Se Nestorio non avesse toccato la liturgia, forse, avrebbe terminato i suoi giorni sul Seggio patriarcale di Costantinopoli. In fondo, nell’epoca pre-calcedonese (il concilio di Calcedonia è del 451) la terminologia cristologica non era ancora così precisa e, d’altra parte, le espressioni di Nestorio erano sempre state abbastanza vaghe, tali almeno da non destare eccessivi sospetti. Qualche imprecisione, per altro, la si perdonava anche a San Cirillo (come ad esempio l’espressione “l’unica natura del Verbo incarnato” che il Santo Patriarca d’Alessandria aveva recepito in buona fede pensando che fosse del suo venerato predecessore Sant’Atanasio, mentre in vero era stata formulata dall’infido Apollinare di Laodicea!). E poi il nemico numero uno contro cui ogni bravo vescovo doveva lottare era l’arianesimo: per il resto era inutile andare tanto per il sottile.
Ma Nestorio toccò la liturgia. Le sue orecchie non potevano più tollerare quello stuolo di monaci e di vecchie beghine che onoravano la Vergine Maria con il titolo devozionale di “Madre di Dio”. La loro voce come un boato attraversava le aurate volte dei templi di Bisanzio e l’impietosita Eco dava loro risposta: per il povero Patriarca era un tonfo al cuore! Fu così che Nestorio ingaggiò alcuni teologi predicatori per eradicare dalla liturgia e dalla fede dei suoi sudditi quel titolo tanto aborrito. Il popolo ha bisogno di formazione liturgica – pensò il Patriarca – solo così potrà raggiungere una fede adulta e abbandonare quelle forme di pietà che sono contrarie al Vangelo.
Tutto sarebbe filato liscio se non fosse che “legem credendi lex statuit supplicandi”: il dogma della Chiesa è contenuto ed espresso nella sua liturgia. Un aspetto centrale della fede e della predicazione della Chiesa era stato attaccato sotto gli occhi dei semplici fedeli e dei loro vescovi. La cosa era tanto più seria in quanto “Theotokos” (Dei Genitrix) era una parola chiave per la fede nell’Incarnazione.
San Cirillo, Patriarca di Alessandria, mosso da santo zelo dettò subito un’epistola (Ep. II ad Nestorium) indirizzata al suo collega di Costantinopoli per denunciare lo “scandalum oecumenicum” che egli aveva provocato con il suo atteggiamento irriguardoso nei confronti della Tradizione. Il santo vescovo, affacciato dalla loggia del suo palazzo, guardava pensieroso verso l’antico Faro che dominava il porto della sua città; in quei giorni travagliati la divina Provvidenza aveva eletto proprio lui affinché divenisse “faro” per tutta la Cristianità e irraggiasse sull’orbe cattolico la luce purissima della retta fede (Cfr. Pio XI, enc. “Lux veritatis”, 1931). Di certo San Cirillo non poteva immaginare che molti secoli dopo, mentre altri scandali si sarebbero perpetuati ai danni della liturgia e della dottrina, molti teologhetti, incapaci di schiogliergli perfino il laccio dei sandali, avrebbero riprovato aspramente i suoi metodi talvolta un po’ sanguigni e lo avrebbero accusato di fanatismo.
La disputa nestoriana accese prontamente gli animi e, sebbene lo scontro sia stato abbastanza breve, non per questo fu meno violento. Il Concilio di Efeso (431) pose fine alla controversia: la Vergine Maria fu solennemente proclamata “Madre di Dio” tra il plauso entusiasta dei fedeli che accolsero tale notizia con ingenti manifestazioni di fede. Nel 1931 Pio XI , nel xv centenario della definizione efesina, estese a tutta la chiesa la Ferta della Divina Maternità da celebrarsi ogni anno l'11 Ottobre.
