I vescovi di Francia saranno a Roma a fine anno per le loro visite ad limina. Una delle questioni che verranno affrontate, non la più importante di tutte ma certamente una delle più problematiche, sarà quella relativa all'applicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum. Nel corso delle ultime visite ad limina dei prelati francesi, effettuate nel 2004, i membri della Curia avevano potuto notare che questi prelati, noti per essere abitualmente piuttosto loquaci e sicuri di sé, perdevano rapidamente la loro capacità dialettica ogni volta che veniva evocata la questione liturgica.
Si può capire allora come una certa inquietudine possa assalire i membri della CEF (conferenza episcopale francese), fortunatamente non tutti, alla vigilia di questo soggiorno romano anche se, grazie al Summorum Pontificum, né il contesto né il clima del 2011 somigliano a quelli dell'ormai lontano 2004. Oggi, infatti, basterebbe loro applicare quel testo pontificio per arrivare a Roma con l'anima in pace sul fronte della questione liturgica.
I - Le inquietudini dei vescovi francesi
Riguardano essenzialmente una certa cattiva coscienza.
a) Anzitutto, come faranno ad addolcire la pillola amara della catastrofica situazione pastorale francese? Certo, lo stato del cattolicesimo in numerose altre nazioni europee non è meno disastroso, tanto da giustificare la creazione di un dicastero per la nuova evangelizzazione da parte del Santo Padre. Salvo che la Francia è la “figlia primogenita della Chiesa” e questa figlia maggiore non è proprio in buona salute. Vocazioni, catechismo, finanze, presenze alla messa, tutti i conti sono in rosso. Certo, pian piano, alcuni vescovi cominciano ad assumere posizioni pubbliche più ortodosse sulle questioni morali – vedi il sostegno dato da una quindicina di loro alla Marcia per la Vita del 17 gennaio scorso – e a trasmettere più volentieri l'insegnamento quotidiano del Sovrano Pontefice. Sarà sufficiente questa reazione tardiva a mascherare il fallimento pastorale della CEF?
b) A questa prima inquietudine razionale se ne aggiunge un'altra, più irrazionale. Molti vescovi temono le “denunce” che i “malvagi integralisti” fanno pervenire a Roma e che i membri della Curia avrebbero, secondo i prelati francesi, un po' troppo la tendenza a considerare favorevolmente. In realtà, se in Vaticano gli uffici preposti hanno un certo numero di fascicoli sulle loro scrivanie, non è soltanto perché gli abusi, in particolare di tipo liturgico, da parte di alcuni vescovi transalpini, sono abusi lampanti e reiterati, ma anche perché, nella maggior parte dei casi, le lamentele provengono da sacerdoti diocesani esasperati dal loro comportamento.
c) Un altro elemento, di carattere meramente oggettivo, pesa poi sull'umore dei vescovi di Francia. Al loro bilancio disastroso si contrappone quello delle comunità tradizionali che, in seguito al Motu Proprio da un verso, e all'apertura dei colloqui con la Fraternità San Pio X dall'altro, non rappresentano più un tabù a Roma. Si contano quest'anno 140 seminaristi francesi per la forma straordinaria (istituti Ecclesia Dei e FSSPX insieme) contro appena 700 nei seminari diocesani. I numeri parlano da soli: Trasposto nella situazione italiana (*) questo rapporto darebbe 600 seminaristi tradizionalisti!
II - Quale accoglienza avranno a Roma?
Oltretevere i prelati francesi sono attesi. Senza alcun dubbio alcuni si faranno rimproverare più o meno severamente, negli uffici di alcuni Prefetti o Segretari, riguardo un abuso fatto o tollerato. Senza dubbio alcuni avranno difficoltà a rispondere quando il Santo Padre, durante il breve colloquio che avrà con ognuno di loro, gli porrà delle domande sulla situazione liturgica nella loro diocesi.
Nonostante ciò, non ci illudiamo, la relazione sull'applicazione del Motu Proprio per i vescovi di Francia rischia di non essere che un momento un po' difficile, nulla più. Perché i prelati francesi sanno bene che non rischiano nulla, allo stato attuale delle cose. Per molteplici ragioni...
a) Perché il testo di applicazione del Motu Proprio, che è in preparazione dal 2007 e che, da molto tempo, viene regolarmente annunciato in imminente uscita, non si è purtroppo ancora visto e gli avversari del MP prendono questo come la prova che la pace liturgica non è stata ancora messa in pratica a Roma.
b) Perché i vescovi che hanno ignorato un eventuale monito della Commissione Ecclesia Dei in seguito ad un loro rifiuto di applicazione del MP, sanno bene che questo non ha poi dato luogo ad alcuna conseguenza. Semplicemente perché, fino a prova contraria, la Commissione Ecclesia Dei non dispone di alcun mezzo di pressione efficace affinché l'articolo 7 del Motu Proprio non resti lettera morta.
c) Perché da parte di Roma, per il momento, non è stata data nessuna rilevanza al criterio di fedeltà al Motu Proprio nel processo di designazione dei vescovi. Ora, da quando le conferenze episcopali si sono di fatto sostituite alle nunziature per la formazione delle terne, sono davvero rari i candidati proposti dalla Conferenza dei vescovi di Francia in accordo con il nuovo movimento liturgico voluto dal Santo Padre, o, ancor di più, con il Motu Proprio stesso.
d) Perché la Segreteria di Stato sembra indifferente agli affari liturgici e Benedetto XVI è diverso da Pio XI o da San Pio X. Entrambi infatti riuscirono a far appoggiare le loro decisioni – l'uno in materia di scomunica dell'Action francaise e l'altro di lotta al modernismo – sulla solida base di una politica di nomine episcopali coerenti.
e) Perché, in fin dei conti, alcuni, purtroppo abbastanza numerosi nell'episcopato francese, sono a tutt'oggi convinti che la riforma liturgica avviata da Benedetto XVI durerà quanto il suo pontificato.
