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lunedì 11 settembre 2023

Orrori architettonici… e dove trovarli #156 a Campi Bisenzio (FI)

Chiesa di San Giovanni Battista dell’arch. Giovanni Michelucci (anno 1964).

Lorenzo

Descrizione: L’incarico per la realizzazione della chiesa di San Giovanni Battista viene affidato dalla Società Autostrade a Michelucci nel settembre del 1960. L’edificio sacro presenta un articolato impianto planimetrico, caratterizzato da tre diversi corpi giustapposti, distribuiti longitudinalmente secondo l’asse Est-Ovest: la galleria battesimale conclusa ad Ovest, dal corpo del battistero ad andamento curvilineo; il nartece o galleria delle città d’Italia, a pianta rettangolare; il corpo della chiesa vera e propria, con aula a croce latina articolata. La copertura a tenda in cemento armato precompresso, in corrispondenza dell’aula, raggiunge la massima altezza nel punto a cuspide, con ampia cesura e contrafforte di controventatura al di sopra dell’altare maggiore, mentre risulta assai più contenuta e meno articolata fino a diventare una semplice falda inclinata sopra la galleria delle città .Le sinuose superfici esterne sono connotate da un basamento a bozze di pietra rosa di San Giuliano, scalpellate a mano, e da una seconda fascia, in parte in bozze di pietra e in parte in cemento a faccia vista, che si raccorda alla superficie corrugata della copertura rivestita in lastre di rame. Sul tessuto murario continuo si ritagliano piccole feritoie sopra i due altari minori e, sul fronte Nord, la grande superficie vetrata, opera di Marcello Avenali raffigurante San Giovanni Battista, in corrispondenza dell’altare maggiore. Sulla cortina continua di pietra emergono i segni orizzontali dei tralicci del campanile e verticali dei contrafforti in cemento armato, che sembrano ancorare a terra la grande massa della vela di copertura. L’interno presenta, come l’esterno, la dicotomia basamento-pietra, muratura e solaio-cemento in tutti gli ambienti: nella galleria la scansione longitudinale è contrassegnata da una teoria di cinque pannelli in cemento su cui sono posti, su ambedue i fronti, dieci bassorilievi in bronzo, opera di Emilio Greco e Venanzo Crocetti raffiguranti i Santi patroni delle città collegate dall’autostrada. L’edificio sacro è stato riconosciuto fin dagli esordi come un’opera innovativa nel panorama architettonico e rappresentativa di un punto di maturazione e di svolta nel percorso progettuale di Michelucci, conseguendo una notorietà rara per una costruzione moderna. All’immagine del volume esterno in pietra e rame - isolato e dal forte impatto plastico - sono stati accostati i simboli dell’arca, della montagna o della tenda, ma più in generale è stata segnalata l'assenza di un qualunque punto di vista preferenziale. Evidente il superamento del concetto stesso di facciata, soppiantato dalla messa in opera di un progressivo avvicinamento a uno spazio che privilegia un’idea di percorso, mentre tra gli elementi che la definiscono emerge il ruolo strutturale e fortemente simbolico dei pilastri ramificati ad albero.

Descrizione tratta dalla pagina architetti.san.beniculturali.it.

Fotografie degli esterni:










Fotografie degli interni:











8 commenti:

  1. Io ci entro qualche volta quando torno da Firenze a Lucca e mi è sempre sembrata una bella chiesa dove si respira una atmosfera che suggerisce una grande raccoglimento (molto più che in molte chiese rinascimentali o barocche). DIrei in questo caso che il giudizio di architettura orribile è "molto" opinabile

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  2. Un capolavoro, tra l’altro pensato per la messa tridentina. L’idea che anche chi viaggiava con i nuovi (per l’epoca) mezzi poteva incontrare la Chiesa e la sua vita.

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  3. Dall'inaugurazione non ci ha più messo piede anima viva. Una volta chiedi al professore che cosa rappresentasse la " scala a pioli" appoggiata su un lato. Lui quasi arrossendo mi rispose " veramente sono i tiranti della tenda. La chiesa è come una tenda. Si, non è venuta molto bene".

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  4. È una grande pagina di architettura contemporanea, opera di uno dei nostri maggiori maestri. Il che non significa che sia del tutto convincente. L'esterno specialmente pare un pezzo di bravura un po fine a se stesso. L'interno ha giochi di luce intenso e un uso delle coperture che culminano blnel presbiterio. In questo senso le foto non sono del tutto soddisfacenti. Interessante il recupero del nartece.

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  5. Ci sono orrori architettonici molto peggiori... Questa chiesa un certo senso del sacro lo comunica. È del 1960, pre-concilio.

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  6. Ma la cappella del Santissimo Sacramento che dovrebbe favorire l'adorazione Eucaristica e invece ha solo 1 inginocchiatoio? Ok che il tabernacolo non vada posto sull'altare (e in effetti non è mai stato messo sull'altare) ma pare che ora qualsiasi sgabuzzino vada bene!

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    1. Probabilmente non c’è afflusso tale che giustifichi ulteriori inginocchiatoi. Del resto, la chiesa è stata volutamente concepita per una presenza transeunte di chi si vuole fermare per qualche istante mentre è in viaggio. La zona del tabernacolo, comunque, non mi pare così angusta da essere definita, d’emblé, sgabuzzino.

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