Tale vicenda impone alcune riflessioni per l’oggi. Domandiamoci, ad esempio, se la riforma liturgica sia stata sempre ed in tutto rispettosa della Tradizione della Chiesa; coloro che hanno mutato il Messale senza fermarsi neppure dinanzi al Canone, che hanno stravolto le forme del Culto eucaristico (pensiamo al modo di ricevere l’Eucaristia!), la lingua liturgica, l’architettura dei templi hanno sempre tenuto presente il rischio di scandalum oecumenicum? Quei pastori (poco) zelanti che, nell’intento di suscitare tra il popolo una fede “più autenticamente evangelica”, hanno distrutto le forme della pietà popolare (processioni, benedizioni, tridui, etc.), definendole ingenue o, peggio ancora, erronee, non hanno forse reiterato l’errore di Nestorio? Infine, coloro che non vogliono aderire alla richiesta del Papa per il ripristino del “per molti” nella fomula di consacrazione della Messa non si distaccano forse dalla Tradizione diacronica (quod semper) e sincronica (quod ubique et ab omnibus) della Chiesa rifiutandosi di “dire” ciò che si dice da sempre e in tutto il mondo (anche nelle principali lingue vernacole come l’inglese e lo spagnolo!)?
Sancta Maria, Mater Dei, ora pro nobis!
D.F.
Ma Nestorio toccò la liturgia. Le sue orecchie non potevano più tollerare quello stuolo di monaci e di vecchie beghine che onoravano la Vergine Maria con il titolo devozionale di “Madre di Dio”. La loro voce come un boato attraversava le aurate volte dei templi di Bisanzio e l’impietosita Eco dava loro risposta: per il povero Patriarca era un tonfo al cuore! Fu così che Nestorio ingaggiò alcuni teologi predicatori per eradicare dalla liturgia e dalla fede dei suoi sudditi quel titolo tanto aborrito. Il popolo ha bisogno di formazione liturgica – pensò il Patriarca – solo così potrà raggiungere una fede adulta e abbandonare quelle forme di pietà che sono contrarie al Vangelo.
Tutto sarebbe filato liscio se non fosse che “legem credendi lex statuit supplicandi”: il dogma della Chiesa è contenuto ed espresso nella sua liturgia. Un aspetto centrale della fede e della predicazione della Chiesa era stato attaccato sotto gli occhi dei semplici fedeli e dei loro vescovi. La cosa era tanto più seria in quanto “Theotokos” (Dei Genitrix) era una parola chiave per la fede nell’Incarnazione.
San Cirillo, Patriarca di Alessandria, mosso da santo zelo dettò subito un’epistola (Ep. II ad Nestorium) indirizzata al suo collega di Costantinopoli per denunciare lo “scandalum oecumenicum” che egli aveva provocato con il suo atteggiamento irriguardoso nei confronti della Tradizione. Il santo vescovo, affacciato dalla loggia del suo palazzo, guardava pensieroso verso l’antico Faro che dominava il porto della sua città; in quei giorni travagliati la divina Provvidenza aveva eletto proprio lui affinché divenisse “faro” per tutta la Cristianità e irraggiasse sull’orbe cattolico la luce purissima della retta fede (Cfr. Pio XI, enc. “Lux veritatis”, 1931). Di certo San Cirillo non poteva immaginare che molti secoli dopo, mentre altri scandali si sarebbero perpetuati ai danni della liturgia e della dottrina, molti teologhetti, incapaci di schiogliergli perfino il laccio dei sandali, avrebbero riprovato aspramente i suoi metodi talvolta un po’ sanguigni e lo avrebbero accusato di fanatismo.
La disputa nestoriana accese prontamente gli animi e, sebbene lo scontro sia stato abbastanza breve, non per questo fu meno violento. Il Concilio di Efeso (431) pose fine alla controversia: la Vergine Maria fu solennemente proclamata “Madre di Dio” tra il plauso entusiasta dei fedeli che accolsero tale notizia con ingenti manifestazioni di fede. Nel 1931 Pio XI , nel xv centenario della definizione efesina, estese a tutta la chiesa la Ferta della Divina Maternità da celebrarsi ogni anno l'11 Ottobre.
