La chiesa di Francesco e quel fastidio liberatorio
per il “giogo soave” di dottrina e sacramento
di Alessandro Gnocchi, da il Foglio 8.10.2014
Laddove non sia sopportabile il giogo del sacramento arrivi il palpito del cuore, “el latido del corazón”, per dirla nel misericordioso ispanico con cui papa Francesco immagina la nuova chiesa, o magari “der Herzschlag”, come si traduce nell’inflessibile alemanno del cardinale Walter Kasper. Ideato, annunciato e avviato sotto il segno della tenerezza, difficilmente il Sinodo straordinario sulla famiglia prenderà altre vie da quella della pastorale aperta alle voglie matte del mondo.
I gesti, i discorsi, le interviste, gli incontri di cui è intessuto l’attuale pontificato possono condurre solo lì, dove paginate di giornale e minuti di televisione divorano ingordamente il viatico affidato da Francesco ai padri sinodali contro “i cattivi pastori” che “caricano sulle spalle della gente pesi insopportabili che loro non muovono neppure con un dito” [Omelia di apertura del Sinodo, 5 ottobre. qui]. Paginate di giornale e minuti di televisione che il giorno prima si pascevano del fulmine scagliato da Casa Santa Marta contro “i capi del popolo” secondo cui “tutto si riduce al compimento dei precetti creati dalla loro febbre intellettuale e teologica” [Meditazione mattutina 3 ottobre, qui]. E poi su, a risalire con fame insaziabile fino a quell’“Angelus” in cui il papa venuto dalla fine del mondo citava, tutt’altro che casualmente, il cardinale che ora gli fa da portavoce dentro e fuori il Sinodo: intellettuale e teologo, ma, evidentemente, non febbricitante di quel morbo che tanto allarma Francesco. “In questi giorni” diceva il papa nel suo primo “Angelus” “ho potuto leggere un libro di un cardinale - il cardinale Kasper, un teologo in gamba, un buon teologo – sulla misericordia. E mi ha fatto tanto bene, quel libro, ma non crediate che faccia pubblicità ai libri dei miei cardinali! Non è così! Ma mi ha fatto tanto bene, tanto bene”. [Angelus, 17 marzo 2013 qui]
I gesti, i discorsi, le interviste, gli incontri di cui è intessuto l’attuale pontificato possono condurre solo lì, dove paginate di giornale e minuti di televisione divorano ingordamente il viatico affidato da Francesco ai padri sinodali contro “i cattivi pastori” che “caricano sulle spalle della gente pesi insopportabili che loro non muovono neppure con un dito” [Omelia di apertura del Sinodo, 5 ottobre. qui]. Paginate di giornale e minuti di televisione che il giorno prima si pascevano del fulmine scagliato da Casa Santa Marta contro “i capi del popolo” secondo cui “tutto si riduce al compimento dei precetti creati dalla loro febbre intellettuale e teologica” [Meditazione mattutina 3 ottobre, qui]. E poi su, a risalire con fame insaziabile fino a quell’“Angelus” in cui il papa venuto dalla fine del mondo citava, tutt’altro che casualmente, il cardinale che ora gli fa da portavoce dentro e fuori il Sinodo: intellettuale e teologo, ma, evidentemente, non febbricitante di quel morbo che tanto allarma Francesco. “In questi giorni” diceva il papa nel suo primo “Angelus” “ho potuto leggere un libro di un cardinale - il cardinale Kasper, un teologo in gamba, un buon teologo – sulla misericordia. E mi ha fatto tanto bene, quel libro, ma non crediate che faccia pubblicità ai libri dei miei cardinali! Non è così! Ma mi ha fatto tanto bene, tanto bene”. [Angelus, 17 marzo 2013 qui]
Da allora, si è diffuso per l’orbe cattolico un certo fastidio liberatorio per quanto di sacramentale e dottrinale forma il “giogo soave” che Gesù promette ai suoi seguaci. La Nuova Legge, che è legge d’amore, non è scevra da condizioni e da giuramenti, e il ristoro dell’anima, dice Cristo nel Vangelo, è subordinato all’assunzione del vincolo: “Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me che sono mite e umile di cuore, e troverete riposo per le anime vostre. Poiché il mio giogo è soave e il mio peso è leggero”. Ma il ristoro dell’anima non è la pace del mondo, il giogo soave e il peso leggero non sono salvezza a buon mercato. “Se uno vuol venire dietro me”, ammonisce Gesù, “rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. E lo diceva quando, agli occhi degli uomini, la croce non era ancora stata trasformata in via di salvezza eterna, ma rimaneva strumento di morte crudelmente solo umano.
