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martedì 16 aprile 2013

Rispedito ai legittimi destinatari

Pubblichiamo, con il permesso dell'Autore, il commento di un Sacerdote su un  passo dell'Omelia di oggi di Sua Santità Papa Francesco. A.C.
" Oggi ero fuori. 
Non sempre si può leggere agevolmente sul cellulare. 
Ma i messaggi non lasciavano dubbio: il Papa aveva detto qualcosa di serio sul Concilio. 
Sono stato tranquillo, come deve essere ogni cattolico davanti ai pronunciamenti del Santo Padre. 
Ho potuto poi leggere con calma l'omelia. 
Non ho mai ceduto al gioco di chi vuole spaccare la Chiesa. 
Li ho chiamati criptopapisti, abili saltatori sul carro del vincitore.
Semmai è più seria la notizia secondo la quale l'Osservatore Romano non avrebbe formulato gli auguri a papa Benedetto. ( sottolineatura nostra n.d.r.)
Certo, a leggere le esternazioni, sembrerebbe che il Papa abbia rimproverato aspramente chi "vuole tornare indietro" e che abbia preso le distanze dai celebri discorsi che il suo predecessore aveva riservato all'ermeneutica del Concilio. 
A me non pare che le cose siano andate così.
Innanzitutto perché il voler tornare indietro solo per il gusto di farlo, o di trovare sicurezze, non è atteggiamento compatibile con la fede. 
Sono ancora tanti coloro che osteggiano pregiudizialmente il Concilio Vaticano II (che se non è un superdogma, è pur sempre voce autentica del Magistero). 
E non mi pare che costoro siano in comunione piena con il Vicario di Cristo. 
Questo non bisogna mai dimenticarlo. 
Noi dobbiamo essere "tradizionisti" (prendo in prestito il termine da un amico), non tradizionalisti, semplicemente perché siamo cattolici. 
Chi taglia le sue radici, non può portare mai frutto ed è destinato a finire disseccato. 
Detto questo, va ribadito che proprio i cattolici ancorati alla Tradizione portano il progresso, perché in essi scorre la linfa che assicura di non fare la fine dei tralci che muoiono. 
Non è così per i progressisti, che hanno in comune con i primi la resistenza allo Spirito Santo, come hanno ampiamente dimostrato in tanti anni. 
Il progresso diventa un idolo quando è cosa diversa dal legittimo sviluppo, di cui è garante il Magistero. 
Ora, il Papa non può certamente deplorare le chiusure degli uni e benedire le aperture sconsiderate degli altri.
Ricordiamo chi è Colui che parla! 
Il Papa può dire che molte cose frenano la piena attuazione del Concilio. 
Anche lasciare da parte le proprie ermeneutiche, le proprie visioni ideologiche, i propri dissensi, aperti o celati che siano, è indispensabile per la corretta recezione del Concilio. 
E lo è ben più che l'accoglienza franca da parte di altri, considerando che non si può non attribuire ai cosiddetti progressisti la crisi di fede che attraversiamo. 
Due mesi fa il Papa Benedetto ha ribadito che l'ermeneutica della rottura si è imposta, falsando la visione corretta del Concilio. 
Oggi Francesco ha detto le stesse cose, chiedendo di non tornare indietro. 
Anche la Scuola di Bologna intende tornare indietro rispetto alle correzioni che il Magistero ha apportato in questi decenni. 
Chi ha detto che il Papa intendesse rivolgersi soltanto ai "tradizionalisti"? 
Gli stessi "alunni" della Scuola....
Quindi, fino a prova contraria, possiamo rispedire ai criptopapisti e agli ermeneuti dell'idiozia le loro saccenti considerazioni.
Preghiamo per il Santo Padre e per la Chiesa. 
E in quanto alla recezione del Concilio, ringraziamo il Signore di averci donato in Benedetto quella fermezza e quella chiarezza di dottrina che ci consente di stare sicuri nel seno della Chiesa".  
d.A.U.