Vi proponiamo – in nostra traduzione – l’articolo (ironico) di Luis López Valpuesta, pubblicato sul blog di Infovaticana il 12 luglio, in cui si elencano i cinquanta motivi per i quali il Dicastero per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti potrebbe aver vietato la celebrazione della Santa Messa tradizionale nella Basílica de Santa María la Real di Covadonga per la chiusura del 4º Pellegrinaggio di Nuestra Señora de la Cristiandad - España (QUI; QUI su MiL).
Ma dopo l’elencazione delle prime quarantanove ragioni (o meglio, scuse) ironiche, la cinquantesima indica il vero motivo del rifiuto, che «non può essere riconosciuto ufficialmente da Roma. Eppure siamo certi che la ossessiona».
L.V.
Il Dicastero per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti ha ordinato all’Arcidiocesi di Oviedo di impedire la celebrazione di una Santa Messa tradizionale nel nella Basílica de Santa María la Real di Covadonga. E sembra che non sia stato specificato il motivo per cui questa Chiesa aperta a «todos, todos, todos» di papa Francesco stia prendendo una decisione che indubbiamente deluderà le centinaia di giovani che si riuniranno in questa bella cittadina asturiana.
Pertanto, mi sono permesso l’audacia di rimediare a questo strano silenzio, e qui espongo cinquanta ragioni per cui ritengo che l’attuale Roma – così proselitista e ardente di zelo per evangelizzare i giovani – abbia proibito il Sacrificio della Santa Messa tradizionale a Covadonga.
Cominciamo:
1. Poiché il dialogo è la parola chiave per comprendere la Chiesa cattolica degli ultimi sessant’anni, la Santa Messa tradizionale non ha il carattere dialogico di quella attuale e, inoltre, incorpora un rito che non permette le sorprese dello Spirito così comuni in questa primavera della Chiesa che stiamo vivendo oggi.
2. Non è consigliabile che le nuove generazioni si radicalizzino nella Verità, perché il mondo moderno richiede persone tolleranti, flessibili, più liquide (Zygmunt Bauman) che dogmatiche; preferibilmente di pensiero debole (Gianteresio Vattimo) che di convinzioni intransigenti.
3. Il latino è una lingua straniera come il turco o il cinese mandarino, e non ha nulla a che fare con la nostra cultura e il nostro mondo.
4. Il sacerdote volta le spalle ai giovani, quando sono i principali protagonisti della Santa Messa. L’altare è importante, ma il popolo ha dei diritti.
5. Il sacerdote, fin dall’inizio, dice cose che disturbano i giovani come «Iúdica me, Deus» [Fammi giustizia, o Dio: N.d.T.], perché nella catechesi che viene data loro oggi si afferma, attivamente e passivamente, che Dio non giudica ma salva «todos, todos, todos» (tranne quelli rigidi come mons. Carlo Maria Viganò).
6. La Santa Messa tradizionale dovrebbe essere rifiutata per l’inclusione di preghiere nello stile «in electórum tuórum iúbeas grege numerári» [annoveraci tra i tuoi eletti: N.d.T.], perché in realtà «todos, todos, todos» sono eletti (tranne quelli rigidi come mons. Carlo Maria Viganò).
7. Abituati, come siamo oggi, a La barca, al Juntos como hermanos [Insieme come fratelli: N.d.T.] o al No podemos caminar [Non possiamo camminare: N.d.T.], i giovani non vogliono più tornare all’Anima Christi, al Puer nátus in Béthlehem o al Christus vincit, Christus regnat. I canti gregoriani, pur creando una venerabile atmosfera di mistero e di unzione, non vengono compresi ed è meglio rivolgersi a dolci e soavi melodie in vernacolo. Meglio per i giovani Una espiga dorada por el sol [Una spiga d’oro sotto il sole: N.d.T.] che il classico canto eucaristico: Adóre te devóte, latens Déitas.
8. Quei silenzi così frequenti nella Santa Messa tradizionale sconcertano i giovani; a Dio piace che noi diciamo/facciamo le cose senza fermarci. Una vita attiva è meglio di una vita contemplativa, nonostante ciò che il Signore propone a Marta.
9. In particolare, il silenzio sepolcrale del sacerdote durante il Canone Romano, per poi sussurrare le Parole di Consacrazione con un profondo inchino sull’Altare, è incomprensibile (anche se difeso da alcuni nostalgici con la motivazione che introduce i fedeli a un mistero insondabile e sublime).
10. Non è consono a una fede adulta inginocchiarsi o ricevere la comunione in ginocchio, e ancor meno lo è se si tratta di giovani. Dio vuole che stiamo in piedi e che ci rivolgiamo a lui da pari a pari. Fede matura, per favore.
