Riprendiamo l’articolo di Fabrizio Peronaci pubblicato sull’edizione romana del Corriere della sera del 17 maggio.
Si racconta di un nuovo affare immobiliare a poche centinaia di metri dalla Basilica di San Pietro: l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme è proprietario di un prestigiosissimo immobile, Palazzo della Rovere, in parte adibito a sua sede e in parte già gestito da una società esterna e destinato ad albergo (il Columbus Hotel Rome). Ora, con l’approssimarsi del Giubileo 2025, l’Ordine intende dare in gestione l’immobile «a una catena alberghiera importante, un brand internazionale in grado di garantire introiti robusti, utili a sostenere le missioni a favore dei cristiani in Terra Santa» e, a seguito del bando di gara pubblicato il 10 novembre 2020, avevano erano pervenute quasi sessanta manifestazioni di interesse, per poi risultare vincitrice – forse stravolgendo le indicazioni contenute nel bando – la società Fort Partners/Four Seasons.
Nulla in contrario circa le nobili finalità dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, ma almeno due sono le «stranezze» (chiamiamole così…) che solleva questa vicenda (e tralasciando gli annunciati seguiti giudiziari): il passaggio da albergo a quattro stelle destinato ai pellegrini (di cui si faceva ancora cenno nel bando di gara) ad una struttura di super-lusso con «64 stanze più 11 suite executive e 2 super-suite, a partire da un costo di affitto di 490 euro a notte, due ristoranti stellati, un centro benessere, una palestra», che decisamente contrasta tanto con le finalità dell’Ordine quanto con l’immagine della Chiesa voluta da Papa Francesco.
E soprattutto ci meraviglia che la proprietà della società vincitrice (Fort Partners/Four Seasons) sia al 75 per cento di Bill Gates, uno dei principali rappresentanti di quel mondo neo-umanistico che si contrappone più apertamente alla dottrina sociale della Chiesa… ma si sa, pecunia non olet, soprattutto di questi tempi tra le Mura leonine.
Luigi
Quell’albergo extralusso con tanto di spa, palestra e cuochi stellati non s’ha da fare. Il Papa non ne sarebbe contento: la Chiesa di Francesco rifugge lo sfarzo ed è vicina ai poveri, agli ultimi della terra. Sobrietà e trasparenza al primo posto. Dopo il palazzo londinese di Sloane Avenue, la cui controversa compravendita ha portato sotto processo il cardinale Becciu e i suoi collaboratori, un altro edificio di pregio rischia di dare scandalo in Vaticano. Oltre alle questioni finanziarie e procedurali, fonte di lettere (finora) riservatissime e di ricorsi (imminenti) alla magistratura della Santa Sede, è il nome altisonante di chi starebbe per sbarcare all’ombra del Cupolone a fare notizia: Bill Gates. Un’operazione da oltre 50 milioni di euro, da «spalmare» in 27 anni.
Palazzo della Rovere, via della Conciliazione 33, per alcuni secoli sede dei gesuiti e poi passato all’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme: il nuovo affaire immobiliare che sta alimentando sussurri e imbarazzi nelle sacre mure è ambientato qui, a 300 metri in linea d’aria dalla basilica di San Pietro. Un edificio rinascimentale (detto anche dei Penitenzieri) con tanto di torretta, maestoso cortile e affreschi del Pinturicchio al piano nobile, che nelle intenzioni dell’ente proprietario dovrebbe ospitare frotte di turisti-pellegrini (molto danarosi) nel Giubileo 2025. Dovrebbe. Ammesso si faccia in tempo, viste le complicazioni intervenute.
Il bando di gara
Il progetto è presto detto: nel 2018, dopo la chiusura del precedente hotel a gestione familiare (il Columbus), Palazzo della Rovere si era di fatto svuotato: erano rimasti solo gli uffici, punto di riferimento dei 30 mila cavalieri e dame sparsi in tutto il mondo. Così, con l’assenso del Gran Maestro, cardinale Fernando Filoni, e in ossequio al principio della trasparenza, l’Ordine a fine 2020 aveva bandito una gara pubblica per dare in gestione l’immobile a una catena alberghiera importante, un brand internazionale in grado di garantire introiti robusti, utili a sostenere le missioni a favore dei cristiani in Terra Santa, senza contravvenire alle linee di morigeratezza nella cura dei beni terreni che papa Bergoglio non si stanca di ripetere. Nel bando pubblicizzato sull’Osservatore romano il 10 novembre 2020 e poi nel sito web dell’Ordine si era parlato non a caso di un «4 stelle superior». Non di più. Nessun lusso opulento, anche per evitare le immagini stridenti di miliardari a passeggio poco più avanti, reduci da una cena sontuosa o da una sauna tonificante, sotto i porticati affollati di clochard nel tratto finale di via della Conciliazione o all’uscita della mensa dei poveri, dietro il colonnato del Bernini.
La scelta
La battaglia degli esclusi
Come sarà il nuovo hotel? Il business plan di Four Seasons prevede 64 stanze più 11 suite executive e 2 super-suite, a partire da un costo di affitto di 490 euro a notte, due ristoranti stellati, un centro benessere, una palestra, oltre al parcheggio sotterraneo già in costruzione. Profilo di super lusso, insomma. Una difformità rispetto alle intese iniziali che ha scatenato la reazione degli esclusi, prima il Radisson e poi la catena Centurion Hotel Management guidata da John Lagos (fino al 2018 vicedirettore del gruppo Swissôtel, leader nel Far East). Centurion, dopo essersi vista negare l’accesso agli atti, preannuncia un esposto. «Il Vaticano di tutto ha bisogno fuorché di nuovi scandali – dice Giovanni Gomiero, responsabile del Settore sviluppo per l’area Italia e mediterranea – Però in questo caso è difficile ignorare ciò che è accaduto. Sono stati anche poco furbi. Potevano non indire la gara e andare all’affidamento diretto, ma una volta che la gara la fai non puoi calpestare le regole: la Four Seasons come è noto opera nel settore 5 stelle lusso, non al di sotto, come previsto dal bando. Inoltre, non ha partecipato formalmente alla gara, essendo stata inserita in un secondo momento. E infine sembra non abbia accettato il disciplinare da tutti noi sottoscritto». Risultato: la battaglia dei ricorsi è solo all’inizio. «Centurion valuterà la possibilità di presentare un esposto alla Gendarmeria vaticana che ha anche funzioni di guardia di finanza – annuncia il rappresentante del gruppo – perché vengano accertati eventuali estremi di reato. Poi, non escludiamo neanche una class action con la partecipazione di tutti gli esclusi».