La notizia diffusa dal Quotidiano Nazionale circa la presenza di un tumore benigno nel cervello del Papa, ha scatenato smentite ai limiti della crisi di nervi da parte della Sala Stampa Vaticana, quella ufficiale (P. Lombardi) e quella semiufficiale (Andrea Tornielli), con tutto il contorno dei soliti corifei dei giornali liberal. Il Quotidiano Nazionale peraltro insiste nella sua tesi e promette di pubblicare documenti a sostegno dello scoop.
Ora, non sta a noi giudicare della veridicità dell’informazione e, allo stato, è doveroso prendere per buona la smentita; anche se l’esasperazione indignata dei toni può ricordare gli infuocati editoriali della Pravda in merito alla perfetta salute del compagno Breznev (e poi Andropov, e ancor più Cernienko), quando semi-cadaveri venivano portati ad agitar la manina sugli spalti della Piazza Rossa per la parata del Primo Maggio. Quando poi la stampa sovietica li dava per appena ‘raffreddati’, voleva dire ch’erano morti da almeno una settimana.
Né costituisce indizio di una malattia neurologica l’umore spesso iracondo di papa Francesco: certo, solo recentemente se ne è avuta in pubblico dimostrazione (mi riferisco alla scenata contro Marino, reo, in quel caso, di essersi semplicemente imbucato: una così intemperante sfuriata è riuscita a renderci simpatico per un momento il povero sindaco di Roma, ed è tutto dire!). Ma l’uomo è sempre stato così, dietro la esibita e studiata bonomia: lui stesso narra di aver avuto un’inclinazione tirannica e si vede bene che l’ha ancora e che, anzi, l’età e l’ufficio l’hanno aggravata, come sanno tutti in Vaticano; quindi non può trattarsi di un effetto patologico.
Piuttosto, ci interessa parlare proprio del tono e delle modalità della smentita, che è stata messa in diretto riferimento con oscure trame cospiratorie volte a indebolire il pontificato e, in particolare, ad incidere sui risultati del Sinodo in corso. Perfino l’Osservatore romano, un tempo il più compassato dei quotidiani, denuncia un ‘polverone con intento manipolatorio’. Significativo un articolo di Tornielli apparso su La Stampa, che con nonchalance accosta la notizia del QN con l’outing del monsignorino polacco innamorato del suo amichetto e con la lettera dei cardinali che lamentano una non corretta gestione sinodale. Come se si trattasse di fatti collegati tra loro, emanazione di un unitario disegno cospirativo: sembrerebbe quasi che il card. Pell, siccome reo di aver redatto quella lettera, abbia anche premeditatamente fatto sedurre il tenero monsignore, al solo fine di fare scoppiare lo scandalo al momento opportuno.
Un divertente epigramma della Jena (che non è certo un conservatore, essendo stato il direttore de Il Manifesto) dice ironicamente che “qualora questo Papa avesse sul serio un tumore, si tratterebbe senza dubbio di un tumore fascista”. Era appunto la tipica accusa che serviva a tacitare l’avversario quando si era a corto di argomenti. Anche qui, la Pravda e l’Unità dei bei tempi erano specialisti. E ora i custodi del Verbo bergogliano seguon l'esempio con le loro sparate fuori misura.
Che dire? Una reazione così inconsulta e sopra le righe ad ogni stormir di fronda (sì, perché in fondo quella del tumore, se pur fosse vera, sarebbe quasi una non-notizia, posto che parliamo di una malattia definita non solo benigna, ma pure curabile senza intervento chirurgico), è espressione di una sindrome da assedio.
Il Papa ha ritentato quel che non era riuscito lo scorso anno quando, partito per suonare il piffero mediatico della comunione per tutti 'oves et boves universas insuper et pecora campi', finì poi suonato. Non si perita di ferire il sensus fidei di un corpo ecclesiale ancora in parte sano: è troppo per chiunque buttare a mare duemila anni di immodificata dottrina in materia di indissolubilità matrimoniale, di condanna della sodomia e di devozione eucaristica, solo per segnare qualche punto ulteriore sullo score massmediatico.
Questa volta, c'è stata migliore preparazione per forzare il più possibile l’esito, con scelte mirate di presuli scodinzolanti (e altrettante esclusioni di personaggi scomodi: vedi Burke), trucchi procedurali (tipo la composizione sbilanciatissima della commissione) e quotidiane invettive e implicite minacce da Santa Marta contro i dottori della legge, i doganieri della dottrina, le ermeneutiche cospirative e l’assenza di misericordia.
