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giovedì 26 marzo 2015

Papa Vitaliano e l'evangelizzazione dell'Inghilterra



PAPA VITALIANO  E L’EVANGELIZZAZIONE DELL’ INGHILTERRA
di Enzo Fagiolo



  La presenza del cristianesimo nella Britannia romana è documentata già alla fine del II° secolo, ad opera di missionari provenienti dalla Gallia. Il martirio di S. Albano, avvenuto nel III° secolo a Verulamium (S. Albans) e la presenza al Concilio di Arles (314) dei vescovi: Restituto di Londinium,  Eborio di Eboracum (York) e Adelfio di Linkoln e di altri vescovi al Concilio di Rimini del 359, indicano il grado di espansione raggiunto dal Cristianesimo. La fine della presenza romana dall’inizio del V° secolo e le invasioni degli Angli e Sassoni, produssero una forte riduzione della presenza cristiana. Papa Gregorio Magno (590-604) pose una particolare attenzione alla nuova evangelizzazione di quelle terre ancora in gran parte pagane, inviando, nel 596, un gruppo di monaci benedettini con a capo Agostino consacrato vescovo di Canterbury che, tra l’altro, battezzò il re Etelberto del Kent. Tuttavia, dopo la morte del santo vescovo, varie vicende, tra cui una pestilenza che aveva decimato il clero e dissidi  tra le varie comunità  dell’isola, di natura disciplinare e dottrinale,  avevano molto ridotto il clero e l’espansione del cristianesimo.

 La definitiva evangelizzazione e l’organizzazione ecclesiastica di quelle terre risale al tempo di papa S.Vitaliano (657-672), nativo di Segni, una antica cittadina del Lazio meridionale, la cui memoria liturgica cade il 27 gennaio. Il Liber Pontificalis che lo chiama sanctissimus vir, non fa però cenno della sua opera di evangelizzazione dell’Inghilterra, decisiva per il futuro cristiano di quella nazione, mentre descrive ampiamente i suoi tentativi di riavvicinamento di Roma con l’Oriente cristiano anche attraverso la riconciliazione con l’imperatore Costante II° che venne a Roma a rendergli omaggio, pur comportandosi da arrogante padrone asportando persino le tegole bronzee del Pantheon. Pertanto, l’interesse più immediato del biografo della Curia romana sembra essere stato quello di tramandare la sua opera, intesa (Vitaliano scrisse anche al patriarca di Costantinopoli Pietro) a mantenere l’unità della Chiesa orientale ed occidentale, scossa dai forti contrasti suscitati dall’eresia monotelita, sostenuta anche dall’imperatore Costante, che, diversamente da quella monofisita, riconosceva in Cristo sì due nature, la umana e la divina, ma ammetteva una sola volontà, quella divina; eresia definitivamente condannata nel Concilio di Costantinopoli dell’anno 680. La controversia cristologica aveva raggiunto il momento più drammatico con l’arresto e la deportazione di Martino I, papa dal 649 al 653, a Costantinopoli, ove morì, colpevole di aver convocato  un Concilio nel Laterano che decise la condanna dell’eresia.

  L’evangelizzazione dell’Inghilterra da parte di papa Vitaliano è invece narrata con dovizia di particolari nell’opera storica del venerabile Beda, monaco anglosassone, vissuto tra gli anni 673 e 735:  Historia ecclesiastica gentis anglorum, che rievoca le vicende politiche ed ecclesiastiche della sua patria fin dagli inizi della conquista romana da parte di Giulio Cesare.

  Oltre ai problemi legati alle divisioni tra le varie sedi vescovili, dovuti a contrasti dottrinali e  alcuni usi liturgici tra le diocesi  dei diversi stati dell’isola, particolarmente acuta era allora la controversia sulla data della Pasqua. Alcune diocesi come quelle di Scozia la celebravano secondo la data calcolata da Vittore d’Aquitania, altre, come quella del Kent, secondo quella definita da Dionigi il Piccolo, seguita dal resto della cristianità e dalla Sede Apostolica e tuttora vigente. Il re Oswi della Northumbria, la grande regione orientale verso il mare del nord dove è York, che si estende oggi da Edimburgo a Hull, riunì un sinodo a Whitby nel 664 dove decise di adeguarsi all’uso romano in obbedienza all’autorità dell’apostolo Pietro al quale, secondo l’opinione unanime dei convenuti, erano state affidate le chiavi del regno dei cieli, perché: “non accada che quando giungerò dinanzi ai cancelli del regno, non ci sia nessuno che me li spalanchi” . Il re inviò un’ambasceria a papa Vitaliano con preziosi doni chiedendo, in accordo con Egbert del re del Kent,  un vescovo per la sede primaziale di Canterbury. Il papa, in una lettera che ci è conservata, ringrazia il re, si compiace per la sua devozione e di essersi convertito alla vera ed apostolica fede, formula auguri per il suo regno e invia, a lui le reliquie dei S. Pietro e Paolo, S.Lorenzo, i SS. Giovanni e Paolo e S.Pancrazio e,  alla consorte, una croce  aurea con frammenti delle catene dei santi Pietro e Paolo, forse per riaffermare  la credenza diffusa in tutta la cristianità sia orientale che occidentale che la Chiesa era alimentata dal sangue dei martiri, non professata però dal cristianesimo celtico.  