11. Pregare il prologo del Vangelo secondo San Giovanni – e in latino – dopo la benedizione è sconsiderato nei confronti dei giovani che desiderano sfruttare al meglio il tempo libero della domenica.
12. Anche pregare tre Ave Maria – e in latino e in ginocchio – dopo il Vangelo secondo San Giovanni.
13. Lo stesso vale per la recita del Salve Regina – in latino e in ginocchio – dopo le tre Ave Maria.
14. Aggiungere e seguire. Pregate la Preghiera di San Michele – in latino e in ginocchio – dopo il Salve Regina.
15. Inoltre, non ha senso invocare San Michele dopo la benedizione, perché il nostro mondo non è mai stato così libero dalla presenza del diavolo (se esiste) come oggi. Infatti, i teologi più prestigiosi (e persino lo stesso Preposito generale della Compagnia di Gesù) sono chiari nel dire che non è un essere reale.
16. Il rischio di danneggiare le ginocchia dei fedeli prostrandosi così tanto.
17. Non c’è dubbio che la sostituzione dell’organo con la chitarra nella Messa ha contribuito in modo decisivo al fatto che nelle celebrazioni moderne si vedono solo volti giovani.
18. L’Offertorio della Santa Messa tradizionale è lungo, assomiglia a una preghiera eucaristica e, soprattutto, suona molto come un Sacrificio (cosa incomprensibile nel XXI secolo). La semplicità prima di tutto. È più appropriato ed ecumenico leggere ad alta voce la preghiera/benedizione del Novus Ordo, anche se è più ebraica che cristiana, come tutti ammettono.
19. Il Confíteor viene recitato due volte, il che è crudele perché al giovane viene ripetutamente ricordato che è un peccatore.
20. Il Canone Romano, oltre a essere troppo lungo, privilegia i martiri romani (come se fossero i più santi dei santi, localismo inammissibile), e per di più dice cose strane come «atque ab ætérna damnatióne nos éripi» [strappaci alla dannazione eterna: N.d.T.]. Ma non eravamo d’accordo che eravamo «todos, todos, todos» salvati (tranne quello in questione)?
21. Il giovane si rifiuta di dire il Pater noster a voce. Solo il sacerdote lo fa per intero. Puro e semplice clericalismo.
22. Per quanto riguarda il Pater noster, il giovane recita oralmente solo il «sed líbera nos a malo» [ma liberaci dal male: N.d.T.] mentre il resto della preghiera viene pronunciato dal sacerdote.
23. E ancora. Nel Pater noster della Santa Messa tradizionale non si chiede al Signore di liberarci dal «male» (termine astratto) ma dal «male» (realtà concreta), e sappiamo già che, come affermano i teologi moderni (e il Preposito generale della Compagnia di Gesù), il diavolo è un puro simbolo.
24. È meglio accettare che Gesù sia spiritualmente presente nell’Assemblea per il fatto che molti sono riuniti nel suo nome, piuttosto che assumere un mistero così grande e incomprensibile – e che divide i Cristiani – come la Transustanziazione. L’ecumenismo prima di tutto.
25. Il giovane cattolico ha ben chiaro che se un Papa ha imposto la Nuova Messa e abrogato la vecchia, è ben fatto, perché i Papi non sbagliano mai, come la storia della Chiesa da San Pietro in poi ci dimostra inequivocabilmente.
26. La Messa è prima di tutto un banchetto, una festa, una sinassi… e per questo il sacerdote deve vigilare, dialogare e, se necessario, anche scherzare. Soprattutto una buona atmosfera, che attrae molti giovani.
27. La Santa Messa tradizionale è sessista perché si chiede alle donne di coprirsi il capo con un velo.
28. E non è inclusiva perché solo gli uomini e le persone consacrate servono all’altare.
29. Non ha senso che il sacerdote indossi manipolo e berretta. Troppa differenziazione, troppo clericalismo.
30. La Santa Messa tradizionale è poco rispettosa dei laici di entrambi i sessi perché non possono recitare le Letture e tanto meno affermare dal leggio, nella Messa per i defunti, l’indiscutibile certezza che il defunto è già in Paradiso.
31. I giovani, che sono molto più attenti alle norme profilattiche dei loro genitori, sanno che la Comunione in bocca è una pratica antigienica, e non importa che stiamo ricevendo il Salvatore del mondo in persona. Bisogna innanzitutto evitare ipotetici contagi.
32. Per i giovani non ha senso inginocchiarsi quando nel Credo si cita il Mistero dell’Incarnazione – «et homo factus est» [e si fece uomo: N.d.T.] –. Un mistero come un altro.