E ora, dopo che la chiesa per duemila anni ha tratto fior di santi da carne peccatrice indotta a portare la croce in virtù del giogo soave dei sacramenti e della dottrina, tutto dovrebbe cambiare. Il peso leggero è divenuto insopportabile e la croce una chimera da nascondere alle genti: solo il palpito del cuore è buono per l’annuncio agli uomini, savi e cattivi, santi e dannati, uniti in un unico destino che, al più, può illudere di soffrire un po’ meno su questa terra. Ciò che il mondo non comprende va tolto di mezzo, persino quando si tratta di dare forma cristiana a un fatto naturale come l’unione tra un uomo e una donna. Quasi che il matrimonio, per venti secoli, fosse stato offuscato da un apparato superstizioso di formule, di vincoli, di impegni pensati da “cattivi pastori”, da maligni “capi del popolo”, e non invece voluto da Dio.
Ma se vi è un che di superstizioso, non lo si deve cercare nel matrimonio, nel suo rito, nella sua morale. Come diceva G.K. Chesterton in un saggio di un secolo fa, se c’è una deriva da cui guardarsi, è “La superstizione del divorzio”.
“Se infatti penso che l’amore libero sia un’eresia”, diceva lo scrittore inglese, “il divorzio al contrario mi sembra avere tutto l’aspetto di una superstizione. Non è soltanto una superstizione più grande di quella dell’amore libero, ma è anche molto più grande di quella del sacramento matrimoniale. (…) Sono i partigiani del divorzio, e non i difensori del matrimonio, che attribuiscono una sacralità rigida e insensibile a una semplice cerimonia in sé. Sono i nostri oppositori, non noi, a sperare di poter essere salvati dalla lettera del rituale invece che dall’anima della realtà. Sono loro a sostenere che giuramento o violazione, lealtà o slealtà, possano essere sanciti da un rito magico e misterioso, compiuto prima in palazzo di giustizia e poi in chiesa o all’anagrafe. (…) Che un uomo debba baciare la Bibbia per mostrare di dire la verità può essere una superstizione, come non esserlo. È certamente più meschina la superstizione secondo la quale qualsiasi cosa dica quell’uomo diverrà vera baciando la Bibbia. (…). E questo è precisamente ciò che implica l’affermare che inventare un modo per risposarsi possa alterare la qualità morale di un’infedeltà coniugale. Può essere una macchia rimastaci dal medioevo che Aroldo dovesse giurare su una reliquia, pur sapendo che poi avrebbe abiurato. Ma sicuramente quell’epoca avrebbe raggiunto il fondo della meschinità se, per abiurare, ad Aroldo fosse stato sufficiente baciare un’altra reliquia dopo aver fatto lo stesso con la prima. Questo è il nuovo altare che i riformatori vorrebbero erigere per noi”.
Nel suo saggio, GKC prendeva a male parole la società laicizzata dei suoi tempi e l’anglicanesimo soffocato dall’abbraccio del mondo. Letta un secolo dopo, questa pagina diventa la triste cronaca del declinare di una chiesa cattolica cui il destino dei cosiddetti fratelli separati non ha insegnato nulla. Quando parla del “nuovo altare” su cui i riformatori vorrebbero celebrare le benedizioni dei “nuovi matrimoni” Chesterton evoca con chiarezza quanto nessuno ha ancora il coraggio di chiamare con il tremendo ossimoro che gli compete: divorzio cattolico. Poiché di altro non si tratta se i divorziati contraenti nuove nozze, pur con tutti distinguo che le astuzie pastorali sapranno suggerire, verranno ammessi alla comunione, inducendoli colpevolmente, secondo il monito di San Paolo, a mangiare la propria condanna.
L’infezione mondana che ha penetrato la chiesa chiede il suo tributo. Non ancora per le “forme ideologiche delle teorie del gender”, assicura il cardinale Peter Erdo, relatore generale del Sinodo nel suo discorso, perché per adesso sono invise alla stragrande maggioranza dei cattolici. Per l’ammissione all’eucaristia dei divorziati risposati, invece, i tempi sono maturi, si tratta di “vera urgenza pastorale”. Se si avanzassero dubbi, è il papa stesso a spiegare che “il mondo è cambiato e la chiesa non può chiudersi nelle presunte interpretazioni del dogma”.
