Da La Bussola:di Massimo Introvigne 28-07-2011
Tra Santa Sede e Irlanda, il clima non volge al sereno. Riassunto delle puntate precedenti: il 13 luglio è stato pubblicato il rapporto sugli abusi di minori da parte del clero della diocesi di Cloyne. Il 20 luglio il primo ministro Enda Kenny [nella foto] lo ha commentato in parlamento in un discorso durissimo, mentre due ministri annunciavano la presentazione di un disegno di legge che obbligherebbe i sacerdoti, sotto pena di cinque anni di prigione, a rivelare anche notizie di abusi su minori apprese in confessione. Di questi avvenimenti abbiamo dato notizia su La Bussola Quotidiana, esprimendo nello stesso tempo comprensione per la reazioni irlandesi a quelli che lo stesso Pontefice, nella sua Lettera ai cattolici dell’Irlanda del 19 marzo 2010, ha definito «atti peccaminosi e criminali» e ferma riprovazione per ogni ipotesi di attacco al segreto della confessione, che – tranne l’Albania comunista di Enver Hoxha (1908-1985) – neppure i peggiori regimi totalitari europei hanno mai osato toccare.
Ora la Santa Sede ha richiamato a Roma per consultazioni il nunzio apostolico, certo con lo scopo di preparare la risposta al rapporto sulla diocesi di Cloyne che il governo irlandese reclama, ma adottando quella che il vicedirettore della Sala Stampa vaticana, padre Ciro Benedettini, ha definito «una misura cui raramente la Santa Sede fa ricorso, [che] denota la serietà della situazione, la volontà della Santa Sede di affrontarla con obiettività e determinazione, nonché una certa nota di sorpresa e rammarico per alcune reazioni eccessive». Vale dunque la pena di tornare sulle «reazioni eccessive». L’espressione si riferisce certamente al disegno di legge che comprende clausole contro il segreto del confessionale, suscettibile di scardinare l’intero edificio della libertà religiosa in Irlanda e contro cui le critiche sono sia giustificate sia, da un certo punto di vista, ovvie. Ma molti hanno visto nelle parole di padre Benedettini anche un riferimento al discorso del primo ministro Kenny, da molti in Irlanda definito «storico».
Il discorso, in effetti, colpisce per la vigorosa retorica con cui il premier insiste sul fatto che i laici irlandesi sono padroni a casa loro e non hanno alcuna intenzione di farsi dettare la linea politica e giudiziaria né dai vescovi né dal Vaticano. Sembrerebbe un discorso del primo ministro spagnolo José Luis Zapatero, se proprio non vogliamo scomodare qualche padre della patria mangiapreti del nostro Risorgimento. Il fatto è, però, che Kenny non è Zapatero. È un cattolico praticante che fa parte di un partito di originaria ispirazione cattolica e di centro-destra, anche se negli anni 1990 introdusse il divorzio in Irlanda e oggi, pur contrario al matrimonio omosessuale, promette il riconoscimento delle unioni civili alle persone dello stesso sesso. Come ha scritto molta stampa irlandese, solo un cattolico poteva permettersi certi accenti senza essere tacciato di pregiudizi anticlericali di stampo ottocentesco.
Kenny vola nei sondaggi perché il suo discorso ha espresso la rabbia degli irlandesi, che negli ultimi anni – proprio per gli scandali dei preti pedofili – ha fatto scendere la partecipazione alla Messa a livelli più bassi di quelli italiani. Un’indignazione che lo stesso Benedetto XVI ha mostrato di comprendere nella lettera del 2010, in cui grida ai sacerdoti irlandesi colpevoli di abusi che «avete perso la stima della gente dell’Irlanda e rovesciato vergogna e disonore sui vostri confratelli», e ai vescovi ricorda che «alcuni di voi e dei vostri predecessori avete mancato, a volte gravemente, nell’applicare le norme del diritto canonico codificate da lungo tempo circa i crimini di abusi di ragazzi». Ma è tutto oro quello che agli irlandesi sembra oggi luccicare?
Ci sono certamente alcuni aspetti del discorso del premier che possono essere condivisi. Kenny ha espresso incondizionata solidarietà alle vittime di abusi, un’affermazione non scontata da parte del leader di un governo irlandese che in passato ha fatto spesso troppo poco. Ha riconosciuto che la maggior parte dei sacerdoti dell’Irlanda non ha nulla a che fare con la pedofilia. E ha dichiarato che lo Stato, che si è mostrato spesso inefficiente, deve fare pulizia anche in casa propria quanto alla repressione degli abusi sui minori, da chiunque commessi. In una situazione di «vergogna e disonore» – parole, come abbiamo visto, di Benedetto XVI – si può anche comprendere, pure se qualche accento è parso fuori dalle righe, l’orgogliosa rivendicazione – da parte di un uomo politico che nella prima frase del suo discorso ha tenuto a dichiararsi cattolico – dell’autonomia dei laici e della sfera temporale rispetto a un clero e a un episcopato che non sempre hanno dato buona prova di sé.
Due aspetti del discorso di Kenny meritano invece qualche rilievo critico. Il primo è di natura strettamente giuridica. Kenny cita dal rapporto su Cloyne una lettera del 1997 in cui l'allora nunzio apostolico in Irlanda, monsignor Luciano Storero (1926-2000), comunicava ai vescovi irlandesi le «serie riserve» della Congregazione del Clero sul modo in cui il documento sugli abusi preparato nel 1995 da una commissione di esperti per l’episcopato irlandese formulava l’obbligo di denunciare alle autorità civili i casi di pedofilia. Il premier, con indubbia efficacia retorica, ne trae occasione per una vera invettiva dove assicura che le interferenze del Vaticano sull’autonomia dei giudici, dei politici e anche dei vescovi irlandesi non saranno più tollerate. Gli scappa anche detto che tentativi vaticani di ostacolare l’attività d’indagine sulla pedofilia in Irlanda si sono verificati «ancora nel 2009», frase che dovrà però rettificare in una successiva intervista affermando di non avere prove di queste interferenze.
