Un interessante articolo di Alberto Melloni, la voce più scomposta del progressismo ecclesiale, apparso sul Corriere della Sera del 2 gennaio.
La liturgia, rifugio della fede emarginata e oppressa
di ALBERTO MELLONI
A chi chiedesse che cosa ha tenuto viva la fiammella della fede nella Russia durante i decenni sovietici dell’ateismo di Stato, o ha preservato la fisionomia spirituale dell’ortodossia nei territori conquistati dall’Islam, si potrebbe rispondere telegraficamente: la liturgia, anzi la divina liturgia. Un gigantesco archivio di teologia dei padri, di formule antichissime, di segni e di simboli che possono essere praticati in modo meccanico senza consumarsi, oppure possono alimentare una intera vita di fede con la stessa eleganza e la medesima sobrietà. Su questo patrimonio immenso si concentrano dall’Ottocento in poi anche gli occhi di quegli studiosi così speciali che sono i «liturgisti» : dotti che hanno bisogno di tutta l’erudizione del filologo e del codicologo, delle grandi biblioteche di studio, del polpastrello fine che sa sentire perché in uno scriptorium dell’VIII secolo colui che detta ai suoi copisti una preghiera— così nel post communio dell’Epifania del sacramentario gelasiano — muta una vocale e scambi affectu con effectu, convinto di raddrizzare un errore e non di mutare il corso di un testo. Oggi i liturgisti però hanno anche bisogno dei computer: si sono messi anche loro sulla scia di quel pioniere che è padre Roberto Busa, che a suon di messe per la defunta moglie convinse il patron di quella che negli anni Cinquanta era un’aziendina dal nome corto, Ibm, a fare la concordanza degli scritti di Tommaso d’Aquino prima su grandi macchine, su schede, su nastri, su dvd e ora pronta per passare su iPhone; e usando di quella scienza che è la linguistica computazionale scompongono i libri liturgici in frequenze, contesti, occorrenze, e svelano l’architettura profonda di queste fonti. Da qualche settimana due liturgisti di prima grandezza come Manlio Sodi, presidente della Pontificia accademia teologica, e Alessandro Toniolo, docente di liturgia e webmaster di liturgia. it, hanno completato l’ultimo tratto della doppia serie di volumi editi dalla Libreria editrice vaticana sulla liturgia riformata dal Concilio di Trento: ai dieci tomi dei Monumenta Liturgica Concilii Tridentini e ai Monumenta Liturgica Piana, che fornivano l’edizione anastatica dei libri pubblicati fra la fine del Concilio e il papato di Clemente VIII, aggiungono ora Liturgia Tridentina. Fontes, indices, concordantia 1568-1962 (pp. 126, € 49). Un’opera specialistica, a dir poco: impreziosita dalla riedizione di un introvabile strumento di padre Placide Bruylants, una delle figure di spicco del movimento liturgico, sulle fonti che trasmettono tutte le preghiere contenute nel messale edito da san Pio V. Ma a suo modo un’opera di severa attualità. Il vociante mondo lefebvriano cerca oggi di impossessarsi di una convinzione di Benedetto XVI. Dagli anni Settanta l’allora professor e cardinal Ratzinger sostenne che imporre il messale del Vaticano II era un errore, perché la continuità ontologica della Chiesa universale, che è al centro della sua posizione, non poteva non manifestarsi al livello della Chiesa orante. Ma egli, come tutti, sapeva bene che c’è più tradizione — tradizione orientale, mozarabica e anche latina— nel messale che Paolo VI «sostituì» a quello di Pio V, che nel suo immediato predecessore. Giacché, come documentano le analisi di Sodi e Toniolo, il messale tridentino voleva creare un linguaggio liturgico uniforme, che permettesse ai fedeli di riconoscere immediatamente la natura del culto che «ascoltavano» : e oggi la moltiplicazione dei riti «romani» pone il problema opposto. Evitare cioè che la liturgia diventi un fatto de gustibus, nel quale ciascuno si scelga la comunità, l’ambiente, la lingua, lo sfondo musicale e l’iconografia che più gli aggrada e perda il senso della liturgia come disciplina e grammatica della fede che educa e custodisce chi la ama.
