Qui e qui due nostri post sul "caso Cordileone", per comprendere ciò a cui si fa riferimento nel seguente articolo.
Rinnoviamo tutto il nostro appoggio e la nostra solidarietà a Sua Eccellenza, e gli siamo grati per la sua forza, il suo coraggio e il suo esempio nella difesa della dottrina cattolica contro le forze relativiste e le ribellioni anticattoliche che premono contro la Chiesa.
Roberto
Caso Cordileone: l'obiettivo non sono io ma ciò che rappresento
«È dura per un pastore cercare di spiegare, andare incontro a chi non
capisce», provare «a cambiare anche il modo di esprimermi per riuscire a
portare a tutti l’insegnamento di Cristo e, tuttavia, essere dipinti
come intolleranti». È questo il peso che l’arcivescovo della diocesi di
San Francisco, Salvatore Cordileone, confessa a tempi.it di portare
ormai da tre mesi. Quelli in cui è diventato uno dei simboli della
“guerra alla libertà religiosa” che si sta consumando negli Stati Uniti.
IL PARADOSSO. Il “caso Cordileone”
era montato il 3 febbraio scorso, in seguito al rinnovo dei contratti
dei professori delle scuole cattoliche, a cui si ribadiva di insegnare
secondo la dottrina anche nell’ambito della morale sessuale. «Una
necessità – continua l’arcivescovo – dettata dalle circostante e dalla
confusione crescente». Una confusione che, in nome di una malintesa
tolleranza, ha portato alcuni istituti cattolici a insegnare secondo i
dettami dell’ideologia gender. «I nuovi contratti, oltre a seguire i
magistero cattolico, ricalcano le linee guida della Conferenza
episcopale americana e devono essere applicate da ogni diocesi». Ma è
stato in seguito a questa sua ferma presa di posizione che il vescovo è
stato attaccato sui media, anche da altri cattolici. «Ognuno è libero di
esprimere le sue opinioni, ma se il pensiero diventa imposizione si
diventa intolleranti», spiega Cordileone.
L’ATTACCO DEI CATTOLICI. L’attacco non sarebbe
riuscito così bene se a ribellarsi al vescovo non fossero stati alcuni
membri pro choice della Chiesa stessa. Dopo aver assoldato Sam Singer,
guru della comunicazione, che aveva già chiesto le dimissioni
dell’arcivescovo via twitter, i “ribelli” hanno comprato una pagina del
quotidiano The Chronicle
per domandarne la rimozione direttamente a papa Francesco. Fra i cento
firmatari dell’appello al pontefice appaiono i nomi influenti del
cattolicesimo progressista, come quello di Brian Cahill, ex direttore
delle Catholic Charities locali, da sempre voce ostile all’insegnamento
della Chiesa riguardo alla sessualità, o di Vlint Reilly, uomo d’affari e
consulente di politici come Nancy Pelosi. «Forse il problema non sono
io, ma quello che rappresento», dice Cordileone. Un nuovo bersaglio è
stato identificato in padre Joseph Illo, sacerdote di cui è nota la
coinvolgente attività missionaria fra i giovani, ma ha commesso
l’imperdonabile “errore” di ammettere sull’altare durante le funzioni
religiose solo chierichetti maschi. Così anche lui è diventato, suo
malgrado, un esponente della retriva Chiesa guidata da Cordileone.
«MAI CONTRO GESU’». «Ti accusano di usare un
linguaggio duro. Anche se ribadisci quello che è normale chiedere:
l’obbedienza alla Chiesa nelle scuole cattoliche», continua Cordileone.
Nonostante il linciaggio a mezzo stampa, però, «sto provando a far
capire agli insegnanti che la dottrina non è contro l’uomo, ma al suo
servizio». Di più, «aiuta i giovani a diventare santi», aveva detto
l’arcivescovo ai docenti all’inizio dell’anno scolastico suscitando
grande interesse. Ma il 90 per cento di loro ora è schierato contro di
lui. «La campagna è così martellante, che spaventa e confonde», ammette
sconsolato.
