Post in evidenza

AGGIORNAMENTO del programma del 13º Pellegrinaggio Populus Summorum Pontificum #sumpont2024

Cari amici, a pochi giorni dall ’inizio de l  13º Pellegrinaggio  Populus Summorum Pontificum   a Roma da venerdì 25 a domenica 27 ottobre  ...

sabato 15 novembre 2014

In margine al pellegrinaggio Summorum Pontificum

Nell'odierna festa di Sant'Alberto Magno, Vescovo e Dottore della Chiesa "... in humána sapiéntia divínæ fídei subjiciénda magnum effecísti..." ringraziamo  Luciana Cuppo che, tanto gentilmente, ha voluto inviarci questa riflessione dedicata al recente Pellegrinaggio Populus Summorum Pontificum  a cui ha partecipato.
Επίσης, σε μας τους αμαρτωλούς ( A.C.)



In margine al pellegrinaggio Summorum Pontificum 

foto Populus Summorum Pontificum
Fra le immagini del recente pellegrinaggio Summorum Pontificum hanno suscitato grande interesse quelle della processione da San Lorenzo in Damaso a San Pietro. 
Vi campeggia la croce: un crocifisso disadorno, in capo ad una fila che sembrava interminabile di preti in cotta e talare, snodantesi lungo il Corso, e poi sul ponte, e poi lungo via della Conciliazione fino a San Pietro. 
Le foto dei laici al seguito di quellq stessa processione sono meno gettonate ma non meno interessanti perche', in contrasto con l'aspetto rigorosamente istituzionale dei preti in talare, in contrasto anche, ma solo apparentemente, con la tristezza della croce, i laici erano di tutti i tipi: giovani e vecchi, famiglie, bambini nel passeggino beatamente intenti a succhiarsi il pollice, anziani nella loro sedia a rotelle, sereni ed a loro modo anch'essi intenti a godersi la vita. 
E c'era veramente di che godersi quella splendida giornata d'autunno romano, quel sole carezzevole e la curiosita' benevola dei passanti; nuovi, evidentemente, ad un tale spettacolo, ma quasi tutti attenti ed interessati. 
I fedeli al seguito di Gesu' crocifisso parevano dei gran cuorcontenti. 
Il cuore, lo conosce Dio.
Ma l'aspetto di quella processione richiamava il perenne paradosso della croce: quello stesso Cristo che ci ha chiesto di seguirlo ci ha anche detto che il suo peso e' soave ed il suo giogo leggero. 
E la processione - bambini, anziani disabili, signore che reggevano stoicamente per un bel tratto di strada lo stendardo del loro gruppo, famiglie che avevano forse sostenuto sacrifici per essere a Roma - era il vivo concretarsi delle parole di Cristo. 
Era lampante il contrasto tra la sobrieta' della processione e la magnificenza del pontificale a San Pietro. 
Ci sono quelli che considerano le solenni celebrazioni liturgiche una forma d'ostentazione, se non di spreco; ma questi dimenticano che Gesu' ordino' ai suoi apostoli, prima di celebrare l'Ultima Cena, di trovare una sala bella, e grande, e addobbata. 
Ma c'e' anche chi vede nella bellezza della liturgia un riflesso della bellezza infinita di Dio; come i pellegrini intenti a gustare ogni nota della musica; forse, per loro, un momento di sollievo dalle interminabili letture semibibliche - e gia', perche' dato il livello di troppe traduzioni, e' il caso di dire che del testo biblioco e' rimasto ben poco. 
Un momento di catarsi, di "disintossicazione", come ben diceva un mio amico vissuto per molti anni in Vaticano.
San Pietro e' luogo di contrasti. 
Il piu' significativo e' la basilica costruita sulla tomba dell'Apostolo. 
E' segno dell'unita' e dell'indefettibilita' della Chiesa e lo e' stata anche durante il pellegrinaggio, con la lettura del messaggio di mons. Parolin della Segreteria di Stato Vaticana (quindi indirettamente da parte del Papa). 
Si va da Pietro per implorare la fedelta' a Cristo; ma Pietro e' l'apostolo che rinnego' Cristo tre volte. 
Come il suo Maestro, anche Pietro e' segno di contraddizione: la sua tomba fu manomessa (si legga la monografia sulla tomba di san Pietro, di mons. Michele Basso, in DIVINITAS 57/3 2014); e quotidianamente c'e' chi cerca di trasformare la basilica in un museo, se non in un bazaar. 
Ma a questo i pellegrini non pensavano, presi dalla bellezza del rito.
Rito (la liturgia) e sacramento (l'eucarestia) sono due cose diverse.
Lapalissiano, eppure in pratica c'e' chi confonde le due cose. 
Un rito liturgico traboccante di bellezza sa generare emozioni fortissime anche fra gli atei devoti e non, purche' provvisti di sensibilita' estetica, ed i piu' elevati sentimenti possono giungere sulle ali del canto anche a chi rifugge dalla messa come il diavolo dall'acqua santa.
D'altra parte il sacrificio di Cristo - perche' questa e' la messa - si compie anche nella chiesa piu' disadorna, fra la sciatteria liturgica e la cacofonia delle invocazioni. 
Dalla sala dell'Ultima Cena al Calvario: oggi come allora, e' lo stesso sacrificio. 
E si e' dunque rivelata provvidenziale, prima della processione e della messa, l'ora di adorazione con il canto dell'Adoro te devote
Un grazie particolare all'organizzatore don Marino Neri che ci ha dato l'inno nella sua interezza e con esso la miglior preparazione alla messa; perche' i versi dell'inno nella loro struggente bellezza ci dicono che adoriamo un Dio che incessantemente si nasconde e che nell'eucarestia e' veramente nascosto. 
E ci rammentano cosi' che ogni nostra emozione alla messa in San Pietro e' come il momento del Tabor, quando i discepoli videro Gesu' trasfigurato; e che se godiamo della manifestazione di Cristo siamo in ottima compagnia, ma lo siamo anche alla discesa dal Tabor, quando la divinita' di Cristo e' nuovamente e totalmente velata. 
Dall'Adoro te devote ci e' venuto un altro insegnamento. 
Nella contemplazione del Santissimo, scrive san Tommaso, i sensi vengono a mancare, il cuore viene meno.
"Venir meno" non vuol dire provare splendide emozioni, ma vuol dire non provar niente, come se il cuore fosse di pietra; e non perche' si sia insensibili, ma perche' si e' di fronte ad una realta' che supera ogni sentimento. 
La visione di Dio faccia a faccia - cosi' si conclude l'Adoro te devote - appartiene all'altra vita. 
La visione beatifica non e' possibile su questa terra nel tram-tram quotidiano, ma neppure nel pontificale a San Pietro; non nelle liturgie disinvolte, ma neppure in quelle splendide; ed il dire questo e' un dono grande, perche' e' un invito a cercare Dio al di la' d'ogni rito. 
Intanto, fra l'uno e l'altro pellegrinaggio Summorum, e' ottima cosa coltivare il vetus ordo; ma se le circostanze ci obbligano a limitarci al novus ordo nella nostra vita quotidiana, dobbiamo essere consapevoli che Cristo e' anche li' ed essere pronti a scendere dal Tabor, se cio' vuol dire adoperarsi perche' anche una messa celebrata secondo il novus ordo riacquisti il carattere di dogma pregato, l'espressione della nostra fede in Cristo. 