per il rinnovamento liturgico della Chiesa, nel solco della Tradizione - a.D. 2008 . - “Multa renascentur quae iam cecidere”
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Insomma il Melloni "tradizionalista" ha cestinato il messale di Pio V. Meglio quello di Paolo VI e più ricco di TRADIZIONE .Il melloni si dimentica, che purtroppo oggi nelle nostre celebrazioni, quel messale ( del mesto Paolo VI) è alterato, amputato, reiventato, sconvolto, strizzato, messo da parte, da un buon numero di "liturgisti" e vescovi e da un clero appositamente ignorantone "formato"all'arroganza e all'ignoranza " nei seminari. Cosicchè che quel messale , va bene per le messe feriali , con un numero di aprtecipanti basso, e con l'età media di anni 50. ma la domenica, la domencia, quando si dnaza, si fa festa, si battone le mani, i tamburelli, le nacchere e ogni altra diavoleria, quel messale è ben messo da parte per far posto ai "particolarismi" e alle raccapriccianti invenzioni di ogni prete. Fa bene alla fine Melloni a ricordarlo, ma non volga lo sguardo verso il mesale di Pio V, per lo meno i nostri fratelli tradzionalisti celebrano bene da diverso e diverso tempo .
RispondiEliminaMelloni, un giorno chieda al buon paolo VI cosa pensa del "suo " messale e forse da lassù soffrirà con quel papa, perchè da lasù le stranezze le coglierà tutte....... ma sarà tardi....nessuno e mai tornato a scrivere da lassù...... "hanno Mosè e i prfeti.. ascoltino loro"
Il buon Melloni ripropone quello che sento a volte citare come un grande merito del messale bugniniano: quello di aver "contaminato" il messale romano con elementi estrapolati da altri messali. Certo, in chiave dadaista è un grande merito. In una chiave più tradizionale ho i miei dubbi che prendendo un canto della Divina Commedia e inserendoci un brano della Gerusalemme Liberata, un altro dell'Orlando Furioso più un paragrafo de I Promessi Sposi si ottenga un grande capolavoro.
RispondiEliminaHo peraltro un altro dubbio leggendo Melloni: quello che costui sappia cosa sia un pensiero coerente e sensato. Cosa vuol dire infatti questa frase:
"Il messale tridentino voleva creare un linguaggio liturgico uniforme, che permettesse ai fedeli di riconoscere immediatamente la natura del culto che «ascoltavano» : e oggi la moltiplicazione dei riti «romani» pone il problema opposto. Evitare cioè che la liturgia diventi un fatto de gustibus, nel quale ciascuno si scelga la comunità, l’ambiente, la lingua, lo sfondo musicale e l’iconografia che più gli aggrada e perda il senso della liturgia come disciplina e grammatica della fede che educa e custodisce chi la ama"?
La moltiplicazione dei riti non pone affatto il problema opposto, ma lo stesso identico problema che si discusse a Trento e prima e dopo: l'unità della liturgia. Quella appunto che abbiamo perduto grazie al "capolavoro" che con incredibile schizofrenia Melloni elogia mettendone in luce nel contempo i guasti!
A Melloni che ragionevolmente afferma :
RispondiEliminaA chi chiedesse che cosa ha tenuto viva la fiammella della fede nella Russia durante i decenni sovietici dell’ateismo di Stato, o ha preservato la fisionomia spirituale dell’ortodossia nei territori conquistati dall’Islam, si potrebbe rispondere telegraficamente: la liturgia, anzi la divina liturgia.
..... rispondiamo anche che mons. Athanasius Schneider, rispose con la sua personale testimonianza nel brillante tascabile: Dominus est..... :)
Poi Melloni dice:
Il vociante mondo lefebvriano cerca oggi di impossessarsi di una convinzione di Benedetto XVI. Dagli anni Settanta l’allora professor e cardinal Ratzinger sostenne che imporre il messale del Vaticano II era un errore, perché la continuità ontologica della Chiesa universale, che è al centro della sua posizione, non poteva non manifestarsi al livello della Chiesa orante. Ma egli, come tutti, sapeva bene che c’è più tradizione — tradizione orientale, mozarabica e anche latina— nel messale che Paolo VI «sostituì» a quello di Pio V, che nel suo immediato predecessore.
