Post in evidenza

Luis Badilla. "Per Papa Francesco visitare la Francia era già un problema nel 2014"

Grazie a Luis Badilla per questa nuova analisi sulla ritrosia di Francesco a fare viaggi apostolici in Francia. QUI ancora Badilla sulla ma...

sabato 30 maggio 2020

La Messa "Covid-free": tra guanti, divieti di inginocchiarsi e altre pazzie

Un interessante articolo sulle ultime pazzie liturgiche in tempo di coronavirus.
Su una proposta prudente e assennata sulla distribuzione della S. Comunione vedere Julio Loredo su MiL QUI (e QUI per un articolo storico sul medesimo argomento).
Luigi

29-05-2020, La Nuova Bussola Quotidiana,  Luisella Scrosati

In molte chiese sono stati tolti gli inginocchiatoi e i fedeli non possono ricevere la Comunione in bocca. Ma l’Ordinamento Generale del Messale Romano chiede di inginocchiarsi «alla consacrazione a meno che lo impediscano lo stato di salute e...». Perciò è chi sta in piedi che deve spostarsi. Sulla Comunione il presidente nazionale dei Medici Cattolici ha detto che quella «in mano è igienicamente meno sicura». Questi gli abusi non chiesti dal protocollo e contrari al Diritto Canonico.

È in arrivo la seconda domenica post captivitatem, già Domenica di Pentecoste. Ironia a parte, nella prima domenica dopo la ripresa delle Messe con popolo, molte persone sono rimaste rattristate, contrariate e persino arrabbiate a causa dei nuovi usi liturgici introdotti con la scusa del Covid. Sì, la scusa. Perché non c’è alcuna evidenza scientifica né ragione dettata dal buon senso per impedire, come avviene in molte chiese, che si possa ricevere la Santa Comunione direttamente in bocca e che ci si possa inginocchiare al momento della consacrazione.

Cominciamo dalla seconda “norma” inventata. In alcune chiese è stato consigliato o persino proibito di inginocchiarsi durante la Consacrazione, facendo persino sparire panche ed inginocchiatoi. Viene detto che se un fedele si inginocchia, riduce la distanza di “sicurezza” rispetto alla persona che ha davanti, la quale sceglie di non inginocchiarsi. Ora, siccome la posizione in ginocchio su un inginocchiatoio riduce la distanza di circa 20 cm, si potrebbe pensare di tenere una distanza di un metro abbondante tra le varie file di panche ed il finto problema sarebbe risolto.

Perché l’inginocchiarsi alla consacrazione non è un semplice gesto di devozione personale. L’Ordinamento Generale del Messale Romano, al n. 43, prevede infatti che i fedeli si inginocchino «alla consacrazione, a meno che lo impediscano lo stato di salute, la ristrettezza del luogo, o il gran numero dei presenti, o altri ragionevoli motivi». Più avanti si precisa che «dove vi è la consuetudine che il popolo rimanga in ginocchio dall'acclamazione del Santo fino alla conclusione della Preghiera eucaristica e prima della Comunione, quando il sacerdote dice Ecco l'Agnello di Dio, tale uso può essere lodevolmente conservato».

Dunque, la norma è quella di inginocchiarsi, almeno durante la Consacrazione. Di conseguenza, dovrebbero essere semmai le persone che, non potendo inginocchiarsi, devono rimanere in piedi a spostarsi quanto basta, e non il contrario.

Il discorso sull’ormai quasi universale obbligo di ricevere l’Eucaristia sulla mano è un po' più articolato. Non è stato “solo” Paolo Gulisano a far presente che la Comunione sulla mano è tutt’altro che più sicura rispetto a quella direttamente in bocca. Un paio di settimane fa è intervenuto sulla questione anche il prof. Filippo Maria Boscia, Presidente Nazionale dei Medici Cattolici (vedi qui): «Il problema che arrovella tutti e noi, medici per primi, è quello dei virus e della loro diffusione. Spesso si arriva a dire tutto e il contrario di tutto. Una cosa è certa: le mani sono la parte del corpo più esposta ai virus, toccano tutto, dalle cose infette ai soldi ed hanno bisogno di continua disinfezione [...] Per me è più sicura quella sulla lingua rispetto a quella sulla mano. Le mani, come le dicevo, toccano tante cose. Sulla mano in definitiva è più contagiosa». Un’opinione autorevole, che, come minimo, dovrebbe portare a non essere così intransigenti nel vietare la Comunione direttamente in bocca ai fedeli che la richiedono.

Il professor Boscia, con grande buon senso, tocca il nervo scoperto: «In effetti esistono persone ossessionate dall’idea dei virus e dell’ammalarsi [...] Effettivamente ho letto della pinzetta e delle bustine con le ostie take away: nel nome di questa ossessione siamo arrivati alla follia. Ma scusi: dopo la spagnola, abbiamo seguito a prendere la Comunione in bocca, ad esempio, e tutto è rimasto come prima. Penso che stiamo andando oltre il buon senso, non dobbiamo correre dietro a certe cose. Salute certamente sì, ma esasperazioni o stravaganze no». E ribadisce la sua posizione sulla Comunione: «In ogni caso, da medico, credo che la Comunione in mano sia igienicamente meno sicura dell’altra. Del resto non ci dicono ogni giorno di non toccare cose, di non portarci le mani al naso ed occhi».

Purtroppo le cose stanno così. E le conseguenze di questa esasperazione ricadono sui fedeli. È curioso che ai nostri fratelli ortodossi (vedi qui, par. 2.4) non è stato affatto richiesto di amministrare la Comunione sulla mano per ragioni sanitarie, bensì di aver cura «di offrire l’Eucaristia [...] senza venire a contatto con i fedeli». Strettamente parlando, nemmeno a noi cattolici è stato indicato di dare la Comunione sulla mano, perché l’indicazione presente nel protocollo chiede semplicemente di non entrare in contatto con le mani dei fedeli, cosa assolutamente garantita dalla Comunione in bocca.