33. Lo stesso caso. Non ha senso che i giovani si inginocchino quando nel prologo del Vangelo secondo San Giovanni viene ricordato il Mistero dell’Incarnazione – «Et Verbum caro factum est» [E il Verbo s’è fatto carne: N.d.T.] –. Un mistero come tanti della nostra fede.
34. Il «Kýrie, eléison - Christe, eléison» [Signore, pietà! - O Cristo, pietà!: N.d.T.] viene recitato nove volte (cinque dal sacerdote e quattro dai fedeli, che a volte perdono il conto).
35. A volte durante l’Elevazione viene suonato l’inno nazionale, il che è inopportuno, perché la maggior parte dei giovani del nostro mondo sono multiculturali, progressisti, la loro patria è il mondo e sentono il distacco dalla propria, che ha dato loro tutto ciò che sono.
36. I fedeli abituali della Santa Messa tradizionale tendono a essere vecchi nostalgici e «peperoncini all’aceto» (espressione impagabile dell’attuale Papa) [QUI: N.d.T.] ed è un peccato che tanti giovani, che la frequentano sempre più spesso e sembrano così felici, possano finire come loro.
37. I giovani spagnoli, che conoscono molti protestanti grazie agli studenti Erasmus, sanno che non amano la Santa Messa tradizionale e giudicano più positivamente la Messa moderna (alla quale possono assistere senza complessi per l’evidente somiglianza con la loro Cena del Signore). Soprattutto, buon feeling con tutti.
38. Nella Santa Messa tradizionale non sentiamo mai preghiere che esprimono la convinzione che «tutti gli uomini entreranno nel tuo riposo», ma sentiamo l’assicurazione che ci sono eletti e non eletti, così come forti esortazioni a pregare per la nostra salvezza e per quella degli altri, e a perseverare nella fede, cose apparentemente non necessarie dal momento che «todos, todos, todos» si salvano (con l'eccezione dei suddetti).
39. I chierichetti vengono maltrattati facendo loro portare da una parte all’altra il Messale, che pesa un quintale.
40. È stravagante che il sacerdote, dopo la consacrazione, unisca le dita che hanno preso il Corpo del Signore. Il mondo scientifico in cui sono stati educati i giovani rifiuta questi gesti superstiziosi.
41. Affermare che la Messa è soprattutto un vero e autentico Sacrificio è incomprensibile per l’uomo moderno e ancor più per i giovani. Perché sacrificare qualcuno se «todos, todos, todos» si salvano (beh, tranne uno)?
42. È violento e inspiegabile che il sacerdote, durante la lavanda delle mani, menzioni i «viris sánguinum» [uomini sanguinari: N.d.T.] e chieda al Signore di proteggerli. Non porta una buona sensazione ai giovani.
43. È ancora più violento e inconcepibile che il sacerdote, prima di leggere il Vangelo, chieda la purificazione delle sue labbra allo stesso modo in cui Dio purificò quelle di Isaia, niente di più e niente di meno che con i carboni. Né fa una buona impressione ai giovani quando leggono sorpresi le rubriche del Messale.
44. È altrettanto inopportuno che il Sanctus latino parli di un «Deus Sábaoth», «Dio degli eserciti». Disturba la pace perpetua in cui vive il nostro mondo, in cammino verso il raggiungimento del paradiso terrestre. Traduzione migliore dell’originale: «Dio dell'universo».
45. Simili modo la versione italiana [spagnola, nel testo originale: N.d.T.] del Gloria è più appropriata dell’originale latino Gloria, perché qui si parla di «pax homínibus bonæ voluntátis» [pace agli uomini di buona volontà: N.d.T.], mentre in lingua italiana [spagnola, nel testo originale: N.d.T.] si augura la pace «agli uomini, amati dal Signore». Vale a dire, a «todos, todos, todos», che abbiano buone o cattive intenzioni.
46. I fedeli sono infatti obbligati a portare con sé un Messale per capire le preghiere della Messa. E non è forse meglio avere le mani libere per dare la pace, per applaudire quando è necessario, per alzarle al cielo quando il sacerdote lo richiede nella Nuova Messa, o per tenerle sulla fronte quando il suddetto sacerdote moderno fa qualche innovazione liturgica, cambia le preghiere in modo capriccioso o predica qualche sciocchezza nell’omelia?
47. Al momento della consacrazione della Santa Messa tradizionale, vengono introdotte parole arcane – «mystérium fídei» [il mistero della fede: N.dT.] – che gli esegeti più esperti affermano non essere state pronunciate dal Signore, sebbene siano incluse nel Canone in virtù di una Tradizione molto antica. In ogni caso, ben venga San Paolo VI per averli tolti dalla formula di consacrazione. Sono sicuro che i protestanti e gli altri eretici gli sono stati grati.