Il risultato alla fine c'è stato, seppure per un soffio e col risultato di rinsaldare una forte opposizione; e nonostante il sacrificio (per ora) dei poveri pederasti, rimasti fuori da questo giro di giostra.
E' stato un colpo magistrale - di Schoenborn, pare - usare come cavallo di Troia un passo della Familiaris Consortio di s. Giovanni Paolo II, proprio il granitico difensore della famiglia: è stato riproposto un passaggio sulla necessità di discernere caso per caso le ragioni del fallimento del primo matrimonio; passaggio espurgato però ad usum delphini, laddove proseguiva per escludere comunque la comunione a chi non vivesse il secondo matrimonio nella castità. Chi poteva votare contro un pronunciamento (benché monco) del santo papa polacco?
E così, se Bergoglio non ha potuto avere un documento, come quello raffazzonato lo scorso anno da quell’arrivista di mons. Forte, che riconoscesse esplicitamente la bontà delle relazioni omosessuali e lo spaccio dei Sacramenti ai risposati (cosa che, ad onta delle smentite, equivale in tutto e per tutto a riconoscere che il matrimonio è dissolubile), gli è riuscito il piano B: subappaltare alle conferenze episcopali, per via naturalmente ‘pastorale’ (parolaccia pericolosissima, ricordiamocelo), la sovversione pratica della dottrina. Sostenendo ovviamente, come da miglior bispensiero clericale, che non si intende minimamente modificarla.
Come dimostra la lettura di giornali e blog, a parte il passaggio sui divorziati-risposati nessuna persona ragionevole si prenderà mai la briga di leggere tutto il resto del documento sinodale, che scivolerà fin da subito nell'irrilevanza. Come largamente previsto, questo non è stato il sinodo sulla famiglia, ma sulla sua rottura (col divorzio) o sul suo pervertimento (con le unioni civili).
Il risultato alla fine c'è stato, seppure per un soffio e col risultato di rinsaldare una forte opposizione; e nonostante il sacrificio (per ora) dei poveri pederasti, rimasti fuori da questo giro di giostra.
E' stato un colpo magistrale - di Schoenborn, pare - usare come cavallo di Troia un passo della Familiaris Consortio di s. Giovanni Paolo II, proprio il granitico difensore della famiglia: è stato riproposto un passaggio sulla necessità di discernere caso per caso le ragioni del fallimento del primo matrimonio; passaggio espurgato però ad usum delphini, laddove proseguiva per escludere comunque la comunione a chi non vivesse il secondo matrimonio nella castità. Chi poteva votare contro un pronunciamento (benché monco) del santo papa polacco?
E così, se Bergoglio non ha potuto avere un documento, come quello raffazzonato lo scorso anno da quell’arrivista di mons. Forte, che riconoscesse esplicitamente la bontà delle relazioni omosessuali e lo spaccio dei Sacramenti ai risposati (cosa che, ad onta delle smentite, equivale in tutto e per tutto a riconoscere che il matrimonio è dissolubile), gli è riuscito il piano B: subappaltare alle conferenze episcopali, per via naturalmente ‘pastorale’ (parolaccia pericolosissima, ricordiamocelo), la sovversione pratica della dottrina. Sostenendo ovviamente, come da miglior bispensiero clericale, che non si intende minimamente modificarla.
Come dimostra la lettura di giornali e blog, a parte il passaggio sui divorziati-risposati nessuna persona ragionevole si prenderà mai la briga di leggere tutto il resto del documento sinodale, che scivolerà fin da subito nell'irrilevanza. Come largamente previsto, questo non è stato il sinodo sulla famiglia, ma sulla sua rottura (col divorzio) o sul suo pervertimento (con le unioni civili).
Enrico
Inquietante.
RispondiEliminaBravo !
RispondiEliminaAngel
Bravissimo Enrico!
RispondiEliminaMi chiedevo infatti chi avesse scritto così bene e chiaro.
