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domenica 28 aprile 2024

LE MAGNIFFICHE CRONICHE DI ROMA di mons. Eleuterio Favella: sulla visita di papa Francesco a Venezia

Per tramite del suo segretario diacono Ambrogio Fidato abbiamo ricevuto la seguente segnalazione cronichistica da S.E.R. Mons. Eleuterio Favella.
La «magniffica cronica di Roma» si riferisce all’odierna visita di papa Francesco a Venezia (QUI).
Grati a Sua Eccellenza Reverendissima per il rinnovato privilegio della sua considerazione nel volerci segnalare le «magniffiche croniche di Roma, de’ fratelli Beretta, Felice e mons. Mario», ed inginocchiati al bacio dell’anello, ci professiamo imperituramente suoi servitori umilissimi.

L.V.

«Avea lassato col levar del sole il Santissimo Signor Papa il porto di Classe, appo quattro giorni di marcia nelli Stati felicissimi suoi, facendo tappa in Narni, alla tomba della Beata Quartina di cui recava seco maggior reliquia in dono alla Serenissima, et dipoi in Anchona, ov’avea gustato con gran dignatione grandi quantitate de fritto marchiggiano, et alla rocca di Mondolfo, per giugner al porto ravennate ove l’apostolicha trainella era stata posta su gran chiatta e il seguito augustissimo s’era imbarcato su naviglio al comando di Vitagliano Colonna, ammiraglio de Santa Romana Chiesa, per giugner oltre le bocche del Po in vista delle venete terre a sole alto.
Frattanto il Doge co’ suoi Consiglieri & Capi della Quarantia Criminale & i Savj, che formano ciò che si chiama il Collegio o Serenissima Signoria, et rapresentano la Repubblica, si erano staccati da Venezia per andar incontro al Santo Padre colle barche che seguitavano a migliaja e si fermò il Doge coll’Eccellentissimo Colleggio all’isoletta di S. Giorgio d’Alega et ivi scese per aspettarvi la Santità Sua et erant cum illo tutti li Vescovi dello Stato Veneto invitati alla Dominante in quest’occasione, e prima di tutti il Patriarca Muraglia, ch’avea favorito l’apostolicho peregrinare laonde sperava nel galero, ut se dicea infra poppolo et nobbeli et viventi civilmente or sono anni et il sig.r Papa non arrivò a S. Giorgio, che verso il mezzodì sicché il Doge Renier vedendolo avvicinarsi accostossi alla riva per accoglierlo et complimentarlo.
Il Sommo Pontefice lo sostenne nel momento che voleva prostrarsegli et vista l’hora, invece d’intrar ad orare per breve tempo nella Chiesa del Convento di quell’isoletta, chiese piccola refetione ch’el Serenissimo avea fatto comparar in vaghissimo sciale al canton del ven.le monisterjo attrezzato con ogne ben di Dio et il Ss.mo Segnor apprezzava partitamente una zuppa de grancevole et altri gancheri colla polenta rostita et aliae prelibatezze che il reser molto ridanciano et benevolo di talché il Serenissimo invitò Sua Santità ad entrare nella barca ducale, che era un gran Peattone molto capace, su cui foe issata l’appostolecha trainella, e ricoperta di veluto cremisino; ma, sendo l’augusta mole pesantissima, s’era ordinato de ser condotta a rimurchio et ivi entrarono con Sua Beatitudine anche Monsignor Patriarca, epperò non i Nunzj Garampi et Ranucci che la mole beatissima accupava la gran parte del naviglio.
