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sabato 13 aprile 2024

A mille giorni dalla pubblicazione della lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes… è tempo di un primo bilancio? #traditioniscustodes

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera numero 1023 pubblicata da Paix Liturgique l’11 aprile, in cui – in forma di intervista – Christian Marquant, presidente del Coetus internationalis Summorum Pontificum, fa il bilancio dei primi mille giorni dalla promulgazione ed entrata in vigore della lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970.
Ne emerge una analisi lucida e tutt’altro che scontata, che mette in luce tutti i limiti della lettera apostolica, la sua finalità divisiva ed il suo sostanziale (e prevedibile) fallimento.

L.V.


A mille giorni dalla pubblicazione della lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970, abbiamo chiesto a Christian Marquant, coordinatore del movimento Paix liturgique, di farci un primo bilancio di questa sorprendente decisione.

Louis Renaudin - Già mille giorni…

Christian Marquant - Oggi, 11 aprile 2024, sono esattamente mille giorni da quando papa Francesco ha promulgato la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970.

Louis Renaudin - Pensa che sia possibile fare un primo bilancio?

Christian Marquant - Assolutamente sì, perché mille giorni di promulgazione e di conferma non sono pochi e, in secondo luogo, il Sommo Pontefice, che sta invecchiando ed è malato, non avrà certamente più la forza di insistere ancora su questo tema, che ritengo sia stato uno degli atti più importanti, ma anche uno dei più grandi errori del suo pontificato.

Louis Renaudin - Perché ha insistito su questo tema?

Christian Marquant - Oh sì, ci è tornato più volte dopo la promulgazione della lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970 del 16 luglio 2021, in particolare per voce del card. Arthur Roche, Prefetto della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti, con i suoi responsa ad dubia su alcune disposizioni della lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes del 4 dicembre 2021, e ancora attraverso una discussione, resa pubblica, tra papa Francesco stesso e i Gesuiti in Slovacchia il 13 settembre 2021, e infine attraverso alcuni passaggi della lettera apostolica Desiderio desideravi sulla formazione liturgica del popolo di Dio del 29 giugno 2022.

Louis Renaudin - Cosa ne deduce?

Christian Marquant - Una cosa importante: questa decisione non è stata un semplice intervento ingenuo su questo tema, ma una decisione ponderata, quella di un forte tentativo, ripetuto almeno quattro volte, di porre fine alla pace liturgica stabilita da Papa Benedetto XVI, che aveva pubblicato la lettera apostolica «motu proprio data» Summorum Pontificum a questo scopo il 7 luglio 2007: in questo senso, è stato un chiaro atto di divisione.

Louis Renaudin - Ma perché questa decisione?

Christian Marquant - Per liberare lo spazio pubblico, le Parrocchie, dalla vecchia liturgia. Ma ho già detto più volte che questa decisione molto ponderata era anche una follia.

Louis Renaudin - Perché allora?

Christian Marquant - Perché è inapplicabile: ci dividiamo per niente. Vorrei ricordare ancora una volta che San Paolo VI e il suo entourage, nel contesto di una Chiesa onnipotente e ancora trionfante, non erano riusciti a sradicare l’usus antiquior già nel 1969, e nemmeno i suoi successori in seguito (si veda ad esempio Histoire de la messe interdite di Jean Madiran). E allora come, cinquant’anni dopo, quando la Santa Messa che comunemente chiamiamo «tradizionale» si è diffusa in più di novantacinque Paesi, ed è praticata da migliaia di sacerdoti seguiti da milioni di fedeli – la cifra può sembrarvi enorme – in tutti e cinque i continenti, si poteva credere che fosse ancora possibile farla sparire?

Louis Renaudin - Ma le sue cifre non sono esagerate?

Christian Marquant - Ho spiegato queste cifre, che tengono conto dell’aura di questa Santa Messa, nel mio bilancio della liturgia tradizionale nel mondo, che ho presentato a Roma nel 2018 (cfr. Lettre 678, 682 e 684). Ho citato queste cifre, che sono molto più alte di quanto si possa pensare, in modo abbastanza chiaro e oggettivo, e so che ciò che ho presentato nel 2018 è stato amplificato da allora, in particolare dopo la pubblicazione della lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970, che ha avuto un «effetto pubblicitario», se si vuole, perché la gente ovunque ha cominciato a provare compassione per questi Cattolici perseguitati.

