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mercoledì 16 agosto 2023

Una lettera al vescovo di Trento sulla ricezione della Santa Eucaristia

Grazie ad Aldo Maria Valli per la segnalazione di questo ennesimo abuso, in questo caso a Madonna di Campiglio, Diocesi di Trento.
Scriviamo al vescovo, S.E. mons. Lauro Tisi: vescovo@diocesitn.it
QUI un altro abuso a Palmi (per scrivere al vescovo di Oppido- Mamertina Palmi, S.E. mons. Francesco Milito: info@diocesioppidopalmi.it ).
QUI un altro.
Se lo meritano certi sacerdoti l'8xmille?
Luigi

13-8-23
Cari amici di Duc in altum, una gentile lettrice ha inviato al blog la lettera da lei indirizzata al vescovo di Trento a seguito di uno spiacevole episodio avvenuto in una chiesa di Madonna di Campiglio.
***

Alla cortese attenzione del vescovo di Trento, monsignor Lauro Tisi

Eccellenza reverendissima,

Le scrivo per segnalarLe uno spiacevole episodio accaduto domenica 6 agosto presso la chiesa di Santa Maria Nuova a Madonna di Campiglio, dove mi trovo in vacanza.

Durante la la Santa Messa delle 18, al momento di ricevere l’Eucaristia, io e mio figlio di dieci anni ci apprestiamo a ricevere la particola direttamente in bocca, come nostra abitudine sia quando siamo in Italia sia quando siamo in Spagna, dove risiediamo per buona parte dell’anno. La ministra straordinaria resta inizialmente titubante e poi ci dà la Comunione dicendo: “Non potrei darvela in bocca ma per stavolta faccio un’eccezione “.

Mio figlio mi guarda con aria interrogativa e gli faccio segno di stare tranquillo perché va tutto bene.

Al termine della Messa vado dal parroco, don Samuele Monegatti, per raccontare l’accaduto e chiedere spiegazioni, ben consapevole che la Conferenza episcopale italiana ha da mesi dato disposizioni in merito alla duplice possibilità di ricezione dell’Eucaristia.

Il parroco mi risponde che ha deciso lui che durante i giorni festivi (non quelli feriali) la Comunione si riceva solo in mano perché altrimenti “alcuni parrocchiani si lamentano”.

Alle mie rimostranze risponde seccamente che “qui si fa così “.

Gli faccio presente che si è fatto diversamente per secoli nonostante l’opinione dei suoi parrocchiani e che ciascuno risponde a Dio per le proprie responsabilità.

Dopo il suo “Certo!”, me ne sono andata.

Vorrei far presenti alcune considerazioni:

– La Chiesa è la Casa di Dio, non il giardino di casa del parroco
– Il sacerdote non è un amministratore di condominio; il suo compito è servire Dio e amministrare i sacramenti secondo il volere di Dio, non di quello dei parrocchiani
– La massima preoccupazione di un sacerdote non deve forse essere la salvezza delle anime (anche della sua) e null’altro?
E cosa facciamo se i parrocchiani si lamentano della liturgia? La cambiamo?

Io appartengo a una piccola parte di fedeli per cui ricevere la Comunione in bocca significa rispettare maggiormente la sacralità dell’Eucaristia, che può essere toccata solo dalle mani consacrate del sacerdote.

Può Dio sentirsi offeso da questo?

Può Dio desiderare che io – e tanti come me – non ci comunichiamo perché alcuni sacerdoti decidono di loro iniziativa che preferiscono dare l’Eucaristia solo in mano?

Cosa può pensare Dio di questi sacerdoti?

Scusi se mi sono dilungata, ma in coscienza sentivo doveroso scriverLe.

Un cordiale saluto e che Dio La benedica.

Sara Damasceni