Flotta innumerabile di barche s’era adunata nel Canal della Zuecca ov’erano state disposte in cordone sette galere, parecchie fuste et multi altri vascelli, che colla loro artiglieria dovevano salutare il Santo Padre & la Serenissima Signoria mentre passavano, epperò eranvi le più picciole barche che vi concorsero et lo cuoprivano da una sponda all’altra, et sembravano una specie d’insola natante carcha d’homini che offrivan, al passagio dell’Augusto ogne ben di Dio in argentei vassoji, ut sarde in saor & bacalaro mantegato & sepe al nero & aliae cosse ché s’era diffusa voce che la Santità Sua avria conceduto particcular indolgentia a quelli del fidelissimo popolo Veneto ch’avrian fatto gustar per primi alle auguste ganasce li fructi più soavi del Sino Venetico, et tucti il Santissimo benediceva mentre ch’el Doge et Ser.mo Patriarcha gli facean da camerari colli vassoj e sporte che passavan dalle barche & gondole & vascelletti ov’eran color che lucrava in cotal guisa i tesauri spirituali promittuti dalla Penitenzieria Apostolicha nella Bolla d’inditione della visita papale in Vinegia.
La commozione delli animi penetrati da’ sentimenti della riliggione, retaggio del Popol Veneto, aumentava l’impressione d’un tale magniffico ispettacolo et con questo triunfal apparato entrò la Santità Sua nel canal della Zuecca dentro la barca ducale con l’altre del Pubblico, del Patriarca, de’ Vescovi et del Nunzio Apostoleco et cum una flotta di gondole et le Galere schierate nell’ingresso del canale fra Santa Marta et la Zuecca salutarono Sua Santità con 21 spari et questa salva fu replicata da tutti i vascelli del porto et un colpo cadde sulla falda del Ser.mo Muraglia che jam, sapendo della maggior riliquia seco condotta da Sua Beatitudine, paventava disgrattie & sfracelli & ruine sulla Dominante et tutti gli Stati Veneti epperò cossa non si facea pella porpora romana.
Et costeggiando la riva delle Fondamente nove, l’augusto treno imboccò il canal de’ Mendicanti, per ispressa volontade del sig. Papa che accussì ramentava a tal fastiggio mondano esser lui a capo della Giesa povera, che conduce a dirittura al Convento di San Zanipolo allorché il Santo Padre con Sua Serenità et suo seguito pose piede in terra a quella riva comodamente aggiustata per tal oggetto et il convento era già tutto illuminato et ventiquattro livree colle torcie volean scortar all’appartamento, dove viceversa congedossi il Doge Reniero et Collegio et il sig. Papa imperavit all’abbate di cotal distinto stabbilimento il non a lungo diferir la coletione che era jam sontuosamente imbandita et ebbe il Santissimo Padre a gustar l’acciughe con l’ova, che li rev.mi Padri avean sfasciato in numero de tremila per satollar l’augusta epa, et gran copia di masanette fritte che ebber particcular gradimento presso la Santità Sua et aliae cosse et insino a duodeci vassoji de bussolaj et de zaneti, a simiglianza delle duodeci tribbù d’Israello.
Di tanto il desinar si protrasse nel monasticho refectorio che ad hora nona il Senato fece per portarsi in corpo a far visita et complimentare Sua Santità co’ Proccuratori di S. Marco & Cavaglieri della Stola d’oro & il Collegio, le Presidenze, & tutto il Corpo del Senato ma non ebber audienza insino al caffeo che volle sorbir il sig. Papa, colli lecori et pasterelle, pendente che, venuti etiam più tardivamente il Patriarca & Vescovi & Clero della Basilica di S. Marco in piviali a far omaggio a Sua Santità, si volea far pricissione pel Te Deum a cantarsi nella Chiesa de’ SS. Giovanni e Paolo epperò disse il Sovrano Pomtiffice che elle eran cosse de Muraglia et delli soci sui imperocché la visita apostolecha, pella sollicitudine pastorale che distingue esso Papa dalli predecessori sui, sibben augustissimi, continuava nelle calli viciniori ov’avea in animo de visitar et portar l’appostolecha benedictione alli bacari et bacaretti et hostarie del popolazzo, malnati, puthane et miserabbili ch’avean particcular locho nel core augustissimo, et foe portato con l’appostolecha trainella infra li rivi et calli et campi ove il divotissimo popol venetico fe’ commovente certame ad offerir al sig. Papa chi il diggestivo colla grappa de Tarvisio, chi col fragolino di Rodigi e chi altro coll’acqua distillata de Belluno ditta barancino et quale col Maraschino che la Dominante fa venir dalla Dalmatia et ancho dalla Morea coll’anicione che volle sorbir etiam in divota compagnia papa Francisco, et grandemente se edificò il cor augusto et etiam lo stomacho.
