“Beata Mater et intacta Virgo, gloriosa Regina mundi, intercede pro nobis ad Dominum. Pater Basiliius Nixen, O.S.B. monachus monasterii sancti Benedicti, Nursiae. Ordinatio sacerdotalis. Die 24 Septembris 2011 in festo B.M.V. de Mercede. Videte qualem caritatem dedit nobis Pater. Ut filii Dei nominemur: et sumus! (1 Ioannis 3,1) Gratias agimus tibi propter magnam gloriam tuam.”
Il novello sacerdote padre Basilio Nixen O.S.B. ha celebrato una Messa solenne di ringraziamento nel giorno 25 Settembre della XV Domenica post-Pentecoste secondo il rito di sempre, la Messa Tridentina, nella basilica di san Benedetto a Norcia, supportato da padre Benedetto Nivakoff O.S.B. come prete assistente, da un diacono e un suddiacono.
In questo giorno di venerabile memoria, i fedeli partecipanti hanno potuto lucrare indulgenze plenarie. Erano presenti inoltre, la comunità monastica Benedettina tutta ed alcuni prelati. Molti gli invitati, di provenienza nazionale ed internazionale.
Al canto dei monaci del Veni Creator Spiritus, che magistralmente sempre trascende i cuori dei fedeli verso la devozione, il sacerdote è uscito incappucciato dalla sagrestia e parato col piviale ha intonato l’Asperge me.
E’ davvero singolare l’atteggiamento del celebrante avvolto dal piviale: il pluvium, serviva nell’antichità romana a proteggersi dalla pioggia; il sacerdote lo indossa proprio per proteggersi dalle insidie esterne che potrebbero inficiare il suo ministero.
A seguire si è recato ai piedi dell’altare dove ha recitato il salmo Iudica me Deus ed il Confiteor; la pietà di questo atto penitenziale è disarmante. Come la recita del Miserere mei, così il Confiteor ci rendeva minimi, quasi irrilevanti.
La santa Messa è cominciata e si consumata sull’altare, identità reale di Cristo; altare che in questa occasione è stato degnamente decorato con una cornice di vivissime reliquie dei santi.
L’incenso ricalcava le forme delle navate della Basilica e partiva dall’altare per salire sino a lambire le vette altissime della Chiesa di Dio.
I toni dei canti gregoriani durante la santa Messa sono stati eseguiti secondo la viva Tradizione della Chiesa e del monastero Benedettino (Kyrie XII.s.; Gloria XII.s.; Credo I. XI.s.; Sanctus XIII.s.; Agnus Dei XI.s.).
Epistola e Vangelo sono stati solennemente annunciati ai fedeli con il latino cantato. Il reverendo padre priore Cassian Folsom O.S.B., fine e degno fondatore del fiorentissimo monastero di san Benedetto di Norcia, ha dispiegato le ali ad un’omelia magistrale e definita, dai toni pacati ma decisi, concentrandosi sul ministero sacerdotale nell’amministrare i sacramenti e toccando i principali punti della teologia Patristica attraverso citazioni eccelse dei santi Padri della Chiesa.
Un silenzio vivissimo ha raccolto fedeli, religiosi e chierici in preghiera durante il Canone e la presenza reale del miracolo avvenuto ci ha colto in uno stupor sensuum durante l’elevazione dell’Ostia santa e del calice: un gesto regale e nobile che provoca lo stordimento dei sensi fino a condividere sia pur in parte il mistero della Transustanziazione. Al cospetto di tanta riverenza contemplativa, così direbbe il Doctor Angelicus “quia te contemplas totum deficit” perché “visus cactus gustus in te fallitur”.
In questa Messa è stata riconfermata la necessità di ricevere la Comunione in ginocchio; questo gesto è ottimo. Ratzinger nel suo libro-opera omnia “Teologia della liturgia” spiega il significato di inginocchiarsi: cadere in ginocchio come segno di stupore di fronte al Mistero.
Al termine della Messa, dopo l’ultimo Vangelo, è stato intonato il Te Deum di ringraziamento a Dio.
E’ stata una Messa magniloquente che afferma ancora una volta la necessità sempre maggiore della diffusione universale della Messa Tridentina.
