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sabato 9 maggio 2015

Biennale di Venezia: chiesa "moscheitizzata": «Una scelta non condivisa» il Patriarcato di Venezia sulla chiesa dissacrata a "moschea" da un artista svizzero

Moschea nella chiesa, il Patriarcato insorge: «Una scelta non condivisa» 
Dura presa di posizione in una nota: «Per ogni uso diverso dal culto cristiano è necessario chiedere l'autorizzazione» 
- Articolo sul Gazzettino di Giorgia Pradolin 

"Il Patriarcato di Venezia non ci sta: nessuna richiesta e nessuna autorizzazione è stata rilasciata per l'allestimento di una moschea nella chiesa di Santa Maria della Misericordia. 
E poco importa che si tratti di un'opera battezzata dalla Biennale d'Arte, o che la chiesa di Cannaregio fosse chiusa al culto dal 1973 ed oggi appartenga a privati e non più a realtà ecclesiastiche. 
«Per ogni utilizzo diverso dal culto cristiano cattolico - scrive in una nota il Patriarcato - va richiesta autorizzazione all'autorità ecclesiastica indipendentemente da chi, al momento, ne sia proprietario; tale autorizzazione, per questo specifico sito, non è mai stata richiesta né concessa». 
Come a dire, di un luogo sacro, se pur inutilizzato, non si può disporre come si vuole, e vale anche per gli artisti". 
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Nell'Articolo di Veneziatoday.it si apprende anche dell'altro: «In febbraio era stata richiesta al Patriarcato di Venezia la concessione di altri edifici sacri situati in città da mettere a disposizione per questa stessa installazione artistica; tale concessione non fu accordata per le stesse motivazioni che oggi vengono qui confermate. 
La singolarità dell'intervento proposto - ora realizzato nella chiesa di Santa Maria della Misericordia - comportava, infatti, maggiore attenzione e richiedeva il coinvolgimento delle comunità religiose interessate e non solo la valutazione dell'intervento artistico e l'eventuale autorizzazione all'uso di uno spazio, a chiunque esso appartenga».
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Nuova Venezia ha  commentato: " VENEZIA. C’è il mihrab, l’abside che indica la direzione della Mecca, il minbar, il pulpito dall’alto del quale l’imam pronuncia la khutba (l’allocuzione) e ancora i tappeti, i mosaici che riportano i versetti del Corano e uno spazio dedicato all’approfondimento del culto. In una parete uno schermo con l’orario nelle varie capitali arabe. È stata inaugurata venerdì mattina nel campo de l’Abazia a Venezia, la “Moschea della Misericordia”, l’omonima chiesa inutilizzata dal 1969 trasformata in un luogo di culto dei fedeli di Allah, e che si chiama come la sala di preghiera di Marghera. 
Questa, però, non è un capannone adibito a centro culturale, ma un edificio secolare carico di storia. 
A riuscire nell’impresa di realizzare una moschea, per sette mesi, nel palcoscenico più importante al mondo per il messaggio che trasmette sono stati gli islandesi, grazie all’artista svizzero Christoph Büchel, noto per le sue provocazioni a carattere politico, che ha realizzato quella che è, di fatto. 
L’installazione (“The Mosque: the first mosque in the historic city off Venice”), rappresenta la “terra del ghiaccio” alla Biennale Arte e che, come ha detto il presidente della comunità islamica di Venezia e provincia, Amin Al Adhab, è riuscita a «scaldare il cuore di 20 musulmani». 
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2 commenti:

  1. Ma è una chiesa sconsacrata, qual è il problema?

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  2. provatevi a fare altrettanto in una moschea diciamo sconsacrata e poi si vedrà

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