Finita la funzione dal Patriarcha et ritornato invero Sua Santità in Convento dalle cantine si fece brevissima audientia al Corpo Diplomatico residente presso la Repubblica et tutti i Cavalieri et Prelati forastieri ed alle ore 18 diede al popolo, che empiva la corte del Convento, sbrighevole Appostolica Benedizione da una loggia del Chiostro imperocché era in animo del Santissimo raggiunger quam primum il Palagio Dogale ove havvi nojosissima cirimonia del baciamano nella gran Sala d’udienza per tutto il Corpo Aristocratico in toga nera epperò la Santità Sua ammise solamente i capi d’ordine et invitò a passar subbitamente alla cena di gala ch’era imbandita con fasto et lusso senza pari et etiam colla praesentia delle Dame, infra quali spiccava la Dogaressa Contarina, ma il sig. Papa ebbe major riguardo pelle moeche tenerissime et stoccho in selva di verzure et macharoni al nero et insino alla grandissima copia di mamelucchi che, sibben fora del Carnovale, la Dogaressa avea fatto cocinar et Sua Beatitudine volle intinger tante vole nel sangue morlacco di Zara, quanti son i salvati nella Pocalisse de San Zuanne et dipoi, ad ore 3 della notte, si ritirò nelle sue stanze a San Zanipolo, sempre recato sulla mentovata trainella.
Il dì seguente desiderò il Major Consiglio portar il Pontefice di veder l’Arsenale, over quel prezioso deposito che fue il baloardo più stabile opposto alla prepotenza degl’Infedeli epperò il Santissimo Segnor fè sapere, pel tramite di mons. Secretario, ch’ei avea obligo de salutar et riverir le rev.me Malmaritate, ov’era batissa una nepuote de papa Rezzonico e ch’avea a cantar offitio colle ditte moniche sicché S.E. Stefano Valmarana Patron di Guardia, vale a dire Presidente in quel mese alla Casa dell’Arsenale, restò impalato coi due Deputati, che l’avevano accompagnato nanti la porta dell’Arsenal tutta matina in attesa dell’augusto treno che, viceversa, si portò dalle mentovate moniali ove, per previa intesa con il Maestro di Camhara, la badissa avea dispensato sé, le sue et tutto il corteo papale, ivi compreso l’augustissimo ospite, dell’offitio mattinale, dell’hora tertia, della benedictione et ancho della Missa, seppur bassa ch’avria celebrato l’abbate Coldumer con l’augusta assistentia papale nella chiesa monacale, et cussì avea fatto imbandir nel chiostro vaghissimo gran tavolata di dolzure et bancomangiare et baicoli et grandissime torte di pan d’Ispagna, con grandi tazzelle di cioccolatte ch’el Santissimo Segnor n’ebbe grande corporal refetione et spirital ricreatione, eccetto che per le musiche che facea sceltissimo corpo di musici al guberno del cembalista maestro Mason, musico di S. Rocco, al cui indirizzo disse il Santo padre di cessar l’istreppito poiché volea mellio gustar certe confitture di narancelle che le pie moniali gli avean preparato su dolcissime fette di marzapane.