La questione giuridica è ricostruita però dando l’impressione, inesatta, che il nunzio Storero incitasse i vescovi irlandesi a far prevalere il diritto canonico sul diritto civile. Pur manifestando – come ha fatto il portavoce della Santa Sede padre Federico Lombardi – legittimi dubbi «sull’adeguatezza dell’intervento romano di allora in rapporto alla gravità della situazione irlandese», resta il fatto che nel 1997 a essere poco chiaro era il diritto civile. Questo richiedeva alle autorità religiose di denunciare gli abusi? O al contrario non lo richiedeva, e i vescovi rischiavano di essere a loro volta accusati di violazione della privacy degli accusati e del loro stesso dovere di riservatezza come religiosi? La risposta la dà lo stesso rapporto su Cloyne, al paragrafo 6.36: «La commissione d’inchiesta riconosce che le direttive della Chiesa erano molto più rigorose di quelle adottate dallo Stato, perché richiedevano che tutte le accuse contro i preti operanti in una diocesi fossero riferite alle autorità sanitarie e anche alla gendarmeria». Lo Stato non può accusare la Chiesa di avere dubbi su leggi che lo Stato stesso – di cui la commissione su Cloyne era un organo – giudica non sufficientemente chiare e rigorose. Certamente in Irlanda i vescovi cattolici, come scrive Benedetto XVI, hanno «mancato, a volte gravemente». Ma anche lo Stato non può dire di avere fatto fino in fondo la sua parte.
Il secondo aspetto inaccettabile del discorso di Kenny è l’attacco personale a Benedetto XVI. Dopo avere attaccato il «clericalismo romano», il premier nelle battute finali ha affermato che «il cardinale Joseph Ratzinger disse che "standard di condotta appropriati per la società civile o per il funzionamento di una democrazia non possono puramente e semplicemente essere applicati alla Chiesa". […] Come primo ministro voglio che sia assolutamente chiaro che quando si tratta della protezione dei bambini di questo Stato gli standard di condotta che la Chiesa considera appropriati per se stessa non possono essere e non saranno applicati al funzionamento della democrazia in questa Repubblica. Non puramente né semplicemente né in alcun altro modo». Gli irlandesi che hanno ascoltato e applaudito il premier hanno pensato che il cardinale Ratzinger stesse difendendo i privilegi canonici della Chiesa contro le commissioni d’indagine sulla pedofilia. Ma la citazione è tratta dal paragrafo 39 della istruzione del 1990 Donum veritatis sulla vocazione ecclesiale del teologo, firmata dall’allora cardinale Ratzinger come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e non ha nulla a che fare con la pedofilia o i rapporti con gli Stati. La Congregazione, che si sta rivolgendo ai teologi, afferma che le verità di fede non sono votate a maggioranza né derivano «democraticamente» dal «“consenso” dei teologi». Anche se la maggioranza dei teologi affermasse che Gesù Cristo è risorto solo metaforicamente, o che l’aborto è lecito, la loro opinione sarebbe irrilevante perché nella Chiesa la verità non si vota con la maggioranza della metà più uno.
È poco verosimile che il primo ministro irlandese si ricordi l’istruzione Donum veritatis, pubblicata ventuno anni fa per ammonire i teologi del dissenso. Ma è invece molto verosimile che se la ricordi bene qualche teologo. Agnosco stylum, «riconosco il pugnale», potrebbe rispondere Benedetto XVI: e più d’uno anche in ambienti politici ed ecclesiali irlandesi mormora che questo passaggio del discorso di Kenny non può essere stato scritto che da un prete. È pure sospetto che a poche ore dal discorso si sia affrettata a congratularsi con il premier l’Associazione dei Preti Cattolici, un’influente lobby di cinquecento sacerdoti che contestano diversi insegnamenti della Chiesa e oggi sono impegnati in un braccio di ferro con i vescovi sulla nuova traduzione in inglese del canone della Messa, ritenuta troppo «romana» e preoccupata dell’ortodossia. Loro sì che conoscono la Donum veritatis…
E tuttavia perfino l’Associazione dei Preti Cattolici si è spaventata di fronte alle minacce al segreto della confessione. E qualche iscritto, criticando la dirigenza, ha invitato tutti a un momento di meditazione sulla tristissima storia di Nora Wall, il più grande dramma giudiziario nella storia dell’Irlanda moderna. Nel clima emotivo delle prime rivelazioni sui preti pedofili, nel 1996 la polizia credette immediatamente alle rivelazioni di Regina Walsh, una ragazza che era stata allevata dalle Suore della Misericordia, secondo cui una suora, Nora Wall – che nel frattempo aveva lasciato l’ordine nel 1994 – l’aveva ripetutamente violentata nel 1990 e in un’occasione l’aveva tenuta ferma mentre un vagabondo, Pablo McCabe (1948-2002), la violentava a sua volta. Nel 1999 Nora Wall fu condannata all’ergastolo, e McCabe, ritenuto succube della suora e quindi meno colpevole, a dodici anni di carcere. La Wall fu dipinta come un mostro: la prima donna condannata per violenza carnale, e mandata all’ergastolo per un crimine sessuale, nella storia giudiziaria irlandese.
Ben presto, però, emersero dubbi. La sentenza era stata emessa nel clima isterico creato da una serie televisiva, Stati di paura, trasmessa dalla televisione di Stato irlandese e conclusa meno di un mese prima del processo, dove – sulla base di scarsissimi elementi fattuali e storici – le Suore della Misericordia venivano dipinte come maniache sessuali che gestivano collegi lager dove centinaia di ragazze erano regolarmente violentate dalle suore e dai confessori, e perfino assassinate. Passato il momento d’isteria collettiva, si fecero avanti parecchie persone falsamente accusate di violenze sessuali da Regina Walsh, che esaminata dagli psichiatri fu definita una mitomane e una bugiarda patologica. Nel 2005, dopo una lunga vicenda giudiziaria, la Corte d’Appello definì la sentenza di primo grado «un aborto della giustizia» e presentò le scuse dell’Irlanda a Nora Wall – il povero McCabe nel frattempo era morto.
Forse l’aspetto più triste della vicenda è che le Suore della Misericordia, terrorizzate dal diluvio di accuse, non credettero alle proteste d’innocenza della loro ex consorella e in un comunicato parlarono di «crimini rivoltanti», definendo «eroica» Regina Walsh e invitando le superiore delle loro case a denunciare subito alla polizia qualunque suora fosse accusata di abusi, anche dopo molti anni dai presunti fatti.