Eppure, se si scorrono le lettere dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria raccolte nei “Consigli matrimoniali alle figlie sovrane”, si ha l’impressione che, più dei tempi, sia mutata la religione. Nel promemoria per Maria Amalia, sull’orlo della rottura con il marito Ferdinando Borbone di Parma, scriveva che “la sua felicità e la sua salvezza consistono nel non abbandonare mai, senza esserne obbligata veramente, la residenza, il palazzo, poiché non potrebbe mutare questa con nessun altro luogo al mondo se non con un ritiro a vita in un convento del Parmigiano, in cui, nel caso di separazione da suo marito, potrebbe vivere onestamente da sola”.
Vero è che Maria Teresa anteponeva a ogni incombenza terrena la salvezza eterna, così da dire, a proposito della figlia Maria Giuseppa “Si tratta non solo dell’educazione di una delle mie figli, ma di una che fra quattro anni potrebbe essere chiamata al trono per far felice o infelice tutto un regno, suo marito e, ma questo conta meno, se stessa. Si tratta della sua felicità e soprattutto della sua salute spirituale”.
Non è questione di epoche su cui la religione dovrebbe modellare suoi dogmi a ogni voltar di secolo. E non è neppure questione di rango poiché, davanti a Dio e al suo giogo, una popolana vale quanto una regina. Quando nei suoi romanzi John Fante ricorda la madre, contadina abruzzese trapiantata in America, la vede in trono al centro della casa, intenta a salvare un marito che umanamente non lo merita e figli che non ne vogliono sapere scorrendo i grani del Rosario.
“Ave Maria, Ave Maria. Sogni senza sonno la inghiottivano. Passioni disincarnate la cullavano. Amore senza morte, cantava la melodia della fede. Era lontana, era libera (…) ormai era giunta nella terra dove si possiede tutto. Ave Maria, Ave Maria, senza mai smettere, migliaia, milioni di volte, preghiera dopo preghiera, il sonno del corpo, il volo della mente, la morte della memoria, l’annientamento del dolore, il senso profondo e silenzioso della fede. Ave Maria, Ave Maria. Ecco la sua ragion d’essere”.
Per l’una e per l’altra, per la popolana e per l’imperatrice, nella Messa di matrimonio, il sacerdote aveva pregato perché fossero fedeli e caste, portassero il giogo dell’amore e della pace, imitassero le sante spose di cui narra la Scrittura “amábilis viro suo, ut Rachel; sápiens ut Rebecca; longaeva et fidelis ut Sara”, e poi ancora perché fossero gravi per verecondia, rispettabili per pudore, istruite nella dottrina celeste, feconde per prole, buone e innocenti. Cosicché loro e i loro sposi vedessero “fliórum suórum, usque in tértiam et quartam generatiónem, et ad optátam pervéniant senectútem”.
In virtù di questa fede, l’una e l’altra, la popolana e l’imperatrice, hanno serbato nella loro anima un’evidenza obliata dalle “vere urgenze pastorali” di ultima generazione. Sapevano che il matrimonio cristiano non ammette repliche poiché si regge su ciò che John Ruskin, nella seconda delle sue “Mattinate fiorentine”, chiama l’incontro della vita familiare con quella monastica, del concreto senno casalingo con la follia del deserto. Si alimenta di quella speciale percezione dell’intangibile sacralità racchiusa nei gesti domestici della Sacra Famiglia rivelata allo sguardo umano da Giotto. Mai prima, raramente dopo, si è compiuto nell’arte figurativa questo miracolo tutto cattolico e tutto italiano, per dire romano e universale, nel quale il dogma si fa quasi palpabile traducendosi in vita quotidiana esibita senza difesa agli occhi degli uomini. Al cospetto di tale epifania della santità domestica, lo scrittore d’arte inglese coglie l’impossibilità di ridurre le esigenze sacre della famiglia alle voglie profane del mondo:
“Sui termini ‘vita domestica’ devo dire che la visione divina non si concilia certo né con il razionalismo, né con la concorrenza commerciale che Stuart Mill offrirebbe alle donne il luogo della loro missione di spose e di madri, bensì con la sapienza casalinga, l’opera d’amore, il lavoro della terra, in accordo con le leggi celesti. Queste cose sono assai più conciliabili con la rivelazione in una grotta o in un’isola, con il sacrificio di una vita desolata e priva d’amore, con l’immobilità delle mani giunte che attendono l’ora di Dio!”.