48. I fedeli della Santa Messa tradizionale non si stringono la mano, non si baciano e non si abbracciano al momento del «Pax Dómini» [La pace del Signore: N.d.T.], quando i giovani amano le effusioni sentimentali!
49. Nella Santa Messa tradizionale, il sacerdote è un uomo unto da Dio per offrire sacramentalmente lo stesso e irripetibile Sacrificio di Cristo, per perdonare i peccati del popolo e per condurlo alla patria del Cielo. Ora egli è/dovrebbe essere un «animatore liturgico» e un uomo al servizio della sua comunità, che è al servizio degli spezzati come degli spezzati.
50. In realtà, le quarantanove ragioni che, con una certa sfumatura ironica, abbiamo addotto finora sono semplici scuse. Il vero motivo del rifiuto è un altro, ma ahimè non può essere riconosciuto ufficialmente da Roma. Eppure siamo certi che la ossessiona.
Roma sa che ogni celebrazione della Santa Messa tradizionale è un emendamento a tutte le storture intellettuali e volitive del nostro mondo, a cui la nostra amata Chiesa cattolica si è progressivamente e inesorabilmente unita a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso. E nel decidere questa opzione «pastorale», ha assunto il suo alto costo: il percorso del progressismo non è lineare ma a spirale, come un tornado che gira su se stesso e si apre, assorbendo tutto ciò che incontra, ampliando la sua potenza distruttiva in modo che gli errori non vengano lasciati indietro ma si accumulino, diventando sempre più gravi.
Ed è una tragedia che noi fedeli ci troviamo in questo uragano da tanto tempo, storditi da notizie e scandali a non finire, e tutto perché alcuni illuminati hanno deciso un giorno che sarebbe stato meglio dialogare e andare d’accordo con il mondo, dimenticando incomprensibilmente chi fosse il loro principe. Per questo è stato provvidenziale che molti Cattolici abbiano scoperto la Santa Messa tradizionale, la più potente contromanovra per uscire da questo caos di tenebre, come se fosse lo stesso sole che sorge ad orientem. Un sole il cui calore dissipa i tornado più insidiosi e che veramente «lætíficat iuventútem meam» [rende lieta la mia giovinezza: N.d.T.].
Perché allora Roma perseguita crudelmente il carisma di questi fedeli cattolici? Perché questo panico per riabilitare con gli onori la Santa Messa tradizionale (che non avrebbe mai dovuto essere abrogata), quando i frutti che essa genera nelle famiglie cristiane e nelle vocazioni sacerdotali e di vita consacrata sono così fecondi e duraturi? I loro allievi sono così affumicati dal fumo dell’inferno (la cui irruzione nella Chiesa è stata denunciata da San Paolo VI, diretto responsabile del disastro), da non rendersi conto che oggi ha raggiunto un’altezza tale da oscurare le solide dottrine della religione e della morale in cui noi Cattolici abbiamo sempre creduto, e da ridurre il mistero liturgico talvolta al livello di un’operetta farsesca? Non si vergognano quando guardano tanti giovani, per lo più studenti, che li superano in fede, speranza e carità, e li indirizzano verso l’unica direzione giusta? Fino a quando continueranno a sostenerla e non emendarla? Intendono continuare così fino a quando la luce dell’ultimo tabernacolo del mondo si spegnerà e le tenebre prenderanno il sopravvento?
Le domande sono tante, ma ho una profonda convinzione: la commovente fedeltà dei giovani delle Asturie e di tutto il mondo alla Santa Messa tradizionale sono i primi frutti della riconquista più decisiva. Covadonga è oggi una potente resistenza, come lo era ieri Chartres, contro questo mondo in preda a Satana. Ci saranno sconfitte e martiri, ma la garanzia della vittoria ci è stata data dal nostro amato Capitano quando ci ha assicurato che «le porte dell’inferno non prevarranno contro la Chiesa». Maranatha!
Spero che, quanto sopra siano solo ipotesi, altrimenti bisognerebbe dire alla cricca romana di rileggersi, bene, la Costituzione sulla Sacra Liturgia promulgata dal C.V.II
RispondiEliminaProprio un’ironia graffiante! Di quelle che portano in paradiso.
RispondiEliminaGrandi, avanti con la battaglia.
Davvero durante l'Elevazione in certi casi si suonava l'inno nazionale? Vorrei saperne di più, perché anche su google non ho trovato nulla...
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