Bravo Enrico, splendida sintesi. Una piccola chiosa: è provvidenziale che il quarto pellegrinaggio del Populus Summorum Pontificum si sia svolto proprio durante le fasi finali del Sinodo. Perchè il pellegrinaggio non è solo, come pensano alcuni, la commemorazione del motu proprio che gli dà il nome, ma innanzitutto l'affermazione del valore dottrinale del Vetus Ordo. A quest'ordo non vogliamo rinunciare, non perchè siamo nostalgici o patiti di pizzi e merletti, ma perchè la Messa del VO è un atto di fede.
RispondiEliminaEd è stato provvidenziale l'ingresso a San Pietro, portata solennemente in processione, della statua della Madonna di Fatima. Perchè è lei la Mediatrice, per quanto il Vaticano II si sia arrampicato sugli specchi per non dirlo a chiare note (e non parliamo poi dproclamazioni dogmatiche al riguardo), e la rinascita della Chiesa avverrà attraverso il suo Cuore immacolato, e non altrimenti. E mentre molti padri sinodali abdicano alla propria responsabilità, Maria viene, discreta e silenziosa ma presente, sempre - perchè è Dio che vuole così - a sanare i pasticci delle Loro Eccellenze; portata in processione nel cuore della cristianità.
Quanto al Sinodo, il piano B efficacemente riassunto da Enrico e l'atteggiamento "fate come volete": ebbene, è il momento di fare come vogliamo, cioè di riaffermare il dogma e la dottrina, direttamente od indirettamente, sostenendo quelli che, come i cardinali autori di libri e di una lettera al Papa, si espongono in prima persona. E qui c'è un'iniziativa, l'ultima in ordine di tempo, cui possiamo partecipare tutti: la promozione del libro di mons. Laise "Comunione in mano, storia di un sopruso". Se non vi va di acquistarlo, segnalatelo alla vostra biblioteca, in modo che lo acquistino loro e vada nell'OPAC-SBN. Ma le iniziative sono tante, e visto che il Sinodo troppe cose non le ha dette, dobbiamo dirle noi - e qui c'è veramente lavoro per tutti.
Io tutto sommato mi ritengo soddisfatto. Non so se ci sono stati complotti e giochi sporchi, forse sì o forse no, quanto sia stato corretto o scorretto il comportamento del papa, non mi ritengo abbastanza navigato ed esperto per leggere dietro tutte le righe. Tuttavia una cosa conta: la dottrina non è stata toccata. Mi rendo conto che la scelta aperturista si è salvata in angolo, e che sicuramente sul piano concreto ci saranno preti e vescovi (come quelli tedeschi) che faranno man bassa, ed è grave. Ma l'insegnamento ufficiale rimane immutato, e per me è la prova che questa è ancora la Chiesa guidata dal suo vero capo, Gesù Cristo. Se infatti la dottrina fosse stata cambiata, se si fosse permessa effettivamente la comunione ai divorziati risposati (mentre adesso si tratta di scelte affidate ai singoli, e i singoli possono sbagliare), sarebbe crollato l'intero edificio, gli ortodossi sarebbero diventati eretici, e se pure un giorno le autorità principali fossero rinsavite e avessero deciso di ritornare sui loro passi, si sarebbero viste rinfacciare la contraddizione: "Il nero lo avete reso bianco e ora lo fate tornare nero? Vi siete sbagliati allora? E se invece vi state sbagliando adesso?" Invece ora chi intende rispettare la Tradizione ha dalla sua l'insegnamento immutato sul matrimonio, non si dice apertamente che i divorziati vanno integrati dando loro l'eucarestia (quindi non si è obbligati a farlo) e non è cambiata la prassi su come ricevere l'ostia. Inoltre il testo invita a riscoprire la Familiaris Consortio, che qui è stata usata come grimaldello per rendere possibile il fattaccio, ma una lettura attenta e intera di quel testo, permetterà anche di accorgersi cosa diceva il papa polacco dopo quel passo 'grimaldello' (forse è un altro caso in cui il diavolo fa le pentole ma non i coperchi?). Quindi, anche se capisco che la situazione non è rosea, e che i modernisti ora faranno i galletti, non lo faranno per troppo tempo (per motivi anagrafici, Francesco non avrà un pontificato molto lungo). E dopo? Confidiamo nel Signore che ha già vinto il mondo e godiamoci la continua espansione della messa antica.
RispondiEliminaL'osservazione è corretta sul piano dei princìpi; d'altronde, una Chiesa che non insegnasse più la retta dottrina, non sarebbe più la Chiesa.