L’eleganza inusitata e ribalda di quel punto esclamativo posto a suggellare mani immobili e oranti in attesa di Dio non è invenzione nata nel delirio di una “febbre intellettuale e teologica”. È il segno germogliato tra i pensieri e le aspirazioni di un’intelligenza per nulla indulgente con il cattolicesimo, allorché si trovò al cospetto dell’arte religiosa italiana. Conquistata dal di più esibito in una fede capace di mostrarsi nella ricchezza della sua dottrina, dei suo dogmi e dei suoi riti in perenne e immutabile guerra al mondo e alla sue lusinghe. Una fede in grado di esigere da chiunque l’abbracci l’inflessibile fedeltà al pronunciamento di un voto, quello religioso come quello matrimoniale.
Non è su questa strada che hanno avviato il Sinodo la teologia e l’intellettualità dominanti, quelle sì febbricitanti e visionarie. L’incontro tenero e amoroso con le voglie del mondo può condurre solo a una resa senza onore alle difficoltà di mantenere fede a una promessa. Una deriva che, dice Chesterton, iniziò con il tradimento di un re ancora cattolico: “La civiltà dei voti fu distrutta quando Enrico VIII ruppe la propria promessa matrimoniale. (…) I monasteri, costruiti per voto, furono distrutti. Le corporazioni, reggimenti volontari, furono disperse. La natura sacramentale del matrimonio fu negata (…). Il matrimonio diventò così non solo inferiore a un sacramento, ma inferiore alla santità. Minacciò di diventare non solo un contratto, ma un contratto che poteva non essere mantenuto. Proprio questo punto ha conservato, tra tanti altri simili problemi, una strana e simbolica supremazia che sembra perpetuare l’origine comune della questione. Tutto è cominciato con il divorzio di un re e sta ora finendo in divorzi per un intero regno”.
Non è ammettendo i divorziati risposati alla comunione che si porrà rimedio a quanto inquietava Chesterton cento anni or sono. In una chiesa dove ormai pochi si confessano e tutti fanno la comunione, mettersi in fila per ricevere l’ostia consacrata è divenuta una pratica sociale grazie alla quale ci si sente accettati dalla comunità in festa. In quest’ottica, escludere qualcuno dalla fila dei comunicandi appare un’inutile crudeltà a cui nessun argomento puramente umano è in grado di opporsi.
Per salvare il matrimonio, bisogna prima salvare l’eucaristia da tale profanazione mondana. Davanti a Gesù, che sta in corpo, sangue, anima e divinità dentro l’ostia pallida e pura, più indifeso di un bambino, bisogna essere mondi con il proposito di non peccare più. Per non tradire l’eucaristia dopo aver tradito il matrimonio, non bisogna tradire la confessione. Ma la confessione deve essere vera, come quella che John Fante fece per la sua prima comunione: “Uscii dal confessionale. Ero felice, molto felice. M’inginocchiai all’altare e dissi la mia penitenza. Poi uscii nel sole di un pomeriggio sereno. Non mi ero mai sentito più pulito. Ero un pezzo di sapone. Ero come l’acqua fresca. Ero come una stagnola lucente. Ero un vestito nuovo. Ero un taglio di capelli. Ero la Vigilia di Natale e una scatola di dolci. Fluttuavo, fischiettavo”.
Ma il piccolo John ebbe la fortuna di nascere nella casa di una contadina abruzzese malata, senza saperlo, di quella “febbre intellettuale e teologica” che aveva contagiato il popolano Giotto e ha i suoi germi tra le pagine del Vangelo.
Disamina ineccepibile. Ho fatto questa riflessione: ne i greci, ne i romani con la loro cultura pagana. Quando mai a questi è venuto in mente, con tutta la loro depravazione omosessualoide, sopratutto i greci, di elevare a matrimonio l'unione tra uomini o tra donne!? Certo amanti di ogni sorta e concubine ma mai a pari dignità. E noi? Elevati ad una dignità incomparabile a stravolgere l'ordinamento naturale e quello postivo, il naturale e il soprannaturale. Roba da schizofrenici ma schizofrenici depravati. Dicessero chiaramente, come fece Lucifero: Non serviam. Tanto i nostri 'pastori' questo son diventati: demoni con il gusto della prevarcazione luciferina.
