuzia e spregiudicatezza. Su questa ipotetica opzione si è parlato sulla stampa. Sappiamo che nei secoli scorsi le monarchie potenti eleggevano papi o affondavano papabili. E c’erano le campagne elettorali, le cordate, alleanze e le connivenze e convenienze.

Dubbi, perplessità, domande …

Attorno alla nomina dei cardinali e del Conclave stesso ci sono dubbi, perplessità, domande e polemiche. Tra queste c’è il fatto che la scelta dei futuri porporati è nel mani del Pontefice e solo del Pontefice. E’ un suo atto di governo assoluto. Allora la domanda è scontata: può un uomo solo prendere simili decisioni?

Altre questioni, per esempio, sono: la pubblicazione degli scrutini alla fine del Conclave e un chiarimento dell’affermazione apodittica che assicura una sorta di permissione dello Spirito Santo nella elezione del Vescovo di Roma.

Nel 1997, in un’intervista alla televisione bavarese (1997) al cardinale Joseph Ratzinger, citata dal National Catholic Reporter (14 aprile 2005) anche dall'Avvenire, gli fu fatta questa domanda: "È lo Spirito Santo il responsabile dell’elezione del Papa?".

Ecco la risposta del cardinale Ratzinger: «Non direi così, nel senso che sia lo Spirito Santo a sceglierlo. Direi che lo Spirito Santo non prende esattamente il controllo della questione, ma piuttosto da quel buon educatore che è, ci lascia molto spazio, molta libertà, senza pienamente abbandonarci. Così che il ruolo dello Spirito dovrebbe essere inteso in un senso molto più elastico, non che egli detti il candidato per il quale uno debba votare. Probabilmente l’unica sicurezza che egli offre è che la cosa non possa essere totalmente rovinata. Ci sono troppi esempi di Papi che evidentemente lo Spirito Santo non avrebbe scelto». (Fonti: NCRTempi/Avvenire)

Come decide il Papa? Quanta è la sua sinodalità?

Il Papa, pochi giorni prima dell’annuncio dei nuovi 21 cardinali domenica scorsa, parlando con i gesuiti il 28 settembre in Belgio, sottolineò il rapporto tra autorità, decisioni e sinodalità, dall’ultimo parroco al Pontefice stesso. Ecco alcune sue parole: “Non è facile la sinodalità, no, e a volte perché ci sono figure di autorità che non fanno emergere il dialogo. Un parroco può prendere da solo le decisioni, ma può prenderle con il suo consiglio. E così un vescovo, e anche il papa. È una grazia la sinodalità nella Chiesa! L’autorità si fa nella sinodalità."

A questo punto, trattandosi di due eventi vicini e tirati in ballo da Francesco stesso, la domanda è spontanea: quanto di questa “sinodalità” è stata applicata nella scelta e creazione dei cardinali, in particolare di questi ultimi 21 ecclesiastici?

Cardinali copia/incolla

Papa Bergoglio, gradualmente ma con fermezza, in questi anni ha cambiato il profilo dei cardinali perché ha cambiato i criteri della loro scelta. In realtà questi "nuovi" criteri non si conoscono, tranne due diciture diventate ormai due mantra mediatici: l'internazionalizzazione del Collegio cardinalizio (cominciata tra l'altro nel 1946 con la creazione di 32 porporati) e le periferie, parola talmente abusata arbitrariamente che ormai comunica poco o niente.

Quella sorta di "orgoglio" che alcuni nella Chiesa esibiscono quando, per fare un esempio, si crea un cardinale per diocesi con una percentuale di fedeli vicina allo zero per cento mentre al contempo si nega una porpora a diocesi tra le più grandi del mondo. Questo è un errore che danneggia enormemente la Chiesa e nulla centra con la scelta giustissima di avvicinare il papato alle periferie. Questo modo di agire, da un lato destruttura la storia della Chiesa nella quale le diocesi (nascita, sviluppo, storia, popoli …) sono essenziali per capire e decriptare la chiesa stessa e il suo pellegrinaggio, diceva il cardinale Achille Silvestrini quando, per la prima volta, associò la geopolitica alla Sede Apostolica. D’altra parte si deve tenere conto che, volente o nolente, mediaticamente la creazione di cardinali è stata fatta diventare una prova di forza, pro o contro Papa Bergoglio, una tifoseria. Quindi, si arriva dire, un nuovo Papa nella continuità oppure un nuovo Papa di rottura.

Quest'ultimo annuncio sulla creazione di 21 cardinali e sulle persone scelte è stato spiegato, ancora una volta, con queste diciture citate, piuttosto polverose e irrilevanti. Per la verità, l'unico che conosce le ragioni di queste scelte è Papa Bergoglio e dunque occorre aspettare il passare del tempo per vedere e analizzare con i fatti chi sono questi ecclesiastici chiamati ad eleggere, quando sarà necessario, il Vescovo di Roma.