Louis Renaudin - Allora perché fare la guerra contro un movimento in crescita?

Christian Marquant - Vale la pena ripetere che l’obiettivo di questa campagna è diffondere la Santa Messa tradizionale nelle Diocesi e nelle Parrocchie «normali». È un ultimo tentativo di fermare o almeno ridurre il contagio che si sta gradualmente diffondendo anche all’interno delle Diocesi tra i loro sacerdoti e religiosi, e ancor più tra i loro seminaristi più recenti. Di conseguenza, la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970 è prima di tutto un testo diretto contro il clero diocesano «tradizionalizzante».

Louis Renaudin - Da papa Francesco stesso?

Christian Marquant - Dato il carattere forte di papa Francesco, non credo che possa essere stato completamente manipolato per prendere questa decisione, anche se è stato spinto da laici come il prof. Andrea Grillo, ordinario di Teologia sacramentaria al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma, e da un certo numero di prelati e Vescovi ideologici che non sapevano più cosa fare di fronte alla diffusione universale dell’usus antiquior.

Louis Renaudin - Prelati ideologici? Quindi è una questione di ideologia?

Christian Marquant - Certo, è tutta una questione di ideologia. La principale «motivazione», che viene costantemente ripetuta, è che la liturgia di San Paolo VI è ormai l’unica lex orandi. L’idea è quella di sradicare la vecchia lex orandi e, come ha ammesso il card. Arthur Roche, Prefetto del Dicastero per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti, la dottrina che essa esprime.

Louis Renaudin - Ma cosa pensavano che sarebbe successo?

Christian Marquant - Speravano che, avendo distrutto l’obbedienza alle antiche regole e tradizioni della Chiesa, i sacerdoti e i fedeli avrebbero obbedito come avrebbero fatto in passato. Ne ho un buon esempio riascoltando il video di fra Paul-Adrien d’Hardemare O.P.: «Ora voi ragazzi dovrete obbedire ed è così che va nella Chiesa!». Disobbedienti che predicano l’obbedienza al frutto della loro stessa disobbedienza alla fede della Chiesa…

Louis Renaudin - Quindi i fedeli e i sacerdoti legati all’usus antiquior dovevano disobbedire?

Christian Marquant - «Disobbedire» tra virgolette. Infatti, dovevano continuare a obbedire al magistero infallibile. E che non obbediscono senza riflettere e comprendere ciò che viene loro imposto. Sono infatti convinto che i promotori della lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970 avessero un’idea in mente e che avessero un piano segreto ma molto semplice: gettare tutti coloro che volevano la liturgia tradizionale nel ghetto, quello della Fraternità sacerdotale San Pio X o quello delle comunità ex Ecclesia Dei che praticano in luoghi «non parrocchiali», se possibile alla periferia delle città, come vorrebbe mons. Laurent Dognin, Vescovo di Quimper, per esempio. Non sono interessati a ciò che accade al di fuori delle Parrocchie. Questo spiega i favori concessi da papa Francesco alla Fraternità sacerdotale San Pio X e le buone parole spese per la Fraternità sacerdotale San Pietro.

Louis Renaudin - Quali favori ha concesso papa Francesco alla Fraternità sacerdotale San Pio X?

Christian Marquant - I «privilegi» per i sacerdoti della Fraternità sacerdotale San Pio X – privilegi apparenti, perché i canonisti vi spiegheranno che queste possibilità esistevano già nel diritto dei sacerdoti sotto censura di avere la capacità di assolvere coloro che si rivolgono a loro per confessarsi e di essere riconosciuti idonei a ricevere la facoltà di benedire i matrimoni data loro dal Vescovo locale. Il privilegio sta nel fatto che papa Francesco ha annunciato queste possibilità, mettendo a tacere eventuali Vescovi recalcitranti. E c’è anche la tolleranza di continuare a ordinare sacerdoti e di diffondersi in tutto il mondo, dato che tutti questi nuovi sacerdoti beneficiano di questi «privilegi». E alla fine, potremmo vedere la tolleranza per la consacrazione di nuovi Vescovi, che sarebbero considerati come i Vescovi cinesi della Chiesa patriottica – la Fraternità sacerdotale San Pio X si scusa per questo paragone – che finiamo per riconoscere, o finiremo sempre per riconoscere, ufficialmente o meno.

