Sono appena passate le h. 16 quando il prof. THIBAUD COLLIN, Docente di Filosofia morale e politica - Collège Stanislas, Parigi (Francia), terminando il suo intervento dal tema Discernimento in coscienza?, conclude il convegno.
Il prof. Collin ha spiegato che la maggior parte dei commentatori hanno sostenuto o che il cap. VIII di Amoris Laetitia non avrebbe detto proprio nulla di nuovo o che le novità, che vi sono, sarebbero però in linea con la tradizione.
Per chi la vede in quest'ultimo modo, la novità in linea con la tradizione consisterebbe nella valorizzazione del discernimento. A tal fine si affronta il problema dell'imputabilità, e si fa leva sulla dottrina tradizionale della coscienza invincibilmente erronea, dell'ignoranza incolpevole. O si valorizza la stabilità delle coppie irregolari, la loro fedeltà, e così via.
Il relatore ha messo in luce le contraddizioni intrinseche nella posizione appena illustrata, ed ha sottolineato la situazione di confusione che ne deriva. In particolare, il prof. Collin ha chiarito che la posizione di coloro che ritengono Amoris Laetitia espressione di uno sviluppo organico della dottrina tradizionale, finiscono per aderire a due teorie già esplicitamente condannate da S. Giovanni Paolo II in Veritatis splendor: la teoria della gradualità della legge morale e quella della coscienza creatrice. Si scivola così da una soggettività erronea all'oggettivazione dell'errore, e la legge di Dio si riduce ad uno fra i molti elementi da valutare per il giudizio morale, mentre ciò che essa richiede viene presentato come un obiettivo astratto.
Il relatore ha approfondito ampiamente la sua puntuale critica all'impostazione di Amoris Laetitia, in termini che non è possibile sintetizzare efficacemente; vale però la pena di riportare una delle sue osservazioni: quella per cui gli argomenti utilizzati dalla tesi dello sviluppo organico per difendere Amoris Laetitia sono simili a quelli a suo tempo utilizzati per criticare Humanae Vitae.
Il prof. Collin ha altresì sottolineato che i fedeli hanno diritto che la loro coscienza sia formata alla verità, cui i pastori hanno il dovere di condurli. Bisogna evitare che il fedeli siano portati a ritenere sempre più distanti la legge di Dio e la realtà della loro vita, o a ritenere questa distanza incolmabile; ed ha chiuso ricordando il Concilio di Trento: "Nessuno, poi, per quanto giustificato, deve ritenersi libero dall’osservanza dei comandamenti, nessuno deve far propria quell’espressione temeraria e proibita dai padri sotto pena di scomunica, esser cioè impossibile per l’uomo giustificato osservare i comandamenti di Dio. Dio, infatti, non comanda l’impossibile; ma quando comanda ti ammonisce di fare quello che puoi e di chiedere quello che non puoi, ed aiuta perché tu possa: i suoi comandamenti non sono gravosi, il suo giogo è soave e il peso leggero".
Con i saluti e i ringraziamenti finali del moderatore, l'attenta assemblea si scioglie nella convinzione che, oggi, sia stato dato un contributo importantissimo per fare chiarezza in questi tempi tormentati.
Per chi la vede in quest'ultimo modo, la novità in linea con la tradizione consisterebbe nella valorizzazione del discernimento. A tal fine si affronta il problema dell'imputabilità, e si fa leva sulla dottrina tradizionale della coscienza invincibilmente erronea, dell'ignoranza incolpevole. O si valorizza la stabilità delle coppie irregolari, la loro fedeltà, e così via.
Il relatore ha messo in luce le contraddizioni intrinseche nella posizione appena illustrata, ed ha sottolineato la situazione di confusione che ne deriva. In particolare, il prof. Collin ha chiarito che la posizione di coloro che ritengono Amoris Laetitia espressione di uno sviluppo organico della dottrina tradizionale, finiscono per aderire a due teorie già esplicitamente condannate da S. Giovanni Paolo II in Veritatis splendor: la teoria della gradualità della legge morale e quella della coscienza creatrice. Si scivola così da una soggettività erronea all'oggettivazione dell'errore, e la legge di Dio si riduce ad uno fra i molti elementi da valutare per il giudizio morale, mentre ciò che essa richiede viene presentato come un obiettivo astratto.
Il relatore ha approfondito ampiamente la sua puntuale critica all'impostazione di Amoris Laetitia, in termini che non è possibile sintetizzare efficacemente; vale però la pena di riportare una delle sue osservazioni: quella per cui gli argomenti utilizzati dalla tesi dello sviluppo organico per difendere Amoris Laetitia sono simili a quelli a suo tempo utilizzati per criticare Humanae Vitae.
Il prof. Collin ha altresì sottolineato che i fedeli hanno diritto che la loro coscienza sia formata alla verità, cui i pastori hanno il dovere di condurli. Bisogna evitare che il fedeli siano portati a ritenere sempre più distanti la legge di Dio e la realtà della loro vita, o a ritenere questa distanza incolmabile; ed ha chiuso ricordando il Concilio di Trento: "Nessuno, poi, per quanto giustificato, deve ritenersi libero dall’osservanza dei comandamenti, nessuno deve far propria quell’espressione temeraria e proibita dai padri sotto pena di scomunica, esser cioè impossibile per l’uomo giustificato osservare i comandamenti di Dio. Dio, infatti, non comanda l’impossibile; ma quando comanda ti ammonisce di fare quello che puoi e di chiedere quello che non puoi, ed aiuta perché tu possa: i suoi comandamenti non sono gravosi, il suo giogo è soave e il peso leggero".
Con i saluti e i ringraziamenti finali del moderatore, l'attenta assemblea si scioglie nella convinzione che, oggi, sia stato dato un contributo importantissimo per fare chiarezza in questi tempi tormentati.
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