 Beda, narra dettagliatamente la nomina e l’invio del vescovo richiesto: “Papa Vitaliano fece una diligente ricerca su chi fosse da inviare come arcivescovo nella Chiesa degli Angli…Nel monastero non lontano da Napoli viveva l’abate Adriano, nativo dell’Africa, molto dotto nella sacra scrittura…il papa lo convocò e gli ordinò di recarsi in Britannia dopo aver ricevuto la dignità episcopale; egli rispose di essere indegno ma aggiunse di poter segnalare un altro… C’era a Roma un monaco di nome Teodoro nato a Tarso esperto sia in letteratura profana che sacra, in greco ed in latino,…ne suggerì il nome al papa che accettò di consacrarlo vescovo, la domenica 26 marzo del 668… a condizione che Adriano stesso lo accompagnasse in Britannia…. Teodoro, visitò subito tutte le regioni dell’isola in cui vivevano i popoli degli Angli e, assistito da Adriano, diffuse la corretta regola di vita ed il costume canonico di celebrare la Pasqua…Questi fu  il primo arcivescovo che l’intera Chiesa degli Angli riconobbe come suo capo…Raccolsero una folla di discepoli ed anche le regole del canto ecclesiastico, allora note soltanto nel Kent, cominciarono a studiarsi in tutte la chiese degli Angli…Insieme agli scritti sacri comunicavano ad essi la scienza dell’arte metrica, dell’astronomia  e del computo ecclesiastico…Non vi erano mai stati tempi così felici da quando gli Angli erano giunti in Britannia….Teodoro, viaggiando per la Britannia ordinava vescovi e correggeva, con la loro collaborazione le cose che trovava errate….Nell’anno 670 dell’incarnazione del Signore re Oswi morì… aveva tale attaccamento alla sede apostolica romana che aveva deciso di recarsi a Roma e terminare la sua esistenza in quei santi luoghi” 

  Da quel tempo e per tutto il medioevo, Roma diverrà per gli anglosassoni un centro di forte attrazione spirituale specialmente verso i santuari dei martiri nelle catacombe. Lo stesso Beda narra che. “ Molte genti degli Angli, nobili e servi, chierici e laici, governanti e semplici cittadini, spinti da amore divino, erano soliti venire a Roma dalla Britannia” . Alcuni  re anglosassoni vollero morire ed essere seppelliti a Roma: Cedwalla e Ina re del Wessex, nel 689 e 730, rispettivamente, come anche Coinredo re della Mercia, venuto a Roma nel 709. Così forte rimase il richiamo d’Urbe che il  benedettino Guglielmo di Malmesbury, morto nel 1142 circa, inserì nella sua opera Gesta regum anglorum, un antico itinerario del VII° secolo, prezioso per l’archeologia cristiana, di visita alle tombe dei martiri nelle catacombe romane, anche se all’epoca abbandonate e non più officiate, dato che le reliquie dei martiri  erano state trasferite in alcune chiese urbane.

  Papa Vitaliano portò a compimento l’opera iniziata da Gregorio Magno, che Beda chiama “il nostro apostolo“, per l’evangelizzazione e  promozione culturale dell’Inghilterra, sotto la protezione della Sede Apostolica che portò all’unificazione dottrinale e degli usi liturgici nelle varie etnie. Infatti, volle che il greco Teodoro fosse accompagnato da Adriano perché nell’insegnamento: “non introducesse alcun costume greco contrario alle verità della fede”, segno della preoccupazione del papa di evitare anche la diffusione, che aveva toccato anche la Britannia, delle eresie monofisita e monotelita. Nel Martirologio romano edito nel 2005 è scritto che: “ si occupò con particolare impegno della salvezza degli Angli”. F. Michele Ellis, di origine inglese, vescovo  di Segni dal 1708 al 1726, lo definì coapostolo dell’Anglia. A Vitaliano gli storici della musica riferiscono anche la definitiva sistemazione e diffusione del canto gregoriano. Nasceva allora il mirabile edificio dell’’Europa medioevale cristiana, per la cui unità spirituale e culturale tanto operarono i pontefici romani e  oggi drammaticamente decaduta.


                                                                                                                Enzo Fagiolo

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Bibliografia
L. Duchesne: Le Liber pontificalis. Paris 1892.
O. Bertolini: Roma di fronte a Bisanzio e ai Longobardi. Bologna 1941.
G. Musca: Il venerabile Beda storico dell’Altomedioevo. Bari 1973
P. Conte: Chiesa e primato nelle lettere dei papi del secolo VII. Milano 1971.
B. Navarra: S. Vitaliano papa. Roma 1972.

2 commenti:

  1. Complimenti! Bellissimo documento di storia della Chiesa! In questa ignoranza attuale una bella lettura corroborante!!

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  2. Ciò che i papi han costruito nel corso dei secolin secoli è stato distrutto in cinquat'anni dai vaticansecondisti

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