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Pubblichiamo due importanti elenchi. QUI  un elenco coi vescovi contrari, quelli favorevoli e quelli con riserve. QUI  un elenco su  WIKIPED...

venerdì 4 marzo 2022

News. Il protetto del S. Padre, mons. Zanchetta, andrà in carcere per molestie omosessuali

Di due ore fa: "Il tribunale ha disposto l’arresto immediato e la pena detentiva di 4 anni e sei mesi".
Un altra triste vicenda dell'inner circle di S. Marta.
QUI e QUI MiL sulla vicenda.
Luigi

MONS. ZANCHETTA ANDRÀ IN CARCERE

Silere nom possum ( e Il  Sismografo QUI)

4-3-22
Si è concluso oggi il procedimento penale a carico di S. E. R. Mons. Gustavo Óscar Zanchetta, vescovo di Orán (Argentina) dal 2013 al 2017.

Il monsignore, amico personale di Papa Francesco, era accusato di abuso sessuale continuato e aggravato. Nella diocesi sono stati indagati quattro ecclesiastici nell’ultimo periodo. Due sono stati portati a processo. Il primo è padre Agustín Rosa Torino e il secondo è, appunto, Mons. Gustavo Zanchetta. Torino è stato condannato a 12 anni di reclusione per aver abusato di tre persone. Anche la Congregazione per la Dottrina della Fede lo ha ritenuto colpevole dei delitti contestati e lo ha condannato alla pena della riduzione allo stato clericale. Il secondo è stato condannato oggi dal Tribunale penale di Salta a quattro anni e sei mesi di reclusione. Il tribunale ha disposto l’arresto immediato.

Il contesto in cui nascono queste violenze

Aldilà delle condanne che per fortuna arrivano e ristabiliscono la giustizia, è necessario inquadrare queste violenze nel loro contesto più ampio e comprendere che il problema è in radice. Entrambi questi casi riguardano una preventiva forma di abuso psicologico nei confronti delle vittime. Padre Rosa Torino addirittura era fondatore di una comunità religiosa nuova gli Hermanos Discípulos de Jesús de San Juan Bautista nata nel 1998. Come succede in moltissime di queste realtà, quest’uomo si era trasformato, da fondatore a “santone” ed aveva ridotto la sua realtà religiosa in un “setta”. Tutto questo ha reso molto semplice la possibilità di abusare dei suoi membri. Soltanto nel 2019, nonostante le denunce arrivarono alla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica già nel 2015, è stata decretata la soppressione dell’Istituto.

La stessa dinamica si è registrata nelle contestazioni mosse a Mons. Zanchetta ieri in aula. Il Vescovo, forte della sua posizione sociale e gerarchica, si permetteva di toccare, palpare e fare apprezzamenti su alcuni giovani seminaristi della sua diocesi. I candidati al sacerdozio erano sottoposti alla sua giurisdizione, lui poteva scegliere in qualsiasi momento se far proseguire il loro cammino oppure interromperlo. Ovviamente i giovani non erano liberi di ribellarsi come avrebbero fatto con chiunque perchè sapevano quali potevano essere le conseguenze. Il procuratore ha sottolineato come è stata messa in atto, da parte di Zanchetta, anche una macchina per far ritrattare coloro che lo avevano accusato. Anche queste pressioni sono state agevolate dalla “conoscenza di Zanchetta con il Papa” e dalla sua posizione gerarchica. È emblematico quindi come tutte queste vicende abbiano una radice comune. Il vescovo argentino addirittura “si strusciava” sui giovani seminaristi. Sia chiaro, qui nessuno sta facendo una valutazione morale sul fatto che abbia fatto promesa di celibato. Fra consenzienti ognuno gode della libertà dei figli di Dio. Qui si tratta di persone che abusano psicologicamente e fisicamente su subordinati e sottoposti.

Questi episodi devono portare tutta la comunità dei credenti a riflettere sull’utilizzo dell’autorità all’interno della Chiesa Cattolica. Molto spesso in luoghi di potere vengono messe persone che non sono capaci di gestire quella responsabilità. Questo porta le persone ad abusare della propria autorità mettendo in atto abusi psicologici sui propri fratelli o sottoposti e questa deriva può portare anche ad abusi sessuali veri e propri. Da diverso tempo continuiamo a dire che è necessario fornire una Ratio universale per la formazione presbiterale e nei seminari bisogna insegnare ai candidati a rivolgersi a psicologi in autonomia che li possano aiutare nel loro cammino umano e di crescita. È anche necessario promuovere una formazione continua dei presbiteri. Il prete non può sentirsi arrivato dopo l’ordinazione ma deve vivere una formazione continua: spirituale, giuridica, pastorale. Oggi ci sono interi presbitèri che non hanno corsi di formazione. Nei seminari si è concenrati su altro, invece che promuovere la formazione umana, spirituale, culturale e psicologica, l’orientamento del Pontefice regnante (deviato dalla formazione gesuitica) è quello di concentrarsi a scovare gli omosessuali nei seminari e non le persone malate (abusatori, narcisisti). Addirittura si pensa di delegare ad ogni diocesi la possibilità di fare un pò come conviene (si veda l’ultimo motu proprio).+

Il caso Zanchetta

Gli abusi erano stati gà denunciati alla Nunziatura Apostolica a Buenos Aires da parte di cinque sacerdoti. I presbiteri riferirono che Zanchetta era autoritario, portava avanti una cattiva gestione finanziaria dei beni della diocesi e riferirono abusi sessuali che si sarebbero perpetrati all’interno del seminario San Juan XXIII.

