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martedì 16 agosto 2016

Da Imperatrice a sguattera del secolo. Ipotesi sul declino politico della Chiesa

A girl arrives with a giant cut-out featUn'interessante analisi 
degli amici di Papale 
Papale.
 
 
di Roberto Buffagni
Queste mie righe nascono da una domanda, complessa e semplice insieme, che un più giovane amico, ex militante di sinistra, mi ha posto. 

«Negli anni da poco passati, ti posso garantire per esperienza diretta che i militanti, i vertici politici della sinistra letteralmente avevano terrore degli alti prelati. Soprattutto temevano il cardinale Ruini: era il loro incubo; un suo pubblico intervento gli toglieva il sonno. Erano anni quelli che tra le macerie delle vecchie ideologie la chiesa sembrava trionfare sulla mondanità, tant'è che i leader radicali come Rutelli correvano a farsi sposare in chiesa e benedire da tanto di cardinale "amico" di Curia. La sinistra temeva la Chiesa e “il Vaticano" come la morte. Quest’ultimo specialmente. Era percepito come un alieno che si era incarnato sulla terra, una qualcosa di sconosciuto, inconoscibile, misterioso, altro da se stessi: perciò spaventava. Soprattutto, sembrava organizzato, più della sinistra. E in effetti bastava un ordine di Ruini e tutti i parroci e le monache e le associazioni del Lazio votavano e facevano vincere uno Storace alla presidenza della regione. Ora tutto questo è cessato: la gerarchia, semmai, suscita compatimento, tant'è che s'è messa lei a rincorrere le sinistre, e avendone timore reverenziale, mal ricambiati ad ogni modo:  quando smettono di strumentalizzare “i preti”, non cessano di guardarli con disprezzo. La gerarchia non fa più paura a nessuno, i cattolici poi... c'è libertà di caccia al cattolico. Dare del "cattolico" a qualcuno, se non è sarcasmo è un modo per azzopparlo: gli stessi cattolici si sbrigano a rinnegare ogni cosa e a prestare giuramento sulla bandiera arcobaleno, se si tratta di essere "candidati" a qualcosa, così come un tempo la sinistra giurava sulla bibbia per candidare un cattolico, così purificandosi; non osava nemmeno, lei “non cattolica”, immaginare di candidarsi in prima persona a qualcosa che prevedesse il consenso degli italiani, sperando di vincere;  remissiva abdicava  per “un cattolico”, mediocre quanto si vuole come politico e specialmente come cattolico, ma era l’unica soluzione vincente a suo parere. Tanto era quella certa… non dico vergogna, ma imbarazzo che la sinistra provava per gli esiti della sua storia remota e recente.

Oggi accade il contrario.

La domanda è questa: cosa è successo nel mentre? »