Quando si riflette sull’intricata questione dei rapporti fra Stato, diocesi e congregazioni religiose in Irlanda a proposito della gestione di accuse di abusi non si può dimenticare Nora Wall. La sua storia certamente non toglie nulla alla vergognosa colpevolezza dei sacerdoti che hanno abusato di bambini e all’omessa vigilanza di alcuni vescovi irlandesi. Ma ricorda che creare un clima dove qualunque religioso o religiosa accusato è per definizione colpevole, e dove le emozioni prevalgono sull’esame pacato dei singoli casi, non giova veramente a nessuno.
Tra Santa Sede e Irlanda, il clima non volge al sereno. Riassunto delle puntate precedenti: il 13 luglio è stato pubblicato il rapporto sugli abusi di minori da parte del clero della diocesi di Cloyne. Il 20 luglio il primo ministro Enda Kenny [nella foto] lo ha commentato in parlamento in un discorso durissimo, mentre due ministri annunciavano la presentazione di un disegno di legge che obbligherebbe i sacerdoti, sotto pena di cinque anni di prigione, a rivelare anche notizie di abusi su minori apprese in confessione. Di questi avvenimenti abbiamo dato notizia su La Bussola Quotidiana, esprimendo nello stesso tempo comprensione per la reazioni irlandesi a quelli che lo stesso Pontefice, nella sua Lettera ai cattolici dell’Irlanda del 19 marzo 2010, ha definito «atti peccaminosi e criminali» e ferma riprovazione per ogni ipotesi di attacco al segreto della confessione, che – tranne l’Albania comunista di Enver Hoxha (1908-1985) – neppure i peggiori regimi totalitari europei hanno mai osato toccare.
Ora la Santa Sede ha richiamato a Roma per consultazioni il nunzio apostolico, certo con lo scopo di preparare la risposta al rapporto sulla diocesi di Cloyne che il governo irlandese reclama, ma adottando quella che il vicedirettore della Sala Stampa vaticana, padre Ciro Benedettini, ha definito «una misura cui raramente la Santa Sede fa ricorso, [che] denota la serietà della situazione, la volontà della Santa Sede di affrontarla con obiettività e determinazione, nonché una certa nota di sorpresa e rammarico per alcune reazioni eccessive». Vale dunque la pena di tornare sulle «reazioni eccessive». L’espressione si riferisce certamente al disegno di legge che comprende clausole contro il segreto del confessionale, suscettibile di scardinare l’intero edificio della libertà religiosa in Irlanda e contro cui le critiche sono sia giustificate sia, da un certo punto di vista, ovvie. Ma molti hanno visto nelle parole di padre Benedettini anche un riferimento al discorso del primo ministro Kenny, da molti in Irlanda definito «storico».
Il discorso, in effetti, colpisce per la vigorosa retorica con cui il premier insiste sul fatto che i laici irlandesi sono padroni a casa loro e non hanno alcuna intenzione di farsi dettare la linea politica e giudiziaria né dai vescovi né dal Vaticano. Sembrerebbe un discorso del primo ministro spagnolo José Luis Zapatero, se proprio non vogliamo scomodare qualche padre della patria mangiapreti del nostro Risorgimento. Il fatto è, però, che Kenny non è Zapatero. È un cattolico praticante che fa parte di un partito di originaria ispirazione cattolica e di centro-destra, anche se negli anni 1990 introdusse il divorzio in Irlanda e oggi, pur contrario al matrimonio omosessuale, promette il riconoscimento delle unioni civili alle persone dello stesso sesso. Come ha scritto molta stampa irlandese, solo un cattolico poteva permettersi certi accenti senza essere tacciato di pregiudizi anticlericali di stampo ottocentesco.
Kenny vola nei sondaggi perché il suo discorso ha espresso la rabbia degli irlandesi, che negli ultimi anni – proprio per gli scandali dei preti pedofili – ha fatto scendere la partecipazione alla Messa a livelli più bassi di quelli italiani. Un’indignazione che lo stesso Benedetto XVI ha mostrato di comprendere nella lettera del 2010, in cui grida ai sacerdoti irlandesi colpevoli di abusi che «avete perso la stima della gente dell’Irlanda e rovesciato vergogna e disonore sui vostri confratelli», e ai vescovi ricorda che «alcuni di voi e dei vostri predecessori avete mancato, a volte gravemente, nell’applicare le norme del diritto canonico codificate da lungo tempo circa i crimini di abusi di ragazzi». Ma è tutto oro quello che agli irlandesi sembra oggi luccicare?
Ci sono certamente alcuni aspetti del discorso del premier che possono essere condivisi. Kenny ha espresso incondizionata solidarietà alle vittime di abusi, un’affermazione non scontata da parte del leader di un governo irlandese che in passato ha fatto spesso troppo poco. Ha riconosciuto che la maggior parte dei sacerdoti dell’Irlanda non ha nulla a che fare con la pedofilia. E ha dichiarato che lo Stato, che si è mostrato spesso inefficiente, deve fare pulizia anche in casa propria quanto alla repressione degli abusi sui minori, da chiunque commessi. In una situazione di «vergogna e disonore» – parole, come abbiamo visto, di Benedetto XVI – si può anche comprendere, pure se qualche accento è parso fuori dalle righe, l’orgogliosa rivendicazione – da parte di un uomo politico che nella prima frase del suo discorso ha tenuto a dichiararsi cattolico – dell’autonomia dei laici e della sfera temporale rispetto a un clero e a un episcopato che non sempre hanno dato buona prova di sé.
Due aspetti del discorso di Kenny meritano invece qualche rilievo critico. Il primo è di natura strettamente giuridica. Kenny cita dal rapporto su Cloyne una lettera del 1997 in cui l'allora nunzio apostolico in Irlanda, monsignor Luciano Storero (1926-2000), comunicava ai vescovi irlandesi le «serie riserve» della Congregazione del Clero sul modo in cui il documento sugli abusi preparato nel 1995 da una commissione di esperti per l’episcopato irlandese formulava l’obbligo di denunciare alle autorità civili i casi di pedofilia. Il premier, con indubbia efficacia retorica, ne trae occasione per una vera invettiva dove assicura che le interferenze del Vaticano sull’autonomia dei giudici, dei politici e anche dei vescovi irlandesi non saranno più tollerate. Gli scappa anche detto che tentativi vaticani di ostacolare l’attività d’indagine sulla pedofilia in Irlanda si sono verificati «ancora nel 2009», frase che dovrà però rettificare in una successiva intervista affermando di non avere prove di queste interferenze.