RispondiEliminaGnocchi ed tutto il gruppetto di RC ha una visione statica ed utilitaristica dalla Chiesa. Sono dei dinosauri in via d'estinzione.
RispondiEliminaConcetti quanto mai vaghi nella loro arrogante apoditticità.
EliminaLa Chiesa non è statica ma si evolve nelle strutture che non sono state fondate da Cristo, ad es. la struttura gerarchica. Non può evolversi nei Sacramenti ed in tutte le verità sempre professate perché sono Parola del Signore. Ma in ambiti secondari si evolve: forse che i frati non vanno in macchina? forse che i missionari usano ancora le barche? Forse non sorgono nuove strutture per l'azione missionaria e sociale e non cadono quelle desuete? Ma la Verità non può mutare. Stat Veritas. Il cielo e la terra passeranno, ma la Sua parola non passerà. La Verità resterà la roccia unica ancora di salvezza in quest'epoche di dissoluzione e marosi implacabili. Mi sembra che l'unico statico ed utilitaristico sia tu con le tue battute d'altri tempi. Oggi si può combattere la Chiesa con cultura più raffinata che è chiaro che non possiedi.
I fatti danno ragione a me, il resto sono chiacchiere.
EliminaQuali fatti? Lo legge mai il vangelo?
EliminaLa visione utilitaristica è proprio quella dinamico-modernista,
Eliminariguardo poi l'estinzione dei cattolici veri come Gnocchi, possiamo stare tranquilli, perché nonostante tutto, i fatti dimostrano che il rischio non c'è proprio.
Nuovo, ma t'accorgi che di stupidaggini ne stai dicendo a iosa?
EliminaCerca di leggere e scrivere a mente fresca e sobria.
Professore ancora sta a perdere tempo con il Nuovo? E' un protestante provocatore, inutile ragionarci...
EliminaJohn Fante apprezzava il padre per la sua durezza e reputava la madre una debole per il suo devozionismo. Come al solito Gnocchi non c'ha preso una mazza...
RispondiEliminaNon credo che Gnocchi possa capire gli scritti di Fante, ne estrapola frasi che cerca di adattare ai suoi fini.
EliminaNon tutti hanno la tua intelligenza.
EliminaAvete preso il testo da chiesa e postconcilio "lavorato" da mic, con l'aggiunta di link di riferimento. Potevate almeno citarlo.
RispondiEliminaPrendere dei testi da un sito che non fa altro che attaccare ed offendere personalmente il Papa non vi fa onore. Lasciamoli cuocere nel loro brodo....
EliminaNon è un testo di quel sito ma riportato da quel sito. Anche qui, Nuovo, le tue umorali manie non mancan di manifestarsi. Va', ora spara su MIC.
EliminaPastorelli, che fai?! Istighi a delinquere? E se poi questo va davvero ad abbattere mic?
EliminaNon è cretino come ti pensi. E MIC sa ben difendersi, senza l'aiuto di nessuno.
Eliminatu, non ti. Fra due ore mi opero all'occhio destro, sperando di vederci meglio ed evitar errori di battitura.
EliminaAuguri Pastorè.... e coraggio.... sei un sonnecchia ma tifo per te.
Elimina:_)
In bocca al lupo professore.
EliminaVeramente se di qualcosa soffro è d'insonnia. M' alzo presto e vo a letto tardi. Quando ero in servizio m'alzavo anche alle 4-4,30, per preparare la giornata a scuola. Grazie in ogni modo.
Eliminaun sito che non fa altro che attaccare ed offendere personalmente il Papa....
RispondiEliminaperche' non la smettiamo di confondere Gesu Cristo con il papa, un vicario non puo' insegnareil contrario di quello che dice il maestro.
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EliminaVergognati.
EliminaDopo di lei, cioè mai.
EliminaMentre tu e quelli della tua setta Turiferario perdono il tempo a discutere su stupidaggini con sofismi vari Papa Francesco vi sta passando su come uno schiacciasassi, relegandovi ad un ruolo puramente ornamentale nella Chiesa.
EliminaSi dà il caso che gli ornamenti son molto spesso elementi sostanziali della Chiesa nel loro valore teologico-simbolico.
EliminaQuanto al primo turiferario (ma quanti turiferari ammorban l'aria!) a lui la prova che Francesco non è il papa.
EliminaQuesto commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
EliminaTroppi, tanti e ammorbano tanto!