******
ma questo non è esattamente così.... innanzi tutto, spiace dirlo, ma è onesto farlo, è Benedetto XVI che ha trovato nel mondo lefebvriano UN FORTE SOSTENITORE PER RIPORTARE IN LIBERTA' QUELLA LITURGIA ABUSIVAMENTE VIETATA..... :-[ è lui stesso che spiega nel Summorum Pontificum di come L'INSISTENZA DI QUESTI GRUPPI fedeli all'antica Liturgia ED UMILIATI E PERSEGUITATI lo hanno spinto a rilegittimare quella forma Liturgica....
Caro Melloni, NON può esserci "più tradizione" in qualche cosa che si priva delle propria FONDAMENTA che portano con sè la Tradizione.... ;)
la "liturgia DE GUSTIBUS", caro Melloni, l'abbiamo avuta nel momento in cui è stata data mano libera alla CREATIVITA' della NUOVA FORMA penalizzando l'antica, VIETANDOLA..... "imporre" QUEL Messale fu veramente un abuso!! tanto è vero che quel Messale ha subito ben cinque revisioni in 40 anni.... "imporlo" fu un abuso soprattutto perchè veniva sottointeso che quello antico era FINITO, CESSATO, SUPERATO.....
Il Messale Tridentino non fu un'invenzione di quel momento storico.... non fu UNA MODA.... ma fu una barriera a difesa della devastazione PROTESTANTE SUL SACERDOZIO E SULLA MESSA.... san Pio V NON inventò nulla, ma RACCOLSE LA TRADIZIONE liturgica, rassettandola, riordinandola, DANDOLE UNA FORMA DEFINITIVA PER TUTTA LA CHIESA di rito latino....
Mentre il Messale san Pio V divenne IL SEGNO DISTINTIVO DEL CULTO CATTOLICO contro la riforma Protestante.... il Messale Paolo VI, a torto o a ragione, divenne il SIMBOLO DELLA CONTESTAZIONE ALLA TRADIZIONE....
;)
Ogni qualvolta si annusa nell'aria un segnale di cambiamento di rotta ecclesiale vengono prodotti articoli come questo che vanno letti e riletti per carpirne i più reconditi significati.
RispondiEliminaAncor peggio ogni qualvolta si annusano certe mutazioni ecclesiali, di ripresa dei legami con la tradizione, piovono sulla Chiesa, ma non dal cielo, scandali di ogni genere che rallentano il processo di rinnovamento e disorientano quei tanto fedeli che se ne stanno sonnacchiosamente fissi davanti la TV al tepore del termosifone. Quante volte abbiamo sentito quei fedeli, che sono stati svegliati dal loro sonno al caldo del termosifone, pronunciare la famosa frase " ... si stava meglio prima" ? Quei fedeli sonnacchiosi, dimenticando come lo status del cristiano sia " nel mondo ma non del mondo" .
Quando c'è il fumo c'è il fuoco.
Se Melloni ha sentito l'urgenza di scrivere questo articolo è perchè qualcuno l'ha consigliato di fare così : non dimentichiamoci che, come lo stesso Papa ha dovuto riconoscere, i veri nemici della Chiesa, e del suo urgente rinnovamento nel recupero della sana tradizione, stanno all'interno e non all'esterno.
Ultimamente il "Corriere" si è distinto nella difesa dello spirito del Concilio e non solo.
Ricordate quando, fra una battuta e un anelito, qualcuno, nei nostri amici dei forum aveva invocato, quale futuro Arcivescovo di Torino, un Vescovo a noi molto caro ?
Sarebbe stato più facile che che un cammello passi per la cruna di un ago, che quel bravo e devoto Vescovo fosse approdato a Torino... eppure quel debole anelito, formulato da pochi idealisti sui nostri forum, fu raccolto da un solerte giornalista del Corriere che ne trasse una serie di articoli diffamanti contro l'operato di quel mite Vescovo.
Se anche questa volta si è scomodato il Corriere, sempre più espressione contraria ai cambiamenti ecclesiali di questo Pontificato, qualcosa evidentemente bolle in pendola.
Aspettiamoci ora che cadano gli scandali ...