Fino ad oggi la quasi totalità dei cardinali creati da Papa Francesco (163 all'8 dicembre prossimo) sono delle persone che si comportano come dei cloni del Pontefice, anzi, come si è scritto in questi giorni "sono dei porporati copia/incolla". Non diciamo che il Papa abbia fatto qualcosa di scorretto. No! Agire in questo modo è un suo diritto e una sua prerogativa esclusiva.

La questione invece è questa: questa condotta del Pontefice omologa tutto e tutti perché riduce la scelta ai criteri della fedeltà e scarta quelli della competenza. Una condotta simile ha anche altre conseguenze che si spalmano nel tempo. Per esempio, si soffoca ogni sano e creativo dissenso, si intimorisce la parresia, ("necessaria per lo stesso Papa", diceva Joseph Ratzinger). Invece così facendo si incoraggia la paura di aprire la bocca, l'onestà e coerenza del pensiero, si autorizza e alimenta l'ipocrisia e la convenienza personale, insomma si finisce per sdoganare e legittimare la papolatria, peccato che nella storia della Chiesa ha causato danni giganteschi e irremeabili per sempre.

In agguato per il Papa una severa insidia

Alla fine di giugno scorso, nella nostra Newsletter N° 24, nella nota su un nuovo Concistoro, abbiamo scritto: “Fra le critiche indirizzate al papato di J.M. Bergoglio, pesanti e insistenti, una riguarda proprio la scelta degli ecclesiastici chiamati al titolo cardinalizio. Una parte consistente, forse maggioritaria dei 142 porporati - [NdR. Senza conteggiare i nuovi 21 che si aggiungeranno l’8 dicembre] - creati da Papa Francesco, è considerata da ampi settori della Chiesa non all’altezza della missione e del compito. Molti sono ritenuti persone con una formazione mediocre o scarsa e senza carisma all’interno del clero e delle consacrate e naturalmente fra i fedeli. Alcuni cardinali creati in questi anni sono considerati divisivi e presuntuosi, spesso protagonisti di malcelate mimiche bergogliane (gesti, linguaggio, documenti, direttive e orientamenti) ma palesemente scarsi. [I cosiddetti cardinali copia/incolla]. Questa volta l’elenco dei nuovi porporati sarà sottoposto ad indagini impietose e, nell’ottica di un Conclave, una certa stampa metterà in atto ciò che prepara da qualche anno: svelare l’anatomia pubblica e privata di ognuno dei porporati elettori, in particolare dei ‘papabili’. Le manovre di dossieraggio si preparano da tempo.”

Nel gruppo dei 21 …

n  Cardinale più anziano.

Mons. Angelo ACERBI, Nunzio Apostolico – (Italia) - 23 settembre 1925 - 99 anni

n  Cardinale ucraino in Australia, il più giovane.

Mykola BYCHOK, Vescovo dell’Eparchia Saints Peter and Paul of Melbourne degli Ucraini (Ucraina/Australia) - 13 febbraio 1980 – 44 anni.

n  Primo cardinale in Iran.

Dominique Joseph MATHIEU, Arcivescovo di Teheran Isfahan (Iran) - 13 giugno 1963 - 61 anni. I cattolici in questo Paese sono lo 0,03 su di 89 milioni abitanti.

n  Vicario di Roma (da subito).

Baldassare REINA, Vescovo ausiliare di Roma, già Vice-Gerente e, da oggi, Vicario - Generale per la Diocesi di Roma, ha detto il Papa domenica 7 ottobre.

n  Da organizzatore di viaggi papali a cardinale.

George Jacob KOOVAKAD, Officiale della Segretario di Stato, Responsabile dei Viaggi papali. 11 agosto 1973 - 51 anni

n  Primo cardinale in Serbia.

Mons. Ladislav NEMET, Arcivescovo di Beograd -Smederevo, (Serbia). 7 dicembre 1956 – 69 anni

n  Primo cardinale in Algeria.

Jean-Paul VESCO, francese, Arcivescovo di Algeri. (Algeria) - 10 marzo 1962 - 62 anni.  In Algeria i cattolici sono lo 0,01 su una popolazione di 50 milioni di abitanti

 I “non-cardinali”

E come in ogni Concistoro è da tenere presente anche l’elenco dei “non-cardinali”, quelle figure ecclesiastiche rimaste senza porpora e che in ogni epoca hanno configurato situazioni singolare. Una di queste, per fare un solo esempio, è l’Arcivescovo Maggiore di Kyiv, Svjatoslav Ševčuk. In molti dicono che non si voleva irritare a Putin e Kirill, contrari a alla creazione di un cardinale nel territorio ucraino. Va ricordato che due Papi santi, Paolo VI e Giovanni Paolo II, dissero “no” all’URSS creando cardinali: Josyp Slipyj, Ljubomyr Huzar e Myroslav Ivan Ljubačivs'kyj.