L’Ufficio divino della comunità monastica Benedettina di Norcia è come un intarsio finissimo di puro avorio eseguito da Dio su un legno raro e pregiato, quello della fede autentica: è l’opera di Dio, l’opera delle opere, definizione così cara al santo Patriarca Benedetto. Si potrebbe dire che liturgia Tridentina, canto gregoriano e ufficio monastico rappresentano la vivida pupilla di un occhio acutissimo; crocevia tra umiltà verissima e perenne Tradizione incardinata quotidie in perfectissimo modo nella vita monastica.
In virtù della formula “in utroque usu”, i monaci Benedettini di Norcia possono celebrare la santa Messa sia nella forma tradizionale sia secondo la liturgia riformata da Paolo VI; ma padre Basilio Nixen ha celebrato la santa Messa secondo il rito di sempre, senza indugi di fede ha rinnovato il sacrificio incruento della Vittima conferendole una dignità unica e straordinaria.
E’ evidente che il rito così adeguato e strutturato, potremmo dire scolastico, ha reso la sua parte nel garantire la dignità della Messa, ma la figura di questo nuovo sacerdote quale “alter Christus, ipse Christus”, ed in particolare la sua eccelsa educazione liturgica coniugata con la sua solida formazione monastica, hanno fatto la parte preponderante.
Noi fedeli tutti, ci siamo trovati al cospetto di una liturgia cosmica, ordinata ad Orientem, vicinissima e quasi a lambire la perfezione della liturgia celeste.
Ancora una volta attestiamo che il ruolo del sacerdote fedele al magistero della Chiesa s’identifica con Cristo sull’altare. La figura di un sacerdote come padre Basilio Nixen, apre per noi fedeli lungimiranti speranze di rinnovo per una Chiesa oggi purtroppo claudicante: se la Chiesa militante vuole salvarsi, dovrebbe compiere un passo di purificazione attraversando il sentiero stretto e scomodo della sua Tradizione. Noi fedeli tutti ci nutriamo di questa speranza.
Giovanni Corso
Il novello sacerdote padre Basilio Nixen O.S.B. ha celebrato una Messa solenne di ringraziamento nel giorno 25 Settembre della XV Domenica post-Pentecoste secondo il rito di sempre, la Messa Tridentina, nella basilica di san Benedetto a Norcia, supportato da padre Benedetto Nivakoff O.S.B. come prete assistente, da un diacono e un suddiacono.
In questo giorno di venerabile memoria, i fedeli partecipanti hanno potuto lucrare indulgenze plenarie. Erano presenti inoltre, la comunità monastica Benedettina tutta ed alcuni prelati. Molti gli invitati, di provenienza nazionale ed internazionale.
Al canto dei monaci del Veni Creator Spiritus, che magistralmente sempre trascende i cuori dei fedeli verso la devozione, il sacerdote è uscito incappucciato dalla sagrestia e parato col piviale ha intonato l’Asperge me.
E’ davvero singolare l’atteggiamento del celebrante avvolto dal piviale: il pluvium, serviva nell’antichità romana a proteggersi dalla pioggia; il sacerdote lo indossa proprio per proteggersi dalle insidie esterne che potrebbero inficiare il suo ministero.
A seguire si è recato ai piedi dell’altare dove ha recitato il salmo Iudica me Deus ed il Confiteor; la pietà di questo atto penitenziale è disarmante. Come la recita del Miserere mei, così il Confiteor ci rendeva minimi, quasi irrilevanti.
La santa Messa è cominciata e si consumata sull’altare, identità reale di Cristo; altare che in questa occasione è stato degnamente decorato con una cornice di vivissime reliquie dei santi.
L’incenso ricalcava le forme delle navate della Basilica e partiva dall’altare per salire sino a lambire le vette altissime della Chiesa di Dio.
I toni dei canti gregoriani durante la santa Messa sono stati eseguiti secondo la viva Tradizione della Chiesa e del monastero Benedettino (Kyrie XII.s.; Gloria XII.s.; Credo I. XI.s.; Sanctus XIII.s.; Agnus Dei XI.s.).
Epistola e Vangelo sono stati solennemente annunciati ai fedeli con il latino cantato. Il reverendo padre priore Cassian Folsom O.S.B., fine e degno fondatore del fiorentissimo monastero di san Benedetto di Norcia, ha dispiegato le ali ad un’omelia magistrale e definita, dai toni pacati ma decisi, concentrandosi sul ministero sacerdotale nell’amministrare i sacramenti e toccando i principali punti della teologia Patristica attraverso citazioni eccelse dei santi Padri della Chiesa.