EliminaC'è un turiferario non iscritto a blogger (nome non blu, per intenderci), Pastorelli, che insulta il Papa, e assume l'identità degli altri per screditarli. Mi pare sia successo anche a lei in passato, se male non ricordo. Si arriva anche a questo, siam messi bene.
EliminaNon faccia finta di non capire Pastorelli: mentre i reazionari disquisiscono del sesso degli angeli il Papa li scavalca andando avanti e relega pizzi e merletti all'addobbo. Non sia inutilmente e stucchevolmente polemico.
EliminaHa bisogno di alleati e di applausi, il pover'uomo.
EliminaIo ripeto quello che dice San Roberto Bellarmino, Dottore della Chiesa e lasciando stare i turiferai vari:
EliminaPapa dubbio non è papa.
Non serve dimostrare che Francesco non sia stato eletto papa validamente, basta che vi sia un dubbio fondato perché la coscienza di ognuno ne risenta.
D'altrocanto per stabilire se Padre Bergoglio è o non è il papa
dei cattolici non serve l'ipotesi di Socci, basta il catechismo di Scalfari.
Guarda anch io dei turiferari neri blu verdi e violetti me ne frego e dico che però un papa eletto quando ci sta già un altro papa è almeno discutibile. Poi magari va bene così però è giusto farsi qualche domanda no?
EliminaPeccato che circa un mld e 3000 mln di fedeli non la pensino come te, anonimo delle 15:45, ma in fondo è la tua opinione che conta nella Chiesa, o no?
EliminaStanno lì a fare un sacco di questioni su niente. Ma se lo diano in testa il turibolo! IL PAPA È IL PAPA! E basta.
EliminaSempre coi pizzi e i merletti. Non ti sembra, Nuovo, d'esser tu stucchevolmente banale? Alla fine si potrebbe pensar ad una proiezione del subconscio. Chissà, se avessi regalato più baby doll e goduto della bellezza in pizzi, questi non ti ossessionerebbero. A me non danno fastidio, anche se li preferisco più bassi che alti, tipo alla vita.
EliminaUna cosa è la discussione, un'altra le affermazioni apodittiche senza la minima prova
EliminaMi chiedo che senso abbia avuto il rigetto de lla religione pagana, oggi la chiesa cattolica oggi è arrivata alle stesse conclusioni. Purtroppo da cinquant'anni una lobby monopolizza la Chiesa e poi quattro gatti sudamericani e Kasper pretendono di parlare a nome di tutti i fedeli. Che pena povera Chiesa di Roma...nelle mani di codesti sovvertitori ignoranti.
RispondiEliminaQuattro gatti sudamericani?
RispondiEliminaMagari fosse così. Sono 50 anni che i cardinali ( in maggioranza europei e soprattutto italiani ) eleggono Papi di dubbia dottrina.
Non sono i cardinali che eleggono il Papa. Il Santo Padre è scelto dallo Spirito Santo, e come tale investito dell' autorità sulla Chiesa.
EliminaDire che i cardinali hanno "eletto" papi "di dubbia dottrina" non solo è sbagliato, ma anche eretico.
Hai le idee confuse. I Papi non li sceglie lo Spirito Santo, che semmai assicura una particolare assistenza ai cardinali che li eleggono, ma non li priva del loro libero arbitrio e quindi potrebbero anche non far conto dei suoi suggerimenti. Dire che i cardinali possono avere eletto Papi di dubbia dottrina non è eretico, perché è accaduto in qualche caso (per esempio Giovanni XXII, attenzione: 22°), anche se non sottoscrivo affatto quel che dice l'anonimo precedente sui Papi degli ultimi 50 anni.
EliminaOk. Ma allora chi decide se un Papa è "di dubbia dottrina"?
EliminaSecondo questa logica uno è libero di sostenere che Paolo IV sia stato tale e che quindi l'Humanae Vitae è inaffidabile. Il fatto che altri Papi l'abbiano integrata non risolve il problema, in quanto chiunque potrebbe dire altrettanto di loro.
Se un papa è di dubbia dottrina si desume dalla dottrina dubbia che propugna (se la propugna).
EliminaL'Humanae Vitae non ha alcun elemento di dubbia dottrina, quindi non mi pare un esempio da portare.
L'Humanae vitae ribadisce con forza la dottrina sempre professata dalla Chiesa. Il carattere d'infallibilità del documento deriva da questo e non dalla forma (non ex-cathedra) in cui è stato redatto e proprugnato.
