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sabato 28 maggio 2011

"Venite, benedetti del Padre mio..."



Per ricordare che gli umili figli di San Giovanni Bosco sono, per la stramaggioranza, degni dell'abito che portano, e sinceri apostoli della carità verso i ragazzi, si visiti il loro sito, e si leggano, nello specifico il bollettino salesiano della Basilica del "Tempio di don Bosco" al Colle (luogo natale del fondatore), diretto da don E. Zani, e vero esempio di "buona stampa" cattolica, e scrigno di preziose attività e testimonianze meritorie dei Salesiani.



"...ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione dei mondo."
Mt 25,34

10 commenti:

  1. -.L'ULTIMO SALESIANO28 maggio 2011 alle ore 11:44

    L'ultimo Salesiano è stato Mons. Giuseppe Pace (13- XII-1911/ 02 -XI- 2000).
    <span>Attribuiva all'intercessione della Patrona del suo giorno genetliaco, Santa Lucia, il fatto che, fino all'ultimo giorno della vita terrena, è stato in grado di
    vedere ad OCCHIO NUDO i contorni delle stelle ed identificarne la posizione,
    IN PIENO GIORNO. Era </span><span>rimasto fedele alla Messa di San Pio V.</span>
    <span>

    Tipicamente salesiano, era stato missionario in America Latina ed in Terra 
    Santa, cappellano militare della marina e tante altre cose. Nel campo, per 
    dir cosi', laico, pure aveva collezionato benemerenze. Aveva scritto dei 
    testi a livello universitario sui funghi. Aveva scritto un trattato su un 
    particolare insetto del Mato Grosso che e' la confutazione vivente del
    darwinismo, lo scarabeo bombardiere. Ha fatto parte di spedizioni 
    archeologiche. E' stato l'autore di innumerevoli testi in cui 
    il lirismo si incontra con la grande erudizione e, da figlio di don Bosco, 
    con la capacita' di farsi capire anche dal popolino. In particolare mi
    riferisco ad una superba vita della Madonna, "Mio Figlio sara' RE!" 
    realizzata attingendo anche a fonti extra-bibliche. E, per di piu', era un meccanico in gamba. 

    </span>

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  2. Ecco un saggio della sua prosa:

    <p><span>Siamo in Palestina, sulla strada per Betlemme, alcuni giorni prima di quel famoso 25 dicembre che ha cambiato la storia umana. Giuseppe e Maria, ormai prossima al parto, passano attraverso un grande mercato. Sentono i venditori magnificare le proprie merci. Passano di fronte ad un mercante di stoffe. Questo si avvicina, vedendo il pancione della Madonna e cerca di venderle degli articoli per neonati (ovviamente di quelli in uso all'epoca), comincia con il dire:</span>
    </p><p><span>"Donna, compra queste fascette per avvolgerci tuo figlio. Guarda quanto sono belle, sono degne di un re!"</span>
    </p><p><span>Quasi tra sé la Madonna pronuncia un'affermazione che, agli occhi di chi avesse visto la scena, sarebbe sembrata ben strana:</span>
    </p><p><span>"Mio figlio sarà Re!"</span>
    </p><p><span>A questo punto il mercante, come trasecolato, prima ammutolisce poi le si rivolge dicendo:</span>
    </p><p><span>"Donna, te li regalo. Mi raccomando, però, quando sarà re, digli che si ricordi di Tito, detto Disma."</span>
    </p><p><span>La Madonna rispose: "Non dubitarne!"</span>
    </p><p><span>Sono passati molti anni. Siamo sul Calvario. Gesù è stato crocifisso in mezzo a due malfattori. Tutti, dagli Anziani del popolo, agli scribi, ai suoi stessi compagni di sventura, lo stanno insultando. Ad un certo punto, uno dei ladroni, quello crocifisso a destra del Redentore, si zittisce. Ha visto quella donna che piangeva ai piedi della Croce del Figlio. Pur stravolto dal dolore, quel volto conserva una bellezza ed una dignità che colpiscono e che, soprattutto, non gli sono nuove. Si chiede rimuginando tra sé:</span>
    </p><p><span>"Io quella donna la conosco! Ma chi è? Dove l'ho già vista? Non di recente, ma un volto così non si dimentica. Adesso ricordo! Le fascette da Re!"</span>
    </p><p><span>E subito, rivolgendosi all'uomo crocifisso accanto a lui:</span>
    </p><p><span>"Signore, Ricordati di me quando sarai nel tuo Regno!"</span>
    </p><p><span>"In verità ti dico: oggi stesso tu sarai con me in Paradiso."</span><span>.</span>
    </p>

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  3. mi interesserebbe sapere qualcosa di questo scarabeo bombardiere e dello studio del padre Pace.