L’anima imperiale
                
E’ successo che la Chiesa forse è ancora cattolica, ma non è più romana. Il papa, anzi i papi, abitano ancora nel luogo geografico designato dalle coordinate Latitudine: 41°53′30″ N/Longitudine: 12°30′40″ E. Quel che non abita più nella Chiesa è l’anima romana, “di quella Roma onde Cristo è romano”: l’anima imperiale.
E’ una cosa seria, l’anima imperiale, perché fornisce un prodotto di prima necessità, la Giustizia/Civiltà, ricavandolo da materie prime pericolose, inquinanti, altamente instabili: la barbarie, la primitività, gli istinti, le forze ctonie (terra terra: la violenza, il sesso, la libido dominandi). Per trasformarle in Giustizia/Civiltà bisogna anzitutto evitare i seguenti errori:
1) negare che esistano, e/o negare che siano forze immense e necessarie
2) pensare che sia facile addomesticarle e processarle in fabbriche modello in regola con le normative di sicurezza UE
3) credere che basti fargli imparare a memoria il codice della strada perché se ne restino buone buone nella carreggiata di destra, senza superare i limiti di velocità.
Questi errori, la Chiesa ex romana degli ultimi decenni li ha fatti tutti e tre, e il papa attuale, con l’entusiasmo che lo contraddistingue, rincara ottimisticamente la dose.
Per trasformare la materia prima “Barbarie/Forze Ctonie” nel prodotto finale “Giustizia/Civiltà”, l’anima imperiale  si deve sporcare le manine. Purtroppo, non esiste né mai esisterà il sistema industriale avanzato che ti consente di inserire a un capo della linea di produzione la Barbarie e ti sforna all’altro capo la Civiltà, mentre gli operatori dirigono la produzione in camice bianco, da postazioni ben illuminate e climatizzate. Bisogna sporcarsi le manine, e non svenire o licenziarsi quando i semilavorati presentano un aspetto rozzo, spigoloso, pieno di sbavature: per esempio quando la Forza, che tiene a bada la Violenza, sembra somigliarle come una sorella.
La Barbarie e le Forze Ctonie vanno riconosciute, accettate con rispetto, e condotte (e-ducate) verso un respiro più largo, verso la luce, la parola, l’umano: verso la Giustizia e la Civiltà. Il “padre de li Santi”[1], per esempio, non si può modernizzare con i predicozzi femministi  politically correct: perché o si rompe e non funziona più, o reagisce, e presentandosi nel suo aspetto più primitivo, barbarico, ctonio, stupra allegrissimo. Perché possa diventare padre dei Santi, a Priapo va indicata la via verso la luce dell’individuazione del desiderio, poi l’altopiano dell’amore coniugale, e infine la vetta dell’amore paterno, che al contrario dell’amore materno è tutto cultura e zero istinto.
L’anima imperiale della Chiesa, quando la Chiesa era romana, questo lo sapeva molto bene. Sapeva che non è per niente facile, e sapeva che il primo passo, il passo essenziale, è guardarle in faccia, le forze ctonie della barbarie, riconoscerle, e trovare il linguaggio giusto per comunicare con loro. La bella leggenda di San Francesco che parla agli animali –  passeri o lupi che siano – è questo, che ci racconta.
Era l’anima imperiale della Chiesa Romana, che la vecchia sinistra riconosceva e rispettava. Perché chiunque faccia politica sa, per esperienza diretta dei fatti reali, contro i quali non valet argumentum, che senza anima imperiale non c’è civiltà, e punto. Poi magari il politico non la chiama così, magari si dichiara superdemocratico, superegualitario, supernonviolento: ma anche se non lo dice, anche se non se lo dice, lo sa. Il cardinale Ruini fu l’ultimo, l’ultimissimo legato romano della Chiesa imperiale. Un impero ormai sbrindellato, con pochissima forza, pochissimo prestigio, e tutta la gloria in un passato sempre più lontano; costretto a surrogare una grande strategia assente con una tattica minuta, estenuante, umiliante; ma ancora un impero, o almeno la traccia mnestica, la nostalgia di un impero.
Quando finisce l’impero inizia la mafia
Be’, adesso è finita. La Chiesa non è più romana, anzi Romana. L’anima imperiale lì dentro non c’è più. Resta però il guscio imperiale, l’istituzione Chiesa cattolica ex romana. Sant’Agostino, che l’Impero Romano lo conosceva di persona, dice: “remota itaque iustitia, quid sunt regna nisi magna latrocinia?” Se togli la giustizia, i regni non sono altro che grosse bande criminali.
Che è come dire, se togli l’anima imperiale che trasforma la Barbarie/Forze Ctonie in Giustizia/Civiltà, resta solo il guscio dell’impero, e il guscio dell’impero è una banda malavitosa. Ecco: oggi, la Chiesa cattolica ex romana è, sotto il profilo istituzionale e politico, una banda “malavitosa”, se capite che voglio dire. (Poi, certo, c’è la Chiesa invisibile, la Ecclesia triumphans, etc.: ma di queste non mi occupo, il tema è over my paygrade).
La Chiesa cattolica ex romana è dunque una banda “malavitosa”, ed è una banda “malavitosa” debole in mezzo  a bande mafiose molto più forti. Sono bande mafiose nel senso di Agostino, infatti, cioè prive di anima imperiale, anche l’attuale Stato italiano, l’Unione europea, e in generale i powers that be della ex Cristianità, con l’eccezione della Russia, che l’anima imperiale pare averla ritrovata. In generale, le bande mafiose rispettano solo la forza. La Chiesa cattolica ex romana di forza ne ha quasi niente. Ecco perché le altre bande mafiose non la rispettano più, la deridono, la punzecchiano, di tanto in tanto le fanno trovare una pallottola nella casella della posta, un processo per pedofilia, il cane morto ammazzato in giardino, una testa di cavallo nel letto, un vescovo querelato per omofobia…
I capimafia della Chiesa cattolica ex romana, che ancora si credono chissà chi, tra sconcerto e sgomento cercano il compromesso, la trattativa, l’armistizio; moltiplicano le aperture, protestano disponibilità, affettano modestia, tributano lodi non richieste, con crescente frenesia si identificano con l’aggressore e lo turibolano a tutto spiano…
Eh! Hai voglia a bruciare chili d’incenso in onore di Pannella, della Bonino, della Merkel, di Obama… ne possono bruciare a tonnellate, ma i capimafia della mafie più forti hanno l’odorato finissimo, come gli squali: lo sentono a chilometri di distanza, l’odore della paura; e gli mette appetito, fame di carne cruda, sanguinante. Non compassione.
Ma Roma non muore
Dopo che avevo affermato queste cose, un’amica molto cattolica e molto praticante, Dorotea, mi ha fatto i seguenti appunti, che vi riporto, perché certamente rappresenteranno il punto di vista di molti lettori:
Il mio punto di vista è diverso. Sì, in linea generale vedi giusto, ma resta il catastrofismo penalizzante la Chiesa che in quanto Sposa del Cristo, e lo affermiamo nel Credo, è sempre una, santa e cattolica.