In questi mesi l’arcivescovo ha provato a rispondere alle lamentele di chi sosteneva che nelle regole per l’assunzione dei docenti fosse citato solo parte del catechismo: «Stiamo elaborando delle linee guida nuove, che includano anche altre parti del catechismo e con un’attenzione pastorale maggiore. Cerco di spiegarmi meglio, ma non posso negare l’insegnamento della Chiesa, perché andrei contro quello di Gesù a discapito di tutti, anche di chi non capisce».
In questi mesi l’arcivescovo ha provato a rispondere alle lamentele di chi sosteneva che nelle regole per l’assunzione dei docenti fosse citato solo parte del catechismo: «Stiamo elaborando delle linee guida nuove, che includano anche altre parti del catechismo e con un’attenzione pastorale maggiore. Cerco di spiegarmi meglio, ma non posso negare l’insegnamento della Chiesa, perché andrei contro quello di Gesù a discapito di tutti, anche di chi non capisce».
IL SONDAGGIO. Non
si percepisce un filo di rancore nei toni di Cordileone, che nonostante
le centinaia di articoli, insulti e marce di preghiera contro di lui,
ha invitato a dialogare anche i firmatari dell’appello, sebbene «di loro
mi ha risposto solo uno. Devo dire che il dialogo è stato sincero e
rispettoso e alla fine abbiamo pregato insieme. Ma mi accorgo che far
comprendere loro la bontà della dottrina è difficilissimo».
L’arcivescovo spiega che l’attacco, sebbene la risonanza
mediatica faccia credere il contrario, è «circoscritto a un élite». Non a
caso nei giorni scorsi la diocesi ha pubblicato un documento in cui si
denuncia il «travisamento dell’insegnamento cattolico, un travisamento
della natura del contratto degli insegnanti e un travisamento dello
spirito dell’arcivescovo», ma sopratutto «il più grande travisamento è
che i firmatari presumono di parlare per la comunità cattolica di San
Francisco». E invece? «E invece il sondaggio
on line per la mia rimozione è fallito: l’80 per cento dei fedeli è
dalla mia parte. So che la gente comune è con me», spiega Cordileone.
«Ho ricevuto centinaia di lettere di sostegno e, durante le sei visite
pastorali che ho fatto in questi tre mesi, ho trovato solo conforto e
nessuna critica. Tanti stanno pregando per me» anche se «sono aiutato da
questo, ci sono momenti duri in cui il peso lo devi portare tu da solo.
Ma so per Chi lo faccio e vado avanti».
la Croce pettorale va indossata bene in evidenza e non messa nel taschino come una custodia degli occhiali !
RispondiEliminaQuesto è un vero vescovo!
RispondiEliminaGrazie!
C'è un "non" di troppo nel titolo.
RispondiEliminaIl "non" del titolo è a posto. Il vescovo che NON ha il coraggio... è mercenario. Semmai manca un DI prima del verbo "dire".
RispondiEliminaQuanto alla croce pettorale è chiaro che s'è spostata nel movimento del vescovo.
I capelli sono in ordine?
Il "non" del titolo è a posto, certo; anche l'altro "non", che c'era ieri ed oggi non più, è ora a posto.
EliminaNo Sig. Pastorelli la croce pettorale NON si è spostata di un millemetro , per il semplice fatto che è stata d' intralcio , riposta nel taschino della giacca ed è comune e pessima abitudine il farlo , di molti prelati ! conseguenza del clergy man ?
Eliminaper giunta i capelli sono in ordine !
Mah, beati voi che notate tutto. Io tutte queste croci nel taschino non le ho mai viste.
EliminaAlmeno i capelli erano a posto. E allora che senso ha quel "per giunta"? Chissà i calzini...
E perché clergyman è scritto "clergy man"? Una parte è rimasta nel taschino?