Post in evidenza

Sono sante le carmelitane scalze di Compiègne, ghigliottinate nel 1794 dai rivoluzionari

Mercoledì scorso, Papa Francesco ha esteso alla Chiesa universale il culto dei martiri di Compiègne: la Beata Teresa di Sant'Agostino e ...

mercoledì 11 marzo 2015

Due anni fa Benedetto XVI lasciava il pontificato


Due anni fa papa Benedetto XVI lasciava il pontificato
di Enzo Fagiolo, per MiL, 28.02.2015

  Sono trascorsi due anni da quando, il 28 febbraio 2013, la chiusura del portone del palazzo apostolico di Castelgandolfo annunciava, dopo 8 anni, la fine di un pontificato, ma con il successore di Pietro ancora in vita. A questa rinuncia seguirono molti commenti: pochi esprimevano profondo rammarico per un grande perdita così inattesa, i più riconoscevano solo il ‘gesto di umiltà’.
 La sua elezione aveva suscitato entusiasmo solo chi vedeva in J. Ratzinger un difensore dell’ortodossia e un nemico delle forze centrifughe che stavano disgregando la Chiesa. Nella maggioranza e non solo del mondo laicista, quella elezione suscitò freddezza fino all’aperta ostilità, all’interno del mondo ecclesiale. Ricordo un sacerdote docente dell’Ateneo salesiano che mi disse poco dopo l’elezione: “si, va bene Ratzinger ma come papa di transizione”. Un frate minore dell’Ateneo Antoniano, sempre di Roma, durante un’omelia ( !?!), arrivò a dire:   questo papa si sta rendendo conto di quanto sia difficile fare il papa!”. Giudizi chiaramente negativi e ostili sentiti nel loro alto loco, da parte di due grossi ordini religiosi.
 Già prima dell’elezione, quando donò alla Chiesa quel capolavoro che è Il Catechismo della Chiesa Cattolica, praticamente ignorato, suscitava odio da parte di grossi movimenti di potere quali neocatecumenali e focolarini, per la sua perplessità nel riconoscerli canonicamente. Alcuni dicasteri vaticani mostravano fastidio per i suoi interventi che facevano notare che alcuni provvedimenti canonici non erano in linea con la retta dottrina teologica. La Dominus Jesus, che non faceva altro che ripetere quanto Cristo stesso aveva detto circa il suo ruolo di unico Salvatore, suscitò, come Ratzinger scrisse nella prefazione al suo libro, Fede, Verità e Tolleranza “ un grido di indignazione attraversò la nostra società” , purtroppo anche tanti ambenti teologici ed esegetici cattolici, scivolati ormai nel relativismo e nel sincretismo.      
 Eletto papa, l’ostilità sorda, malamente e non sempre repressa, continuò: basterà ricordare il suo discorso ad Assisi che cercava di liberare  S. Francesco, sfigurato proprio da parte dei suoi figli, dalla veste di ecumenista e sincretista. Si pensi al discorso di Ratisbona come a tanti altri, oppure al Motu proprio sulla Messa, motivo di veri insulti da parte anche di vescovi e prelati vaticani. E si potrebbe continuare per molto. L’insulto finale è stata l’accusa di essere sceso dalla Croce. Anche cavillosi ambienti ‘tradizionalisti’ hanno aggredito quella che secondo loro era “ la strana teologia di Ratzinger”, ignorando la sua  rivendicazione antimodernista del Cristo storico cui ha dedicato i libri su Gesù di Nazaret.
 Le intime motivazioni che portarono papa Benedetto a lasciare, certo difficili a cogliere pienamente, sono state poco approfondite. La decadenza delle forze, in lui solo fisiche ma non certo mentali, avranno avuto un ruolo importante anche in relazione al triste spettacolo dato dal predecessore, del tutto inabile al suo ufficio almeno negli ultimi cinque anni di pontificato, fino all’incapacità di intendere e di volere. Ma che cosa voleva significare, quando parlò di mancanza di vigor animae?  Consideriamo poi che Ratzinger è un teologo di quelli veri e ha una concezione del ministero petrino tutta teologica: Santo è solo il Dio trinitario fortis et immortalis mentre Pietro è un uomo debole e talvolta insicuro e può non ascoltare lo Spirito Santo quando vuole ricordarci ciò che Cristo ha detto. Un insigne teologo tomista e di gran fede mi espresse questo desiderio: “il papa dovrebbe fare un gran regalo alla Chiesa, non farsi più chiamare Santità!” Papa Benedetto lo ha praticamente fatto.
 Non resta che meditare le commoventi parole del vescovo di Trieste Crepaldi: “ si è trattato di un pontificato luminoso.. sulla cattedra di Pietro si era seduto un autentico padre della Chiesa.. abbiamo gioito intellettualmente e spiritualmente dei suoi alti insegnamenti..abbiamo pregato perché ‘ non fuggisse davanti ai lupi’ come ci aveva chiesto di fare…è stato una roccia della nostra fede...ci sentiamo umanamente più soli”.  Alla luce dell’insegnamento di papa Benedetto la Chiesa, che per i trionfalisti del Concilio avrebbe per la prima volta nella storia esaminato se stessa (!?), per uscire dalla crisi attuale dovrà farlo ma, questa volta con umiltà.

Enzo Fagiolo