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sabato 25 marzo 2017

Il sogno di una Chiesa ritornata normale

Speriamo che prima o poi finiremo certe immagini come quella a fianco.
L

Suona la sveglia, mi alzo, faccio colazione, leggo il giornale.
Tra le ultime notizie c’è che il papa ha chiesto ai parroci di stare molto vicini ai giovani che coraggiosamente scelgono di unire le loro vite con il matrimonio cattolico.
Accendo il computer.  Leggo che il nuovo preposito generale dei gesuiti in un’intervista ha raccomandato di usare il discernimento come strumento nella vita spirituale per scegliere ciò che davvero avvicina a Dio e tralasciare il resto. Ha detto poi che delle parole di Gesù nel Vangelo possiamo essere del tutto certi.

Vado in redazione, guardo la rassegna stampa e vedo che il papa ha risposto ai quattro cardinali che gli hanno inviato i loro «dubia» su «Amoris laetitia». E non solo ha risposto, ma li ha chiamati «fratelli», li ha ringraziati per la loro «parresìa» e li ha invitati a pranzo. Dopo di che ha scritto un’«Appendice» in cui spiega tutti i punti oscuri, così si metterà fine alle mille interpretazioni da parte delle Chiese locali.

Guardo le agenzie di stampa e noto che nel suo ultimo discorso, all’università, il papa ha evitato di parlare genericamente di temi sociali e ha scelto di raccontare la sua esperienza di fede illustrando ai giovani il suo rapporto con Gesù.
Apro l’ultimo libro del cardinale K., che ha molta influenza sul papa, e vedo che vi si sostiene con nettezza che misericordia non vuol dire permissivismo e apertura non significa cedimento dottrinale.
Vado a pranzo con un collega e mi rivela che il papa, per non distinguersi, ha deciso di andare a vivere nel palazzo apostolico, come tutti i suoi predecessori.
Il collega mi dice anche che ha saputo che il papa negli ultimi tempi non ha telefonato a nessuno.
Torno in redazione, controllo le agenzie. Nella messa del mattino il papa ha detto che quando nel Vangelo leggiamo «l’uomo non separi ciò che Dio ha unito» non c’è niente da aggiungere perché Gesù è stato chiarissimo.
Vado al congresso dei teologi cattolici e noto che sono tutti d’accordo nel sostenere la necessità di essere amici dei luterani senza che questo comporti che noi ci autocensuriamo e diventiamo un po’ protestanti.
Sfoglio il bollettino vaticano e vedo che l’ufficio delle celebrazioni liturgiche annuncia che d’ora in poi il papa si inginocchierà alla consacrazione e darà personalmente la comunione ai fedeli.
Nel bollettino si dice anche che il papa, dopo approfondita riflessione, ha deciso di parlare di se stesso come del papa evitando di ricorrere soltanto alla definizione «vescovo di Roma».
Guardo un video del papa e mi accorgo che, avvicinandosi a un chierichetto che non aveva le mani giunte, gli ha raccomandato di tenere un atteggiamento più consono alla sacralità del luogo. Ad altri giovani, che volevano fare un selfie con lui, ha detto che nella basilica di San Pietro si va per pregare, e così in tutte le altre chiese.
Mi chiama un amico. Mi dice che il papa ha finalmente spiegato che cosa vuol dire quando sostiene che bisogna «crescere nel discernimento».
Metto mano al mio diario e scrivo: «Questa settimana il papa non se l’è mai presa con i farisei ipocriti e legalisti».
Vado nel sito della Pontificia accademia delle scienze sociali e mi accorgo che per i prossimi simposi l’esimia istituzione ha invitato filosofi che credono nel rispetto di ogni vita umana e non pseudoscienziati catastrofisti secondo i quali la soluzione di tutti i problemi sta nel ridurre, anche tramite politiche abortiste, la popolazione mondiale.
Già che ci sono vado anche nel sito della Pontifica accademia per la vita e vedo che non c’è nessun panegirico di politici pro aborto e pro eutanasia, ma si fa l’elogio di chi difende ogni vita sempre, dal concepimento alla morte naturale.
Ormai è piuttosto tardi. Sfoglio un po’ di riviste accumulate sul tavolo e vedo che nei principali periodici che si occupano del papa e della Chiesa non si parla mai di «Chiesa di Francesco» né di «periferie» né di «ospedali da campo».
Faccio una telefonata al mio amico cardinale e mi annuncia che il papa ha deciso di andare al  prossimo Congresso eucaristico nazionale.
Per scrupolo controllo un’ultima volta le notizie in rete e vedo che il papa ha ulteriormente precisato il suo pensiero sui giovani: i preti non solo stiano vicini alle coppie che ancora scelgono di sposarsi in chiesa, ma le portino ad esempio per gli altri, per tutti quelli che scelgono di convivere, così da ridare forza alla civiltà dell’amore e della  verità.
Vedo anche che quei bravi monaci belgi non saranno sfrattati da Bruxelles perché il vescovo li ha difesi e si è opposto al loro trasferimento.
Ed ecco che improvvisamente mi sveglio. Come al solito, dopo un sogno così intenso mi batte forte il cuore. Me lo dico sempre: a cena tieniti leggero. Ora devo calmarmi. C’è da rientrare nella normalità.


3 commenti:

  1. Caro Dr. Valli, sapesse quante volte ho fatto lo stesso sogno; solo che questo sogno lo vado facendo fin dagli anni ottanta, da quando ho cominciato a capire cosa stava succedendo nella Chiesa di Roma con le riforme conciliari e post. - ho solo una speranza, che Dio provvede sempre, e se stiamo subendo tutto questo, è per i troppi peccati e a qualcosa serve - Dio dice che a volte il male porta un bene più grande. Ora le nostre speranze sono riposte nella Vergine di fatima e nel Dio Trinitario circondato dagli Angeli e dai santi. Noi che ci crediamo dobbiamo solo chiedere la loro intercessione affinché il Padreterno ci accorci i tempi di questa sofferenza. Tutto è nelle Sue mani, ma dipende molto da noi dal nostro comportamento.

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  2. Beato lei che è capace, pensando a Bergoglio, di sognare la restaurazione di una Chiesa autenticamente cattolica come quella millenaria dei precedenti pontefici e non è agitato da incubi e paure di uno sfacelo della fede, speranza e carità, la quale, come dice S. Paolo non consiste solo nel distribuire ai poveri tutte le proprie sostanze come vogliono i preti sindacalisti di oggi !

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  3. Caro dr.Valli, è solo un sogno!!! La realtà la conosce solo Dio.

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