Tale vicenda impone alcune riflessioni per l’oggi. Domandiamoci, ad esempio, se la riforma liturgica sia stata sempre ed in tutto rispettosa della Tradizione della Chiesa; coloro che hanno mutato il Messale senza fermarsi neppure dinanzi al Canone, che hanno stravolto le forme del Culto eucaristico (pensiamo al modo di ricevere l’Eucaristia!), la lingua liturgica, l’architettura dei templi hanno sempre tenuto presente il rischio di scandalum oecumenicum? Quei pastori (poco) zelanti che, nell’intento di suscitare tra il popolo una fede “più autenticamente evangelica”, hanno distrutto le forme della pietà popolare (processioni, benedizioni, tridui, etc.), definendole ingenue o, peggio ancora, erronee, non hanno forse reiterato l’errore di Nestorio? Infine, coloro che non vogliono aderire alla richiesta del Papa per il ripristino del “per molti” nella fomula di consacrazione della Messa non si distaccano forse dalla Tradizione diacronica (quod semper) e sincronica (quod ubique et ab omnibus) della Chiesa rifiutandosi di “dire” ciò che si dice da sempre e in tutto il mondo (anche nelle principali lingue vernacole come l’inglese e lo spagnolo!)?
Sancta Maria, Mater Dei, ora pro nobis!
D.F.
Alla Messa di ieri sera ho risentito la canzonetta "Dio s'è fatto come noi,
RispondiEliminaper farci come lui.
Rit. Vieni Gesù,
resta con noi !
Mentre sospiravo tra me, ho fatto caso alla strofetta 5:
"Egli ci ha dato la sua vita,
insieme a questo pane".
Che ne dite, c'è l'eresia della Con-Sustanziazione ?Per non parlare dell'atroce banalità seguente:"Noi, che mangiamo questo pane,
saremo tutti amici".
Metodi un po' sanguigni? Senza contare il pogrom antiebraico ad Alessandria e la morte di Ipazia, le sue guardie del corpo (i famigerati parabolani) ad Efeso ne fecero di cotte e di crude. Altro che i gruppi di pressione più o meno modernisti sul Vaticano II di cui si occupa De Matteis
RispondiEliminaBene; bene; bene. Se si applicasse il ragionamento in maniera un po' più estensiva .......; il fatto è che "il coraggio uno non se lo può dare" (A. Manzoni, Promessi Sposi, cap 49 ).
RispondiEliminaBella riflessione.
RispondiEliminaPrimo commento: non si scandalizzi, la canzonetta è solo stupida, niente più.
Ci andavano pesanti all'epoca. Quel sangue, quelle mutilazioni, quella violenza, quella persecuzione certamente NULLA aveva a che fare con Cristo e la vita cristiana. Ma l'uscita dalla barbarie è un processo lento e laborioso, tutt'altro che compiuto, a giudicare dalle persecuzioni che ancora vediamo intorno a noi (e il più delle volte a danni di cristiani).
RispondiEliminaI testi delle canzonette micidiali con cui è stato imbottito l'Ordine Nuovo della liturgia rappresentano il versante più squallido dell'animo plebeo (di quattro beoti intellettualoidi, non del popolo vero, che amava il latino e i canti gregoriani). Il primo e fondamentale passo da compiere per rendere più decoroso il Novus Ordo sarebbe l'abolizione in toto delle canzonette e il ripristino integrale del patrimonio gregoriano (il secondo l'abolizione della mensa e il ripristino dell'altare orientato: l'apparecchiamento della mensa con candelabri e croce è un po' come l'accompagnamento del gregoriano con... la chitarra).
RispondiEliminaAh già, Ipazia, sì, quella che compare nuda nell'omonimo film (per pura coincidenza l'attrice è ebrea) perché bisogna credere al dogma secondo cui le filosofe pagane erano tutte arcibellissime.
RispondiEliminaLa "certezza" della sua esistenza è stata fabbricata verso il XVII secolo dal solito noioso anticattolicesimo militante. Cortesemente, contro il cattolicesimo potreste trovare qualche argomento meno decotto? Grazie!
Canzonette: nel momento in cui la Messa è stata consegnata nelle mani degli uomini, la nota prevalenza del cretino è divenuta inarginabile.