EliminaAh, ora ho capito.
EliminaSe un Papa è di dubbia dottrina o meno lo decidete voi.
Chiaro.
Quindi, se dal sinodo dovesse uscire l' indicazione di dare l'eucaristia ai divorziati risposati, cosa dovrebbe fare un cattolico?
EliminaLo Spirito Santo ha dunque voluto eleggere per la salvezza delle anime papi lussuriosi, sodomiti, assassini, ladri ecc .ecc.?
EliminaLo Spirito Santo assiste, ma non toglie il libero arbitrio. Così come lo Spirito Santo assiste i Papi, ma essi possono resistergli ed agire in modo contrario.
Grazie Dante per la chiarezza delle tue risposte.
EliminaPerò così si introduce un elemento di relativismo: cosa misura la validità di un insegnamento? La coscienza di ognuno? Il parere della maggioranza dei fedeli? I teologi? Se i teologi, quali? I vescovi?
Ma tu guarda che stavolta tocca a dà man forte a Pastorelli.
Elimina:_)
(che spesso sbrocca poraccio ma mi stà simpatico forte, anche se è un po' "lento")
L'elemento di relativismo si introduce al contrario se si ammette
che uno eletto papa e divenuto eretico possa cambiare il depositum fidei che invece è irreformabile.
La validità di un insegnamento si misura in base al contenute delle specifiche affermazioni, teologiche che ovviamente non sono tutte uguali; si chiamano gradi della fede e ad ogni specifico grado si deve un differente assenso della ragione ed adesione della fede.
Tutto quello che è di fede divina e cattolica deve essere creduto, le semplici opinioni teologiche invece sono fallibili e finché non interviene il Magistero a definirle sono tutte plausibili o comunque tollerabili, ma anche rifiutabili liberamente.
Non è relativismo è invece prudenza e ragionevolezza.
E' ovvio che se il magistero intervenisse contro qualcosa di già definito (come la ovvia negaione della Comunione ai divorziati
risposati) allora sarebbe falso magistero e andrebbe ignorato.
Il magistero è cambiato moltissime volte nella storia della Chiesa, cambiando anche quanto precedentemente affermato. Continuate comunque a disquisire così finemente, Francesco intanto fa i fatti!
EliminaQuando di grazia è stato cambiato un dogma di fede che non abbia comportato uno scisma o una eresia come quella protestante che affligge Lei sig. Nuovo?
EliminaBergoglio fa tanti fatti (discutibili forte) ma non può fare magistero valido contraddicendo il Depositum Fidei, se ci prova significa che è un anticristo oltre che un antipapa.
Lei invece è solo un modernista eretico e pure arrogante, fa il gradasso con le eresie altrui? Usi le sue, almeno sono di prima mano no?
Guarda anch io dei turiferari neri blu verdi e violetti me ne frego e dico che però un papa eletto quando ci sta già un altro papa è almeno discutibile. Poi magari va bene così però è giusto farsi qualche domanda no?
EliminaQuindi riassumendo : si segue quello che dice il papa ameno che non sia diverso da quello che voglio io e il papa mi sia simpatico.
EliminaIn caso contrario mi invento una supercazzola teologica e faccio quello che voglio.
Quindi è un po' una religione fai da te.
Quali sono i dogmi, le verità solennemente proclamate che sono mutate nel tempo? Il NUOVO continua a non studiare l'evoluzione del domma intrinsecamente ed estrinsecamente, sostanzialmente e soggettivamente.
EliminaQuanto al Magistero, s'è contrario alla verità rivelata, alla verità di fede divina e cattolica, alla Sacra Tradizione che precede e contiene la Scrittura, il papa è eretico. Grandi teologi hanno studiato la questione. Difficilmente può darsi il caso di un papa eretico in quanto tale, nel magistero infallibile. A volte de papi hann' errato nella dottrina, ma come dottori privati.
che spesso sbrocca poraccio ma mi stà simpatico forte, anche se è un po' "lento")
Elimina--------
A me non interessa proprio di star simpatico ad alcuno, non ho bisogno di applausi, sennò porterei i nipotini sulla papamobile, e ti ricordo che "sta" si scrive senz'accento. Evita di sbroccare.
Le opinioni teologiche comunemente accettate sono quanto meno prossime alla verità.