EliminaIl rischio però è una 'anglicanizzazione' della Chiesa, ossia un insieme disparato di credenze sia orto- sia etero-dosse, tenute assieme non si capisce nemmeno più da che cosa.
Vedrete che presto i Tedeschi, che hanno la mania di regolamentare tutto, emaneranno tramite la loro Conferenza Episcopale (una struttura più grande del Vaticano, ingrassata dalla Kirkensteuer, la tassa ecclesiastica) un bel corpus di criteri di discernimento che farà strame dell'indissolubilità del matrimonio. Naturalmente premettendo che la dottrina è immutata.
Mi pare invece l'esatto contrario, l'osservazione è errata proprio in termine di principio.
EliminaE' proprio il principio secondo cui l'adultero essendo in peccato grave non può comunicarsi che è stato intaccato e questo è un dato di dottrina non di prassi. Ammettere anche poche eccezioni o una sola, su un dato di principio scardina proprio il principio stesso.
Affidare alla scelta di un singolo (aleatorio e fallibile) una decisione che riguarda un dato oggettivo e non soggettivo (la derubricazione del peccato di adulterio) è di per sé un vulnus al corpus dottrinale del depositum fidei, perché si stabilisce il principio secondo cui il dato oggettivo in termini dottrinali è sottomesso e non soprastante al giudizio dell'individuo.
In altri termini la parola di Dio viene ad essere secondaria al giudizio dell'uomo e questo è pura e semplice eresia.
Qui però dobbiamo individuare bene quale è la Chiesa infallibile che non può errare. In questo sinodo infatti non si è espressa la Chiesa infallibile, il sinodo in termini dottrinali non conta nulla e non gode di alcuna infallibilità. Se poi le eresie di questo sinodo saranno confermate da un atto di magistero, allora non sarà certo la Chiesa che sbaglia, ma colui che questo atto di falso magistero ha promulgato, con tutte le ricadute del caso. Se infatti un papa dovesse errare non il dogma della sua infallibilità che viene a cadere, è lui che essendo divenuto eretico non è più papa.
Da quanto è stato detto sembra di capire che verrà fatta una valutazione per ogni singolo caso.
EliminaPotrebbe funzionare in due mopdi: a livello parrocchiale, probabilmente in confessione a questo punto: quindi se uno andrà a confessarsi dirà che è pentito, non peccherà più (e un risposato pecca sempre con il proprio coniuge civile), dirà quindi che si asterrà dai rapporti con lui. Quindi il confessore lo assolverà e potrà dargli la comunione. Come si è sempre fatto.
Secondo modo: il peccatore va dal parroco e dice "sono pentito del mio peccato". Il parroco dice "in realtà potrebbe non essere peccato". Si decide che d'ora in poi gli si darà la comunione. Il peccatore torna a casa e pecca ancora con il suo falso coniuge.
Quindi, in sostanza, non si è deciso niente. Se un prete è accondiscendente dà la S. Comunione a chi vuole, se un prete è 'conservatore' non la dà ai divorziati risposati. Se un prete vuole farsi tanti amici la dà a tutti.
Secondo me è stata applicata la vecchia regola del Gattopardo, cambiare tutto perché tutto resti come prima, ma con un ma, lasciando aperte molte porte, permettendo di far passare, con la scusa del discernimento, che ha preso il posto dell' aggiornamento usato ed abusato per il Vat2, e vedrete che autonomia dopo autonomia, caso per caso, coscienza(?) per coscienza, si faranno entrare oves et boves et tauros et alia animalia, misericordiosamente, accogliendo a braccia aperte tutti, ah dimenticavo, anche le tasche sono aperte a qualsiasi tipo di donazione, d'altra parte, come ben sanno i sassoni renani, 'Wann das Gelde klingt', non si può dire di no.
RispondiEliminaIl problema grossissimo e secondo me ormai irrecuperabile è la estrema banalizzazione dell'Eucaristia. Ognuno oggi si sente in diritto di riceverla e neanche sente minimamente l'obbligo di confessarsi. A volte mi sembra di essere una mosca bianca quando (ormai raramente per la verità) vado a Messa e sono uno dei pochi a non alzarsi per andare a comunicarsi. Forse sarò sbagliato io ma se anche il Papa ritiene che chi persista in peccato MORTALE possa tranquillamente mangiare della propria condanna beh allora sicuramente sono fuori posto e fuori dal tempo.