RispondiEliminadire che l'Alessandria raffinatissima del mondo antico doveva uscire dalla barbarie non ha moltissimo senso, piuttosto chiedetevi se la violenza giustamente usata non sia parte integrante della civiltà
RispondiElimina<span>quella che compare nuda nell'omonimo film </span>
RispondiEliminaUh, abbiamo degli intenditori di film allegrotti con protagonista la femme fatale giudea (un topos meraviglioso, e in parte anche riscontrato nei fatti, dell'Europa postmoderna). Se le argomentazioni a giustificazione delle violenze perpetrate contro Nestorio sono di questo tenore, non stiamo freschi, ma congelati.
Giusto!
RispondiEliminaPerò la domanda diventa "Chi" l'ha consegnata ?
Tralascio di chiedere "perchè".
Bellissimo articolo !
RispondiEliminaBei commenti.
Un ricordo, però, è mancato nella giornata odierna.
Me lo hanno mandato, chissà perchè nella lingua inglese, che non ho studiato, gli amici che lavorano dentro le Sacre Mura.
<span>The Second Ecumenical Council of the Vatican was inaugurated on the Feast of the Maternity of Our Lady, 49 years ago today, October 11, 1962. </span>
<span><span>May Our dear Lord bless and watch over the Church on this occasion! </span></span>
<span>¿En qué estás pensando...? Il 'pro multis' no si dice nel Messale spagnolo: Si dice "...Sangre de la Alianza Nueva y eterna que será derramada por vosotros <span>y por todos los hombres</span> para el perdón de los pecados". Siamo nella attesa della nuova edizione del Messale, ma oggi non sapiamo se quelli responsabili della revisione del texto hanno fatto la correzione secondo la volotá del Papa Benedetto. Aspettiamo che sía cosí. </span>
RispondiEliminaPer quanto sta a me, sacerdote, celebrando, alla consacrazione, dico da anni : "...versato per voi e PER MOLTI in remissione dei peccati." Nessuno ha avuto niente a che ridire, nemmeno il Vicariop Generale della mia diocesi che frequentemente concelebra con me.
RispondiEliminaQualora mi si obbligasse a dire quanto pervicacemente riproposto dalla CEI, alla consacrazione, dirò: "... HOC EST ENIM CALIX SANGUINIS MEI NOVI ET AETERNI TESTAMENTI QUI PRO VOBIS ET PRO MUTLIS EFFUNDETUR IN REMISSIONEM PECCATORUM. HOC FACITE IN MEAM COMMEMORATIONEM." Se si rivelerà necessario spiegherò perché tutta la liturgia è pregata da me in lingua italiana, escluse le parole consacratorie pronunciate in latino.
bravissimo Anselmo ! qui e altrove tanta gente continua a piangere sul latte versato, ma rifiuta di andare a chiedersi l'ORIGINE degli eventi, con el domande CRUCIALI: chi , quando, come e soprattutto PERCHE' l'ha versato , dal momento che il gran danno non fu affatto CASUALE, ma si può risalire ad una concreta origine, con nomi e cognomi di responsabili, dei quali cui la storia, andando avanti nel riesaminare i fatti, ampliando la visuale e facendo LUCE su tutto ciò che è rimasto oscuro per decenni, alla fine ci darà conto, con sempre maggiore chiarezza, facendo cadere a TUTTI le squame dagli occhi, per il momento ancora annebbiati alla stragrande maggioranza del popolo-bue....