III - Porte che non si chiuderanno più
Pur non dubitando neanche un solo istante del profondo desiderio e della stessa volontà del Papa di stabilire durevolmente la pace liturgica e la riconciliazione fra i cattolici, non possiamo però non constatare l'arroganza, dagli effetti dolorosi, con la quale, in Francia, i fedeli e i sacerdoti legati alla tradizione liturgica della Chiesa sono trattati dai loro pastori. Noi non chiediamo al Santo Padre di fare del Motu Proprio il criterio fondamentale per l'apprezzamento dell'azione dei vescovi di Francia, ma non possiamo rassegnarci a che il rifiuto di unirsi alla sua giusta e generosa iniziativa rimanga impunito.
Chiediamo semplicemente che la Commissione Ecclesia Dei, l'organo canonico competente per trattare questa materia, sia dotata dei necessari poteri giuridici e disciplinari. La sua nuova squadra, coesa attorno al suo attuale Segretario, è particolarmente competente e ben disposta in materia di liturgia tradizionale. Noi ci auguriamo, niente più niente meno, che essa abbia finalmente la mano libera per far applicare il testo del 7 luglio 2007. Non sarebbe allora forse particolarmente sensato stabilire una collaborazione più stretta con la Congregazione per il culto divino? Dopo tutto, dal 7 luglio 2007, la liturgia tradizionale non è più una questione di dottrina ma di culto...
Se pure ci lamentiamo delle opposizioni episcopali al Motu Proprio in Francia e della loro impunità, noi sappiamo bene che la Cristianità non si riduce alla sola Francia e sappiamo anche che l'atto d'amore e d'unità del Santo Padre ha aperto alla liturgia tradizionale delle porte che non potranno mai essere richiuse tanto numerosi sono i sacerdoti, i seminaristi, i fedeli, le comunità, e gli stessi vescovi che le hanno già oltrepassate con entusiasmo e speranza.
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Si può capire allora come una certa inquietudine possa assalire i membri della CEF (conferenza episcopale francese), fortunatamente non tutti, alla vigilia di questo soggiorno romano anche se, grazie al Summorum Pontificum, né il contesto né il clima del 2011 somigliano a quelli dell'ormai lontano 2004. Oggi, infatti, basterebbe loro applicare quel testo pontificio per arrivare a Roma con l'anima in pace sul fronte della questione liturgica.
I - Le inquietudini dei vescovi francesi
Riguardano essenzialmente una certa cattiva coscienza.
a) Anzitutto, come faranno ad addolcire la pillola amara della catastrofica situazione pastorale francese? Certo, lo stato del cattolicesimo in numerose altre nazioni europee non è meno disastroso, tanto da giustificare la creazione di un dicastero per la nuova evangelizzazione da parte del Santo Padre. Salvo che la Francia è la “figlia primogenita della Chiesa” e questa figlia maggiore non è proprio in buona salute. Vocazioni, catechismo, finanze, presenze alla messa, tutti i conti sono in rosso. Certo, pian piano, alcuni vescovi cominciano ad assumere posizioni pubbliche più ortodosse sulle questioni morali – vedi il sostegno dato da una quindicina di loro alla Marcia per la Vita del 17 gennaio scorso – e a trasmettere più volentieri l'insegnamento quotidiano del Sovrano Pontefice. Sarà sufficiente questa reazione tardiva a mascherare il fallimento pastorale della CEF?
b) A questa prima inquietudine razionale se ne aggiunge un'altra, più irrazionale. Molti vescovi temono le “denunce” che i “malvagi integralisti” fanno pervenire a Roma e che i membri della Curia avrebbero, secondo i prelati francesi, un po' troppo la tendenza a considerare favorevolmente. In realtà, se in Vaticano gli uffici preposti hanno un certo numero di fascicoli sulle loro scrivanie, non è soltanto perché gli abusi, in particolare di tipo liturgico, da parte di alcuni vescovi transalpini, sono abusi lampanti e reiterati, ma anche perché, nella maggior parte dei casi, le lamentele provengono da sacerdoti diocesani esasperati dal loro comportamento.
c) Un altro elemento, di carattere meramente oggettivo, pesa poi sull'umore dei vescovi di Francia. Al loro bilancio disastroso si contrappone quello delle comunità tradizionali che, in seguito al Motu Proprio da un verso, e all'apertura dei colloqui con la Fraternità San Pio X dall'altro, non rappresentano più un tabù a Roma. Si contano quest'anno 140 seminaristi francesi per la forma straordinaria (istituti Ecclesia Dei e FSSPX insieme) contro appena 700 nei seminari diocesani. I numeri parlano da soli: Trasposto nella situazione italiana (*) questo rapporto darebbe 600 seminaristi tradizionalisti!