La questione giuridica è ricostruita però dando l’impressione, inesatta, che il nunzio Storero incitasse i vescovi irlandesi a far prevalere il diritto canonico sul diritto civile. Pur manifestando – come ha fatto il portavoce della Santa Sede padre Federico Lombardi – legittimi dubbi «sull’adeguatezza dell’intervento romano di allora in rapporto alla gravità della situazione irlandese», resta il fatto che nel 1997 a essere poco chiaro era il diritto civile. Questo richiedeva alle autorità religiose di denunciare gli abusi? O al contrario non lo richiedeva, e i vescovi rischiavano di essere a loro volta accusati di violazione della privacy degli accusati e del loro stesso dovere di riservatezza come religiosi? La risposta la dà lo stesso rapporto su Cloyne, al paragrafo 6.36: «La commissione d’inchiesta riconosce che le direttive della Chiesa erano molto più rigorose di quelle adottate dallo Stato, perché richiedevano che tutte le accuse contro i preti operanti in una diocesi fossero riferite alle autorità sanitarie e anche alla gendarmeria». Lo Stato non può accusare la Chiesa di avere dubbi su leggi che lo Stato stesso – di cui la commissione su Cloyne era un organo – giudica non sufficientemente chiare e rigorose. Certamente in Irlanda i vescovi cattolici, come scrive Benedetto XVI, hanno «mancato, a volte gravemente». Ma anche lo Stato non può dire di avere fatto fino in fondo la sua parte.
Il secondo aspetto inaccettabile del discorso di Kenny è l’attacco personale a Benedetto XVI. Dopo avere attaccato il «clericalismo romano», il premier nelle battute finali ha affermato che «il cardinale Joseph Ratzinger disse che "standard di condotta appropriati per la società civile o per il funzionamento di una democrazia non possono puramente e semplicemente essere applicati alla Chiesa". […] Come primo ministro voglio che sia assolutamente chiaro che quando si tratta della protezione dei bambini di questo Stato gli standard di condotta che la Chiesa considera appropriati per se stessa non possono essere e non saranno applicati al funzionamento della democrazia in questa Repubblica. Non puramente né semplicemente né in alcun altro modo». Gli irlandesi che hanno ascoltato e applaudito il premier hanno pensato che il cardinale Ratzinger stesse difendendo i privilegi canonici della Chiesa contro le commissioni d’indagine sulla pedofilia. Ma la citazione è tratta dal paragrafo 39 della istruzione del 1990 Donum veritatis sulla vocazione ecclesiale del teologo, firmata dall’allora cardinale Ratzinger come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e non ha nulla a che fare con la pedofilia o i rapporti con gli Stati. La Congregazione, che si sta rivolgendo ai teologi, afferma che le verità di fede non sono votate a maggioranza né derivano «democraticamente» dal «“consenso” dei teologi». Anche se la maggioranza dei teologi affermasse che Gesù Cristo è risorto solo metaforicamente, o che l’aborto è lecito, la loro opinione sarebbe irrilevante perché nella Chiesa la verità non si vota con la maggioranza della metà più uno.
È poco verosimile che il primo ministro irlandese si ricordi l’istruzione Donum veritatis, pubblicata ventuno anni fa per ammonire i teologi del dissenso. Ma è invece molto verosimile che se la ricordi bene qualche teologo. Agnosco stylum, «riconosco il pugnale», potrebbe rispondere Benedetto XVI: e più d’uno anche in ambienti politici ed ecclesiali irlandesi mormora che questo passaggio del discorso di Kenny non può essere stato scritto che da un prete. È pure sospetto che a poche ore dal discorso si sia affrettata a congratularsi con il premier l’Associazione dei Preti Cattolici, un’influente lobby di cinquecento sacerdoti che contestano diversi insegnamenti della Chiesa e oggi sono impegnati in un braccio di ferro con i vescovi sulla nuova traduzione in inglese del canone della Messa, ritenuta troppo «romana» e preoccupata dell’ortodossia. Loro sì che conoscono la Donum veritatis…
E tuttavia perfino l’Associazione dei Preti Cattolici si è spaventata di fronte alle minacce al segreto della confessione. E qualche iscritto, criticando la dirigenza, ha invitato tutti a un momento di meditazione sulla tristissima storia di Nora Wall, il più grande dramma giudiziario nella storia dell’Irlanda moderna. Nel clima emotivo delle prime rivelazioni sui preti pedofili, nel 1996 la polizia credette immediatamente alle rivelazioni di Regina Walsh, una ragazza che era stata allevata dalle Suore della Misericordia, secondo cui una suora, Nora Wall – che nel frattempo aveva lasciato l’ordine nel 1994 – l’aveva ripetutamente violentata nel 1990 e in un’occasione l’aveva tenuta ferma mentre un vagabondo, Pablo McCabe (1948-2002), la violentava a sua volta. Nel 1999 Nora Wall fu condannata all’ergastolo, e McCabe, ritenuto succube della suora e quindi meno colpevole, a dodici anni di carcere. La Wall fu dipinta come un mostro: la prima donna condannata per violenza carnale, e mandata all’ergastolo per un crimine sessuale, nella storia giudiziaria irlandese.
Ben presto, però, emersero dubbi. La sentenza era stata emessa nel clima isterico creato da una serie televisiva, Stati di paura, trasmessa dalla televisione di Stato irlandese e conclusa meno di un mese prima del processo, dove – sulla base di scarsissimi elementi fattuali e storici – le Suore della Misericordia venivano dipinte come maniache sessuali che gestivano collegi lager dove centinaia di ragazze erano regolarmente violentate dalle suore e dai confessori, e perfino assassinate. Passato il momento d’isteria collettiva, si fecero avanti parecchie persone falsamente accusate di violenze sessuali da Regina Walsh, che esaminata dagli psichiatri fu definita una mitomane e una bugiarda patologica. Nel 2005, dopo una lunga vicenda giudiziaria, la Corte d’Appello definì la sentenza di primo grado «un aborto della giustizia» e presentò le scuse dell’Irlanda a Nora Wall – il povero McCabe nel frattempo era morto.
