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venerdì 31 luglio 2020

Coronavirus.Sagrada Familia: il Governo della Catalogna ha violato “la libertà religiosa e la libertà di culto”, protette dalla Costituzione spagnola.

Barcellona. Il semaforo è sempre rosso ma solo per impedire l'ingresso ai fedeli nella Basilica della Sagrada Familia. Il governo della Catalogna aggiunge  un altro odioso tassello contro la libertà del culto cattolico. 
Il Governo centrale spagnolo, che si vanta di avere "rapporti sereni" con il Papa,  vuole varare delle diposizioni  per la « semplificazione del recupero di beni registrati indebitamente alla Chiesa»; per la definitiva cancellazione dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole nonchè per il varo di una serie di «politiche femministe» e per «una morte dignitosa e l’eutanasia». 
Tanto per far capire chi sono veramente i  socialisti e e Unidas Podemosla hanno nominato Direttrice dell’Istituto per le donne e la parità Beatriz Gimeno che sette anni or sono  in un articolo aveva affermato che era comprensibile che durante la guerra civile spagnola fossero state bruciate le chiese.  
In Spagna, come in altre nazioni, con pretesto della terribile pandemia del coronavirus la sinistra sta mettendo nel mirino la Chiesa Cattolica le sue istituzioni.
AC

Sagrada Familia: i turisti possono entrare, i fedeli no 

Sanzionato il cardinale di Barcellona per un funerale per le vittime del Covid-19 nella basilica di Gaudí. 
Il Governo ammetteva solo 10 persone all’interno del tempio.

Il Governo della Catalogna ha aperto un procedimento contro l’arcivescovado di Barcellona per non aver obbedito alla norma in base alla quale dovevano entrare solo 10 persone al funerale dei defunti per il Covid-19, celebrato domenica 26 luglio nella basilica della Sagrada Familia, opera del geniale architetto Antonio Gaudí. 
La Sagrada Familia è il tempio più emblematico e visitato della Catalogna. 
Venerdì scorso, tuttavia, il Governo catalano ha autorizzato l’apertura del famoso tempio e l’ingresso dei turisti in numero ben superiore. Il funerale, al quale hanno assistito circa 130 persone (meno di un quarto della capienza), è stato presieduto dal cardinale Juan José Omella, arcivescovo di Barcellona e presidente della Conferenza Episcopale Spagnola. 
Dopo molteplici negoziati e ragionamenti con tutte le autorità, municipali e dell’ente autonomo, e di fronte alla chiusura del Governo catalano, il cardinale Omella ha deciso di celebrare la cerimonia. 
Vi hanno assistito familiari dei defunti e persone che hanno messo a rischio la propria vita durante la pandemia, come medici, infermieri, personale sanitario, pompieri, operatori delle ambulanze, giornalisti, ecc.. La cerimonia è stata trasmessa da varie emittenti televisive e radiofoniche. ù
Nessuna autorità civile vi ha partecipato. 
Libertà Il cardinale Omella ha presentato una causa giudiziaria contro il Dipartimento della Sanità catalano per aver cercato di violare “la libertà religiosa e la libertà di culto”, protette dalla Costituzione spagnola. 
Limitare la presenza a 10 persone è “ingiusto e discriminatorio”, ha affermato in una nota l’arcivescovado. 
È la prima volta che si ricordi in cui il Governo e la Chiesa in Catalogna si scontrano e la questione viene portata in tribunale. 
L’atteggiamento della Chiesa cattolica è stato ed è esemplare nel rispetto di tutti i doveri sul coronavirus, e i rapporti, fin dalla fine del franchismo, erano sempre stati amichevoli e basati sulla cooperazione. 
Nella sua omelia, il cardinale Omella ha sottolineato che sono state osservate le più rigorose misure di sicurezza, e che era giusto celebrare questo funerale, che chi è morto di coronavirus nei mesi scorsi non ha potuto avere. Il porporato ha poi fatto appello all’unità di tutti e allo spirito di concordia per far fronte alla crisi economica e sociale provocata dalla pandemia. 
Anche nelle altre diocesi catalane non si è seguito l’ordine di far entrare solo 10 persone nelle rispettive cattedrali. 
Il Governo catalano è attualmente indipendentista, e ha aperti molti fronti, non solo per la ripresa della diffusione coronavirus negli ultimi giorni, ma anche per la chiusura di imprese come la Nissan e le difficoltà che vivono il commercio e il turismo per via delle decisioni di vari Governi europei di sconsigliare i viaggi in Spagna, e in Catalogna in particolare. 
La ripresa della vita economica e sociale della Catalogna sarà molto difficile, come del resto quella di tutta la Spagna e di gran parte d’Europa e d’America. 
A questo scopo servono unità, cooperazione tra le varie istituzioni, dialogo e comprensione. Al Governo catalano mancava solo il fatto di scontrarsi con la Chiesa permettendo l’apertura dei luoghi di culto solo a 10 persone. 
Dall’arcivescovado ci si chiede come poter celebrare i funerali con solo 10 persone, ovvero con il cardinale come celebrante, quattro aiutanti e dei chierichetti.  
“È ridicolo, e va contro il diritto al culto e alla libertà religiosa”, hanno affermato fonti dell’arcivescovado. 
Nel tempio espiatorio che è la basilica della Sagrada Familia di Barcellona sono stati celebrati domenica con tutta la solennità del caso i funerali delle migliaia di persone morte in silenzio e solitudine, senza poter essere assistite né dai familiari né dai sacramenti. 
Ora molti parenti hanno ricevuto la consolazione di una cerimonia religiosa, come avrebbero desiderato durante i momenti peggiori della pandemia. 

Altri scontri  
Dall’altro lato, e per cercarsi altri problemi con la Chiesa, la consigliera della Giustizia del Governo catalano, Ester Capella, ha voluto reclamare in un rapporto alcuni beni della Chiesa, ritenendoli incamerati in modo indebito. 
L’arcivescovo di Urgell, Joan Enric Vives, ha protestato la settimana scorsa per questo rapporto che, ha detto, non si adatta né al diritto né alla storia. 
Lo stesso ha detto in seguito in una nota la Conferenza Episcopale Tarraconense, formata da dieci diocesi, affermando che la Chiesa non si è appropriata di nulla che non fosse suo. In passato non era necessario iscrivere i beni della Chiesa – templi, cattedrali, basiliche, cappelle, seminari, edifici e terreni parrocchiali – nel registro di proprietà, visto che questa li ha usati da secoli. 
Ora la legislazione spagnola sostiene che bisogna dar loro una titolarità, e la Chiesa li ha iscritti nel registro di proprietà.

Fonte: Aleteia QUI

2 commenti:

  1. Un po' come han fatto in Italia insomma...con tanto di preti e vescovi ben felici di sottomettersi ai diktat di giallorossi.

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    1. Sono d'accordo al 100%. E siccome i politici italiani (a differenza di quelli spagnoli e non solo),hanno sempre paura dell'elettorato cattolico,se i vescovi avessero assunto posizioni più coraggiose e dignitose, non avremmo assistito al folle e inutile scempio dei mesi scorsi

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