Lo scisma incombe.
Luigi
4 Aprile 2021 di Franca Giansoldati, Il Messaggero
«Lo scisma in Germania? Di fatto è già iniziato. Tecnicamente possiamo parlare di scisma quando è in atto un processo che porta a distaccarsi dalla comunione gerarchica, dal Papa». Il cardinale Walter Brandmuller, presidente emerito del Pontificio comitato di Scienze storiche, grande conoscitore delle dinamiche della Chiesa, ha pochi dubbi su quello che sta accadendo. «Lo scisma, in parole povere, è la negazione della comunione gerarchica al vescovo o al Papa, cosa che sta succedendo sotto i nostri occhi, basta vedere anche le dichiarazioni o le prese di posizioni di tanti vescovi tedeschi».
Da tempo ci sono richieste di riforme sostanziali per esempio sul fronte del celibato sacerdotale, dell'ordinazione femminile e anche, ultimamente, la benedizione delle coppie gay...
«La domanda più pressante di queste riforme nasce soprattutto dai funzionari del cattolicesimo organizzato, dai movimenti, dal Comitato centrale dei cattolici tedeschi che poi sono per la stragrande maggioranza dipendenti delle strutture ecclesiastiche perché, non dimentichiamo, che la Chiesa cattolica è il secondo datore di lavoro dopo lo Stato in Germania. Per tornare allo scisma bisogna stare attenti a non confondere due aspetti, lo scisma e il dissenso sul piano dottrinale a proposito della dottrina, perché in questo caso si tratta di eresia. Nel caso tedesco abbiamo entrambi questi aspetti».
Magari è solo una fase di crisi passeggera...
«La situazione in Germania a mio parere è compromessa perché non solo vi è la negazione della comunione gerarchica, ma vi è anche dissenso sul piano magisteriale. A volte ci possono essere dei dissensi che non necessariamente implicano uno scisma. Questo caso, invece, è tutto nuovo e a mio parere preoccupante».
La distanza con Roma si potrebbe amplificare ulteriormente?
«Come le dicevo: in questo caso abbiamo anche il dissenso a livello dogmatico sulle verità di fede. Cosa che implica il delitto di eresia. Quello che accade in Germania è sia scisma che eresia sotto il profilo dogmatico».
Perché sono arrivati a tanto secondo lei?
«Chiedono da tempo il sacerdozio femminile, la comunione ai risposati divorziati, la accettazione dell'omosessualità, la benedizione delle coppie gay. E' uno scivolamento sulle posizioni protestanti, forse vogliono una Chiesa unita con i protestanti».
E la questione sul celibato sacerdotale?
«Pur non trattandosi di una questione dottrinale si tratta sempre di tradizione apostolica. Inaccettabile».
Secondo lei chi si unirà a questo scisma?
«Non saprei con precisione. Posso però affermare con certezza che la maggioranza dei cattolici tedeschi è indifferente a tutto questo. Abbiamo una società altamente secolarizzata, la partecipazione alla messa domenicale riguarda al massimo il 10 per cento delle persone. Chi aderisce alle tesi progressiste sono persone legate al Comitato Centrale cattolico ma la maggioranza dei fedeli è indifferente, mi creda. Il secolarismo galoppa veloce e la distanza dei fedeli dalla Chiesa è aumentata».
Tecnicamente quando viene avviato uno scisma?
«E' un processo. Non c'è un atto singolo. Gli scismi storici si sono concretizzati con il tempo partendo dal fatto che si non riconoscevano più l'autorità del Papa e della gerarchia. L'inizio di un atto scismatico è questo, poi le forme si realizzano in modo diverso. Per esempio il grande scisma di occidente nel 1054 non è stato il frutto di un unico momento. Non si è cristallizzato in una certa data ma piuttosto è stato un processo formalizzato poi nel XII secolo».
E poi c'è stato anche Lutero...
«Quella era una eresia, più che uno scisma. Lutero negava dogmi fondamentali, egli rifiutava i sacramenti eccezion fatta per il battesimo e l'eucarestia. In ogni caso è difficile contare gli scismi nella storia. Nella Chiesa antica per esempio sono stati tanti e poi coi secoli sono andati diminuendo».
E lo scisma di Lefebvre?
«I lefebvriani sono molto fedeli ma non riconoscono negli sviluppi del Vaticano II che, secondo me, è stato mal interpretato nel senso che non distinguono tra il valore dogmatico e vincolante delle quattro costituzioni dogmatiche e di quei testi di contenuto disciplinare pratico che sono di carattere pastorale giuridico e che perciò sono sottomessi al cambio della storia».
Ma lei non pensa che sia giusto assegnare alle donne nella Chiesa un peso maggiore rispetto a quello che hanno sempre avuto finora, cioè quasi zero?
«In futuro le donne possono avere un ruolo di grande importanza. Possono essere responsabili delle finanze della Chiesa, per esempio. Possono dirigere lo Ior ma non possono ricoprire un ruolo di Segretario di Stato o un prefetto di congregazione perchè è indispensabile l'ordinazione sacerdotale. Possono avere ruoli di vertice in tutti i ruoli dove si tratta di una conseguenza dell'ordine sacro».
La Chiesa continuerà a essere sempre così maschilista?
«La Chiesa ha due livelli, il dogma dei sacramenti e la sua posizione nella società odierna. La donna potrà avere ruoli di vertice nel secondo campo, senza alcun problema. Ma non potrà mai fare il prete, il vescovo...»
Nemmeno la cardinalessa?
«C'è un dibattito. Ma l'elezione del papa nel conclave è un atto di altissimo ministero pastorale legato al sacramento dell'ordine».
Povere donne, sempre ai margini...
«Siamo molto più poveri noi uomini, pensi che noi non riusciremo mai a partorire...»