Forse l’aspetto più triste della vicenda è che le Suore della Misericordia, terrorizzate dal diluvio di accuse, non credettero alle proteste d’innocenza della loro ex consorella e in un comunicato parlarono di «crimini rivoltanti», definendo «eroica» Regina Walsh e invitando le superiore delle loro case a denunciare subito alla polizia qualunque suora fosse accusata di abusi, anche dopo molti anni dai presunti fatti.
Quando si riflette sull’intricata questione dei rapporti fra Stato, diocesi e congregazioni religiose in Irlanda a proposito della gestione di accuse di abusi non si può dimenticare Nora Wall. La sua storia certamente non toglie nulla alla vergognosa colpevolezza dei sacerdoti che hanno abusato di bambini e all’omessa vigilanza di alcuni vescovi irlandesi. Ma ricorda che creare un clima dove qualunque religioso o religiosa accusato è per definizione colpevole, e dove le emozioni prevalgono sull’esame pacato dei singoli casi, non giova veramente a nessuno.
Ma non è che a questa parte d'Irlanda non ha digerito il ritorno a Casa di moltissimi ANGLICANI e non perdona al Pontificato di Benedetto XVI di aver FRENATO le idee progressiste di una certa Chiesa Cattolica?
RispondiElimina;)
Una volta, un certo qualcuno ha IMPOSTO che non ci dovessero più essere stati cattolici. Quando si voltano le spalle a Dio si pretende che le cose vadano bene? Ora non saprei dire con sicurezza chi è stato quel qualcuno, ma non mi sbaglio affermando che gli ordini sono partiti subito dopo un certo concilio...peccato che non mi ricordo più quale sia...
RispondiEliminaNostro Signore è accanto a noi anche quando compiamo i più turpi peccati, sempre lì con le braccia aperte per accogliere la nostra anima pentita. C'è solo un modo in cui Egli ci può abbandonare, e cioè se noi Lo abbandoniamo per primi.
<span><span>Mah!...
RispondiEliminaA parte tutte le considerazioni fatte nell'articolo, non scordiamo che l'Irlanda fa parte, <span>come noi</span>, dei piigs.
Chissà se certi disegni di legge non fanno parte parte, assieme allo smantellamento di quanto rimasto del cosiddetto welfare, di un 'pacchetto' di misure da attuare per ottenere quello che, falsamente, viene presentato come un salvataggio ma che è in realtà l'annientmento della residua sovrnità degli Stati e l'annichilimento di un popolo.
Come diceva quel brutto ceffo qualche anno fa? "dobbiamo entrare in Europa"... Bene, ora ci siamo, godiamocela.</span></span>
terribile vicenda, ma quali sono i numeri dell'Irlanda in argomento ?
RispondiEliminaQuanti casi di sacerdoti e di religiosi accusati di pedofilia vi sono ?
Quanti sono passati in giudizio definitivo ?
Quuanti sacerdoti e religiosi sono stati ridotti allo stato laicale o rimossi dalle loro funzioni ?
Viene in mente il caso eclatante del responsabile Olandese dei Salesiani che da anni sapeva, proteggeva e condivideva le posizioni (pedofile) di un suo confratello rilasciando interviste e senza che alcuno abbia preso provvedimenti.
mesainlatino ne ha dato ampia inofmrazione....
Gesù toccò anche l'argomento di chi avesse dato scandalo ai più piccoli offrendo un suggerimento molto chiaro. Senza giungere a tanto, ci mancherebbe, qualche nome di espulso o di puinito aiuterebbe a riprendere la fiducia da parte degli irlandesi,. e non solo...
Expedit ei ut suspendatur mola asinaria in collo ejus, et demergatur in profundum maris...
RispondiEliminaCiò di cui si sono resi responsabili-ovviamente nei casi accertati-questi sacerdoti è insopportabile!E' davvero troppo!Anche e sopratutto per i familiari delle vittime!
RispondiEliminaNon capisco perchè,se(-mi rendo conto che non si può fare sempre il solito paragone e ripetere sempre la stesse cose,ma quì è proprio azzeccato...-)pesa ancora sui sacerdoti della San Pio X la sospensione a divinis,verso codesti elementi non si faccia niente se non spostarli da una parrocchia all'altra come delle pedine in una scacchiera permettendo loro di continuare a perpetrare i loro crimini!!!
La Chiesa,come Madre e Maestra,dovrebbe difendere le vittime e non nascondere e coprire i colpevoli!
La riduzione allo stato laicale con obbligo di auto-consegnarsi alla giustizia terrena dovrebbe scattare automaticamente per quei sacerdoti/religiosi che sono coinvolti,previa scomunica,ovviamente.
Questo continuare ad usare due pesi e due misure non è degno di una "Madre" che,di fatto,fa preferenze tra i suoi "figli"...come se uno fosse più..."figlio" dell'altro...non riesco proprio a capire!!!
"È un cattolico praticante che fa parte di un partito di originaria ispirazione cattolica e di centro-destra, anche se negli anni 1990 introdusse il divorzio in Irlanda e oggi, pur contrario al matrimonio omosessuale, promette il riconoscimento delle unioni civili alle persone dello stesso sesso"
RispondiEliminaDio ci salva di questi pseudocattolici pratticanti di "originaria ispirazione" MASSONICA.
L'invito a tutti i santi vescovi della Santa Chiesa Cattolica è di comunicare con i dicasteri da cui dipendono e denunciare tutte le situazioni di perversione presenti nelle loro diocesi. La settimana scorsa sulla Gazzetta del Mezzogiorno - Nord Barese è apparsa la notizia di una inchiesta della Magistratura a proposito di ricatti e menzogne fra preti gay di Puglia, Campania e Basilicata. Chi sà parli e si ricordi delle parole del Vangelo di ieri: la potatura può solo far del bene ad un albero: al momento sembra fargli male, ma poi quando arrivano i buoni frutti tutti siamo più tranquilli. Denunziate gente, denunziate; tanto quelli che fanno i gay, i pedofili, i magnaccioni, non sono più preti. Hanno una botola sotto i loro piedi e non se ne accorgono.
