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giovedì 5 aprile 2018

Padre Cervellera: "Sull’accordo fra Cina e Vaticano siamo scettici, non ‘contro il papa’"


Nelle note tragiche vicende della Chiesa in Cina (inter alia VEDERE QUI), un'interessante commento di Padre Cervellera che non può certamente essere accusato di essere un estremista.
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Bernardo Cervellera, Asia News, 5-3-2018
AsiaNews non è né ottimista, né pessimista, ma realista. Le nomine “mirate” dei vescovi portano già oggi al soffocamento della Chiesa. Il “partito dell’ottimismo” tace sulle distruzioni delle chiese, i divieti ai giovani di partecipare al culto, il controllo serrato di sacerdoti e fedeli. Il programma – senza accordi - : favorire l’unità della Chiesa cinese; potenziare la formazione di sacerdoti, suore laici; sostenere l’evangelizzazione. Il modello delle comunità protestanti sotterranee. Non considerare uno “scarto” la Chiesa cattolica sotterranea.

Roma (AsiaNews) - Cosa pensa AsiaNews dell’accordo fra Cina e Vaticano? È la domanda che ci pongono alcuni lettori sul tema che sta infiammando molti cattolici nel mondo.

Come si sa, c’è un “partito degli ottimisti”, che vede quest’accordo – che riguarda le nomine dei vescovi e nient’altro: non i rapporti diplomatici fra Pechino e la Santa Sede, come talvolta si crede – come la panacea di tutti i problemi della Chiesa cinese creando una maggiore unità, maggiore evangelizzazione, maggiore inculturazione (“sinicizzazione”).

C’è anche il “partito dei pessimisti”, che vede inutile ogni trattativa con Pechino perché il suo governo è “inaffidabile” e perché il prezzo da pagare per questo accordo è la consegna della Chiesa nelle mani del potere politico, che continua ad enfatizzare “l’indipendenza” della Chiesa e a esigere dai vescovi cinesi di ripetere ad ogni istante lo stesso ritornello: “indipendenza”.

AsiaNews non è né ottimista, né pessimista, ma scettica. E siamo scettici perché realisti: perché guardiamo ai fatti che succedono. Proprio mentre le delegazioni vaticana e cinese stanno per incontrarsi, vi sono chiese che vengono distrutte, giovani a cui si proibisce l’andare in chiesa, divieto di radunarsi perfino in casa propria per la preghiera… Se un Partito ha come programma il soffocamento e la soppressione della fede (di qualunque fede), che interesse avrà Pechino in questo accordo, se non soffocare, anche attraverso nomine “mirate” di vescovi, qualunque vitalità della Chiesa in Cina? Già ora vi sono segnali preoccupanti: i sacerdoti non possono incontrarsi coi giovani; non possono fare campi e ritiri con loro; i vescovi all’estero e in patria devono seguire la velina che il Partito passa loro; i rapporti con gli altri cattolici non cinesi sono controllati, filmati, e svuotati di senso.

Tutti questi fatti a cui abbiamo accennato – e che documentiamo quasi quotidianamente - non trovano spazio nelle analisi, nelle notizie, negli articoli di tanti “esperti” della Cina che militano nel “partito degli ottimisti”. La loro è una fede cieca che a noi sembra una posizione per partito preso, una posizione ideologica.

Per noi invece la fede si sposa con la ragione e la libertà religiosa, e un accordo che non garantisce maggiore libertà religiosa è un cattivo accordo.

Ciò che più rattrista è che il “partito degli ottimisti”, che vede roseo ogni sussulto del governo cinese, veda invece come “un’oscura trama” le denunce e le notizie che pubblichiamo, con dati e fatti verificabili. Ancora di più, prendono i fatti che pubblichiamo come una “cospirazione contro papa Francesco”, nascondendo che proprio papa Francesco ha sempre detto che lui vuole dibattito anche con chi non è d’accordo. Ma nel nostro caso si tratta proprio di seguire papa Francesco, offrendo a lui più spunti e fatti per decidere di quanto una posizione ideologica cieca e un po’ menzognera possa offrire.