Louis Renaudin - Allora perché?

Christian Marquant - Tutto questo costituisce dei favori, e non delle briciole come sembra credere mons. Dominique Julien Claude Marie Lebrun, Arcivescovo metropolita di Rouen (vedi lettre 1020), che papa Francesco ha concesso alla Fraternità sacerdotale San Pio X, che non sono incoerenti e fanno parte del piano generale.

Louis Renaudin - Non sono incoerenti?

Christian Marquant - Anche gli avversari di papa Francesco riconoscono la sua intelligenza politica: non ha concesso questi insignificanti favori alla Fraternità sacerdotale San Pio X per incoerenza o ingenuità.

Louis Renaudin - Allora perché?

Christian Marquant - In primo luogo, perché gli piace turbare costantemente il gioco, confondere le acque, dimostrare ai suoi collaboratori che è lui il capo e nessun altro. In secondo luogo, per un motivo ben noto ai militari e alle forze dell’ordine: bisogna sempre lasciare una via d’uscita ai più esaltati per evitare scontri difficili da risolvere. In questo caso, permettere lo sviluppo di una Fraternità sacerdotale San Pio X «semi-legale» significava lasciare una via d’uscita «più o meno legale» agli ultras e, allo stesso tempo, porre fine al contagio «tradizionalista» all’interno della Chiesa stessa, nelle Parrocchie e nelle Diocesi.

Louis Renaudin - Ma questa manovra non ha funzionato…

Christian Marquant - Per inciso, anche la Fraternità sacerdotale San Pio X ci ha creduto a modo suo, pensando di riconquistare tutti i «raduni» che frequentano le Sante Messe tradizionali ufficiali. La situazione di «ghetto ufficiale» non dispiace alla Fraternità sacerdotale San Pio X. Ma lo stratagemma non ha funzionato, per la buona ragione che non siamo più nel 1950, e nemmeno alla vigilia del Concilio Vaticano II, ma siamo nel mondo del «dopo». La Chiesa, almeno nel mondo occidentale, è moribonda. Non ha più gli uomini, le risorse materiali e la dignità che le hanno permesso di imporre le sue decisioni per secoli «prima». È per questo che, senza correre alla Fraternità sacerdotale San Pio X, la stragrande maggioranza dei fedeli attaccati alla liturgia tradizionale si è semplicemente rifiutata di obbedire a direttive inique e ha addestrato i propri sacerdoti a seguirle, rimanendo nelle proprie Parrocchie e Diocesi cattoliche normali, che rifiutano di essere ghettizzati.

Louis Renaudin - Ah sì, la tentazione del ghetto…

Christian Marquant - I nemici della pace che fanno di tutto per tenerci lì (accusandoci di vivere in quel modo quando è il loro odio che a volte ci mette lì), ma la tentazione è quella di certi fedeli tradizionalisti che pensano che sarebbe meglio se «ce ne stessimo per conto nostro».

Louis Renaudin - Ma non sarebbe meglio?

Christian Marquant - Abbandonando una parte enorme del popolo di Dio nelle mani di un’istituzione che è impazzita? No! Siamo Cattolici che, non dimentichiamolo, sono stati cacciati dalle nostre Parrocchie e dalle associazioni cattoliche fin dagli anni Sessanta e Settanta, e naturalmente abbiamo il diritto e persino il dovere di tornare, perché è quello il nostro posto.

Louis Renaudin - È per questo che vuole che la liturgia tradizionale sia presente in tutte le Parrocchie francesi?

Christian Marquant - Perché la Chiesa è fatta di Parrocchie e Diocesi. Il tesoro dell’usus antiquior deve essere liberamente accessibile a tutti i fedeli che lo desiderano, a volte anche senza saperlo. Scusate se mi ripeto, ma basta analizzare i risultati dei sondaggi che Paix Liturgique ha commissionato in più di quattordici Paesi e in più di venticinque Diocesi francesi, che rivelano che più di un terzo dei Cattolici praticanti e non praticanti vorrebbe vivere la propria fede cattolica al ritmo della liturgia tradizionale.

