Una bella riflessione per i nostri lettori.
Luigi
Il Cammino dei Tre Sentieri, 4 NOVEMBRE 2021
di Corrado Gnerre
Sappiamo che chi pretende difendere a spada tratta il Novus Ordo Missae, cioè il Nuovo Rito della Messa, pur di sorvolare sulle significative e per certi versi gravi questioni teologiche che pone questo Rito, si sofferma sulla questione dei gesti affermando che la riforma liturgica avrebbe giustamente semplificato.
Ciò che però non si riesce a capire -e che invece se si ha un animo semplice si capisce eccome- è che c’è una differenza tra forma e formalismo. Quest’ultimo si giudica da sé, ma quest’ultimo non è dato dal numero dei gesti o dei dettagli, quanto dallo spirito con cui si compiono i gesti e si rispettano i dettagli. Se si è privi della giusta fede, se si pensa di mettersi in pace con il Signore rispettando certe forme e non convertendo realmente il cuore e conservando in grazia l’anima, è evidente che si cade nel fariseismo e quindi si cade in un colpevole formalismo. Ma se i gesti formali e i dettagli sono espressione di una fede vera e sincera e sono collocati e considerati nella giusta maniera, essi rimangono forma. Anzi è una forma che diventa sostanza.
D’altronde se ci si fa caso -e si è onesti intellettualmente- sui dettagli si regge la Storia, sui dettagli si regge il mondo, sui dettagli si regge la vita. Sì, la vita. Dice giustamente sant’Alfonso in una sua meditazione che non ci vuole nulla a morire: “…basta una goccia di sangue che cade sul cuore.” Lasciando perdere l’esattezza o meno del dato medico, non si può negare che è così: la salute si può perdere in un batter d’occhio e per un nonnulla.
Vorremmo tanto dire a certi liturgisti essenzialisti: perché vogliono togliere a Dio ciò che invece si loda in altri campi? L’artista non lavora sui dettagli? E l’artigiano non fa lo stesso quando costruisce ciò che deve costruire? E quando ammiriamo delle manifatture fatte come si deve, pensiamo appunto a come sono precise e -appunto- a come sono “dettagliate”.
Per non parlare della chirurgia. Cosa pensereste di un chirurgo che non fosse attento ai dettagli? Basterebbe fare un errore di pochi millimetri… e il danno diventerebbe irreparabile.
Gilbert Keith Chesterton, nel suo Ortodossia, così scrive a proposito dei dettagli nelle dispute teologiche. Leggiamo:
Le discussioni teologiche sono sottili ma non magre. In tutta la confusione della spensieratezza moderna, che vuol chiamarsi pensiero moderno, non c’è nulla forse di così stupendamente stupido quanto il detto comune: “La religione non può mai dipendere da minuziose dispute di dottrina”. Sarebbe lo stesso affermare che la vita umana non può mai dipendere da minuziose dispute di medicina.
L’uomo che si compiace dicendo: “Non vogliamo teologi che spacchino capelli in quattro”, sarebbe forse d’avviso di aggiungere: “e non vogliamo dei chirurghi che dividano filamenti ancora più sottili”.
È un fatto che molti individui oggi sarebbero morti se i loro medici non si fossero soffermati sulle minime sfumature della propria scienza: ed è altrettanto un fatto che la civiltà europea oggi sarebbe morta se i suoi dottori di teologia non avessero argomentato sulle più sottili distinzioni di dottrina.