II - Quale accoglienza avranno a Roma?
Oltretevere i prelati francesi sono attesi. Senza alcun dubbio alcuni si faranno rimproverare più o meno severamente, negli uffici di alcuni Prefetti o Segretari, riguardo un abuso fatto o tollerato. Senza dubbio alcuni avranno difficoltà a rispondere quando il Santo Padre, durante il breve colloquio che avrà con ognuno di loro, gli porrà delle domande sulla situazione liturgica nella loro diocesi.
Nonostante ciò, non ci illudiamo, la relazione sull'applicazione del Motu Proprio per i vescovi di Francia rischia di non essere che un momento un po' difficile, nulla più. Perché i prelati francesi sanno bene che non rischiano nulla, allo stato attuale delle cose. Per molteplici ragioni...
a) Perché il testo di applicazione del Motu Proprio, che è in preparazione dal 2007 e che, da molto tempo, viene regolarmente annunciato in imminente uscita, non si è purtroppo ancora visto e gli avversari del MP prendono questo come la prova che la pace liturgica non è stata ancora messa in pratica a Roma.
b) Perché i vescovi che hanno ignorato un eventuale monito della Commissione Ecclesia Dei in seguito ad un loro rifiuto di applicazione del MP, sanno bene che questo non ha poi dato luogo ad alcuna conseguenza. Semplicemente perché, fino a prova contraria, la Commissione Ecclesia Dei non dispone di alcun mezzo di pressione efficace affinché l'articolo 7 del Motu Proprio non resti lettera morta.
c) Perché da parte di Roma, per il momento, non è stata data nessuna rilevanza al criterio di fedeltà al Motu Proprio nel processo di designazione dei vescovi. Ora, da quando le conferenze episcopali si sono di fatto sostituite alle nunziature per la formazione delle terne, sono davvero rari i candidati proposti dalla Conferenza dei vescovi di Francia in accordo con il nuovo movimento liturgico voluto dal Santo Padre, o, ancor di più, con il Motu Proprio stesso.
d) Perché la Segreteria di Stato sembra indifferente agli affari liturgici e Benedetto XVI è diverso da Pio XI o da San Pio X. Entrambi infatti riuscirono a far appoggiare le loro decisioni – l'uno in materia di scomunica dell'Action francaise e l'altro di lotta al modernismo – sulla solida base di una politica di nomine episcopali coerenti.
e) Perché, in fin dei conti, alcuni, purtroppo abbastanza numerosi nell'episcopato francese, sono a tutt'oggi convinti che la riforma liturgica avviata da Benedetto XVI durerà quanto il suo pontificato.
III - Porte che non si chiuderanno più
Pur non dubitando neanche un solo istante del profondo desiderio e della stessa volontà del Papa di stabilire durevolmente la pace liturgica e la riconciliazione fra i cattolici, non possiamo però non constatare l'arroganza, dagli effetti dolorosi, con la quale, in Francia, i fedeli e i sacerdoti legati alla tradizione liturgica della Chiesa sono trattati dai loro pastori. Noi non chiediamo al Santo Padre di fare del Motu Proprio il criterio fondamentale per l'apprezzamento dell'azione dei vescovi di Francia, ma non possiamo rassegnarci a che il rifiuto di unirsi alla sua giusta e generosa iniziativa rimanga impunito.
Chiediamo semplicemente che la Commissione Ecclesia Dei, l'organo canonico competente per trattare questa materia, sia dotata dei necessari poteri giuridici e disciplinari. La sua nuova squadra, coesa attorno al suo attuale Segretario, è particolarmente competente e ben disposta in materia di liturgia tradizionale. Noi ci auguriamo, niente più niente meno, che essa abbia finalmente la mano libera per far applicare il testo del 7 luglio 2007. Non sarebbe allora forse particolarmente sensato stabilire una collaborazione più stretta con la Congregazione per il culto divino? Dopo tutto, dal 7 luglio 2007, la liturgia tradizionale non è più una questione di dottrina ma di culto...
Se pure ci lamentiamo delle opposizioni episcopali al Motu Proprio in Francia e della loro impunità, noi sappiamo bene che la Cristianità non si riduce alla sola Francia e sappiamo anche che l'atto d'amore e d'unità del Santo Padre ha aperto alla liturgia tradizionale delle porte che non potranno mai essere richiuse tanto numerosi sono i sacerdoti, i seminaristi, i fedeli, le comunità, e gli stessi vescovi che le hanno già oltrepassate con entusiasmo e speranza.
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(*) "Nel nostro Paese i seminaristi risultano essere in tutto 3.006, afferma don Nico Dal Molin, direttore del Centro nazionale vocazioni della Conferenza episcopale italiana." Famiglia Cristiana, 14 maggio 2010
NON DICIAMO BAGGIANATE!!!
RispondiElimina600 SEMINARISTI TRADIZONALISTI???
GUARDATE CHE NEI 140 FRANCESI SONO CONTEGGIATI ANCHE I SEMINARSTI TRADIZIONALISTI ITALIANI ESPATRIATI IN FRANCIA ... PERCHE IN ITALIA NON HANNO NESSUNO A CUI RIVOGLERSI!
ma non l'avevate già pubblicata?
