Sulla tomba del beato Giovanni Paolo II, venerdì il papa ha celebrato coram Deo. Come fanno tutti i sacerdoti quando celebrano le messe private agli altari laterali in San Pietro.
Anche per questo motivo, quello del Papa non è un gesto eclatante nè gran cosa (visto anche i... paramenti dei due concelebranti).
Però è significativo. Se non avesse voluto, gli sarebbe bastato chiedere un tavolo, ehm, una mensa, come aveva fatto per la cappella sistina.
Diamo obore al merito e alla buona fede.
Clebrare coram Deo non rappresenta alcun merito particolare e non dimostra alcuna buona o cattiva fede.
RispondiEliminaLa buona fede possiamo presumerla a prescindere dal celebrare o meno corma Deo, anche se volendo "contestualizzare"
(parola molto di moda con Francesco vescovo di roma) anche questa uscita di bergoglio, possiamo tutto sommato affermare
che rientra a pieno nel personaggio: fare e dire tutto e il contrario di tutto, relativizzare e banalizzare tutto, far sembrare tutto
uguale ed indistinto, tutto equivalente, tutto indifferente. In tal senso anche la palese sciattezza di questa ennesima uscita liturgica (ministranti o concelebranti compresi) è assolutamente coerente col personaggio che da subito ha confuso le preghiere con i silenzi e i buonasera con i sacramentali.
Polimar
si ma l'ha fatto solo perché diversamente non avrebbe potuto celebrare materialmente sulle "reliquie" di Giovanni Paolo II, cosa che non avrebbe mai potuto fare su un tavolino
RispondiEliminaMa la fede di un sacerdote o del vescovo o del papa non si può vedere certo se celebra in la latino o in italiano o se canta oppure no. Non è una critica ma un'osservazione.
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