Pur avendone capito l’accezione, non parlerei di "impero", la Chiesa non ha mai e dico mai  tentato di assoggettare tutti al proprio spirito imperiale... Lo dimostra la libertà che imperatori e re alla fine esercitavano sui propri regni nonostante avessero, loro, giurato fedeltà al Papa di turno.... E' più corretto parlare di "societas christiana" o di "Regnum Christi", questa è sempre stata la missione della Chiesa soprattutto con l'arrivo dei… Gesuiti. Sì, grazie a sant'Ignazio e alla sua prima Compagnia, il mondo di allora conosciuto, si può dire, divenne davvero Cristiano... I problemi iniziarono dopo la loro riabilitazione sotto Pio VII. I rapporti più veri e più sinceri con il papato, si erano inesorabilmente incrinati e la Rivoluzione Francese aveva fatto il resto, sì, ma anche per la rottura di questa forza cooperativa che infatti, non dimentichiamolo, fu distrutta apposta (…) Nell'800 si era già infiltrato nella Compagnia il veleno della cessazione del potere temporale, ma conveniva anche a loro che il Papa giungesse, dentro la Chiesa, al dogma dell'infallibilità in vista proprio della perdita degli Stati Pontifici. Per fartela breve: Ruini è stata solo una pedina di quel periodo che certamente determinerà la fine di un sistema gerarchico che Paolo VI aveva già iniziato a logorare con la questione della “collegialità dei vescovi”. 

Infine e senza dubbio c'è molto di vero nelle tue affermazioni, solo che la visione di un cattolico...  è più rosea. Non bisogna temere il cambiamento esteriore, della forma del papato; che questo cambi è naturale, noi eravamo fermi al protocollo tridentino... e rinascimentale fin poco fa.  Il problema come stiamo vedendo non è l'imperialismo o le cappe magne, ma la dottrina... Montini, che pure è stato il padrino, volente o nolente, del catto-comunismo italiano, diventato Papa, però, mise dei freni e dei paletti, anche se oramai non servirono più a nulla, i buoi erano scappati dalla stalla. La DC nata da Montini nelle sacrestie vaticane quando operava nella segreteria di Stato sotto Pio XI e poi Pio XII, cesserà con la morte sua e di Moro, dopo aver seminato gli errori peggiori a livello politico e pastorale nella Chiesa Romana di Roma.

