Speriamo che rispondano in senso positivo per la Santa Chiesa (ut unum sint, ut credat mundus") e che accolgano l'accorato e sofferto appello di don Nicola Bux (qui) e approfittino degli spiragli positivi ancora aperti.
"Venite sicuramente a Roma"
La data del 15 aprile si avvicina.
Vogliamo sperare che i tantissimi SS. Rosarii che si sono detti in moltissime parti (si veda ad esempio qui, l'impegno della Parrocchia di Spirito Santo di Modena) sappiano ottenere dalla B. V. M. il tanto sperato e necessario accordo tra S. Sede e F.S.S.P.X per un riconoscimento canonico gradito ad entrambe le parti, che anche secondo Mons. Schmidberger (il primo successore dell’arcivescovo Marcel Lefebvre alla guida della Fraternità San Pio X, oggi superiore del Distretto tedesco) è ancora possibile!
Coraggio: "Venire sicuramente a Roma".
L'importante è venire. una volta "tornati", saprete essere lievito e sale: saprete, potrete e dovrete aiutare a migliorare e correggere come il lievito, pur con qualche bruciatura e sofferenza come il sale!
La data del 15 aprile si avvicina.
Vogliamo sperare che i tantissimi SS. Rosarii che si sono detti in moltissime parti (si veda ad esempio qui, l'impegno della Parrocchia di Spirito Santo di Modena) sappiano ottenere dalla B. V. M. il tanto sperato e necessario accordo tra S. Sede e F.S.S.P.X per un riconoscimento canonico gradito ad entrambe le parti, che anche secondo Mons. Schmidberger (il primo successore dell’arcivescovo Marcel Lefebvre alla guida della Fraternità San Pio X, oggi superiore del Distretto tedesco) è ancora possibile!
Coraggio: "Venire sicuramente a Roma".
L'importante è venire. una volta "tornati", saprete essere lievito e sale: saprete, potrete e dovrete aiutare a migliorare e correggere come il lievito, pur con qualche bruciatura e sofferenza come il sale!
Roberto
"La Fraternità ha bisogno di Roma per essere fino in fondo cattolica, ma soprattutto noi abbiamo bisogno della Fraternità per ritrovare la sana Tradizione teologica e liturgica, per ritrovare la linfa del coraggio, la passione, la verità chiaramente affermata attraverso un catechismo completo e la serietà nella vita cristiana. Doni che la Fraternità, se canonicamente inserita nella Chiesa, può portare con abbondanza. Tutto può la preghiera" .
(Rev.do don Giorgio Bellei, parroco in Modena, si veda qui)
(Rev.do don Giorgio Bellei, parroco in Modena, si veda qui)
ROMA, 13 aprile 2012 – Nei prossimi giorni è attesa la risposta della Fraternità Sacerdotale San Pio X all'ultima chiamata della Chiesa di Roma per un suo ritorno all'ovile.
I pronostici oscillano tra ottimismo e pessimismo. La partita in corso tra la Santa Sede e la comunità fondata dall'arcivescovo Marcel Lefebvre ha avuto inizio con la remissione della scomunica, il 21 gennaio del 2009, ai quattro vescovi della comunità illegittimamente ordinati dallo stesso Lefebvre. È entrata nel vivo con otto incontri a Roma tra le due parti, tra il mese di ottobre 2009 e il mese di aprile 2011. È culminata con la consegna ai lefebvriani il 14 settembre 2011, da parte della congregazione per la dottrina della fede, di un "preambolo dottrinale" come "base fondamentale per il conseguimento della piena riconciliazione". Ed è proseguita con l'accettazione solo parziale di tale preambolo da parte del lefebvriani, accettazione giudicata da Roma "non sufficiente" per sanare la "frattura".
Fin qui i tempi regolamentari della partita, col fischietto che è suonato lo scorso 16 marzo con un comunicato emesso dalla Santa Sede. Ma in quello stesso giorno sono cominciati i tempi supplementari, che potrebbero durare ancora a lungo. Nello stesso comunicato del 16 marzo Roma ha offerto ai lefebvriani la possibilità di un'ulteriore risposta. Che è quella ora attesa da un giorno all'altro.
Ma qual è esattamente la causa dottrinale della divisione? E perché c'è frattura tra Roma e i lefebvriani per il loro rifiuto di alcune dottrine del Concilio Vaticano II, mentre contemporaneamente altre correnti cattoliche di segno opposto continuano ad abitare indisturbate la Chiesa nonostante anch'esse rigettino insegnamenti capitali dello stesso Concilio?