RispondiElimina<span>bravissimo Anselmo ! qui e altrove tanta gente continua a piangere sul latte versato, ma rifiuta di andare a chiedersi l'ORIGINE degli eventi, con le domande CRUCIALI, che ogni uomo dotato di ragione deve necessariamente porsi: </span>
RispondiElimina<span>chi , quando, come e soprattutto PERCHE' l'ha versato , dal momento che il gran danno non fu affatto CASUALE, ma si può risalire ad una concreta origine, con nomi e cognomi di responsabili, dei quali cui la storia, andando avanti nel riesaminare i fatti, ampliando la visuale e facendo LUCE su tutto ciò che è rimasto oscuro per decenni, alla fine ci darà conto, con sempre maggiore chiarezza, facendo cadere a TUTTI le squame dagli occhi, per il momento ancora annebbiati alla stragrande maggioranza del popolo-bue....</span>
<span><span>bravissimo Anselmo ! qui e altrove tanta gente continua a piangere sul latte versato, ma rifiuta di andare a chiedersi l'ORIGINE degli eventi, con le domande CRUCIALI, che ogni uomo dotato di ragione deve necessariamente porsi: </span>
RispondiElimina<span>chi , quando, come e soprattutto PERCHE' l'ha versato , dal momento che il gran danno non fu affatto CASUALE, ma si può risalire ad una concreta origine, con nomi e cognomi di responsabili, dei quali la storia, andando avanti nel riesaminare i fatti, ampliando la visuale e facendo LUCE su tutto ciò che è rimasto oscuro per decenni, alla fine ci darà conto, con sempre maggiore chiarezza, facendo cadere a TUTTI le squame dagli occhi, per il momento ancora annebbiati alla stragrande maggioranza del popolo-bue....</span></span>
<span><span><span>bravissimo Anselmo ! qui e altrove tanta gente continua a piangere sul latte versato, ma rifiuta di andare a chiedersi l'ORIGINE degli eventi, con le domande CRUCIALI, che ogni uomo dotato di ragione deve necessariamente porsi: </span>
RispondiElimina<span>chi , quando, come e soprattutto PERCHE' l'ha versato , dal momento che il gran danno non fu affatto CASUALE, ma si può risalire ad una concreta origine, con nomi e cognomi di responsabili, dei quali la storia, andando avanti nel riesaminare i fatti, ampliando la visuale e facendo LUCE su tutto ciò che è rimasto oscuro per decenni, alla fine ci darà conto, con sempre maggiore chiarezza, facendo cadere a TUTTI le squame dagli occhi, per il momento ancora annebbiati nella stragrande maggioranza del popolo-bue....</span></span></span>
benedetto quel sacerdote (don Achille, mi sembra....) e chi come lui ha il santo coraggio di regolarsi almeno così, per rispettare la formula DIVINA e intoccabile con cui Nostro Signore ha istituito la SUA SANTA MESSA....SUA MESSA !
RispondiEliminae che invece, nelle balorde canzonette parrocchiali è diventata, ad es.
rit.: "....la <span>nostra festa</span> non deve finire - non deve finire - e non finirà ....ecc......"
Benedetto mille volte quel bravissimo Sacerdote che ha appena scritto il mirabile intervento !
RispondiEliminaAnche il canto popolare religioso, tanto odiato dai giovani [modernisti] perche' "e' roba vecchia" e' patrimonio della Tradizione che va recuperato... TUTTI cantavano, alla faccia dei soloni della "partecipazione attiva", che secondo loro nel Rito Antico non esisteva. D'accordo, il testo sapeva d'italiano d'altri tempi, forse puerile, ingenuo, ma era espressione di una Fede genuina e ruspante, non quella di certi intellettualoidi "cattolici da salotto"
RispondiEliminaOra invece il repertorio delle canzonette viene continuamente rinnovato... ricordo il libro dei canti nella mia parrocchia dei salesiani.... dopo un paio di mesi era gia' vecchio perche' i giovani "imponevano d'autorità" tutte le nuove canzonette piu' in voga rincorrendo una specie di hit-parade del canzonettismo liturgico interparrocchiale....
queste schifezze sono nate perchè viene confuso il fatto di cantare durante la messa con una forma di intrattenimento. Il gregoriano è liturgia non è intrattenimento è parte integrante del rito e copre sia l'ordinario che il proprio. nulla a che vedere con le canzoncine buttate a caso nei momenti morti
RispondiEliminaaggiungo che anche il canto polifonico barocco e 500 esco si è adeguato al sistema gregoriano cantando parti della messa semplicemente aggiungendo ancor maggiore spettacolarità. Solo dopo il Vaticano II si è deciso che il canto non centra piu nulla con la celebrazone ma si cantano canzoncine con belle paroline. Che si ricominci a cantare il credo il gloria il santus anche tradotti piuttosto!