Louis Renaudin - Potrebbe essere questo il motivo per cui, nel gennaio 2022, papa Francesco ha pubblicato un decreto che, per molti aspetti, sembra tornare indietro sulle decisioni più dure della lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970?

Christian Marquant - Sì, per gli istituti specializzati, non per le Parrocchie ordinarie. E poi, siccome papa Francesco ha una grande intelligenza politica, si è anche reso conto che la valutazione delle forze presenti che gli era stata presentata non corrispondeva alla realtà, che era stato ingannato o che aveva voluto essere ingannato. Così ha fatto una marcia indietro di non grande portata, per non perdere la faccia e per rimettersi in linea con un Papa liberale e aperto che è il padre di tutti… Ricordate il suo famoso slogan «todos, todos, todos».

Louis Renaudin - Una cattiva valutazione della realtà?

Christian Marquant - L’ho spiegato più volte (lettre 744 e 761), analizzando nel modo più dettagliato possibile i risultati dell’indagine intrapresa dalla Santa Sede nel 2020 sull’applicazione della lettera apostolica «motu proprio data» Summorum Pontificum nella Chiesa latina in tutto il mondo: un’indagine la cui sintesi ufficiale presentava un’immagine del mondo tradizionale totalmente avulsa dalla realtà, volutamente, ma comunque troppo avulsa perché la disinformazione funzionasse. Ricordiamo il malcontento espresso dopo la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970 in ambienti come il quotidiano Le Figaro e la rivista settimanale Famille Chrétienne: i sostenitori della Santa Messa tradizionale, o almeno coloro che vogliono che chi la frequenta sia lasciato in pace, sono molto più numerosi di quanto pensassero i mentecatti della Congregazione per il Culto divino la Disciplina dei sacramenti e della Conférence des évêques de France.

Louis Renaudin - Quindi c’erano bugie nell’entourage di papa Francesco?

Christian Marquant - Per un Papa che voleva crederci. Nell’entourage di papa Francesco e altrove. Ho citato più volte la sintesi ridicola e fuorviante pubblicata presumibilmente dai Vescovi di Francia, che è stata presentata a Roma e che presentava in modo caricaturale e falso i fedeli e le comunità legate alla liturgia tradizionale in Francia. Ma Deo gratias, ha avuto lo stesso effetto del famoso «arroseur arrosé» [personaggio del film Le Jardinier et le Petit Espiègle, che subisce il celebre scherzo della pompa d’acqua: N.d.T.] (Lettre 780).

Louis Renaudin - Come?

Christian Marquant - Se si sminuiscono i punti di forza dell’avversario, cioè se, conoscendo la sua importanza, si afferma per i più svariati motivi che questo avversario è debole e quasi inesistente, non si rischia nulla finché non lo si attacca. Ma se si cerca di abbatterlo e ci si sbaglia o ci si è sbagliati o si è voluto sbagliare sulla sua importanza, allora ci si trova nei guai. Ecco perché papa Francesco, ingannato e più o meno volendo essere ingannato sulla realtà di coloro che voleva rimuovere, si è trovato in un’impasse. In questo contesto, concedere un decreto di pacificazione per le comunità Ecclesia Dei era un modo per uscire dai pasticci, senza però allontanarsi dall’obiettivo: liberare le Parrocchie dal contagio.

Louis Renaudin - Uscire dal vespaio?

Christian Marquant - Sì, perché, così facendo, ha fatto intendere di non essere entrato in guerra contro una componente ecclesiale che era diventata inattaccabile perché sostenuta da una parte molto significativa dei fedeli di tutto il mondo.

Louis Renaudin - Ma papa Francesco potrebbe parlare e spiegare le ragioni del suo desiderio di veder scomparire l’usus antiquior?

Christian Marquant - Solo avviando polemiche e dibattiti pubblici che sono pericolosi per gli apparatcik che non hanno più i mezzi e che possono imporsi solo se richiamati all’ordine, ma mai per il bene della verità cattolica o per l’interesse delle anime. A ciò si aggiunge il fatto che papa Francesco non è affatto interessato alla liturgia in quanto tale, ma all’aspetto ideologico della questione.