RispondiEliminaCrisi del Cattolicesimo in FRANCIA? Qualche mese fa' Radio Vaticana mandava in onda il Cardinale Jean-Louis Pierre Tauran che declamo' il motto massonico :
RispondiEliminaLiberté, Égalité, Fraternité
Capito? Radio Vaticana!!!!!!!!!!!!!
La Francia Cattolica e' in crisi? Ecco il colpevole, Giuda che vende Gesu' al Sinedrio!
dici il nuovo protodiacono?
RispondiEliminaLa collera divina abbandonerà nelle mani dei nemici di Dio i miserabili che hanno devastato la Chiesa in Francia, così come avvenne all'epoca della Rivoluzione Francese. Aspettiamo che l'Islam si diffonda ancora e non ci saranno più problemi di nomine: i pessimi fuggiranno davanti alla Mezzaluna e finalmente si riconosceranno i veri fedeli e i buoni pastori.
RispondiEliminaah... un altro pezzo di stato di necessità!
RispondiEliminaOspite le do una chicca: quando il papa incontro' Mgr Fellay gli tiroo' in un certo senso le orecchie dicendogli
RispondiElimina"guardi che lo stato di necessità in Francia e in Germania va bene, ma in Italia no é..."
e lei mi dice adesso che un seminarista che volesse coltivare la sua vocazione col VO non ha NESSUN seminario in italia a cui rivolgersi?
Bisogna dirlo subito al nostro santo padre allora, perché estenda subito lo stato di necessità anche in Italia!
Non so cosa e' un protodiacono ma ho detto nome e cognome....ascoltavamo la radio in macchina allibiti!
RispondiEliminaNon so cosa e' un protodiacono ma ho detto nome e cognome....ascoltavamo la radio in macchina allibiti!
RispondiEliminaNon so cosa e' un protodiacono ma ho detto nome e cognome....ascoltavamo la radio in macchina allibiti!
RispondiEliminaSI RICONOSCERANNO ALL'OBITORIO
RispondiEliminaMa figuriamoci...i vescovi francesi una coscienza sporca???? Da quando hanno una coscienza???
RispondiEliminaEppure oggi la scienza medica ha fatto passi enormi ...
RispondiEliminaOspite, si dia una calmata.
RispondiEliminaFZ
<span>«Gli artefici di errori non cerchiamoli, oggi, tra i nemici dichiarati. Essi si nascondono nel seno e nel cuore della Chiesa!»
RispondiEliminaSan Pio X</span>
annarita, qualche vescovo francese comincia timidamente ad avere coscienza ma é vero che il nocciolo duro dei Barbarin, Nourrichard, Vingt-Trois ce li teniamo fino alla pensione...
RispondiEliminaComunque é una buona cosa che il santo padre li convochi... preghiamo tutti per lui, che abbia il coraggio di alzare la voce.
non credo che fuggiranno: é noto che Barbarin ha dichiarato che il rettore della gran moschea di Lione é per lui come un fratello. in realtà si piegheranno a tutto e faranno passare tutto da dentro.
RispondiEliminaBarbarin ha recentemente fatto restaurare la più grande basilica lionese (Fourvière). Un'operaio musulmano ha preso l'iniziativa di incidere nel cemento fresco di un capitello ben visibile l'inizio della loro pregheira "Allah é grande" senza chiedere nessun permesso.
Barbarin ha detto "non fa' niente poiché é vero che Dio é grande!" ...fate un po' voi...
<span>Non credo che fuggiranno: é noto che Barbarin ha dichiarato che il rettore della gran moschea di Lione é per lui come un fratello: si piegheranno a tutto e aiuteranno la distruzione della Chiesa da dentro.
RispondiEliminaBarbarin ha recentemente fatto restaurare una grande chiesa lionese (Saint-Jean). Un'operaio musulmano ha preso l'iniziativa di incidere nel cemento fresco di un capitello ben visibile l'inizio della loro pregheira "Allah é grande" senza chiedere nessun permesso.
Barbarin ha detto "non fa' niente poiché é vero che Dio é grande!" </span>
<span></span>
<span>http://fr.novopress.info/65279/%E2%80%9Callah-akbar%E2%80%9D-gargouille-musulmane-a-la-cathedrale-saint-jean-de-lyon/</span>
<span>annarita, qualche vescovo francese comincia timidamente ad avere coscienza ma é vero che il nocciolo duro dei Barbarin, Nourrichard, Vingt-Trois ce li teniamo fino alla pensione...
RispondiEliminaComunque é una buona cosa che il santo padre li convochi... preghiamo tutti per lui, che abbia il coraggio di alzare la voce.</span>
<span>la speranza é l'ultima a morire...</span>
Per hpoirot.
RispondiEliminaMi faresti l'elenco di tutti i seminari tradizionalisti che ci sono in Italia, escluso Gricigliano, che è un enclave francese o francofona in terra italiana?
Gaurdi che barbarin è uno dei pochi vescovi francesi che ha avuto parole positive per il motu proprio sulla messa in latino...
RispondiEliminaCon quelli dovrebbe alzare le mani, non la voce! E la mia speranza e' che tolga anche qualche vescovato, come e' sua facolta'.
RispondiEliminarealisticamente parlando, non alzerà nè le prime, nè la seconda.