Sì, da una parte è finita, ma non la Chiesa Cattolica Romana, pena sarebbe dover dire che Gesù o ha fallito, o ci ha mentito. Diverso è parlare di una Chiesa "parallela" (vedi la presenza di due Papi, fatto unico nella sua storia). E dunque che cosa è finito? Non la Chiesa, ma il modo di gestirla... In questo passaggio che stiamo vivendo e in cui la confusione è quasi totale, non mancano voci coraggiose di cardinali e vescovi che stanno facendo capire che a tutto si può cedere, fuorché sulla dottrina... Ed io credo fermamente che, passato questo tempo, ritorneremo con un solo Papa e una sola (e solita) dottrina, ma con una gestione del papato diversa.
Non è più in grado di fungere da Katechon
crocifisso in penombraCosì replica la nostra amica, che ci parla, diremo, dall’alto della sua fede quotidianamente vissuta e praticata. Cosa che però non posso dire di me stesso. Faccio allora tre puntualizzazioni, da laico e da cattolico non troppo assiduo.
1) “Anima imperiale” è una metafora, non la descrizione di una funzione della Chiesa canonicamente riconosciuta. Ho letto Dante, so che Chiesa e Impero hanno funzioni diverse, nella filosofia e nella teologia cristiana. Però vedete, il Sacro Romano Impero non c’è più: l’ultimo suo vestigio è finito nel 1918, con l’ultimo imperatore d’Austria e Ungheria (proclamato beato). Dai e dai, a forza di frequentarsi e vivere in simbiosi, magari litigando ma in simbiosi, la Chiesa ha assimilato alcuni dei tratti essenziali dell’Impero. In particolare, la capacità di legittimarsi e organizzarsi politicamente allo scopo di adempiere la missione imperiale, che è proprio quella di trasformare la barbarie in civiltà per mezzo della giustizia (giustizia umana, eh? Quindi con tante sbavature e tante terribili ingiustizie). E’ grazie a questa assimilazione dei tratti imperiali che la Chiesa ha potuto, in molte occasioni storiche, esercitare la supplenza dell’Impero. Quando l’Impero non c’è o è troppo debole per agire, interviene la Chiesa. E’ successo anche di recente, pensate al secondo dopoguerra italiano.
Pensiamo invece alla Chiesa di oggi. Sarebbe capace di esercitare la supplenza imperiale? Io scommetto la casa che no. Per riuscirci, la Chiesa deve presentare almeno due requisiti che oggi non ha, o non ha in misura sufficiente. Uno, sapere come sono fatti gli uomini nella realtà (come si presenta nella realtà effettuale la natura umana). Due, sapere quali sono i limiti e le regolarità fondamentali della politica. Secondo me, oggi questi due requisiti la Chiesa proprio non li ha più (parlo delle gerarchie ecclesiastiche e dell’istituzione, non dei singoli religiosi o laici). L’immagine dell’uomo che presenta è grossolana, edulcorata, infantiloide (non infantile), meno aderente al vero di quella che presenta il nemico, che almeno sa far leva sulla forza del desiderio e della paura. Il punto è che la Chiesa ex romana attuale non ha niente di interessante da dire sul male o sul Male. E siccome sul piano dell’esistenza umana male e bene sono indissolubilmente legati nel mistero del libero arbitrio e del rapporto tra natura e grazia, l’attuale Chiesa ex romana non ha niente di interessante da dire neanche sul bene, o sul Bene.
Quanto alla politica, se la Chiesa sa sul serio quali sono le sue regolarità e i suoi limiti e ciononostante continua a invitare all’accoglienza indiscriminata e totale degli immigrati, allora è diretta da criminali politici che lavorano per la guerra civile e la dissoluzione degli Stati e dei popoli europei, e/o da agenti dell’Anticristo. Quindi preferisco attribuirle una incompetenza colossale, un’epidemia di analfabetismo di ritorno, un attacco di Alzheimer collettivo.
Per concludere: oggi la Chiesa (parlo sempre della Chiesa visibile) è in grado di esercitare la funzione imperiale di katechon, di ultima difesa contro il dilagare delle forze della dissoluzione e del male? Secondo me, no.
2) Portae inferi non praevalebunt. Ci spero, nei momenti buoni ci credo anche, ma non avendo informazioni privilegiate e non essendo un mistico preferisco guardare la Chiesa come guarderei qualsiasi altra grande istituzione. Se poi c’è il salvataggio in the nick of time, benissimo. Non mi pare però consigliabile farci conto: sennò, a mio modesto avviso, si casca nella terza tentazione diabolica a Gesù, “Gettati da questa torre e gli angeli ti sorreggeranno”. Vista come una normale istituzione, la Chiesa è sull’orlo dell’implosione tipo URSS, perché una istituzione in grave crisi endogena e sotto attacco del nemico che
a) cede e tratta sui fondamentali
b) si mette in casa due sovrani assoluti creando un precedente devastante
c) non individua chiaramente il nemico,
è condannata a una brutta fine. Io, da cattolico poco assiduo, da laico, la vedo così. Ripeto: parlo solo della Chiesa visibile, nel suo aspetto istituzionale, e basta.
E poi un’altra cosa. Due papi che si riconoscono a vicenda la piena investitura papale implicano uno scisma latente che può da un momento all’altro diventare patente. La Chiesa è una monarchia assoluta elettiva. Il monarca può essere uno solo. I casi di papa/antipapa non fanno testo, perché l’uno disconosceva l’altro: il papa vero è il papa che vince. Due papi uguali sono incompatibili con la forma istituzionale della Chiesa. Provate a immaginare che cosa succederebbe se uno contraddicesse pubblicamente l’altro, o se Ratzinger si mettesse a dare ordini, scrivere encicliche, o semplicemente diffondesse un comunicato in cui contraddice Bergoglio su un punto qualsiasi di dottrina. Non ci sta, è impossibile. Non esistono procedure per dirimere i conflitti d’autorità, come c’erano ad esempio a Sparta, dove i re erano due e non facevano le leggi.
3) Ruini non era Giulio II, era un normale politico democristiano. Però se lo metti a confronto – come politico – agli attuali gerarchi, sembra Machiavelli. In realtà era solo un politico di media levatura dotato di buonsenso ed esperienza. Fregarlo non era facile, e dunque gli avversari lo rispettavano e lo temevano. Gli attuali invece stanno affannosamente cercando di accreditarsi come utili alleati presso i loro nemici politici e culturali, per cui lavorano per segare il ramo su cui stanno – e stiamo – seduti.
note
[1]  Definizione mutuata da un sonetto di Gioacchino Belli, riferito all’apparato genitale maschile