Ancora una volta, spiace dirlo, ci troviamo di fronte ad un abuso bello e buono. Un abuso doppio, perché impone qualcosa che non è chiesto dal protocollo ed è addirittura contrario al diritto dei fedeli di poter ricevere l’Eucaristia, tutelato dal Diritto Canonico. Il Codice infatti, al can. 912, prevede che «ogni battezzato, il quale non ne abbia la proibizione dal diritto, può e deve essere ammesso alla sacra Comunione». Potest et debet. È consentito al ministro rifiutare la Comunione solo se il fedele rientra nella categoria degli scomunicati e interdetti (can. 915), quanto al foro esterno; mentre, riguardo alle disposizioni interiori, il fedele non si deve accostare al Corpo del Signore se consapevole di peccato grave (can. 916).

Non è dunque lecito ad alcun ministro rifiutare la Comunione, per il solo fatto che il fedele la voglia ricevere in bocca. Tanto più che questa è la modalità propria della Chiesa e la più adeguata, mentre quella sulla mano è semplicemente un indulto. Il documento di riferimento è l’Istruzione Memoriale Domini, voluta da Paolo VI nel 1969. In esso troviamo affermato chiaramente che la Comunione direttamente in bocca, «si deve senz’altro conservare, non solo perché poggia su di una tradizione plurisecolare, ma specialmente perché esprime e significa il riverente rispetto dei fedeli verso la Santa Eucaristia [...] con questa forma ormai tradizionale è meglio assicurata una distribuzione rispettosa, conveniente e dignitosa insieme della Comunione; si evita il pericolo di profanare le specie eucaristiche [...] e si ha modo di osservare con esattezza la raccomandazione sempre fatta dalla Chiesa sul riguardo dovuto ai frammenti del pane consacrato». Maggiore rispetto, garanzia di evitare profanazioni e cura per la dispersione dei frammenti: possibile che tutto questo conti zero di fronte alla discussa ipotesi che la Comunione in bocca possa remotamente favorire un eventuale contagio?

Allora, coniugare la prudenza di evitare un contatto, con il diritto dei fedeli di ricevere l’Eucaristia, non è solo possibile: è doveroso. È sufficiente che il sacerdote si pulisca accuratamente le mani prima di dare la Comunione e che, nell’eventualità che entri in contatto con il fedele, le pulisca nuovamente. Per i più scrupolosi, oltre a ricordare il richiamo del prof. Boscia a non diventare ossessivi, è possibile adottare uno strumento ben noto alla tradizione liturgica. Si tratta della pinza eucaristica, nota anche come tenacula. È stata utilizzata nei tempi di pestilenza e altre gravi epidemie per poter comunicare i fedeli. A questo proposito, è bene fare un chiarimento. Il 5 marzo scorso era stato chiesto (vedi qui) all’arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, Amministratore Apostolico del Patriarcato Latino di Gerusalemme, cosa pensasse del fatto che in questa fase di emergenza si ricevesse la Comunione sulla mano. Pizzaballa ha correttamente fatto presente che la Chiesa ha sempre trovato delle modalità per permettere ai fedeli di ricevere i sacramenti, portando come esempio proprio l’uso delle pinze liturgiche. Però, nella risposta, Pizzaballa apporta le pinze eucaristiche come argomento a sostegno del presunto buon senso di dare la Comunione sulla mano. È evidente che si tratta di una forzatura, perché la pinza veniva usata non per dare l’Eucaristia sulla mano, ma per darla in bocca, come si può verificare nelle rappresentazioni visibili qui.

Ancora una volta, tocca a noi domandare ai nostri pastori, parlando con loro, scrivendo al nostro vescovo, al cardinal Bassetti e alla Congregazione per il Culto divino di ripristinare il diritto della Chiesa, nel rispetto del Sacramento dell’Eucaristia e delle necessità dei fedeli.

3 commenti:

  1. Sembra che l'atto di inginocchiarsi sia stato messo al bando col covid, mentre da molto tempo ormai viene sempre più scoraggiato. Già trent'anni fa, si usava recitare le litanie dei santi (per esempio ai funerali) in piedi, sia da parte del sacerdote, che dei fedeli. Sulla porcheria della comunione in mano si è già detto...guanto o non guanto. Come si fa ad avere rispetto per i sacramenti quando ci si confessa in piedi davanti al confessionale come se si stesse comprando un biglietto del treno, mentre ci si comunica, sempre in piedi, facendo la fila come per entrare in discoteca?
    Ancora una volta, questa crisi, se così si può definire, non ha fatto altro che mettere sotto i riflettori problemi che esistono da cinquant'anni.

    RispondiElimina
  2. ma non si inginocchia più nessuno. per inginocchiarmi e non essere guardato, ed averr soggezione, vado a messa dagli ortodossi.

    RispondiElimina
  3. vedo che anche in questo di Tradizionalisti non si parla di confessione che è il sacramento più importante. i preti durante l'emergenza non la concedevano. io da molto che non credo a questi preti mi auto pentivo e non mi accostavo all comunione. qu in questo blog non ne ha parlato nessuno. che forse anche voi Tradizionalisti avete avuto comodità di auto assolvervi alla luterana maniera? Tradizionalisti della comodità di Babilonia che no siete altro. più coerene una Misericordia per tutti della chiesa che voi chiamate modernista, che altro non è che la chiesa vera che detta le sue regole nell'unità papale anche se ciò a voi non piace. Eretici!

    RispondiElimina