Luciana Cuppo

22 commenti:

  1. Quest'articolo è bellissimo.
    La scrivente con fervida devozione esprime una pienezza di pensiero circoscritto dalla più pura obbedienza al Magistero.
    Adoperiamoci ,come ci sprona l'autrice, a restituire alla Messa novus ordo la qualifica esiziale di dogma pregato intervenendo,per esempio, presso i Sacerdoti affinché comincino a celebrare coram Deo ,in latino ,vestiti di degni e benedetti paramenti.
    Facendo così faremo in modo che il novus ordo assomigli sempre più alla Messa antica e supereremo tutte le insane divisioni che attanagliano la Chiesa Cattolica!

    RispondiElimina
  2. In verità sei un pochino relativista.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Più che relativismo io direi realismo.
      Il nostro scopo finale, già espresso da Benedetto XVI - genio incompreso- , è che la forma antica possa fecondare la moderna correggendone gli errori, specie quelli interpretativi.
      Una volta ottenuto questo scopo si è già notevolmente avanti : proitettati verso la Croce e verso Dio.
      Tutto il resto verrà come effetto della grazia.

      Elimina
  3. Ha ragione chi mi ha preceduto.
    Ovviamente la nostra preferenza è indirizzata verso la forma teologicamente e esteticamente perfetta della Messa di sempre ( Vetus Ordo).
    Non dobbiamo però dimenticarci la maggior parte dei fedeli può arrivare alla perfezione liturgica, rappresentata dall'antica liturgia detta tridentina, a piccoli passi : abbandonando il vezzo d'uso carismatico e riprendendo la centralità del ritualismo come forma d'espressione della preghiera.
    Non c' può essere una religione senza una ritualità determinante che riesce a portare a Dio i fedeli.
    Brava l'autrice di questo brano che dimostra di avere i piedi ben piantati a terra e la mente elevata alle divine cose.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Dici bene ,ma purtroppo la maggior parte dei fedeli si accontenta della sbobba d'ordinanza.......

      Elimina
    2. Dici realisticamente Anonimo delle 15:49 : ecco allora lo scopo di tutti noi che siamo stati chiamati in modo misterioso alla rinascita della liturgia cattolica. Ecco il nostro compito di missionari della verità e della bellezza.