RispondiEliminaLa dottrina ci dice che l'adulterio è peccato grave, la dottrina ci dice che se si è in peccato grave non si può accedere all'Eucarestia. Ergo gli adulteri non possono accedere all'Eucarestia. Da qui e solo da qui può iniziare a muoversi qualsivoglia plausibile prassi cattolica.
RispondiEliminaMa se di punto in bianco dopo due millenni, gli adulteri potranno accedere all'Eucarestia, è evidente che la dottrina è stata violata, perché o l'adulterio non è più peccato grave, oppure col peccato grave (mortale) si può accedere all'Eucarestia.
Non basta dichiarare che la dottrina non è stata intaccata, bisogna dimostrarlo e come si vede la dimostrazione dice l'esatto contrario.
Abbiamo ora una situazione surreale secondo cui l'adulterio resta peccato grave, chi è in peccato grave non può accedere all'Eucarestia, ma gli adulteri possono accedere all'Eucarestia. E' ovvio che in questa surreale situazione de facto vi è una contraddizione palese che viola il principio di non contraddizione, l'adulterio
non può essere peccato grave e al tempo stesso non esserlo.
Continuare a fare finta di non capire che oramai l'eresia e il sacrilegio sono penetrati nella Chiesa e stanno diventando regola e prassi formale significa voler restare in una ignoranza colpevole. Ognuno risponderà delle proprie scelte secondo le proprie responsabilità di stato, ma quando Bergoglio recepirà con un atto di valido magistero le assurdità di questo sinodo eretico (che in termini di magistero non ha alcun valore), chi vuole restare cattolico dovrà rifiutarsi in foro esterno di aderire all'eresia e al sacrilegio, chi si accoderà a questa distruzione ereticale se ne assumerà la responsabilità davanti a Dio piuttosto che davanti alla conferenza episcopale, al vescovo o al parroco. Non si può rinnegare i precetti evangelici di Cristo per obbedire
al suo falso vicario col cervello malato.
io ho fatto solo il catechismo,ma qualcosa so dei sacramenti:se in forza della validità del matrimonio Cristo instaura il vincolo sacramentale,quindi il sacramento c'è(non c'è se è invalido il matrimonio naturale...niente validità -niente benedizione di Cristo),quel sacramento anche se i due tradiscono non svanisce ,fino alla morte!quindi,i due restano sposati!viceversa,anche io compiendo peccato mortale renderei invalida l'eucarestia prima ricevuta.invalido solo la grazia!
RispondiEliminaRobertus ha detto...
RispondiEliminaNon sono d'accordo con Enrico quando dice "Il rischio però è una 'anglicanizzazione' della Chiesa, ossia un insieme disparato di credenze sia orto- sia etero-dosse, tenute assieme non si capisce nemmeno più da che cosa."
E' la realtà odierna della Chiesa. Movimenti e ordini religiosi con tanti nuovi carismi che fanno un po' come credono è la dimostrazione. Pensiamo al diffuso e potente Cammino Neocatecumenale: o la Comunione si fa in piedi o a sedere, la pratica di stare seduti non è contemplata dalla Chiesa. Questo solo un esempio, ma si potrebbe continuare ad libitum.
L'anglicanizzazione è il risultato dell'ambiguità che lascia spazio a interpretazioni le più disparate perchè non si proclama più con chiarezza un Magistero Dogmatico: cosa credere, come credere e adorare un Mistero e perchè, le sua basi teologico-dottrinali-scritturali.
Grazie
Contro il male ben visibile si può trovare un efficace antidoto. Contro l'ambiguità è più difficile lottare perché l'interpretazione si può tirar da destra e da sinistra, dall'alto e dal basso. A soffrire è e sarà la Chiesa. Noi possiamo soltanto pregare e continuare a camminare nella nostra fedeltà alla Verità che nessuno, papa o cardinale, può disintegrare. Intatta da qualche parte rimarrà pure e lì saremo noi.
RispondiEliminaBERGOGLIO e il codice ASCII
RispondiEliminaCosa è il codice ASCII?
ASCII - American Standard Code for Information Interchange è un codice standard a 7-bit che fu proposto dall'ANSI nel 1963 e diventò definitivo nel 1968.
ASCII (si pronuncia "askii") è il codice standard per i microcomputer e consiste di 128 numeri decimali che vanno da 0 a 127.