RispondiEliminasi ma se gli chiedi cosa ne pensa di meditare lo spirito santo da buddha ti dice che va bene tanto quanto il motu proprio...
RispondiEliminasenza parlare dei colpi bassi che ha subito la FSSP (senza x) a Lione negli ultimi 10 anni senza che lui intervenisse per aiutare la parte più tradizionale...
RispondiEliminacaro Gaetano ti faccio notare che é ospite che dice che non ce ne sono di seminari in Italia ... io ho ripreso il suo dire...
RispondiEliminacomunque non sono in grado di stilare questo elenco, lascio il compito a chi conosce la realtà italiana meglio di me
i'm afraid so...
RispondiEliminanon è quello che deve dare l'annuncio del nuovo Papa?
RispondiEliminaAiuto! se tanto mi dà tanto...
ah sì? allora è come Aillet e Rey, uno dei tanti double face...
RispondiEliminacomunque dovremmo disporre presto del testo del discorso del Papa, almeno quello ufficiale.
RispondiElimina<p>
RispondiElimina</p><p>Chissà se questi vescovi si presenteranno così davanti al Santo Padre?
</p><p>
</p><p>http://www.perepiscopus.org/diocses/la-photo-du-jour-31
</p><p>
</p><p>Chissà se il card. Barbarin dirà al Papa che ha mandato un suo delegato all`inaugurazione dei nuovi locali di una Loggia massonica?
</p><p>E chissà se ripeterà al Papa ciò che ha già detto durante una conferenza nella cattedrale di Versailles il gennaio scorso, e cioè che ha imparato a memoria la chahâda per recitarla al capezzale dei musulmani morenti , sapendo che la chahâda è il primo dei 5 pilastri dell`islam che permette ad un musulmano di riconoscere che non c`è altro dio che Allah e che Maometto è il suo profeta?
</p><p>
</p><p><span>http://www.leforumcatholique.org/message.php?num=587164</span>
</p><p>
</p><p>Chissà se mons. Nourrichard parlerà al Papa di padre Michel che ha celebrato la sua ultima Messa a Thiberville?
</p><p>
</p><p>Chissà ....
</p><p>Ma, suvvia, perchè essere così negativi e pessimisti, siamo zen:
</p><p>
</p><p>http://www.leforumcatholique.org/message.php?num=587352
</p><p>
</p><p>Trovo la foto simpatica...meno certi commenti del FC.
</p><p>
</p><p>Ma poi la realtà
</p><p>
</p><p>http://paparatzinger4-blograffaella.blogspot.com/2011/02/brutte-notizie-dalla-francia-continuano.html
</p><p>
</p>
finale d'articolo da wishful thinking ........
RispondiEliminasul finale dell'art. (wishful thinking):
RispondiEliminaporte che non potranno mai essere richiuse ecc...
non posso che ripetere qui le mie considerazioni già esposte:
<span>circa le porte che il Papa <span><span>provvidenzialmente ha aperto, concordo; resta ancora da aspettare che egli voglia chiudere -decisamente e definitivamente- quelle porte che mai dovevano essere aperte, e che furono spalancate nell'ottobre 1962 : quelle dell'ambiguità dialoghista e lassista (=tutto è permesso, dire e fare, senza controlli e correzioni) che <span>ha favorito eresie e scempi dottrinali e liturgici.</span></span></span></span>
<p><span>E' urgente e improrogabile provvedere a chiudere quelle porte sbagliate, dopo aver aperto quelle giuste, altrimenti si rimarrà sempre a mezza strada nel riassestamento dell'Edificio: così gli errori continueranno a diffondersi e a lesionarlo, dall'interno, con lesioni strutturali, e il crollo sarà inevitabile. </span><span>
</span><span>Sulla preghiera dedicata a tali fini, penso che essa debba essere intensificata, guardando senza occhiali rosa le fitte nubi nere che avanzano a coprire tutto il cielo dell'orbe cattolico e in particolare la Santa Sede. </span><span>
</span><span>La porta più disastrosa che NON doveva e non DEVE essere APERTA, ma rapidamente <span>chiusa e sprangata,</span> è quella che spinge il Vicario e la Chiesa di Cristo verso Assisi3: non ce lo nascondiamo, cari amici cattolici.</span>
</p>
<span>sul finale dell'art. (wishful thinking):
RispondiEliminaporte che non potranno mai essere richiuse ecc...
non posso che ripetere qui alcune considerazioni già esposte:
<span>circa le porte che il Papa <span><span>provvidenzialmente ha aperto, concordo; resta ancora da aspettare che egli voglia chiudere -decisamente e definitivamente- quelle porte che mai dovevano essere aperte, e che furono spalancate nell'ottobre 1962 : quelle dell'ambiguità dialoghista e lassista (=tutto è permesso, dire e fare, senza controlli e correzioni) che <span>ha favorito eresie e scempi dottrinali e liturgici.</span></span></span></span>
<span>E' urgente e improrogabile provvedere a chiudere quelle porte sbagliate, dopo aver aperto quelle giuste, altrimenti si rimarrà sempre a mezza strada nel riassestamento dell'Edificio: così gli errori continueranno a diffondersi e a lesionarlo, dall'interno, con lesioni strutturali, e il crollo sarà inevitabile. </span><span> </span>
<span>Sulla preghiera dedicata a tali fini, penso che essa debba essere intensificata, guardando senza occhiali rosa le fitte nubi nere che avanzano a coprire tutto il cielo dell'orbe cattolico e in particolare la Santa Sede. </span><span>
</span><span>La porta più disastrosa che NON doveva e non DEVE essere APERTA, ma rapidamente <span>chiusa e sprangata,</span> è quella che spinge il Vicario e la Chiesa di Cristo verso Assisi3: non ce lo nascondiamo, cari amici cattolici.</span>
</span>
Verrua Savoia
RispondiElimina<span>Guardi che barbarin è uno dei pochi vescovi francesi che ha avuto parole positive per il motu proprio sulla messa in latino..</span>
RispondiEliminaIl che è quanto dire. Se questi sono gli amici...