In più, finora il nostro papa ha sempre detto che la Lettera di Benedetto XVI ai cattolici cinesi (del 2007) “è ancora valida”. E in quella Lettera si dice che il principio di “indipendenza” della Chiesa cinese “non è compatibile con la dottrina cattolica”. Questo significa che i vescovi, anche quelli riconosciuti dal regime, se vogliono essere vescovi della Chiesa cattolica, non possono proclamarla come una cosa ovvia, da applaudire. E sempre nella Lettera, si dice che non si può vivere in un “permanente conflitto con le legittime Autorità civili”, ma dice anche che “non è accettabile un'arrendevolezza alle medesime quando esse interferiscano indebitamente in materie che riguardano la fede e la disciplina della Chiesa”.

Mi chiedo chi sia “contro papa Francesco”.

Si capisce molto bene che una stagione di distensione con il governo cinese potrebbe permettere a più studenti cinesi di venire in Italia a studiare nelle università pontificie e non; che milioni di turisti cinesi potrebbero invadere la Cappella sistina; che perfino lo Ior potrebbe trovare i modi di collaborare con la seconda (e presto prima) economia mondiale. Tutto questo però è una probabilità remota. Invece oggi, davanti a noi abbiamo cristiani, ufficiali e sotterranei, che subiscono controlli e soffocamenti, come se la loro religione fosse una peste da cui il Partito deve liberarsi (quando invece è proprio la cosa di cui la Cina, al vertice di uno sviluppo materiale, ma senz’anima, ha bisogno).

Qual è la proposta di AsiaNews, se non si fa lo “storico” accordo? Quella di attendere tempi migliori, continuando lo “storico” impegno per la riconciliazione fra le due comunità in Cina, rafforzando la formazione e l’evangelizzazione. La riconciliazione fra le comunità ufficiali e sotterranee era ciò che chiedevano Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. E questo senza che ci fosse alcun accordo col governo: la riconciliazione e l’unità provengono dall’intima necessità della fede cattolica. E i due papi c’erano riusciti, portando la quasi totalità dei vescovi alla riconciliazione col pontefice e fra loro. Una cosa che il “partito degli ottimisti” dimentica è che proprio questa unità raggiunta quasi al 90%, ha spaventato l’Associazione patriottica (Ap) che ha ripreso le ordinazioni illecite, senza mandato papale, obbligando vescovi in comunione col papa a partecipare a tali ordinazioni anche con la forza della polizia, creando confusione e scandalo fra i fedeli, mentre l’Ap si fregava le mani per le divisioni rinate.

Un altro impegno è la formazione di sacerdoti, suore e laici. Per questo AsiaNews trova la possibilità di borse di studio per giovani preti cinesi, diffonde i discorsi del papa in cinese, pubblicazioni che rafforzano la spiritualità dei fedeli. Come noi, tanti altre comunità cattoliche nel mondo sono impegnate in questo campo.

Infine l’evangelizzazione. In questo dovremmo imparare dai protestanti in Cina: senza che vi sia alcun accordo, i cristiani protestanti si diffondono a macchia d’olio. E si diffondono soprattutto le comunità non riconosciute dal governo: quelle inscatolate nel Movimento delle Tre Autonomie (le comunità ufficiali), sono circa 20 milioni, ma ve ne sono 50 milioni e più che si radunano in chiese domestiche, aprono seminari, diffondono pubblicazioni. E ciò anche se sono perseguitati, arrestati e le loro chiese rase al suolo. Ma l’evangelizzazione non si ferma ed essi hanno il conforto, l’aiuto e il sostegno di tante comunità protestanti nel mondo, come sarebbe bello che anche i cattolici cinesi avessero dalla Chiesa universale.

A proposito dello “storico” accordo, si parla sempre del “modello Vietnam”. Ma bisogna ricordare che il governo di Hanoi è sceso a patti con il Vaticano non per benevolenza, ma quando ha visto che alcuni vescovi minacciavano di creare e far crescere chiese domestiche, seminari sotterranei e vescovi non ufficiali.

La mia tristezza è che nel dialogo Cina-Vaticano le ragioni e la vita della Chiesa sotterranea non sono state considerate e mai ascoltate: essa è divenuta come lo “scarto” contro cui si scaglia spesso il nostro papa Francesco. Eppure essa costituisce la maggioranza dei fedeli in Cina. Su 12 milioni di fedeli, 5 milioni sono indicati dalle statistiche statali nella Chiesa ufficiale; gli altri 7 milioni appartengono alla Chiesa sotterranea, uno “scarto” di cui non si può tacere.