...ancora una volta in nome dell'ecumenismo, eh?
RispondiEliminacara redazione ma perchè permettete a camillo di denigrare il papa?
RispondiEliminaVeder Melloni turificare Sodi e Toniolo non ha nulla di nuovo: i loro reciproci salamelecchi, le volute d'incenso che sprecano l'un con l'altro, gli articoli di uno a sostegno del compagno sono cose viste e riviste, al pari della loro faccia di bronzo nello spacciarsi come veri difensori della Tradizione, e al tempo stesso fautori delle più scientifiche istanze conciliari. L'autoreferenzialità che contraddistingue la setta di questi personaggi non si perita di dar patenti di serietà e di autorevolezza all'amico, al collega, financo al Papa, pur di arruolarlo nelle sparute schiere dei démodé.
RispondiEliminaRicordiamo gli sproloqui di Melloni e Sodi all'indomani della promulgazione del Motu Proprio, i tentativi di limitarne i danni, di deviarne l'interpretazione, di dare istruzioni e pretesti pseudogiuridici all'Episcopato. E tutto questo spiegamento di forze era stato concordato nel corso di una riunione carbonara, organizzata sotto la supervisione dell'ineffabile Arcivescovo titolare di Martirano, già Maestro delle Celebrazioni dalla fervida e fantasia liturgica. Proprio quel mons. Piero Marini che, da Londra, presentando un suo libello sulla Nobilis pulchritudo aveva detto chiaro e tondo "indietro non si torna", proprio alla vigilia del Summorum Pontificum.
L'approccio pseudoscientifico alle fonti liturgiche ricorda una certa esegesi biblica negatrice della divina ispirazione delle Scritture, e par voler privare anche la Liturgia di quella forza soprannaturale che non ha nulla a che spartire con le frequenze, i contesti e le occorrenze. Non si può smembrare il canto della Sposa per lo Sposo divino, con mezzi che puzzano di strutturalismo marxista: è un lavoro privo di anima, privo di spiritualità, teso a considerare il culto pubblico della Chiesa come il prodotto di una serie di superfetazioni - guardacaso tutte addebitate all'odiato secondo millennio della Cristianità - da purificare, sfrondare, riportare ad una presunta purezza originale che ricade come l'archeologismo sotto la condanna della Mediator Dei.
Fortunatamente questi tronfi baroni degli Atenei romani - e i loro emuli patavini e ambrosiani - veleggiano troppo in alto, assieme all'eminentissimo Ravasi con i suoi delirii esegetici: noi poveri mortali ci accontentiamo, come prova della santità della Liturgia Romana, di quell'esperienza del sacro - pure tanto cara ai nostri avversari modernisti - che fa affiorare le lacrime e un nodo alla gola solo a cantare una strofa del Veni Sancte Spiritus, mentre suscita la nausea o la cefalea dinanzi a certe concelebrazioni oceaniche sulle note in stile Morricone del maestro Frisina.
cara caterina sono daccordo in quasi tutto con il suo scritto ,ma non credo che il mondo lefevriano sia stato un grande sostegno per il papa nella liberalizzazione della messa antica,anzi con certi loro comportamenti, non hanno fatto altro che incoraggiare i nemici di quel rito.Le cosidette gerarchie lefevriane e molti loro seguaci(nel senso buono del termine)usano i discorsi del papa solo quando fa comodo alla loro istituzione altro chè fedeltà al papa!(ovviamente loro rispondono che prima viene la fedeltà a Cristo,come se il papa fosse un infedele...da qui si denota il rispetto che hanno!)Se qualcosa è stato fatto per il rito antico dobbiamo ringraziare il Santo padre e sicuramente mons Lefevbre che , ne sono sicuro se avesse avuto l opportunità di vedere in vita il Summorum pontificum ,non avrebbe perso tempo e avrebbe fatto di tutto per ritornare pienamente in comunione giuridica con la chiesa,e dal suo interno continuare la buona battaglia per la difesa della fede.Purtroppo il monsignore coniugava molto bene fede e ragione,i suoi successori,invece avranno anche tanta fede, ma tanta paura di scontentare gli estremisti.
