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29-1-18
29-1-18
Entro in chiesa. Mi metto a recitare il rosario in latino. Mi si avvicina un signore.
Dice:
– Fossi in te eviterei.
Lo guardo. Chiedo:
– E lei chi è?
– Un prete.
– Un prete?
– Sì.
– E perché non è vestito da prete?
– Oh! Non si usa più. Dobbiamo accogliere…
– E lei non può accogliere vestito da prete?
– Ti piace scherzare, eh?
– Non sto scherzando!
– Comunque, non starai mica recitando il rosario contro gli immigrati, come hanno fatto in Polonia…
– Veramente lo sto recitando per le anime del purgatorio.
– Purgatorio?
– Sì, perché?
– Sei sicuro che esista?
– Che cosa?
– Il purgatorio.
– Certo che sì!
– Mah, io non sarei così sicuro.
– In che senso?
– Retaggio medievale… Il Dio giudice, il castigo. Poca misericordia. Chi siamo noi per giudicare?… E, comunque, perché in latino?
– Perché mi piace.
– E perché ti piace?
– Perché mi fa sentire più vicino a Dio.
– Uhm…
– Che c’è?
– Non sarei così sicuro.
– Di che?
– Che il latino avvicini a Dio.
– Ma non è il latino in sé. È il latino in quanto lingua del sacro.
– Sacro?
– Sì.
– Uhm…
– Che c’è adesso?
– Non sarei così sicuro.
– Di che?
– Di quel che dici sul sacro.
– Ovvero?
– Il sacro… idea vecchia. Non c’è bisogno di stare in un luogo o di esprimersi in un certo modo.
– Vabbé, come vuole. Posso continuare a recitare il rosario?
– Fai, fai. Per quanto…
– Che c’è ancora?
– Sei sicuro?
– Di che?
– Delle parole che dici.
– Certo che sono sicuro!
– Anche quando dici il «Padre nostro»?
– Ma certo!
– Uhm…
– Che c’è?
– Ma all’epoca mica c’era il registratore. Come fai a essere sicuro?…
– Senta, vorrei recitare il mio rosario.
– Comunque, fossi in te…
– Che c’è?
– Lo direi a bassa voce.
– Ma perché?
– Magari poi ti prendono per polacco…
– Ma per favore! Vuole lasciarmi in pace?
– Pace?
– Sì, in pace, grazie.
– Uhm…
– Che c’è adesso?
– Un vero cristiano è sempre inquieto…
– Senta amico… Ho poco tempo e vorrei finire.
– Ah, il tempo! Non sai che è superiore allo spazio?
– Ma che dice?
– Non lo dico io…
– Va bene, come vuole. Ora però vorrei recitare il rosario.
– In latino?
– Sì, gliel’ho già spiegato.
– Mah! Sai, non vorrei…
– Che cosa?
– Che poi ti prendessero per tradizionalista. Oltre che polacco…
– Guardi, non me ne importa niente, mi prendano pure per ciò che vogliono.
– Contento tu…
– Certo, contento io.
– Anche se…
– Che cosa?
– In nome della parresia…
– Embé?
– Io dovrei… ecco dovrei denunciarti in quanto tradizionalista.
– Ma che dice?
– Comunque sarò misericordioso…
– E?…
– E ti do un consiglio d’amico: meglio non stare in ginocchio.
– E perché?
– In ginocchio sta il fariseo, l’ipocrita…
– Ma che dice?
– Eh! Le prescrizioni…
– Ma che prescrizioni!? Sto in ginocchio perché ci voglio stare! È devozione!
– Devozionalismo, direi…
– Ma mi faccia il piacere!
– Comunque, amico, parli piano. Non dia scandalo…
– Ah! Questa è bella! Io darei scandalo…
– Certo, con queste pratiche del passato. Mentre tutto cambia. Cogliere i segni dei tempi! Ci vuole discernimento!
– Ecco, bravo, discerna. Io intanto dico il rosario.
– E così tu ti senti a posto, eh?
– Non mi sento a posto. Mi sento meglio.
– Sì, con quella faccia da peperoncino all’aceto!
– Ma come si permette?
– Gioiosi, noi dobbiamo essere gioiosi! E invece voi profeti di sventura…
– Profeta di sventura sarà lei!
– Ah, ecco la tipica aggressività del tradizionalista!
– Io non sono aggressivo. Sono solo stanco delle sue assurdità!
– Ah! Ecco il duro di cuore…
– Lei è pazzo!
– Non lo sa che il cristiano è missionario di misericordia?
– Ma se ne vada!
– Uomo della gioia! Ecco il cristiano! Non intollerante e fondamentalista…
– Io non sono intollerante! E sono fondamentalista solo nel senso che ho a cuore le cose fondamentali! E voglio solo recitare il mio rosario!
– Qui manca il discernimento, è chiaro…
– Lei è davvero incredibile…
– Ecco il cristiano da salotto…
– Ma che salotto e salotto!
– Sì, da salotto: chiuso, rigorista…
– Io non sono chiuso! Lo divento quando incontro gente come lei!
– Già già… Volete passare per credenti e pensate solo a voi stessi… Sepolcri imbiancati…
– Signore aiutami!
– Che fa?
– Prego il Signore! Che mi aiuti. Che mi dia la forza! Che mi trattenga!
– Da che cosa?
– Dal mandarla… a quel paese!
L’uomo sorride e mi fa l’occhiolino. Poi dice:
– Bravo! Esame superato.
– Come? Non capisco?
– Hai superato la prova a cui ti ho sottoposto. Noi ogni tanto lo facciamo.
– Voi…?
– Sì, noi dell’SVF.
– SVF?
– Servizio Valutazione Fede. Facciamo domande e valutiamo. Ma adesso continua pure a pregare, e scusami per il disturbo.
Non so come replicare. Sono senza parole. Mi limito a sussurrare:
– Bene, grazie.
L’uomo sorride. Il suo volto ora mi sembra luminoso. Dice:
– Ah! Dimenticavo: ecco qua… l’attestato.
E mi allunga un’immaginetta. Raffigura l’arcangelo Michele difensore della fede. Con tanto di spada.
Mi volto per ringraziarlo. Ma è sparito.
Aldo Maria Valli