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sabato 14 luglio 2012

Mestre: un arciprete progressista nel L anniversario di ordinazione parla (anche e male) della Messa antica. E te pareva!

Grazie ad un lettore che ringraziamo, abbiamo scovato un singolare avvenimento che fa amaramente sorridere: a taluni proprio non riesce ad andare giù, la Messa antica!Non avendo forse nulla di meglio di cui parlare o da ricordare, un sacerdote nel 50° anniversario della sua ordinazione, si dilunga sui "difetti" della S. Messa antica, commosso per la "cena del Signore" , non mancando di definire la nuova forma ordinaria la vera "messa antica" e di incensare la "mensa della Parola".
Dimostra a nostro avviso malafede, un po' di ignoranza e soprattutto di malizia.
Si rallegra dei doni che il Signore gli ha riservato in questi anni di sacerdozio: le novità del Concilio. Ma io dico: la gioia confessare, di consacrare, di portare Cristo (e quindi la salvezza) ai moribondi, e di salvare anime di migliaia di fedeli che sono stati suoi parrocchiani in questi lunghi anni, non dovrebbe essere forse questo il migliore e pù apprezzato dono ricevuto dal Signore, per cui levarGli lode perenne? No... l'arciprete si rallegra e si compiace degli sfacel... ehm, delle novità del Concilio (sarebbe meglio dire: dello SpiritodelConcilio). E li puntualizza quasi uno ad uno (tranne le canzonette e le schitarrate, strano!).
Insomma: in poche righe il monsignore ha saputo condensare il peggio della riforma liturgica post-conciliare e il meglio delle sviste filoprotestanti.
Commuove solo in coda al breve articoletto la nostalgia di un anziano sacerdote.
Non vogliamo giudicare la grazie del Sacramento dell'Ordine, e l'opera dello Spirito Santo: siamo certi che del Bene, per suo tramite, il Signore avrà senz'altro sapur compiere, ma... alcune idee del sacerdote ci sono davvero indigeste.


Unica consolazione, di fronte a queste parole e a questa miopia, ci sia la consapevolezza che, per fortuna, e per legge naturale, le fila dei preti progressisti come lui si stanno ormai sempre più assottiliando, a favore dei nuovi reparti di giovani (e sempre più "tradizionalisti") novelli sacerdoti.
Il sottolineato è nostro.
Roberto



Il 24 giugno del 1962, giusto cinquanta anni fa, venivo ordinato sacerdote. Gettando uno sguardo all’indietro non osso che lodare e ringraziare il Signore per i tantissimi doni con i quali ha riempito la mia vita": si apre così l'editoriale della Borromea in distribuzione in Duomo in questi giorni.
Mons. Fausto Bonini, arciprete del Duomo, festeggia domenica 24 giugno il cinquantesimo anniversario della sua Ordinazione, celebrando in Duomo la Messa delle ore 11.30. Ed ecco il suo pensiero in questa occasione.

"Il 24 giugno del 1962, giusto cinquanta anni fa, venivo ordinato sacerdote. Gettando uno sguardo all’indietro non posso che lodare e ringraziare il Signore per i tantissimi doni con i quali ha riempito la mia vita. Uno in particolare riguarda le novità portate dal Concilio nella celebrazione della Santa Messa. Ho dei ricordi molto vivi della Messa che allora ho cominciato a celebrare. Tutto in latino, con le spalle rivolte alla gente. Dietro di me coloro che partecipavano alla Messa (allora si andava ad “ascoltare la Messa”!) facevano le loro cose mentre io facevo ["facevo": bel termine, complimenti vivissimi, monsignore! n.d.r.] la mia Messa in una lingua sconosciuta e misteriosa. Chi recitava il rosario, chi leggeva le preghiere da un libretto intitolato Massime eterne, chi semplicemente aspettava che il tempo passasse. Neppure il Padre nostro veniva recitato insieme. Ai fedeli era concesso di unirsi solo alla fine dicendo: Sed libera nos a malo.
Ma nell’ottobre del 1962, l’anno stesso della mia ordinazione, papa Giovanni XXIII indiceva il Concilio, il Vaticano II. Di quel periodo ricordo la vivacità dell’interesse con cui seguivamo i lavori dei Padri conciliari. Il Patriarca Urbani, che vi partecipava, ci scriveva da Roma le sue riflessioni. Noi leggevamo con grande interesse i vari documenti. Fu una stagione straordinaria. Difficile anche, ma straordinariamente ricca. Il dono più grande che il Concilio ci fece in quegli anni fu la restituzione della Missa antiqua, la Messa antica, che ancora oggi celebriamo. E’ la Messa che celebravano le comunità cristiane dei primi secoli. In una lingua comprensibile, sottolineando l’aspetto della “cena del Signore” così come Gesù l’aveva celebrata. Una mensa della Parola, prima di tutto, ricca di testi della Sacra Scrittura ascoltati e spiegati, e poi mensa del pane e del vino, Corpo e Sangue del Signore. La Messa di tutti, presieduta dal sacerdote, e non più la Messa del sacerdote che i fedeli “ascoltavano”. E poi 50 anni di vita sacerdotale, vissuti quasi tutti fra i giovani, soprattutto nella scuola e nell’università. Ringrazio il Signore perché mi ha donato uno spirito di ottimismo, rendendomi facile guardare sempre al mezzo bicchiere pieno anziché lamentarmi del mezzo bicchiere vuoto. Ma lo ringrazio soprattutto per il dono dell’amicizia: mai vissuta una stagione della mia vita senza amici, doni preziosi del Signore. E infine lo ringrazio per il dono che mi ha fatto in questi ultimi anni. Quando ormai credevo che non avrei mai fatto l’esperienza del parroco, mi è stata affidata la comunità più bella e più impegnativa che potessi sognare. A San Lorenzo ho cercato di essere accogliente nei confronti di tutti. Ho trovato l’affetto sincero che si guadagna anche attraverso passaggi a volte difficili. Una comunità vivace e vitale che qualche giorno fa ha generato un nuovo sacerdote. Don Mauro, ti auguro che il Signore sia generoso con te come lo è stato con me. Grazie alla comunità di San Lorenzo, grazie ai frequentatori del Duomo, e grazie alle persone che il mio ruolo di Delegato del Patriarca mi ha dato l’opportunità di incontrare. Grazie per la vostra amicizia e per il vostro affetto. Concludo con il Salmo 40: “Quanti prodigi tu hai fatto, Signore Dio mio, quali disegni in nostro favore: nessuno a te si può paragonare. Se li voglio annunziare e proclamare sono troppi per essere contati”.
Don Fausto (http://www.sguardosullapiazza.it/)

fonte: sito del Duomo di Mestre

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