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venerdì 20 settembre 2024

Difesa della Messa Tradizionale: 156ª settimana. Nuove manifestazioni di preghiera davanti agli uffici dell'Arcidiocesi di Parigi #traditioniscustodes

Riceviamo e pubblichiamo.
Luigi C.

156ª SETTIMANA: LE SENTINELLE CONTINUANO LA LORO PREGHIERA PER LA DIFESA DELLA MESSA TRADIZIONALE DAVANTI ALL'ARCIDIOCESI DI PARIGI

Sentite, sentite, cari amici: il venerabile rito della Chiesa romana è proibito, ma in compenso il rito amazzonico che ora è in fase di fabbricazione verrà introdotto entro la fine dell'anno! Sarà in “fase sperimentale” alla fine del 2024 e per tre anni, fino al 2028, quando, senza dubbio con alcune modifiche e “arricchimenti”, diverrà definitivo. Lo rende noto il Consiglio episcopale latinoamericano attraverso padre Agenor Brighenti, coordinatore dell'équipe teologica del CELAM. Diciamo tra parentesi che questo Brighenti è favorevole all'ordinazione delle donne e all'abolizione del celibato sacerdotale.
È bene sapere che la realizzazione di questo rito forestale ha richiesto, a partire dal 2020, un lavoro considerevole. Non meno di 13 commissioni hanno lavorato intensamente alla sua composizione. Ma non abbiamo ancora dettagli: sarà una sorpresa.
Questo rito amazzonico potrebbe ispirarsi al rito maya che attualmente viene adoperato in Messico, in particolare per quanto riguarda il rapporto con la “Madre Terra”: molto incenso durante l’Eucaristia diffuso da uomini e donne “incensieri”; preghiere recitate dai cosiddetti laici “principali”, uomini o donne, che si affiancano al sacerdote come quasi-concelebranti; danze rituali del ringraziamento; uso delle conchiglie Maya, che in passato venivano usate per comunicare con gli antenati; Candele Maya che vengono accese per consentire il contatto con vivi o defunti e con “nostra sorella Madre Terra”; Altare Maya, chiamato “offerta Maya”, che porta i prodotti della terra e del lavoro dell'uomo, piante, fiori, frutti, semi e anche candele di diversi colori rivolte verso i quattro punti cardinali, più o meno divini tra i Maya.

Interessante, vero? Il rito amazzonico potrebbe anche ispirarsi a quello zairese, il che sarebbe anche logico, visti gli apporti delle popolazioni nere al Brasile. Il rito zairese, considerato un adattamento congolese del rito romano, è stato promosso dal cardinale Joseph Malula, arcivescovo di Kinshasa, membro del Consilium per la riforma liturgica: comprende gesti e movimenti ritmati, danze processionali, aprendo la celebrazione con una litania che invoca gli antenati accanto ai santi, una preparazione penitenziale prima dell'offertorio, e anche la solita verbosità, cioè i dialoghi consueti tra il sacerdote e il popolo. Anche papa Francesco è molto interessato a questo rito zairese, e ha perfino firmato la prefazione di un’opera di Suor Rita Mbogshu Kongo, dal titolo Papa Francesco e il Messale Romano per le diocesi dello Zaire (Libreria Editrice Vaticana, 2020), e lo considera “un cammino promettente per lo sviluppo di un rito amazzonico”.

Non è inoltre impossibile che la strana cerimonia avvenuta nei giardini vaticani il 4 ottobre 2019, all’inizio del Sinodo sull’Amazzonia, fosse una sintesi della religiosità locale presentata al Papa in modo pedagogico, al fine di poter adesso servire come riferimento per l’inculturazione-cristianizzazione attraverso il rito amazzonico. In realtà però tutti è andato troppo oltre: la cerimonia si è svolta attorno a diverse statuette della Pachamama, con un'evocazione spiritualizzata della “Madre Terra”, che genera e nutre gli abitanti della foresta, e che li punisce anche facendoli tremare se prendono troppe risorse da lei. Il rito consiste nel soddisfare la sua fame e la sua sete offrendogli delle offerte prelevate da quanto essa stessa ha donato su una coperta posta a terra, e può essere paragonato ad una sorta di “presentazione delle offerte”.

Interessante, davvero molto interessante. La diversità religiosa amazzonica, una sorta di nuova Pentecoste nella sua biofreschezza, rivelerebbe così altre vie di salvezza (salvezza/salute) per gli uomini. Solo che tutto questo è, ovviamente, una ricostruzione puramente folcloristica: tutti i popoli amazzonici sono stati evangelizzati da missionari portoghesi e spagnoli, ma le loro credenze, soprattutto a partire dal XX secolo, si sono costantemente mescolate e rimescolate con apporti molto diversi, provenienti anche da una religiosità afro-americana, e anche sciamanismi importati, innestati sull’uso tradizionale di sostanze allucinogene. I nostri liturgisti, molto seri, sono riusciti a fabbricare da questa zuppa una pretesa “religiosità amazzonica” che può adesso essere recuperata dalla liturgia conciliare.

Così, le comunità ecclesiali interessate potranno finalmente “esprimere la propria fede secondo la propria cultura e i propri costumi in questo immenso territorio che è l’Amazzonia”, ha affermato il rappresentante del CELAM. Molto bene. E non abbiamo il diritto anche noi di esprimere la nostra fede secondo la nostra cultura? E il Papa insiste: «Il cristianesimo non ha un unico modello culturale e deve dare un volto alle molteplici culture e ai numerosi popoli in cui è accolto e radicato.»Perché no? E il cristianesimo non può mostrarci anche il volto della nostra cultura nella quale è stato così profondamente radicato per così lungo tempo?

Noi, gli “Amazzonici” di Parigi, continuiamo a pregare, secondo i nostri riti e le nostre usanze, preghiamo il rosario davanti alla sede dell'arcidiocesi, 10 rue du Cloître-Notre-Dame, dal lunedì al venerdì, dalle 13 alle 13,30, a Saint-Georges de La Villette, 114 av. Simón Bolívar, mercoledì alle 17, davanti a Notre-Dame du Travail, 59 rue Vercingétorix, domenica alle 18,15.

Notizie dalle veglie: Un coreano si avvicina a noi e ci chiede: siete un gruppo di fedeli a favore della liturgia tradizionale? Assolutamente sì e preghiamo affinché le celebrazioni eliminate a Parigi vengano ripristinate. E Lei è cattolico? No, sono protestante ma c'è un gruppo dei miei studenti a Seoul che la pensano come voi... posso fare una foto da inviarli? Certamente, e in unione di preghiera.