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giovedì 15 dicembre 2022

Controstoria del Movimento liturgico #58 - p. Salvatore Marsili OSB (19140-1983) di A. Porfiri

Oggi per la nostra rubrica di "Controstoria" del movimento liturgico, il M° Porfiri ci propone la figura di un altro monaco benedettino: p. Salvatore Marsili OSB, docente al S. Anselmo (ove è stata istituita una cattedra che porta il suo nome).
Qui i post precedenti. 

Roberto


L’equivoco della contemporaneità:
Salvatore Marsili (1910-1983)

L’importanza dell’ordine benedettino per ciò che riguarda la liturgia non potrà mai essere troppo enfatizzata. Nel bene e nel male, essi nei secoli hanno rappresentato un punto di riferimento per tutti coloro che si sono occupati di studi liturgici.§
Nella nostra epoca molti benedettini sono stati dietro alla riforma della liturgia e tra i più conosciuti abbiamo dom Salvatore Marsili. Basterà dire che al Pontificio Istituto Liturgico di sant’Anselmo esiste dal 1995 una Marsili Chair per la liturgia, una cattedra a lui intitolata. E in effetti il suo nome è circondato da grande reverenza negli ambienti del rinnovamento liturgico, per questo non è possibile ignorarlo.
Studiò a Subiaco e poi a sant’Anselmo. Periodo molto importante per la sua formazione fu

quello trascoso nell’Abbazia di Maria Laach, dove incontrò dom Odo Casel che eserciterà su di lui una profonda influenza. Insegnó liturgia e fu anche abate dell’Abbazia di Finalpia. È autore di numerose opere, tra cui Mistero di Cristo e Liturgia nello Spirito (1986), pubblicata dalla Libreria Editrice Vaticana.
Vorrei soffermarmi su un aspetto dell’azione pastorale di dom Marsili, forse uno che molti penseranno come marginale ma che per me dice molto sulla comprensione della contemporaneità in molti ambienti liturgici. Riguarda uno sciagurato evento accaduto il 27 aprile 1966 alla sala Borromini, l’esecuzione di una “Messa Beat” che fece scalpore in tutto il mondo. A quanto ci testimonia don Domenico Celada nel suo Arcobaleno Beat, a questa esecuzione con complessino anni ‘60 e capelloni in ordine sparso, dom Salvatore Marsili era presente ed avrebbe detto queste parole: “si tratta di aprire una porta per vedere se anche il nostro mondo moderno deve rimanere, nel campo dell’arte musicale, all’ostracismo, mentre nel campo dell’arte architettonica, dell’arte pittorica, dell’arte scultorica, non è rimasto all’ostracismo”. Purtroppo qui si perpetua l’equivoco della contemporaneità, per cui tutto quello che è contemporaneo deve essere hegelianamente anche buono. Ma in realtà la Chiesa ha sempre inteso offrire il meglio nella liturgia, non venivano inclusi i giullari dai loro contemporanei. Si comprendeva la differenza e i diversi piani a cui le cose vanno dirette, una comprensione che oggi purtroppo è sfuggita completamente.

1 commento:

  1. Anche i benedettini si appellano "don" e non "dom": forse in Francia va bene, ma da noi no, e infatti Marsili da vivo era chiamato don Salvatore Marsili.

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La Redazione