Un silenzio vivissimo ha raccolto fedeli, religiosi e chierici in preghiera durante il Canone e la presenza reale del miracolo avvenuto ci ha colto in uno stupor sensuum durante l’elevazione dell’Ostia santa e del calice: un gesto regale e nobile che provoca lo stordimento dei sensi fino a condividere sia pur in parte il mistero della Transustanziazione. Al cospetto di tanta riverenza contemplativa, così direbbe il Doctor Angelicus “quia te contemplas totum deficit” perché “visus cactus gustus in te fallitur”.
In questa Messa è stata riconfermata la necessità di ricevere la Comunione in ginocchio; questo gesto è ottimo. Ratzinger nel suo libro-opera omnia “Teologia della liturgia” spiega il significato di inginocchiarsi: cadere in ginocchio come segno di stupore di fronte al Mistero.
Al termine della Messa, dopo l’ultimo Vangelo, è stato intonato il Te Deum di ringraziamento a Dio.
E’ stata una Messa magniloquente che afferma ancora una volta la necessità sempre maggiore della diffusione universale della Messa Tridentina.
L’Ufficio divino della comunità monastica Benedettina di Norcia è come un intarsio finissimo di puro avorio eseguito da Dio su un legno raro e pregiato, quello della fede autentica: è l’opera di Dio, l’opera delle opere, definizione così cara al santo Patriarca Benedetto. Si potrebbe dire che liturgia Tridentina, canto gregoriano e ufficio monastico rappresentano la vivida pupilla di un occhio acutissimo; crocevia tra umiltà verissima e perenne Tradizione incardinata quotidie in perfectissimo modo nella vita monastica.
In virtù della formula “in utroque usu”, i monaci Benedettini di Norcia possono celebrare la santa Messa sia nella forma tradizionale sia secondo la liturgia riformata da Paolo VI; ma padre Basilio Nixen ha celebrato la santa Messa secondo il rito di sempre, senza indugi di fede ha rinnovato il sacrificio incruento della Vittima conferendole una dignità unica e straordinaria.
E’ evidente che il rito così adeguato e strutturato, potremmo dire scolastico, ha reso la sua parte nel garantire la dignità della Messa, ma la figura di questo nuovo sacerdote quale “alter Christus, ipse Christus”, ed in particolare la sua eccelsa educazione liturgica coniugata con la sua solida formazione monastica, hanno fatto la parte preponderante.
Noi fedeli tutti, ci siamo trovati al cospetto di una liturgia cosmica, ordinata ad Orientem, vicinissima e quasi a lambire la perfezione della liturgia celeste.
Ancora una volta attestiamo che il ruolo del sacerdote fedele al magistero della Chiesa s’identifica con Cristo sull’altare. La figura di un sacerdote come padre Basilio Nixen, apre per noi fedeli lungimiranti speranze di rinnovo per una Chiesa oggi purtroppo claudicante: se la Chiesa militante vuole salvarsi, dovrebbe compiere un passo di purificazione attraversando il sentiero stretto e scomodo della sua Tradizione. Noi fedeli tutti ci nutriamo di questa speranza.
Giovanni Corso
Gran bella cosa, ma chiedo ,come mai con il cappuccio in testa?
RispondiEliminaDomenica 13 settembre ho avuto la grazia, senza sapere a cosa andavo incontro, di recarmi a Norcia e precisamente nella Chiesa di San Benedetto custodita dai monaci benedettini; e lì ho potuto assistere e partecipare alla meravigliosa liturgia Tridentina resa ancora più santa dalla presenza dei monaci e dal canto gregoriano. Che il Signore mandi loro tantissime Sante Vocazioni, tanto da permettergli di tornare ad evangelizzare tutto l'occidente. U.I.O.G.D.
RispondiEliminaNel VO, se non vado errato, è previsto come regola generale che si acceda all'altare a capo coperto. I sacerdoti secolari si coprono il capo con il tricorno, i regolari - il cui abito proprio prevede il cappuccio - hanno in uso una foggia di camice provvista di a sua volta di cappuccio.
RispondiEliminaSi, l'altare è moderno, perchè l'interno della chiesa è stato ricostruito
RispondiEliminaSi, difatto il significato è lo stesso berretta versus cappuccio.
RispondiEliminaoppure usano il cappuccio ricoperto dall'amitto
RispondiEliminabelle notizie
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