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martedì 2 maggio 2023

"Un Dios Prohibido", un film da vedere: gli eccidi anticristiani dei comunisti e anarchici in Spagna

Dopo aver visto in dvd Un Dios Prohibido, riprendiamo un articolo del 2013 della Bussola, consigliando il film a tutti i lettori (ora in versione italiana QUI).
A tutti quelli che bramano il 25 aprile consiglio questo film sugli eccidi comunisti in Spagna del 1936.
QUI la trama del film su Basta Bugie. QUI il trailer in spagnolo.
Prodromici degli eccidi partigiani del 1945. forse cambieranno idea e si prostreranno di meno all'antifascismo militante e ateo.
QUI  l'elenco dei preti uccisi dai partigiani comunisti in Italia.
QUI MiL i vescovi brasiliani che cantano e suonano con tamburelli e fisarmonica Bella ciao.
QUI il prof. de Mattei sulle polemiche sul 25 aprile.
Luigi

Quegli ignoti film sui martiri cristiani di Spagna

C'è un'intera cinematografia sconosciuta sui martiri cattolici spagnoli della Guerra Civile. Film come Un Dios Prohibido difficilmente arriveranno nei cinema italiani. Ma sono un documento eccezionale.
C’è in giro, da qualche mese, un bel film sui martiri cattolici massacrati dagli anarco-comunisti durante la Guerra civile spagnola (1936-1939) e nessuno lo sa. Anzi, i film sono addirittura due, no tre, e però nemmeno la potenza di YouTube, dove se ne possono tranquillamente visionare i trailer, sortisce effetti.
Il primo film si chiama Un Dios prohibido e il suo regista Pablo Moreno. Lo ha realizzato la Contracorriente producciones di Ciudad Rodrigo, nella provincia di Salamanca, che dal 2006 ha dato vita a 15 fra lungometraggi e cortometraggi (uno, La llamada, uscito già dopo Un Dios prohibido), tutti di argomento religioso e apologetico, tutti diretti dall’infaticabile Moreno. Ora sta promuovendo il grande sforzo di Euangelion, una serie in sei puntate preparata per la televisione e dedicata alla vita di Gesù che letteralmente sconvolge quella di quanti lo incontrano .

Un Dios prohibido è una storia tutta vera. Si svolge nell’agosto del 1936, pochi mesi dopo lo scoppio di quella Guerra civile che a lungo era incubata dopo l’instaurazione, il 14 aprile 1931, della cosiddetta Seconda repubblica spagnola, presto divenuta un vero e proprio regime liberticida con tutto il suo corollario di vessazioni anticlericali e di persecuzioni religiose. A Barbastro, un borgo della provincia aragonese di Huesca allora popolato da 8mila anime (oggi ne conta circa 15mila), 51 Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria, detti clarettiani dal nome del fondatore, sant’Antonio María Claret y Clará (1807-1870), furono barbaramente uccisi dal Fronte Popolare in odio alla fede cattolica che professarono senza compromessi, reticenze e rinunce. La pellicola ne racconta le ultime settimane di vita prima della fucilazione. Un film bello (alla cui realizzazione ha partecipato, finanziariamente e non solo, pure l’ordine dei clarettiani), ma soprattutto forte nei contenuti e politicamente scorretto con naturalezza in quel suo semplice narrare una storia emozionante di virtù eroiche.

Il secondo dei tre film annunciati d’esordio è Mártires Oblatos, sempre diretto dal prode Moreno nel 2011, sempre per la Contracorriente producciones: è un corto di taglio narrativo-documentaristico sull’assassinio, nel 1936, di 22 Missionari Obliati di Maria Immacolata falcidiati a Pozuelo de Alarcón, oggi nella comunità autonoma di Madrid.

Il terzo è Bajo un manto de estrellas, diretto da Óscar Parra de Carrizosa per la Mystical Films, un’altra bella impresa cattolica spagnola nata nel 2012. Narra del martirio, ancora e sempre in quel famigerato 1936, di 19 dominicani del Convento de la Asunción de Calatrava di Almagro, nella provincia castigliana di Ciudad Real, avvalendosi della supervisione storico-religiosa di due esperti, don Jorge López Teulón, postulatore della causa di beatificazione dei martiri (altri ancora) di Toledo, e il padre domenicano José Antonio Martínez Puche, direttore della casa editrice dell’Ordine dei predicatori Edibesa di Madrid, nonché autore di studi in materia. Bajo un manto de estrellas sta ultimando le riprese e uscirà nel 2014.

Nel complesso, i martiri cattolici mietuti dalla persecuzione che ha accompagnato ma pure preceduto la Guerra civile spagnola sono una legione. Papa Francesco ne ha esaltati all’onore degli altari 522 il 13 ottobre: con loro, il conto totale sale a 1.512 beatificati e 11 canonizzati. In tutto, la persecuzione anticattolica ha causato in Spagna 6.832 morti. Di questi, 4.184 erano membri del clero secolare, fra cui 12 vescovi (di cui 9 già beatificati) e un amministratore apostolico; 2.365 erano i religiosi; e 283 religiose. Dei laici cattolici uccisi per motivi religiosi non esistono statistiche certe, ma siamo nell’ordine delle diverse centinaia. Le violenze più intense si ebbero tra il 18 luglio 1936 e il 1º aprile 1939, quando anche il 70% delle chiese del Paese venero distrutte con profanazioni e atti palesemente sacrileghi. Per farsi un’idea di quell’abisso, resta sempre validissimo il libro di mons. Vicente Càrcel Ortì, Buio sull’altare. 1931-1939: la persecuzione della Chiesa in Spagna (trad. it. Città Nuova, Roma 1999).

In questo martirologio enorme, i 51 clarettiani di Barbastro narrati in Un Dios prohibido sono stati canonizzati dal beato Giovanni Paolo II il 25 ottobre 1992. I 22 martiri oblati di Pozuelo de Alarcón rappresentati in Mártires Oblatos sono stati beatificati da Papa Benedetto XVI il 18 dicembre 2011. E i 19 domenicani di Almagro immortalati in Bajo un manto de estrellas lo saranno presto ; nel convento che ne vide il martirio già riposano del resto alcuni testimoni eroici della fede, canonizzati il 28 ottobre 2007 da Papa Benedetto XVI.

Insomma, la cinematografia alternativa dei cattolici iberici è una piccola potenza di bellezza, fascino e apologetica che si muove senza un briciolo di vergogna in uno degli haut liuex dell’apostasia occidentale, la Spagna fu-cattolica divenuta ora un ridotto di eroi semiclandestini, assediati da secolarismi incrociati, ideologie in ritardo, statalismi irritanti, persecuzioni democratiche e “orgogli” il più contro-natura possibile. Bisognerebbe che le loro significative pellicole non finissero per diventare un secondo “caso Cristiada”, il film sui cristeros messicani prima arenatosi, poi uscito di soppiatto, poi ancora e sempre non distribuito in Italia, e quindi per forza di cose mero appannaggio del fai-da-te via Internet. Volete mettere invece l’effetto che farebbero film così nei cinema veri, con i giornaloni costretti a parlarne e i soliti noti a stracciarsi le vesti?