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giovedì 9 maggio 2024

Europee 2024. Tutte le ragioni per partecipare #300denari

Le elezioni europee sono alle porte e il momento che stiamo vivendo è di grande complessità. Motivo per il quale – partendo dagli insegnamenti della Dottrina Sociale della Chiesa – la nostra rubrica ha deciso di offrire due chiavi di lettura sull’argomento: (1) le ragioni per una partecipazione propositiva, a firma di Roberto e (2) nella prossima uscita,
 a firma di Gabriele, alcune delle ragioni per non riporvi aspettative ed a favore dell'astensione o tutt'al più di un voto di protesta. Come al solito, saremo contenti di conoscere l'opinione dei nostri lettori, attraverso la sezione commenti.

Dalla data della sua costituzione (7 febbraio 1992), l’Unione Europea ha vissuto crisi senza precedenti. In Italia dieci giorni più tardi scoppia Tangentopoli, che ribalterà un sistema politico in piedi dalla nascita della Repubblica. Nel 2008 e nel 2013 è la volta di due gravi crisi finanziarie, che imporranno misure di austerity come i meccanismi di stabilità MES e EFSF. A queste seguiranno più tardi crisi politico-identitarie caratterizzate dalla crescita del populismo e del nazionalismo e quindi dell’euro-scetticismo. Aggravate dall’aumento dei flussi migratori dal sud e dall’est del mediterraneo. Ora, anche se le crisi [κρίσις: decisione, scelta] possono essere viste come momenti difficili e destabilizzanti, è importante riconoscere che possono anche portare a opportunità e cambiamenti positivi. In una parola, a trasformazioni. Vediamo come, di seguito, in quattro azioni.

L’Europa è un conto, i partiti che la governano un altro. In altre parole, è possibile essere europeisti e al tempo stesso rigettarne il centralismo (e tutte le politiche di pianificazione che ne sono derivate fino ad oggi) che va a discapito degli Stati nazionali. Un modello – quello del manifesto di Ventotene – imposto da anni di alleanze dei popolari coi socialisti, che hanno stravolto il primo progetto di Europa fondata sul federalismo e sull’autonomia degli Stati nazionali che la costituiscono. Andare a votare, significa allora portare avanti un altro modello di federazione, non solo in termini di struttura politica ma anche di valori fondativi.

Presa d’atto delle radici cristiane d’Europa. La nostra cultura è fortemente impregnata di cristianità. Lo ricorda bene Benedetto Croce – filosofo liberale, di certo non vicino alla Chiesa – secondo il quale il cristianesimo ha compiuto una rivoluzione «che operò nel centro dell'anima, nella coscienza morale, e conferendo risalto all'intimo e al proprio di tale coscienza, quasi parve che le acquistasse una nuova virtù, una nuova qualità spirituale, che fino allora era mancata all'umanità» che per merito di quella rivoluzione «non può non dirsi cristiana».

Esercizio del diritto di voto. Lamentarsi che le cose non cambiano, rifugiarsi in una mentalità complottista o fare i leoni da tastiera sui social certamente non è il modo più efficace per cambiare le cose. Esercitare un proprio diritto – ovvero, votando e promuovendo il voto nel posto che si occupa nella società – significa invece partecipare attivamente alla vita politica del nostro Paese e orientare le scelte nella direzione delle nostre idee e dei nostri valori. Possibilità che abbiamo una volta ogni cinque anni.

Votare in linea coi propri valori. Finito il periodo dell’unità politica dei cristiani è evidente la polarizzazione del voto in due aree: progressista e conservatrice. Ora, al di là degli schieramenti esistono quei valori non negoziabili che ogni cristiano è chiamato a promuovere e perseguire, quali: la famiglia, intesa come unione tra un uomo e una donna, cellula della società; la difesa della vita in tutte le sue fasi, e dunque la condanno di aborto, eutanasia ed eugenetica; il diritto di proprietà privata, che si esprime in una economia di libero mercato e nel principio di sussidiarietà che regola – in orizzontale e in verticale – i corpi intermedi; diritto e dignità del lavoro umano, atto attraverso il quale ciascuno esprime al propria vocazione.

Il mandato. A tal proposito, rimandiamo a un’attenta lettura del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, un documento di sintesi voluto da Papa Giovanni Paolo II e pubblicato dalla Pontificia Commissione Justitia et Pax nel 2004. Uno strumento agile e accessibile per chi è interessato a comprendere i risvolti pratici della propria fede, al fine di poter meglio discernere persone, programmi e partiti politici – al di là degli slogan elettorali – quando l’8 e il 9 giugno saremo chiamati alle urne.



Roberto

1 commento:

  1. Ho scaricato il compendio di Papa Giovanni Paolo II per approfondire la questione... Effettivamente io non voto e non mi interesso alla politica, forse un tempo l'avrei fatto... Ai tempi di Novalis, e potrei ricredermi se vedessi l'ombra di un raggio di speranza.

    Novalis, nel suo saggio "La Cristianità o Europa", descrive una visione idealizzata di un'Europa unificata sotto i valori e gli ideali cristiani. Egli vedeva nella cristianità non solo una religione, ma un principio unificante che aveva il potere di conferire all'Europa una coesione culturale e spirituale. Secondo Novalis, l'Europa cristiana rappresentava un'epoca in cui l'arte, la filosofia e la società erano intrinsecamente connesse da un tessuto morale comune. La cristianità, per Novalis, era il collante che teneva insieme la diversità delle culture europee sotto un ombrello di valori condivisi.

    Questa visione si allinea con l'osservazione di Croce riguardo alla rivoluzione operata dal cristianesimo, una trasformazione che non era semplicemente esteriore o istituzionale, ma profondamente interiore e spirituale. Croce parlava di una nuova virtù e qualità spirituale che il cristianesimo aveva conferito all'umanità, un concetto che Novalis avrebbe sicuramente condiviso.

    Inoltre, la riflessione di Novalis sull'Europa cristiana come un'entità quasi mitica e ideale ci invita a considerare quanto la nostra identità culturale sia ancora profondamente segnata da questa eredità. Anche se oggi l'Europa è molto più secolare e diversificata, le tracce della cristianità sono ancora visibili nelle nostre leggi, nelle arti, nella filosofia e persino nella nostra concezione di moralità e diritti umani.

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