      Elimina
  4. E' bello il senso della Teofania che trasuda nell'articolo : l'autrice accosta le celebrazioni in rito antico all'epifania sul monte Tabor durante e dopo la Trasfigurazione : lo stupore dinnanzi alla "divinità rivelantesi".
    Riacquistare la sacralità e la ieraticità nella Liturgia fanno parte del medesimo quadro dipinto da Benedetto XVI e tuttaltro che lasciato incolpleto. Fine del 1 atto.

    RispondiElimina
  5. Il Novus Ordo, benché valido e lecito, potrà "assomigliare" al vetus, se ben celebrato, secondo i termini descritti nel discorso delle 5 piaghe di Mons. Schneider. Ma non lo raggiungerà mai in bellezza e sacarlità. Non vedo perché lo dobbiamo difedndere noi dalle colonne di questo blog: lasciatelo difendere all'orda modernista! Noi invece difendiamo "il tesoro prezioso da conservare" "per tutti i fedeli" (Universae Ecclesiae, 8.a), che è inarrivabile per sacralità e santità!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Purtroppo un po' lo dobbiamo difendere, in primis perché ce lo impone il Summorum Pontificum come normativa e ,in secondo luogo, perchè non possiamo scandalizzare i piccoli che ,secondo l'agenda modernista, vedranno presto nelle spoglie aule liturgiche un cubo di cemento dietro il quale si agita un'invasata vestita da sacerdote che distribuisce mele di plastica o di legno facendo finta che si tratta di qualche nuova direttiva pastorale.

      Elimina
  6. Fratelli,padre Cassian Folsom non vi sembra un fotomodello?
    E` troppo bello!
    Sembra un cherubino!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii e salva anche tantissime anime contrariamente a certi cialtroni.

      http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/medio-oriente-middle-east-oriente-medio-37522/

      Elimina
  7. Condivido ammirato lo scritto dell'ottima Luciana.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Condivido anche io.
      Bravissima !

      Elimina
    2. NO no no e poi no. Il NO sarà valido e lecito, ma lòasciatelo difendere ai modernisti. IO introibo ad alater Dei! Viva Cristo Re e Maria Regina.

      Elimina
    3. Qualcuno ha "difeso" , articolo o commenti, specificatamente il Novus Ordo ?
      Si difende solo la fede e l'adorazione eucaristica.
      W Cristo Re e Maria Santissima Regina.

      Elimina
  8. Allora scendete pure dal Tabor. Ma state attenti che ciò non vi faccia scendere anche dal Golgota in compagnia di Bugnini e dei suoi sei consiglieri protestanti. E già che scendete, andate alla ricerca dell'offertorio perduto :-) (absit injuria verbis: sto scherzando tra amici).
    Introibo ad altare Dei.
    Viva Cristo Re, Viva Maria Regina

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Figliolo come possono scendere dal Golgota , talamo glorioso del Re dei Re, coloro che avevano cercato di nasconderlo dall'adorazione dei fedeli ?
      Cerchiamo tutti di ascendere al monte del Signore con mani innocenti e cuoro puro consapevoli della nostra missione arcaicamente donateci dalla Provvidenza : mostrare al mondo la bellezza della Liturgia che trova il suo alto compimento nella forma antica venerata dai nostri padri.
      Buona domenica

      Elimina
    2. Prima di tutto io sono "Figliolo" solo di mia madre, che spero in Paradiso al cospetto di Dio per tutto il bene che mi ha fatto, assieme a mio padre, i quali mi hanno trasmesso la fede cattolica dei nostri Padri, e non le favolette post-conciliari dei preti in infradito e camicia a fiori che la Chiesa mi ha messo a disposizione salvo poche, santissime eccezioni in questi ultimi 50 anni. Prgehiamo per la conversione dei codardi, degli gnavi e di coloro che per paura nascondono il loro amore alla liturgia di sempre: costoro ci fanno più male dei modernisti e ... che Dio abbia pietà di me e di loro!
      Viva Cristo Re e Maria Regina! Viva le Crociate.
      Disma, Latro Poenitens

      Elimina
    3. Latro poenitens, via, mi sembra che quel "figliolo" sia stato scritto con benevolenza. Non so tu, ma a noi da ragazzi e giovani con tale appellativo si rivolgevano i preti, le suore o le persone anziane.

      Elimina
    4. Non tutti sono in grado di comprendere caro Pastorelli...

      Elimina
  9. Segnaliamo il nostro ultimo articolo sul golpe operato nell'Istituto del Buon Pastore:

    http://disputationes-theologicae.blogspot.it/2014/11/mons-pozzo-la-messa-straordinaria-puo.html

    RispondiElimina
  10. Prego anche io per la Nostra Chiesa...ultimamente la vedo un po' in confusione...

    RispondiElimina