RispondiElimina<span>aggiungo che anche il canto polifonico barocco e 500 esco si è adeguato al sistema gregoriano cantando parti della messa semplicemente aggiungendo ancor maggiore spettacolarità. Solo dopo il Vaticano II si è deciso che il canto non centra piu nulla con la celebrazone ma si cantano canzoncine con belle paroline. Che si ricominci a cantare il credo il gloria il sanctus anche tradotti piuttosto!</span>
RispondiElimina@ Arcicantore. Testi non più obsoleti di quello di "Fratelli d'Italia"; eppure oggi i giocatori di serie A lo cantano con la mano sul cuore... Risalgono a un'epoca e ad un secolo, l'800, in cui il canto corale in tutti i "partiti", monarchici e socialisti compresi, il "popolo" era una realtà effettiva. Un'epoca in cui potè apparire alla ribalta Verdi, grande e... lambrusco. "Noi vogliam Dio" non era così, popolare? E "Mira il tuo popolo, o Bella Signora"?
RispondiElimina"Noi vogliam Dio", "Bianco Padre" et similia rappresentano già uno spaventoso deragliamento. Ma il cattolico ottocentista non riesce a valutarle criticamente, perché si appella allo schema, tipicamente ideologico, secondo cui prima di un certo anno tutto era perfetto, dopo quell'anno tutto è stato distorto.
RispondiEliminaQuello che non si comprende e' perche l'originale latino del NO e' tradotto con parole non corrispondenti: cio' .vale oltre che per il "pro multis" per "Deus Sabaoth", per "sub tectum meum"
RispondiEliminaHa ragione Observator, ma la formula Consacratoria sul Calice è di primaria importanza. Poi potrebbero venire anche le altre giustamente citate.
RispondiEliminaConcordo con Filippo Martelli: non è che tutte le canzoni popolari in italiano (che ogni tanto si cantano ancora adesso) pre riforma fossero dei gran capolavori... A volte penso si mitizzi troppo il passato.
RispondiEliminaAgorà è un film anticristiano, certo, ma non tiriamo in ballo il solito antigiudaismo: che Rachel Weisz sia ebrea per me è totalmente un caso, non è un caso invece che il regista sia l'anticattolico Amenabar. Il suo The Others, ad esempio (intepretato da Nicole Kidman, non certo ebrea e pure cattolica) era persino più sottilmente anticattolico di Agorà.
Scusate, critichiamo l'andazzo postconciliare del fai da te liturgico e poi applaudiamo un sacerdote che modifica di sua inziativa il testo ufficiale della formula consacratoria del Messale Romano italiano? Non mi sembra logico. Se tutti ragionassero così, staremmo freschi. Personalmente trovo che sia un atteggiamento sbagliatissimo e pericoloso. Se il sacerdote trova non appropriata la traduzione ufficiale (cosa che condividiamo in molti), la sola cosa corretta che può fare è molto semplice: dire la consacrazione in latino (naturalmente nn inventandosela lui, ma prendendo quella del Messale latino ufficiale). Non comprendo davvero il plauso a questo tipo di iniziative.
RispondiEliminaAnni fa dovevo iniziare una nuova attività proprio l'11 ottobre. Un sacerdote mi assicurò che era un giorno benedetto perché segnava l'inizio del concilio vaticano II: Fu l'affare più disastroso della mia vita.
RispondiEliminaTESTIMONIANZA.
RispondiEliminaAnni fa dovevo iniziare una nuova attività proprio l'11 ottobre. Un sacerdote mi disse che quello era un giorno benedetto perché segnava l'inizio del concilio vaticano II. Fu l'affare più disastroso della mia vita.
Giusto: non mitizziamo le usanze del passato. Certe canzoncine devote, anche se belle musicalmente, grondavano latte e miele a barili, non avendo quasi nulla di seriamente dottrinale o poetico. Me ne viene in mente una a caso: "Gli occhi tuoi son più belli del mare, la tua fronte ha il colore del giglio, le tue gote baciate dal Figlio son due rose, le labbra son fior!" Se paragoniamo alcuni vecchi testi (non tutti, certamente) con gli inni latini del breviario o col greco Akàthistos alla santa Vergine, c'è da arrossire e da nascondersi .
RispondiEliminaOttimo articolo, serve ribadire certe cose, ogni tanto.
RispondiElimina