Però, a pensarci bene, è coerente. Per altri San Pio V è meno di Maometto, almeno per lui sono uguali.
<p>Certe porte che sono state aperte non si richiuderanno, almeno non per mano umana, anzi, ciò che è entrato da quelle porti si sta diffondendo, è stato lasciato libero di diffondersi, il padrone di casa non ha controllato che i nuovi arrivati rispettassero i luoghi, le persone lì già da tempo, li hanno lasciati disfare, distrurre, togliere e aggiungere, hanno permesso loro di lasciare libero corso alla loro creatività, introdurre cose nuove che non solo cozzavano ma distruggevano quelle presenti e immutate in quella casa da tempi lunghissimi.
RispondiElimina</p><p>E chi si permetteva di farlo notare è stato messo all`angolo, zittito, rinchiuso in uno sgabuzzino, obbligato di accettare quel disordine, quella confusione, quella rivoluzione, che gli è stato detto era il vento nuovo che doveva soffiare nella casa.
</p><p>I vescovi francesi che taluni ammirano dicendo che sono favorevoli ai cattolici tradizionali, anzi ho visto che vengono addirittura definiti "tradizionalisti", rappresentano in realtà la Chiesa del "c`è posto per tutti", la Chiesa dove è purtroppo entrato il relativismo, ivi compreso quello liturgico, e così abbiamo i tre vescovi il più spesso citati, Rey, Alliet e Cattenoz, che vanno regolarmente in stage in Galilea, invitati da Kiko Arguello, dove seguono attenti e ammirativi il suo "insegnamento" e celebrano l`Eucaristia con il rituale da lui inventato senza nulla togliere o modificare di ciò che non è cattolico.
</p><p>Uno di loro, Mons. Aillet, al momento della sua nomina a vescovo era reduce da tre anni passati nel cammino neocatecumenale.....tradizionalista? Veramente?
</p><p>Allora diciamo piuttosto che certi vescovi aprono le loro porte a tutti, anche ai tradizionalisti, e che il rispetto della sacralità della Liturgia e della Dottrina cattoliche, che invocano in modo ineccepibile nelle loro parole, la trasparenza delle prassi, non è nei fatti una loro priorità, dimostrando una forma di incoerenza che non cessa d stupirmi.
</p>
<span>
RispondiEliminaCerte porte che sono state aperte non si richiuderanno, almeno non per mano umana, anzi, ciò che è entrato da quelle porti si sta diffondendo, è stato lasciato libero di diffondersi, il padrone di casa non ha controllato che i nuovi arrivati rispettassero i luoghi, le persone lì già da tempo, li hanno lasciati disfare, distrurre, togliere e aggiungere, hanno permesso loro di lasciare libero corso alla loro creatività, introdurre cose nuove che non solo cozzavano ma distruggevano quelle presenti e immutate in quella casa da tempi lunghissimi.
E chi si permetteva di farlo notare è stato messo all`angolo, zittito, rinchiuso in uno sgabuzzino, obbligato di accettare quel disordine, quella confusione, quella rivoluzione, che gli è stato detto era il vento nuovo che doveva soffiare nella casa.
I vescovi francesi che taluni ammirano dicendo che sono favorevoli ai cattolici tradizionali, anzi ho visto che vengono addirittura definiti "tradizionalisti", rappresentano in realtà la Chiesa del "c`è posto per tutti", la Chiesa dove è purtroppo entrato il relativismo, ivi compreso quello liturgico, e così abbiamo i tre vescovi il più spesso citati, Rey, Alliet e Cattenoz, che vanno regolarmente in stage in Galilea, invitati da Kiko Arguello, dove seguono attenti e ammirativi il suo "insegnamento" e celebrano l`Eucaristia con il rituale da lui inventato senza nulla togliere o modificare di ciò che non è cattolico.
Uno di loro, Mons. Aillet, al momento della sua nomina a vescovo era reduce da tre anni passati nel cammino neocatecumenale.....tradizionalista? Veramente?
Allora diciamo piuttosto che certi vescovi aprono le loro porte a tutti, anche ai tradizionalisti, e che il rispetto della sacralità della Liturgia e della Dottrina cattoliche, che invocano in modo ineccepibile nelle loro parole, la trasparenza delle prassi, non è nei fatti una loro priorità, dimostrando una forma di incoerenza che non cessa d stupirmi.
