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venerdì 28 ottobre 2022

Forlì, meno Messe e più concentrate? Sempre peggio

Se non bastò il Covid a rendere fattuali i deliri di molti sacerdoti, adesso le bollette salate daranno sponda, con la scusa del riscaldamento, all'esiziale slogan di quegli anni "più messa, meno messe" che tanto disastro ha recato alla Chiesa.
Lo diciamo a sacerdoti e vescovi che l'8xmille se lo devono meritare?
E possiamo scriverlo anche a S.E.R. Mons. Livio Corazza, Vescovo di Forlì: vescovo@forli.chiesacattolica.it
Luigi


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A Forlì-Bertinoro sono alcune decine le chiese officiate regolarmente. «Proveremo a ragionare per vicariati – continua don Casadei – o meglio ancora per territori e in particolare per unità pastorali, che sono più di 20». Ad esempio, nel centro storico di Forlì che ha molte chiese e pochi fedeli, sarà più facile concentrare i riti in una o al massimo due luoghi. Diverso è il discorso del forese, che si può diversificare per territori di campagna e collinari. Se nei primi si può ragionare per unità pastorali, quasi tutte raggruppanti più chiese abbastanza vicine fra loro, per la collina si andrà per capoluoghi o centri abitati più importanti. Alcune chiese di Forlì sono già attrezzate con contesti più piccoli ove celebrare la messa nei giorni feriali, vedi San Giovanni Evangelista in via Angeloni, o la parrocchia della Pianta, in via Tripoli, con don Felice Brognoli che sta già usando da tempo la stanza solitamente data alle riunioni del consiglio parrocchiale.
A San Mercuriale, ora chiusa per il restauro della pavimentazione dell’aula centrale, una volta riaperta al culto potrebbe essere utilizzata la sola cappella feriale. In Duomo, già da anni nei mesi invernali si usa spostare le funzioni meno importanti nella cappella di San Valeriano, a ridosso del presbiterio, autonoma rispetto al resto della chiesa madre dei forlivesi, andando così a sostituire la cappella della Madonna del Fuoco utilizzata tutto l’anno per la messa mattutina e la recita del rosario pomeridiano. Non sarà solo una questione di risparmio: non è infatti escluso che alcune comunità cristiane possano decidere di devolvere quanto risparmiato in chiesa, alle famiglie più bisognose del territorio.