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  4. Oltre don Pace ho conosciuto tanti salesiani in vita mia.
    Il mio Maestro per eccellennza è stato uno di loro.
    Allegri e devoti, qualcuno a partire dagli anni Sessanta più sbilanciato in avanti circa abbigliamento e pastorale, ma sempre con Maria Ausiliatrice e Don Bosco nel cuore, sulle labbra e nelle azioni.
    Preti degnissimi, qualcuno veramente santo, grandi predicatori, insegnanti pazienti, catechisti instancabili, amanti della buona compagnia come di una mensa imbandita, ma sempre, dico sempre rappresentanti di una castità religiosa esemplare!
    Sono quasi tutti in cielo: se avessero letto o sentito cosa hanno avuto la faccia di affermare i loro confratelli neerlandesi, si sarebbero atrocemente vergognati e avrebbero dato mano a centinaia di rosarii riparatori......
    Dio li abbia in gloria!
    E abbia misericordia della Società Salesiana, la assista e la purifichi da tali scorie mortifere.
    Maria Auxilium Christianorum, ora pro nobis.

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  5. se mi permettete io potrei conisgliare a tutti come esempio di buona stampa salesiana, e di insegnamento realmente cattolico la rivista maria ausiliatrice di torino, rispetto a BS (BOLLETTINO SALESIANO) dove pultroppo si parla di tante cose ma mi accorgo che si insegna poco, sia il Vangelo che la Dottrina Cattolica, ricordo che nella rubrica risposta ai lettori, il Direttore ammoni una Signora che credeva, secondo lui erronamente, che per fare la Comunione è necessario confessarsi prima e non dopo averla fatta, invitandola a non giudicare chi fa la comunione senza confessarsi

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  6. Altro testo, di argomento tridentino di Mons.Pace28 maggio 2011 alle ore 20:15

    Come tutti i venerdì pomeriggio, nella piccola Cappella dei Padri Laurini, in preparazione della Confessione settimanale, il Papa stava compiendo il pio esercizio della Via Crucis, lo terminava verso le 15,00, ora alla quale giungeva il suo direttore spirituale, padre Gregorio. Dopo la confessione gli disse:
    -Anche un Papa non è esonerato dall'adempimento delle promesse. Mi riferisco alla promessa che facesti a suor Rosa, o te ne sei dimenticato?
    -Affatto!
    Camillo gli espose tutto un piano per fargli adempire quella promessa; il più pratico.
    -Avvisare anzi tempo il sacrestano della Cappella del Santissimo non conviene:si commuoverebbe mezzo Vaticano e si susciterebbero proteste intempestive. Bisogna fare così: indossare i paramenti nella cappella privata del suo primo appartamento. Per il sacrestano sarà la sorpresa più bella della sua vita! Me lo immagino. Correrà ad accendere le candele ed a riempire la pisside più grande.

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    1. Buonasera, mi scuso per il commento off topic: vorrei sapere chi sono i padri laurini. Sto cercando notizie a riguardo, ma non trovo nulla. Grazie

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  7. Altro testo, di argomento tridentino di Mons.Pace28 maggio 2011 alle ore 20:20