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RispondiEliminaCerte porte che sono state aperte non si rinchiuderanno, almeno non per mano umana, anzi, ciò che è entrato da quelle porti si sta diffondendo, è stato lasciato libero di diffondersi, il padrone di casa non ha controllato che i nuovi arrivati rispettassero i luoghi, le persone lì già da tempo, li hanno lasciati disfare, distrurre, togliere e aggiungere, hanno permesso loro di lasciare libero corso alla loro creatività, introdurre cose nuove che non solo cozzavano ma distruggevano quelle presenti e immutate in quella casa da tempi lunghissimi.
E chi si permetteva di farlo notare è stato messo all`angolo, zittito, rinchiuso in uno sgabuzzino, obbligato di accettare quel disordine, quella confusione, quella rivoluzione, che gli è stato detto era il vento nuovo che doveva soffiare nella casa.
I vescovi francesi che taluni ammirano dicendo che sono favorevoli ai cattolici tradizionali, anzi ho visto che vengono addirittura definiti "tradizionalisti", rappresentano in realtà la Chiesa del "c`è posto per tutti", la Chiesa dove è purtroppo entrato il relativismo, ivi compreso quello liturgico, e così abbiamo i tre vescovi il più spesso citati, Rey, Alliet e Cattenoz, che vanno regolarmente in stage in Galilea, invitati da Kiko Arguello, dove seguono attenti e ammirativi il suo "insegnamento" e celebrano l`Eucaristia con il rituale da lui inventato senza nulla togliere o modificare di ciò che non è cattolico.
Uno di loro, Mons. Aillet, al momento della sua nomina a vescovo era reduce da tre anni passati nel cammino neocatecumenale.....tradizionalista? Veramente?
Allora diciamo piuttosto che certi vescovi aprono le loro porte a tutti, anche ai tradizionalisti, e che il rispetto della sacralità della Liturgia e della Dottrina cattoliche, che invocano in modo ineccepibile nelle loro parole, la trasparenza delle prassi, non è nei fatti una loro priorità, dimostrando una forma di incoerenza che non cessa d stupirmi. </span>
Certe porte che sono state aperte non si rinchiuderanno, almeno non per mano umana, anzi, ciò che è entrato da quelle porti si sta diffondendo, è stato lasciato libero di diffondersi, il responsabile della casa non ha controllato che i nuovi arrivati rispettassero i luoghi, le persone lì già da tempo, li hanno lasciati disfare, distrurre, togliere e aggiungere, hanno permesso loro di lasciare libero corso alla loro creatività, introdurre cose nuove che non solo cozzavano ma distruggevano quelle presenti e immutate in quella casa da tempi lunghissimi.
RispondiEliminaE chi si permetteva di farlo notare è stato messo all`angolo, zittito, rinchiuso in uno sgabuzzino, obbligato di accettare quel disordine, quella confusione, quella rivoluzione, che gli è stato detto era il vento nuovo che doveva soffiare nella casa.
I vescovi francesi che taluni ammirano dicendo che sono favorevoli ai cattolici tradizionali, anzi ho visto che vengono addirittura definiti "tradizionalisti", rappresentano in realtà la Chiesa del "c`è posto per tutti", la Chiesa dove è purtroppo entrato il relativismo, ivi compreso quello liturgico, e così abbiamo i tre vescovi il più spesso citati, Rey, Alliet e Cattenoz, che vanno regolarmente in stage in Galilea, invitati da Kiko Arguello, dove seguono attenti e ammirativi il suo "insegnamento" e celebrano l`Eucaristia con il rituale da lui inventato senza nulla togliere o modificare di ciò che non è cattolico.
Uno di loro, Mons. Aillet, al momento della sua nomina a vescovo era reduce da tre anni passati nel cammino neocatecumenale.....tradizionalista? Veramente?
Allora diciamo piuttosto che certi vescovi aprono le loro porte a tutti, anche ai tradizionalisti, e che il rispetto della sacralità della Liturgia e della Dottrina cattoliche, che invocano in modo ineccepibile nelle loro parole, la trasparenza delle prassi, non è nei fatti una loro priorità, dimostrando una forma di incoerenza che non cessa di stupirmi.
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RispondiElimina<span>Certe porte che sono state aperte non si rinchiuderanno, almeno non per mano umana, anzi, ciò che è entrato da quelle porti si sta diffondendo, è stato lasciato libero di diffondersi, il responsabile della casa non ha controllato che i nuovi arrivati rispettassero i luoghi, le persone lì già da tempo, li hanno lasciati disfare, distrurre, togliere e aggiungere, hanno permesso loro di lasciare libero corso alla loro creatività, introdurre cose nuove che non solo cozzavano ma distruggevano quelle presenti e immutate in quella casa da tempi lunghissimi.
E chi si permetteva di farlo notare è stato messo all`angolo, zittito, rinchiuso in uno sgabuzzino, obbligato di accettare quel disordine, quella confusione, quella rivoluzione, che gli è stato detto era il vento nuovo che doveva soffiare nella casa. </span></span>
<span><span>I vescovi francesi che taluni ammirano dicendo che sono favorevoli ai cattolici tradizionali, anzi ho visto che vengono addirittura definiti "tradizionalisti", rappresentano in realtà la Chiesa del "c`è posto per tutti", la Chiesa dove è purtroppo entrato il relativismo, ivi compreso quello liturgico, e così abbiamo i tre vescovi il più spesso citati, Rey, Alliet e Cattenoz, che vanno regolarmente in stage in Galilea, invitati da Kiko Arguello, dove seguono attenti e ammirativi il suo "insegnamento" e celebrano l`Eucaristia con il rituale da lui inventato senza nulla togliere o modificare di ciò che non è cattolico.