Accomiatato dalle Malmaritate la Santità Sua doveva far luogo in S. Marco ad assister a solennissimo pomteffical celebbrato dal Patriarcha al cui onere era, appo la sagra visita, ricco disnare in palagio patriarchale, epperò volle il Santissimo ch’el pomteffical in baselega l’avria ditto il Dolfin, patriarcha aquileiense suppresso, retiratosi in Vinegia dalle coggine moniche fra le Dimesse dell’Ospitale nuovo, et subbito si andasse al palagio patriarchale pella coletione et ivi ebbe l’osculo al Sagro anello dalla Nobil Donna Giulia Doria vegliarda madre di Monsignor Patriarca ch’avea sovrinteso, con morigeratezza tutta genuese, all’apostolicho disnare che se compose solo di un piatto di fegato alla veneta, una portione di oca in onto, qualche fettina di formaggio d’Assiago e una mela, epperò con gran copia di verdurelle & salate & radicchji chiozzotti et il tutto bagnato con qualche verre di vino piccolitto, pella devolution alla mensa patriarchal di Vinegia delli feudi della suppressa mensa aquileiense ché se ’l Dolfin fuss’anchor patriarcha sol d’acqua di fonte si sarebbe poto il povero signor Papa al mezzodì.
Et foe per tal cosse spiacenti che non s’ebber le visite al Redentore delli padri Capucini, alli rev.mi monachi benedettini di San Giorgio fondato dalla pietà de’ Dogi di Venezia, alla Salute, distintissima chiesa eretta dalla Repubblica pel voto unanime a prinzipio del Canalazzo, e nemmen la solenne benedittione super populum nella piazza di Castello et volle lestamente retirarsi il signor Papa et truovò il Doge Renier nelle sue camere colla Serenissima Signoria, dinanzi a cui gli fece manierato complimento et a 18 ore sì staccò dal molo della Piazzetta nella barca de’ due Deputati Cavalieri Procuratori, che gli sedevano a lato et il Patriarca cum tutti li Vescovi lo stavano aspettando in terra a Fusina sul margine della Laguna di tantoché quando ebbe posto piede a terra Sua Santità espresse a Monsignor Giovanelli e agli altri Prelati che instavan pella porpora a Vinegia, lustrissima cittade et christianissima giesa, responso in aria sybillina dicendo che l’equo puote anchor campar, pendente che l’erba seguita a crescer et omnes fuoro repleti de sommo stupore.
Indi la Santità Sua montò nella sua carrozza che precedevano i Dragoni a cavallo, et Corrieri della Serenissima Repubblica, mentre la seguivano l’altre carrozze dei due Deputati, e del seguito et nolle passar de Padua, ov’era prevista solenne entratura del Beatissimo, et Podestà con la mugliere nobildonna Marcella Veniera et Vescovo et Frati del Santo restaron alle mura tota die, pria che un cursore lor comunicò che l’augusto treno stava dirigendo la sua marcia a Ferrara per la via di Conselve e d’Anguillara et al passo del Canal bianco trovò un rinfresco fattogli preparare da S.E. Rappresentante che tanto rianimò l’augusta alma et dipoi in Rovigo fu ricevuto e complimentato da S.E. Marco Moro Podestà et Capitanio del Polesine nonché da Monsignor Vescovo d’Adria residente in quella città epperò non ebbe degni vettigalia sicché l’Augusto ordinavit immantinente dipartita laonde prossecuir viaggio verso Ferrara sicché due Deputati della Serenissima Repubblica, che accompagnato l’aveano dappertutto si congedarono da Sua Santità a Canaro, luogo di confine col Ferrarese ove in una bettola il Santissimo Padre prese alcuni piatti di bigoli col sugo de mussetto con un fiascho d’amarone et tanto piacquer all’augusto gargaarotio ch’el fece dar all’ostessa, sibben foemina volgar et popolana, et pur con qualche ritrosia di mons. Secretario alli Brevi, ispecial patente de nobiltate aggregata al seggio di Ferrara, extra distritto, et indi passò il Po l’istessa nocte, ed arrivò felicemente ne’ suoi Stati etc.».

da «Le magniffiche croniche di Roma sotto l’augustissimo ponteficato del Ss.mo Signor Nostro papa Francesco» de’ fratelli Beretta, Felice e mons. Mario, appresso la stamperia Medicea con privileggio - Libro VI

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