    -La pisside grande? Penso che ne basterà una non tanto grande. Sarà anche più maneggevole. Oltre la direttrice della clinica e la donatrice del calice non credo che abbiano a venire molte altre persone. 
    -Santità- osservò Camillo- meglio che ne avanzino, pittosto che ne abbiano a mancare. Io, il sacrestano, la suora, la benefattrice, siamo già in quattro. Non crede, Vostra Santità, che ognuno di noi non inviti qualche intimo?
    Il Papa disse a padre Gregorio:
    -Domani mattina, alle 7, nella cappella del Santissimo, nella basilica di San Pietro.
    L'indomani, giunto già paludato per la Messa, il Papa attese che Camillo ed il sacrestano avessero rivestito la talare e la cotta. Appena il pendolo ebbe scoccato il settimo rintocco, il sacrestano solennemente comandò:
    -Reverentia cruci!, Procedamus
    Aprì la porta che immetteva nella cappella ed il Papa vi fece il suo ingresso, con gli occhi bassi.  
    Non vide nulla, ma ebbe l’impressione che il locale fosse pieno, di angeli forse. 
    Quel giorno era Sabato, ed era il 2 luglio, festa della Visitazione, secondo il calendario tradizionale della Chiesa cattolica. Il Messale era aperto, stampato a caratteri così grandi che si poteva leggere anche dalla balaustra l'introito: SALVE, SANCTA PARENS, di Celio Sedulio, poeta latino del V Secolo.
    Pio XIV cominciò: 
    " In nomine Patris... Introibo ad altare Dei" e rimase sorpreso.  
    Al suo sommesso "Introibo" aveva risposto un coro concorde di mille voci. La cappella era stipata all'inverosimile.  
    Di là dei cancelli, nella navata della basilica altrettanti fedeli si accalcavano per sentire la Messa.  
    Quella Messa di cui erano stati privati contro ogni loro aspettativa.  
    Quella Messa che, da una triste domenica d'Avvento avevano preso ad amare, se possibile, ancora di più.  
    La suora della clinica aveva telefonato alla donatrice del calice ed a poche altre persone.  
    Tra quelle c'erano anche delle altre suore, che, a loro volta, diramarono qualche invito.  
    Da parte sua, la signora del calice avvisò delle persone amiche che, dai giorni del Vaticano II, si erano associate per la difesa della liturgia apostolica.  
    Tra di loro c'era un tipografo, che volle informarsi su quale Messa sarebbe stata celebrata.
    -Quella della Visitazione, ovviamente!- rispose la signora. 
    - Ma nel calendario riformato non figura più. 
    -In quello di Pio XIV figura sempre.- Rispose categorica la signora, anche se non era per nulla sicura. 
    -Quanti saremo?- chiese il tipografo. 
    -Almeno mille.
    Quella notte il tipografo e la sua famiglia non riposarono. Al mattino, alla 6, duemila copie di proprio ed ordinario della messa della Visitazione, in latino ed in volgare, erano pronte. Le distribuì tutte e non volle nulla. Piangeva dalla felicità.
    Finita la Confessione, ai piedi dell'altare, il Papa salì ai piedi dell'altare, lo baciò, si portò in cornu epistolae ,e stava per pronunciare l'introito quando fu come travolto da un’onda che scendeva dalla cantoria. 
    “Salve sancta parens, enixa puerpera regem” - cantavano in un bel gregoriano trenta voci vibranti - "qui coelum terramque regit in saecula saeculorum." Dal cielo Celio Sedulio, guardò giù. In quindici secoli quelle sue note erano state cantate tante volte, ma mai con tanta gioia.  
    (…)
    Dopo il Vangelo del Magnificat, il Papa stette un po' a pensare se era il caso di un fervorino.  
    Avrebbe potuto parlare delle sue visite alla casa di Zaccaria, dove risuonò per la prima volta TEGGADEL NAPHISHI ADONAY, Magnificat anima mea Dominum, (…) 
    Si volse verso i fedeli. Dischiuse le labbra per parlare e gli uscì un [...]

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  8. Infatti, <span>Il punto che attirò sempre  particolarmente l'attenzione fu quello relativo a </span>
    <span><span> >Aveva scritto un trattato su un 
    particolare insetto del Mato Grosso che e' la confutazione vivente deldarwinismo, lo scarabeo bombardiere
    Mi fu chiesto di approfondire la questione. Onestamente debbo dire che non 
    mi è stato facile reperire il testo relativo. L'unico riferimento che ho 
    potuto trovare è questo. 
    Si tratta di un insetto del genere: "BRACHINUS". Quando è in pericolo, si 
    difende dagli aggressori scaricando su di loro un liquido corrosivo a base 
    di idrochinone ed acqua ossigenata. Affinchè tale miscela non gli esploda in 
    corpo, produce un inibitore. Affinchè detta miscela esploda a tempo e luogo, 
    produce un antinibitore. Ora provate un po' ad immaginare quanti fuochi 
    d'artificio produssero il signor Caso (e/o la signora Evoluzione a dir si 
    voglia), per riuscire a produrre nella giusta proporzione, in più insetti 
    simultaneamente quelle quattro sostanze, loro indispensabili per 
    sopravvivere. </span></span>

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  9. e, parlando di salesiani29 maggio 2011 alle ore 09:13

    non dimentichiamo don Giuseppe Tomaselli.

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