RispondiEliminaIl Fine Gael fa parte del Partito del Popolo (Minchione) d'Europa. Roba che Michael Collins si sta ancora rivoltando nella tomba!
RispondiEliminaIl criminologo Philip Jenkins, docente in Pennsylvania, ha studiato (da acattolico) la questione dell'abuso sessuale e ha raggiunto le seguenti conclusioni:
RispondiElimina1 ci sono tanti tipi di abuso, tra cui la violenza contro i minori e l'abuso sessuale di adulti. Non si può fare di tutta l'erba un fascio. Classificare tutti gli abusi (anche la "violenza" senza alcun aspetto sessuale) come pedofilia è un fenomeno mediatico che si vede dagli anni 80 in poi;
2 sempre sulla stampa si dà la colpa per ogni esempio di abuso (sessuale o altro) alla Chiesa, anche se molti abusi sono stati commessi da altri e anche da laici (istituzionalmente o da privati);
3 non tutti gli scandali nascono da abusi veri e propri. Mons. Casey (Vescovo di Kilfenora) ha fatto un figlio nel 1974, ma la madre del figlio ne era contentissima fino alla pubblicazione di un libro nel 1993;
4 l'Irlanda ISOLA non è la stessa cosa dell'Irlanda REPUBBLICA e infatti c'è molta complicità dei governi liberali dell'Irlanda repubblicana con i vari scandali, mentre nella parte occupata i pedofili sono stati scoperti e cacciati quasi subito.
Quest'ultimo punto è importante: i vari governi liberali dell'Irlanda libera avevano piacere che il Clero si occupasse molto (troppo?) di affari che dovrebbero spettare allo Stato e sembra che abbia quasi "chiuso un occhio" agli scandali. Adesso che è venuto fuori il nome di qualche scandaloso Prete, si cerca di puntare tutta la colpa sulla Chiesa per aver "nascosto" la cosa, mentre è colpevole anche l'apparato statale di non aver dato il peso debito alle denunce fatte a suo tempo contro i violenti e i pedofili. Un solo pedofilo è troppo, si capisce, e in tutti non sono molti; però i pedofili non Cattolici non sono stati indagati e la stampa ingigantisce quei pochi casi di pedofilia (che sono tremendi, è vero, ma per Grazia di Dio sono pochi) e li accomuna ad altri abusi di tutt'altro genere
Lo Stato irlandese è marcio, ma puntando il dito alla Chiesa cerca di farci cadere tutte le colpe.
gentile EGO, ossia "lei=io" io non devo affatto vergognarmi per aver detto un pezzo di verità....
RispondiEliminaè vergognoso piuttosto che si cavalchi, a periodi alterni, quest'onda per attaccare il Clero Cattolico.... ed ora per attaccare il Pontefice, ma si vergogni lei piuttosto...
dirle altro non serve....
Io comincio ad essere stomacata di tutti questi "cattolici adulti". Pensano di potersi salvare senza la mediazione della Chiesa. Tra poco saranno convinti di poterlo fare senza Dio. E' triste, veramente triste. Questi attacchi però non sono veramente pericolosi. Scivolano sulla spalle e cadono dientro il credente. Il vero male è quando la Verità viene rielaborata per "rendercela più digeribile". (questa è la scusa che usano)
RispondiEliminaIl problema va affrontato alla radice....stiamo infatti assistendo all'ennesimo ATTACCO AL MINISTERO DELLA CONFESSIONE....
RispondiEliminanon solo l'Irlanda, ma anche in Australia questa ISTERIA sta producendo attacchi frontali alla Confessione che si vorrebbe eliminare.... dice bene Tosatti:
<span>Il segretario della conferenza episcopale australiana padre Brian Lucas, ha trattato glacialmente la proposta del senatore: “La sua proposta non protegge i bambini e si scontra frontalmente con il diritto fondamentale della gente di praticare la propria religione”, ha dichiarato. “Nessun prete cattolico tradirebbe mai la confessione. Ci sono preti che sono andati a morire, piuttosto che farlo”.
</span><span>Mons. Pierre Pican, vescovo di Bayeux, nel settembre del 2001 fu condannato a tre mesi di prigione perché non aveva denunciato alla magistratura un sacerdote della sua diocesi, accusato di pedofilia, invocando il segreto professionale. Mons. Pican gli aveva imposto dopo la rivelazione un periodo di cura in un istituto specializzato.
Per la sua difesa del segreto aveva ricevuto una lettera di plauso dal cardinale Castrillon Hoyos, su incarico di Giovanni Paolo II.
</span><span> Ma in realtà sia la proposta irlandese che quella australiana, nate nell’impeto delle emozioni, oltre a costituire una prima volta straordinaria (neanche nella Francia della rivoluzione, che certo non fu tenera verso preti e cattolici, si pensò a una legge del genere) sarebbero semplicemente inutili. Perché non porterebbe probabilmente a neanche una incriminazione, e renderebbe semplicemente il Paese meno libero.
</span><span></span>
In Inghilterra, gli Anglicani hanno piu' problemi di pedofilia dei cattolici.
RispondiEliminaMa la stampa filoomosessuale e anticattolica (un po' tutti i maggiori: BBC, "Telegraph", "Times", "Guardian") non ne parla, perche' attaccare la Chiesa e' piu' comodo per poi spingere le loro posizioni in favore dei pervertiti.
Mundabor
i problemi dellaq Chiesa detta "postconciliare" sono semplici e vanno ricondotti al discorso inaugurale del concilio, in cui papa Giovanni annunciava che da quel momento si sarebbe preferita la medicina della misericordia a quella della condanna. Tale "medicina della misericirdia" è solo tolleranza, e in teologia come nella disciplina, ha solo fatto danni.
RispondiEliminaLa vera misericordia è: punire i colpevoli imponendo loro oure una adeguata penitenza, rendere giustizia agli offesi, e dare in questo modo esempio di rigore che da un lato costituisce un deterrente per il ripetersi di violazioni delle leggi e dei Comandamenti e dall'altro lato rassicura chi i Comandamenti e le leggi della Chiesa le rispetta. Oggi invece, dall'abito fino a cose ben più importanti, ognuno fa ciò che vuole in barba alle leggi e alle disposizioni ecclesiastiche.