Alle autorità civili argentine sono state presentate due denunce. Due ex seminaristi lo hanno accusato di aver commesso su di loro abusi sessuali. La prima denuncia è del 6 febbraio 2019 nella quale è scritto che nel 2017 Mons. Zanchetta avrebbe abusato di un seminarista dentro al Seminario Juan XXIII ad Oran e in una casa privata nella cittadina di Los Toldos. Poco più di un mese dopo, è stata presentata un’altra denuncia per comportamenti sessuali provocanti e comportamenti inappropriati “in pubblico e in privato” nella casa parrocchiale di San Antonio, nel Seminario Juan XXIII e in episcopio. Il seminarista ha detto che gli eventi si sono ripetuti negli anni a partire dal 2016.

Oltre al presente procedimento, ci sono altri due procedimenti legali aperti contro Mons. Zanchetta. Questi però si concentrano su una possibile frode ai danni dello stato. Uno è stato avviato 12 anni fa nel tribunale di Berazategui, a seguito di accuse a Quilmes, la diocesi dove Mons. Zanchetta ha trascorso venti anni del suo ministero sacerdotale, prima di essere inviato ad Orano come vescovo. L’altro procedimento è stato intentato a Salta e ci sono state perquisizioni in episcopio.

Svolgimento del processo

Il processo ha visto molti testimoni e periti in aula. A partire dai seminaristi GFLG e CM che hanno denunciato il vescovo Zanchetta. Sono stati sentiti anche altri confratelli dei due giovani, i quali hanno confermato di aver visto “Zanchetta che toccava”, “che baciava” o che “faceva apprezzamenti”. Ci sono stati poi sacerdoti della diocesi che hanno riferito come Zanchetta si sentisse onnipotente e fosse ambizioso, spesso arrogante. Due psicologhe hanno riferito due tesi differenti, l’una ha posto l’accento sulle difficoltà emotive del vescovo e delle sue problematiche; l’altra lo ha giustificato e ha riferito che è una persona solida.

Sono emerse anche le pressioni messe in atto dall’attuale vescovo di Oran, Mons. Luis Antonio Scozzina OFM, anche lui amico fidato di Francesco che lo ha anche ordinato quando era arcivescovo di Buenos Aires, nei confronti di chi aveva denunciato Zanchetta. Da Santa Marta infatti è arrivato un dictat specifico: “Far rientrare la cosa”. Questa volta però Francesco ha fallito e i seminaristi non si sono fatti intimidire. In Argentina, peraltro, già dai primi entusiasmi manifestati in piazza San Pietro nel marzo 2013, avevano fatto notare che quella visione idilliaca non corrispondeva alla reale personalità di Bergoglio.

La giustificazione di Mons. Zanchetta è sempre stata: è una vendetta verso di me. Non è mai stata dimostrata però alcuna attività cospirativa e la credibilità dei testimoni non è stata minata affatto dalla difesa. Anzi, gli psicologi hanno riferito che i testimoni e le vittime sono pienamente attendibili e la Corte ha verificato che le versioni delle persone comparse combaciano.

I procuratori Maria Soledad Filtrin Cuezzo e Pablo Rivero hanno pronunciato una requisitoria molto dettagliata e chiara, nella quale hanno posto l’accento sulla violenza psicologica messa in atto da quest’uomo nei confronti dei seminaristi. Hanno ripreso tutte le dichiarazioni dei testimoni ed hanno detto che Zanchetta molte volte si rivolgeva alle sue vittime dicendo: “Io sono il vescovo”. Come a voler incutere timore. Hanno poi parlato anche dei documenti inseriti dalla difesa nel fascicolo del dibattimento. Si tratta di alcuni atti, solo quelli difensivi, del procedimento penale canonico che si sta celebrando presso la Congregazione per la Dottrina della Fede. Come avevamo spiegato, infatti, nessuna norma canonica prevede un invio de plano del fascicolo canonico alle autorità civili. La procura aveva chiesto una condanna a quattro anni e sei mesi di reclusione.

La difesa ha chiesto l’assoluzione in quanto tutto sarebbe opera di questo complotto contro il Vescovo. Ha riferito anche che le “cene a base di alcool” che si facevano “erano normali in un seminario, non c’è nulla di male a bere alcool”. In riferimento ai regali che Zanchetta faceva ai seminaristi, doni che l’accusa ritiene fossero per conquistare le sue prede, il difensore del vescovo ha riferito che “c’erano punizioni e regali come ovunque e ha escluso che vi fosse preferenza per alcuni in particolare. Ora noi i seminari li conosciamo e nutriamo diverse perplessità sia in merito alle cene a base di alcool, comunemente dette “festini”, sia per i regali ai seminaristi. Non si sa Zanchetta dove abbia vissuto ma non avviene così ovunque, non ci sono punizioni o regali, non è un orfanotrofio.

La decisione della Corte

Il tribunale ha disposto l’arresto immediato e la pena detentiva di 4 anni e sei mesi.