Louis Renaudin - Pensa che la deriva conciliare che ha fatto la guerra all’usus antiquior non fosse essa stessa cattolica?

Christian Marquant - È possibile. Accanto a molti ingenui che hanno ceduto al canto delle sirene del neomodernismo, ci sono ancora veri nemici della fede cattolica. Ora, nei dibattiti pubblici, questi nemici della Chiesa dovrebbero rivelarsi alla luce del sole, così come sono, cosa che non vogliono fare…

Louis Renaudin - Perché non crede che finora i moderni abbiano sempre detto chiaramente quello che pensano?

Christian Marquant - Chiunque si interessi alla storia del Concilio Vaticano II sa che la maggior parte delle decisioni sono state prese «sottotraccia», in una sorta di Concilio parallelo che, alla maniera dei modernisti, non ha quasi mai detto il suo nome o cosa c’era dietro le sue belle decisioni.

Louis Renaudin - È così che è nato il caos e la negazione della fede cattolica?

Christian Marquant - Assolutamente sì, anche se i laici francesi, ad esempio, non si sono lasciati ingannare a lungo – rimando i lettori alle nostre lettre 697, 698, 699 e 701, che presentano i risultati dell’inchiesta condotta dal quotidiano Le Progrès di Lione nel 1976, che fa luce sulle menzogne che hanno indotto le persone di buona fede a credere che tra il popolo di Dio ci fosse un sostegno quasi unanime agli eccessi di cui gli attuali sviluppi sono la naturale conseguenza.

Louis Renaudin - Pensa che il partito modernista abbia perso?

Christian Marquant - Sì, ma non hanno vinto i Cattolici. Intendo dire che la cricca neomodernista e anticattolica ha perso, ma detiene ancora un’ampia fetta di potere. Per questo credo che i Cattolici attaccati alla fede dei loro padri non abbiano ancora vinto del tutto.

Louis Renaudin - Allora cosa dobbiamo fare?

Christian Marquant - Non abbandonare la fede cattolica, sopravvivere, conservare la liturgia, il Catechismo, pregare, aspettare.

Louis Renaudin - Aspettare cosa?

Christian Marquant - Aspettare ed essere pronti ad aiutare i Vescovi che vogliono e vorranno invertire la tendenza. Almeno in Occidente, la scomparsa della Chiesa allo stato conciliare è certa. Rimando i nostri lettori ai panorami dell’Episcopato europeo che pubblichiamo da alcune settimane, esaminando le figure degli Episcopati svizzero, belga, tedesco e austriaco.

Louis Renaudin - In Occidente forse, ma altrove?

Christian Marquant - Bisogna guardare continente per continente, regione per regione. Ma le reazioni alla dichiarazione Fiducia supplicans sul senso pastorale delle benedizioni hanno dimostrato che solo il Cattolicesimo dei Paesi occidentali si piega all’ideologia LGBT. Ciò che proviene dal «modello» occidentale non è più automaticamente accettato in tutto il mondo, anche in ambito religioso.

Louis Renaudin - Ma qual è il risultato di questa tragedia?

Christian Marquant - Per il momento, dovremmo aspettare la fine di un pontificato patetico. Papa Francesco è malato, nel suo ottantasettesimo anno, non può più essere il Papa del futuro, tanto meno della vittoria.

Louis Renaudin - Quindi un nuovo Pontificato potrebbe stabilizzare questa crisi?

Christian Marquant - Forse è chiedere troppo e troppo presto. L’attuale pontificato è stato un pontificato di divisione, o meglio un pontificato di manifestazione della profonda divisione che ha lacerato il Cattolicesimo per cinquant’anni. Senza dubbio il prossimo Papa sarà scelto tra coloro che potranno rasserenare il clima ecclesiale. Questo Papa permetterà a tutte le correnti veramente cattoliche di sopravvivere e svilupparsi? Con la forza delle circostanze, se saremo in grado di far valere i nostri diritti. Allora l’unità tornerà attraverso il ritorno ai fondamenti della Chiesa, cioè al suo magistero, alla sua parola di verità e alla sua preghiera liturgica, pura da ogni errore, intorno al sacrificio della Santa Messa e dell’Eucaristia, che è la sua presenza reale e permanente tra noi da secoli e fino alla fine dei tempi.

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