Tra parentesi,
RispondiEliminal'Irlanda e' nel mezzo del piu' grande fallimento economico mai registrato dopo la Grance Carestia.
Kenny, che e' un vigliacco di prim'ordine, attacca la Chiesa per distrarre l'attenzione dal fallimento completo della classe politica irlandese.
Kenny e' un Chavez inzuppato nella Guinness.
Mundabor
Personalmente concordo con l'articolo. I preti che hanno sbagliato e i vescovi che non hanno vigilato devono pagare il conto e la Chiesa deve fare la sua parte e chiedere scusa per i propri errori: se il 72% degli Irlandesi (stiamo parlando degli Irlandesi, che hanno dato il sangue per difendere la Fede Cattolica) vuole rompere le relazioni col Vaticano qualche responsabilità la Chiesa stessa la deve avere e capisco la rabbia degli Irlandesi.
RispondiEliminaCiò che è inaccettabile da parte del governo irlandese è che:
1) Scarichi le proprie responsabilità di non vigilanza tutte sulla Chiesa.
2) Voglia distruggere la secretezza della Confessione, roba che neanche i regimi atei peggiori sono arrivati a fare
£) Attacchi ingiustamente il Papa che ha fatto moltissimo contro la pedofilia, tra l'altro gettandogli contro una frase (quella secondo cui la Chiesa non può sempre operare con gli strumenti della democrazia) che era riferita a tutt'altro contesto (la Donum veritatis appunto, e con la quale stigmatizzava la pretesa dei teologi moderni di votare i dogmi e le leggi della Chiesa a maggioranza): questa è disonestà intellettuale pura.
4) Limiti il problema della pedofilia alla Chiesa Cattolica e tralasci il fatto che sia un problema gravissimo, diffuso in tutta la società e anche nelle altre confessioni religiose. Non si può liquidare un così grave e terribile problema sociale scaricando tutto sulla Chiesa (che pure, purtroppo alcune mele marcie che vanno tolte dal cesto le ha) e ignorando il resto: così non si vuole risolvere il problema ma utilizzare una così grave piaga come clava da dare in testa alla sola Chiesa Cattolica, cosa assai gradita a determinati ambienti...
<p><span><span>PRO MEMORIA
RispondiElimina</span>Ricordiamo ai Lettori che lasciano commenti, di moderare <span>- veramente -</span> i toni e i termini!
Ciò in conseguenza del fatto che ultimamente si son riscontrati eccessi veramente vergognosi nei commenti ad alcuni post precedenti (sia nel contenuto, che rasentavano ipotesi dei reati di calunni<span>a</span> e di diffamazione, sia nella forma, veramente maleducata e offensiva e per nulla in linea con il profilo di questo blog).
La libertà di espressione (sia nella forma sia nel merito) deve essere contenuta nei naturali canoni dell'educazione, del rispetto delle persone (vive o morte, laici o ecclesiastici, lettori o non lettori) e <span>- soprattutto -</span> della verità.
<span>Pur ribadendo il fatto che dei commenti la Redazione non è responsabile, non è veramente possibile scirvere, leggere e tollerare certe affermazioni.</span>
Nella malaugurata ipotesi che i commenti lasciati continuino ad essere inopportuni, offensivi, polemici e fuori luogo (oltre che fuori tema) saremo costretti a prendere drastici provvedimenti (anche penali) tanto nei confronti dei responsabili dei commenti che possano costituire ipotesi di reato. quanto verso di tutti i lettori (sospendendo la possibilità di lasciare commenti).</span>
</p><p><span>Si ricorda per l'ennesima volta, inoltre, che i commenti vengono letti anche in Curia a Roma: sarebbe una scelta di buon senso evitare di scrivere accuse vergognose, polemiche isteriche e fini a se stesse o frasi sciocche (per non dire di peggio) che possano ritorcersi contro e dipingere TUTTI i sostenitori della Tradizione come ignoranti, sterici, deficienti o esaltati. E poco "cattolici".
Un'ultima cosa: rispetto, rispetto e rispetto <span>e rispetto ancora</span> per il <span>S. Padre</span>. Soprattutto per quello felicemente regnante.
Siamo certi che tutti i lettori si metteranno una mano sulla coscienza e si riparino dal sole e dal caldo eccessivi dell'estate per evitare colpi di testa e frasi di cui potrebbero pentirsi.
Roberto </span></p>
Ed ecco il vero motivo del perchè i tradizionalisti sono messi sotto persecuzione... Come dico già da un po' i tradizionalisti sono mal visti perchè avrebbero come unico scopo la maggior Gloria di Dio e il bene di TUTTA L'ECCLESIA. Misericordia con giustizia, pastette di governo ridotte all'osso o del tutto assenti, posti di responsabilità dati a chi davvero se li merita, ordine al posto del disordine e l'evitare come la peste le strane questioni finanziarie che tanto piacciono ultimamente alla segreteria di stato.
RispondiEliminaFacciamo un po' mente locale: proviamo ad immaginare cosa sarebbe successo se a gestire la questione pedofilia ci avessero messo un sacerdote dell' IBP o della FSSP o anche della FSSPX. Vi immaginate le sberle che sarebbero volate su eminenti o eccellenti guance? vi immaginate che bastonate e che richiami all'ordine più severo? Vi immaginate la facce dei tanti sibariti che ammorbano quelle diocesi?
Lo ripeto sempre più spesso: ma davvero pensiamo che sia una questione solo di teologia o rito? Nooo! c'è molto di più!
Ogni tanto, nella storia ci riprovano a demolire il segreto confessionale.
RispondiEliminaSottoscrivo questo doloroso post a piene mani.
RispondiEliminaMi chiedo perché non si diano le percentuali dei casi di pedofilia perpetrati dal clero, rispetto al totale dei casi accertati.....
RispondiEliminaL'errore dei così detti tradizionalisti é quello di volere un pò di giustizia anche in questo mondo.