I numeri che vanno da 128 a 255 costituiscono il set di caratteri estesi che comprendono caratteri speciali, matematici, grafici e di lingue straniere.
È possibile consultarne e scaricarne la tabella qui.
Come si può vedere, a ciascuna lettera o simbolo grafico corrisponde un numero ben preciso.
Cosa ha a che vedere Bergoglio col codice ASCII?
Di per sé nulla, esattamente come per ciascuno di noi.
Sennonché può suscitare disorientamento un piccolo e semplicissimo calcolo aritmetico ottenuto sommando le cifre corrispondenti alla parola bergoglio.
Occorre considerare il nome scritto tutto in lettere maiuscole.
B = 66; E = 69; R = 82; G = 71; O = 79; G = 71; L = 76; I = 73; O = 79
66+69+82+71+79+71+76+73+79=666
URCA!
EliminaCon l'applicazione di un "codice" strano o dell'altro, tutti che non ci azzeccano rigorosamente nulla con l'ambito trattato (ad esempio l'ASCII è roba di computer: che può entrarci con Bibbia o profezie??!!), e con un po' di pazienza per fare tanti tentativi ed operare qualche forzatura, alla fine si riesce a far "quadrare" tutto ciò che si vuole, tutto e il contrario di tutto. Con il codice ASCII da Bergoglio salterebbe fuori il 666, numero della Bestia? Embè? Può darsi che con il codice di Nonna Papera emerga Bergoglio=grande galantuomo. Smettiamola di sparare sciocchezze e pensiamo ai problemi seri, che già ce ne sono abbastanza.
EliminaTommaso Pellegrino - Torino
www.tommasopellegrino.blogspot.com
Però! Invece usando il codice EBCDIC (la codifica tradizionale per i server ed i mainframe IBM) la frase "marius è pirla?" dà = 1 (cioè vero nel linguaggio dei calcolatori).
Elimina:)
@ Tommaso Pellegrino
Eliminalegga anche il seguito alle 22.59
@ Sebastiano Pistore
EliminaChi non sa controbattere se non con insulti significa che non ha argomenti validi da contrapporre
666 è il ben noto numero della bestia citato nell’Apocalisse:
RispondiElimina“Inoltre obbligò tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi, a farsi mettere un marchio sulla mano destra o sulla fronte. Nessuno poteva comprare o vendere se non portava il marchio, cioè il nome della bestia o il numero che corrisponde al suo nome. Qui sta la sapienza. Chi ha intendimento, calcoli il numero della bestia, perché è un numero d’uomo; e il suo numero è seicentosessantasei” (Apocalisse 13:16-18)
“L'espressione del versetto 18: "Qui sta la sapienza" vuol dire semplicemente: ecco qui la spiegazione per l'uomo savio e assennato. Troviamo la stessa cosa nel cap. 17:9 dove l'apostolo svela il segreto della "donna" e della "bestia"; anche lì sta scritto: "Qui sta la mente che ha sapienza. Le sette teste sono sette monti”.
Il fedele e accorto servitore di Dio, trovando nel nome di quel dominatore il numero 666, riconoscerà in lui "la bestia" che ha da venire.”
"La bestia" ha la sua sede a Roma, la città dai sette colli.”
(tratto da “Il cammino cristiano, L'Anticristo, il marchio e il numero della Bestia, da "L'Apocalisse", di E. Donges http://camcris.altervista.org/apocbest.html)
Inquietante, vero?
Ciò che sconcerta in questa scoperta non è tanto la coincidenza in sé, perché se Bergoglio non fosse diventato papa il suo cognome sarebbe rimasto nell’oblio, e di conseguenza nessuno avrebbe badato a questo bizzarro particolare.
A turbare è la casuale combinazione tra il numero 666 e l’agire di Bergoglio in quanto papa contro il papato e contro l’essenza della Chiesa Cattolica che egli rappresenta, cosa che in quanto tale non può che far pensare al diavolo, il divisore e il mentitore per antonomasia.
Casuale combinazione? Occorrerebbe che un bravo matematico ci erudisca al riguardo: quante sono le probabilità di una simile coincidenza?
per consultare la tabella codice ASCII
RispondiEliminahttp://www.oppo.it/tabelle/tabella_ascii.htm
Chiedete uno studio a Lino Lista.
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