Sono queste le due domande da cui prende le mosse la nota di John R.T. Lamont, riprodotta qui sotto.
Ad esse egli fa seguire altre tre domande concatenate. Che non approdano a risposte esaustive. Ma consentono di gettare sulla controversia uno sguardo nuovo, a tratti inaspettato: non pregiudizialmente ostile nei confronti della Fraternità Sacerdotale San Pio X, anzi, tale da apparire fin troppo comprensivo delle sue ragioni.
L'autore, licenziato in filosofia a Oxford e in teologia a Ottawa con il grande teologo domenicano Jean-Marie-Tillard, vive in Australia e insegna a Sydney all'Istituto Cattolico e all'Università di Notre Dame, con il mandato canonico dell'arcidiocesi per l'insegnamento della teologia.
Ha pubblicato vari libri e saggi anche su riviste non specialistiche, come l'americana "First Things".
Sull'ultimo numero della rivista internazionale "Divinitas" diretta da monsignor Brunero Gherardini è uscito in questi giorni un suo articolo su come interpretare l'insegnamento del Concilio sulla libertà religiosa: "Pour une lecture pieuse de Vatican II au sujet de la liberté religieuse", Divinitas vol. 55, 2012/1, pp. 70-92.
La seguente nota è stata scritta da John R.T. Lamont espressamente per www.chiesa:
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350219.
I pronostici oscillano tra ottimismo e pessimismo. La partita in corso tra la Santa Sede e la comunità fondata dall'arcivescovo Marcel Lefebvre ha avuto inizio con la remissione della scomunica, il 21 gennaio del 2009, ai quattro vescovi della comunità illegittimamente ordinati dallo stesso Lefebvre. È entrata nel vivo con otto incontri a Roma tra le due parti, tra il mese di ottobre 2009 e il mese di aprile 2011. È culminata con la consegna ai lefebvriani il 14 settembre 2011, da parte della congregazione per la dottrina della fede, di un "preambolo dottrinale" come "base fondamentale per il conseguimento della piena riconciliazione". Ed è proseguita con l'accettazione solo parziale di tale preambolo da parte del lefebvriani, accettazione giudicata da Roma "non sufficiente" per sanare la "frattura".
Fin qui i tempi regolamentari della partita, col fischietto che è suonato lo scorso 16 marzo con un comunicato emesso dalla Santa Sede. Ma in quello stesso giorno sono cominciati i tempi supplementari, che potrebbero durare ancora a lungo. Nello stesso comunicato del 16 marzo Roma ha offerto ai lefebvriani la possibilità di un'ulteriore risposta. Che è quella ora attesa da un giorno all'altro.
Ma qual è esattamente la causa dottrinale della divisione? E perché c'è frattura tra Roma e i lefebvriani per il loro rifiuto di alcune dottrine del Concilio Vaticano II, mentre contemporaneamente altre correnti cattoliche di segno opposto continuano ad abitare indisturbate la Chiesa nonostante anch'esse rigettino insegnamenti capitali dello stesso Concilio?
Sono queste le due domande da cui prende le mosse la nota di John R.T. Lamont, riprodotta qui sotto.
Ad esse egli fa seguire altre tre domande concatenate. Che non approdano a risposte esaustive. Ma consentono di gettare sulla controversia uno sguardo nuovo, a tratti inaspettato: non pregiudizialmente ostile nei confronti della Fraternità Sacerdotale San Pio X, anzi, tale da apparire fin troppo comprensivo delle sue ragioni.
L'autore, licenziato in filosofia a Oxford e in teologia a Ottawa con il grande teologo domenicano Jean-Marie-Tillard, vive in Australia e insegna a Sydney all'Istituto Cattolico e all'Università di Notre Dame, con il mandato canonico dell'arcidiocesi per l'insegnamento della teologia.
Ha pubblicato vari libri e saggi anche su riviste non specialistiche, come l'americana "First Things".
Sull'ultimo numero della rivista internazionale "Divinitas" diretta da monsignor Brunero Gherardini è uscito in questi giorni un suo articolo su come interpretare l'insegnamento del Concilio sulla libertà religiosa: "Pour une lecture pieuse de Vatican II au sujet de la liberté religieuse", Divinitas vol. 55, 2012/1, pp. 70-92.
La seguente nota è stata scritta da John R.T. Lamont espressamente per www.chiesa:
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350219.
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