RispondiElimina<span>
RispondiElimina<span><span><span>Annarita scrive: "Ogni tanto, nella storia ci riprovano a demolire il segreto confessionale." </span></span><span></span></span>
<span><span><span>e io aggiungo: ciò è sempre motivato da interessi politici (nel senso conseguimento, consolidamento, accrescimento del potere').</span></span><span></span></span>
<span><span><span>Più sopra è stato scritto: "l'Irlanda è nel mezzo del più grande fallimento economico [direi anche disillusione economica] mai registrato dopo la Grande Carestia". Credo che lo stornare l'attenzione dell'opinione pubblica da questa triste, nonché lampante, verità, possa essere una chiave di lettura più che possibile. Questo spiegherebbe i toni e i tempi di intervento da parte del Premier irlandese. Non si vuole assolutamente sminuire la gravità dei fatti (fosse stato anche un solo caso di pedofilia da parte di sacerdoti) e la imprescindibile necessità di punizione dei colpevoli. </span></span></span>
<span><span><span> </span></span></span>
<span><span><span>Inoltre credo che onestà vorrebbe si diano i numeri del devastante fenomeno relazionandoli al numero totale dei sacerdoti, magari comparandolo con dati omogenei di altre categorie. Questo sarebbe fare <span>informazione onesta</span>, non preconcetta.</span></span></span>
<span><span><span> </span></span></span>
<span><span><span>Infine faccio notare che, parlando di questi abomini e dei preti presuntivamente colpevoli, si parla senza timori di 'pena' (contrariamente a quanto avviene in relazione ad altri reati, quando, invece, si è spesso disposti al più ripugnante buonismo). Perfetto, sono pienamente convinto che per ogni reato sia da irrogare una pena, e questa, prima di tutto viene applicata perché chiamata a riparare la colpa commessa, poi a scoraggiare tutti a ripetere quel reato, quindi agevolare il ravvedimento del reo (che deve essere disposto, e non solo surrettiziamente, a collaborare, o meglio ‘convertirsi’): invertire l'ordine delle priorità o negare la medesima io ritengo sia, da parte della Autorità, ipocrita e autolesionistico; infatti l’Autorità è legittimata ad esistere e a chiedere ai sottoposti anche dolorosi sacrifici, se e soltanto se opera per instaurare la 'tranquilitas ordinis' nella società.</span></span></span><span></span>
</span>
Devo dire che provo compassione per le vittime ma anche per i responsabili di tanti crimini .
RispondiEliminaMi chiedo come si sia potuti arrivare a questo punto.Perché le autorità preposte non hanno vigilato?
Chi era responsabile ha un nome e cognome ,perché non è stato celermente rimosso?
Un mistero che forse ci porteremo dietro ...ora capisco perché Gesù fu tradito anche dai suoi e morì solo sulla croce.
Un sacerdote che si macchia di un crimine così orrendo deve essere ridotto allo stato laicale.
Il primo ministro irlandese mette in luce un certo ambiente di omertà e reticenza alla verità che vige in alcuni settori delle alte sfere ecclesiastiche. Un'attitudine che evidentemente nessuno può sostenere, men che meno un uomo di Stato.
RispondiEliminaPer carità, poi sulle modalità con cui si è espresso il premier sono senz'altro opinabili, ma criticare è sempre facile, quando non è il proprio di figlio ad essere stato abusato da un sacerdote...
Tuttavia e' inpensabile che nulla cambi difronte ad una catena di drammi umani e fallimenti gerarchici.
RispondiEliminaUna istituzione sana, sa' reagire, cambiando attegiamenti con rapidita' e responsabili. Mettendo uomini coraggiosi al comando.
La pratica di spostare un sacerdote da una parrocchia all'altra e' vecchia come il mondo. Anche oggi mi e' stato riferito un caso del genere.
inescusabili!!!!!!!!!!!!!!!
Cara Redazione, d'accordo che repetita iuvant, ma non è che state esagerando con questo "avviso copia-incolla"? Poichè, come è ben noto, noi tradizionalisti siamo tutti beceri e rozzi complottisti, posso chiedere "cosa ci sta dietro" o cosa sta capitando (come vi chiedevo in un post precedente, inevaso)?
RispondiEliminaVeramente il Vaticano dovrebbe scomunicare il premier irlandese. Non si è cattolici in Chiesa e laici in parlamento. Questo è il cattolicesimo liberale condannato dalla Chiesa cattolica e che piace ai modernisti.
RispondiEliminaPrecisiamo che il cattolicesimo liberale non esiste. Esistono dei cattolici liberali che niente hanno a che fare col liberalismo. La parola "liberale" non si associa solo al liberalismo (condannato dalla Chiesa), così come "libertario" non è solo un pirla che vuole le droghe libere ma nel 1700 erano chiamato così i cattolici irlandesi che combatterono contro l'usurpazione di Guglielmo d'Orange sul trono degli Stuart.
RispondiEliminasi iniziaasse seriamente a tenere ordine in casa propria e punire responsabili diretti e superiori negligenti, a certe situazioni nn si arriverebbe. VOLONTA' DI CAMBIARE ATTEGGIAENTI POCA
RispondiEliminaBecero e rozzo compllottista sarai tu. IO non penso che dietro ci stia qualcosa. Ma solo un accorato apello a moderare i toni!!! E le polemiche (come quella che hai appena fatto tu!).
RispondiEliminaSi puo dire che nelle USA e in Irlanda, il nostri cari fratelli maggiori ZOGiani sono arrivati ottimamente ai loro fini: «vergogna e disonore» ma solo per i seguaci del Nazareno.- Dai tempi di Gesu a oggi non è cambiato un gran chè, i scribi e i farisei ci odiano. Come hanno fatto a Gesu, lo faranno anche ad ognuno dei suoi seguaci. A proposito, quando s'iniziera veramente la lotta alla pedocriminalita, quella vera non quella solo di alcuni pedo-preti ?
RispondiEliminaSi puo dire che nelle USA e in Irlanda, il nostri cari fratelli maggiori ZOGiani sono arrivati ottimamente ai loro fini: «vergogna e disonore» ma solo per i seguaci del Nazareno.- Dai tempi di Gesu a oggi non è cambiato un gran chè, i scribi e i farisei ci odiano. Come hanno fatto a Gesu, lo faranno anche ad ognuno dei suoi seguaci. A proposito, quando s'iniziera veramente la lotta alla pedocriminalita, quella vera non quella solo di alcuni pedo-preti ?
RispondiElimina