Uno di loro, Mons. Aillet, al momento della sua nomina a vescovo era reduce da tre anni passati nel cammino neocatecumenale.....tradizionalista? Veramente?
Allora diciamo piuttosto che certi vescovi aprono le loro porte a tutti, anche ai tradizionalisti, e che il rispetto della sacralità della Liturgia e della Dottrina cattoliche, che invocano in modo ineccepibile nelle loro parole, la trasparenza delle prassi, non è nei fatti una loro priorità, dimostrando una forma di incoerenza che non cessa di stupirmi. </span></span>
<span><span><span>Certe porte che sono state aperte non si rinchiuderanno, almeno non per mano umana, anzi, ciò che è entrato da quelle porti si sta diffondendo, è stato lasciato libero di diffondersi, il responsabile della casa non ha controllato che i nuovi arrivati rispettassero i luoghi, le persone lì già da tempo, li hanno lasciati disfare, distrurre, togliere e aggiungere, hanno permesso loro di lasciare libero corso alla loro creatività, introdurre cose nuove che non solo cozzavano ma distruggevano quelle presenti e immutate in quella casa da tempi lunghissimi.
RispondiEliminaE chi si permetteva di farlo notare è stato messo all`angolo, zittito, rinchiuso in uno sgabuzzino, obbligato di accettare quel disordine, quella confusione, quella rivoluzione, che gli è stato detto era il vento nuovo che doveva soffiare nella casa. </span></span></span>
<span><span><span></span></span><span><span>I vescovi francesi che taluni ammirano dicendo che sono favorevoli ai cattolici tradizionali, anzi ho visto che vengono addirittura definiti "tradizionalisti", rappresentano in realtà la Chiesa del "c`è posto per tutti", la Chiesa dove è purtroppo entrato il relativismo, ivi compreso quello liturgico, e così abbiamo i tre vescovi il più spesso citati, Rey, Alliet e Cattenoz, che vanno regolarmente in stage in Galilea, invitati da Kiko Arguello, dove seguono attenti e ammirativi il suo "insegnamento" e celebrano l`Eucaristia con il rituale da lui inventato senza nulla togliere o modificare di ciò che non è cattolico.
Uno di loro, Mons. Aillet, al momento della sua nomina a vescovo era reduce da tre anni passati nel cammino neocatecumenale.....tradizionalista? Veramente?
Allora diciamo piuttosto che certi vescovi aprono le loro porte a tutti, anche ai tradizionalisti, e che il rispetto della sacralità della Liturgia e della Dottrina cattoliche, che invocano in modo ineccepibile nelle loro parole, la trasparenza delle prassi, non è nei fatti una loro priorità, dimostrando una forma di incoerenza che non cessa di stupirmi. </span></span></span>
<span><span><span><span><span>Certe porte che sono state aperte non si rinchiuderanno, almeno non per mano umana, anzi, ciò che è entrato da quelle porti si sta diffondendo, è stato lasciato libero di diffondersi, il responsabile della casa non ha controllato che i nuovi arrivati rispettassero i luoghi, le persone lì già da tempo, li hanno lasciati disfare, distrurre, togliere e aggiungere, hanno permesso loro di lasciare libero corso alla loro creatività, introdurre cose nuove che non solo cozzavano ma distruggevano quelle presenti e immutate in quella casa da tempi lunghissimi.
RispondiEliminaE chi si permetteva di farlo notare è stato messo all`angolo, zittito, rinchiuso in uno sgabuzzino, obbligato di accettare quel disordine, quella confusione, quella rivoluzione, che gli è stato detto era il vento nuovo che doveva soffiare nella casa. </span></span></span></span></span>
<span><span><span><span><span></span></span></span><span><span><span>I vescovi francesi che taluni ammirano dicendo che sono favorevoli ai cattolici tradizionali, anzi ho visto che vengono addirittura definiti "tradizionalisti", rappresentano in realtà la Chiesa del "c`è posto per tutti", la Chiesa dove è purtroppo entrato il relativismo, ivi compreso quello liturgico, e così abbiamo i tre vescovi il più spesso citati, Rey, Alliet e Cattenoz, che vanno regolarmente in stage in Galilea, invitati da Kiko Arguello, dove seguono attenti e ammirativi il suo "insegnamento" e celebrano l`Eucaristia con il rituale da lui inventato senza nulla togliere o modificare di ciò che non è cattolico.
Uno di loro, Mons. Aillet, al momento della sua nomina a vescovo era reduce da tre anni passati nel cammino neocatecumenale.....tradizionalista? Veramente?
Allora diciamo piuttosto che certi vescovi aprono le loro porte a tutti, anche ai tradizionalisti, e che il rispetto della sacralità della Liturgia e della Dottrina cattoliche, che invocano in modo ineccepibile nelle loro parole, la trasparenza delle prassi, non è nei fatti una loro priorità, dimostrando una forma di incoerenza che non cessa di stupirmi. </span></span></span></span></span>