EliminaQuindi i papi servono a poco e sono prescindibili, dato che la dottrina parla da sé e le loro aggiunte sono ortodosse solo se concordano con quanto si sa già.
EliminaQuindi religione fai da te, per esempio con preti spretati e laici preteschi.
EliminaAnonimo, il compito dei Papi è quello di trasmettere inalterata la dottrina sempre insegnata, il Sacrum Depositum. "E tu, convertito, conferma i tuoi fratelli". I papi non possono inventarsi verità nuove. La maggioranza dei documenti pontifici non sono infallibili. Sono infallibili i loro pronunciamenti ex cathedra ed i documenti che, senz'esser tali, trasmetton ciò ch'è stato già insegnato come di fede divina ed ecclesiastica. Perché si abbia un documento infallibile, oltre a non esser in contrasto con la Scrittura e la Tradizione, occorrono toni e formule ben precise. Qualche librettino o dizionarietto potrebb'esserti utile per capire.
EliminaQua siamo al cesaropapismo clericalista carismatico.
RispondiEliminaAmmettere che lo Spirito Santo costringa i cardinali ad eleggere qualcuno
è una eresia. Ammettere che un papa anche validamente eletto (e non è detto che sia il caso di Bergoglio) sia costretto dallo spirito santo a non diventare eretico o a non fare errori è altrettanto una eresia, perché si suppone la negazione del libero arbitrio "ad personam".
Chi crede che il papa lo elegge lo spirito santo è un eretico, chi crede che un papa qualsivoglia sia obbligato dallo spirito santo a non sbagliare
è un eretico.
Qui un mio commento dottrinale ad alcune delle corbellerie propalate mediaticamente dalla pravda-vaticana: http://lafededeinostripadri.blogspot.co.at/2014/10/considerazioni-sinodali-2-o-sulle.html
RispondiEliminaSe il sinodo dovesse concludere che è lecito dare la comunione ai risposati divorziati, dal punto di vista normativo non cambierebbe nulla, perché resta in vigore comunque la Familiaris Consortio di GPII.
RispondiEliminaIl sinodo non ha alcun potere decisionale e non impegna né può impegnare in nessun modo il fedele.
Certo se le conclusioni saranno eretiche ed il papa non farà nulla o magari le favorirà con dichiarazioni in libertà come quelle già sperimentate bisognerà cominciare ad organizzarsi seriamente per un inevitabile scisma dalla nuova chiesa unica mondiale: i cattolici resteranno cattolici mentre gli eretici seguaci del sinodo apriranno l'ennesimo scisma.
Sicuramente... Vedremo alla fine del Sinodo. Come al solito farete tante chiacchiere e poi calerete la cresta. Come sempre.
EliminaMagari toccherà proprio ai modernisti della tua ganga abbassare la crestina perché la resistenza alle eresie di kasper dei cardinali ancora cattolici ha già fatto capire al suo mandante che i cattolici non faranno apostasia per assecondare la deriva sudamericana.
EliminaChiuderanno il sinodo con un bel collage di arietta fritta e il sudamericano continuerà coi suoi tweet a vuoto.
Senta Nuovo, ma lei gode davvero così tanto del dilagare dell'eresia e della distruzione della fede e della morale evangelica? Si felicita e compiace del male che ne deriverà dalla disfatta dell'opera dell'amore di Gesù Cristo la Chiesa Cattolica? Ma lei è davvero così felice nel vedere le anime che Cristo ha redento con la sua atroce morte per riscattarci dal peccato? Ma lei è davvero così felice di vedere ingoiate le anime infelici dei peccatori impenitenti fagocitati dall'inferno e dal tormento per avere volontariamente abbracciato il male e non il bene? Come la compatisco!
EliminaVedremo chi calerà la cresta. Io temo di più che si calino le braghe. Ch'è un atto di chi non ha cresta e grossi bargigli
EliminaPrega, anonimo, che l'anima fagocitata non sia invece la tua e quella di chi come te odia il papa e semina discoredia.
EliminaAsino, e in base a quale affermazione nel mio intervento tu sentenzi che io odio il papa e semino discordia? Leggi meglio! Semmai è proprio il contrario cioè sei tu accecato dall'odio e dal rancore e voler seminare discordia sino al punto di non riuscire neppure a leggere. Comunque ti perdono, perché non sai ne quel che dici ne quel che fai.
EliminaGrazie alla corretta redazione per aver censurato la mia risposta all'idiota qua sopra. Complimenti, molto equilibrati.
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