RispondiEliminaCfr. http://opportuneimportune.blogspot.com/2011/01/sicut-incensum-in-conspectu-tuo.html
RispondiEliminaHo sentito parlare Melloni più di una volta in conferenze e, secondo me, egli ha molta nostalgia del bello e del sacro e sarebbe entusiasta di una seria riforma della riforma che è la cosa più urgente da fare. Il Papa dovrebbe attivare qualche commissione di studio per un rito che si ricolleghi alla tradizione, anche rubricale, del nostro passato. La messa tridentina è nostra bisogna che essa ''fecondi la nuova'' e viceversa. Si potrebbero avviare delle sperimentazioni pe run nuovo rito, spero che Padre Lang, officiale al Culto Divino e consultore per lecerimonie papali, potrà, insieme agli altri, attivarsi per fare qualcosa di concreto .
RispondiEliminaMons. Sodi si e' sempre distinto per l'ostilita' al Rito pre-conciliare, e per lei alla fine basta dire che cosi' e' stato deciso. Mentre il problema del radicale cambiamento e' rimasto.
RispondiEliminaCio' che meno si accetta del Rito tridentino e' la sua romanita'. Il canone romano, gia' presente nel IV secolo ma che si rifaceva gia' ai tempi assai anteriori, esteso a tutto l'orbe.
I liturgisti post-conciliari non sono abituati a sentir reploiche. In primis, perche' "hanno ragione' e se non ce l'hanno ritengono di avere l'autorita' per attirbuirsela.
FdS
Aspetto con curiosità la prossima puntata, perché è la prima volta che sento parlare di questa vicenda.
RispondiEliminaCaro demetrio, non ho giudicato il Papa, ma ho approfondito una frase di Melloni che non è corretta circa i fatti che si sono susseguiti.... è il Papa che nel Summorum Pontificum specifica che a dare l'indulto prima per la Messa antica e a farlo convincere con il MP dopo il suo successore, fu proprio la caparbietà di questi gruppi, senza dubbio non soltanto della FSSPX ma anche della FSSP voluta da Ratzinger e dal Papa nel 1992 e che si occupano appunto ESCLUSIVAMENTE DELLA LITURGIA ANTICA.... ed alla quale oggi Ratzinger pontefice ha dato loro perfino una Parrocchia romana....
RispondiEliminaNon ho descritto affatto il Papa come un "infedele", al contrario, ma è sbagliato ignorare il fatto che è il Papa stesso a parlare di ABUSI E DI ERRORI circa il divieto della Messa nella forma tradizionale .....il successo del Pontefice e la sua più grande vittoria sta proprio in questo UMILE RICONOSCIMENTO: riconoscere che sono stati fatti degli sbagli e senza piangersi addosso, rimboccarsi le maniche e andare avanti.... ;)
Non si tratta di premiare mons. Lefebvre o chissà cos'altro.... premiare spetta solo a Dio....(cfr 1Cor.4 ) per comprendere questa situazione le suggerisco il libro di Cristina Siccardi "mons. Marcel Lefebvre nel nome della verità" che scannerizza brillantemente i fatti legati proprio alla questione del DIVIETO ASSOLUTO di celebrare quella Messa.....
Nessuno aveva il diritto di vietare ad un sacerdote di celebrare una Messa legittima.... Ratzinger questo dramma l'aveva compreso benissimo, ma a suoi tempi era solo e non poteva di certo diventare seguace di mons. Lefebvre per farlo comprendere, lui lavorò da una posizione diversa e la tenacia ratzingeriana ha pagato, ha dato frutti e continuerà a darli....
quanto alla FSSPX io non li leggo come nemici, al contrario, la loro ostinazione, giusta o sbagliata che la si voglia leggere, AIUTA invece a perseguire negli approfondimenti, a me ha aiutato a stare ancora di più con il Papa.....è grazie a loro che oggi conosco e frequento la FSSP quella voluta da Giovanni Paolo II e dallo stesso Ratzinger.... per me la FSSPX sta con la Chiesa in una situazione particolare come particolare è la situazione che stiamo vivendo.... essi sono un sostegno, se correttamente interpretati.....
Il disubbidiente Mosn Piero Marini, il giorno del Capodanno , era visibilmente scosso nel vedere abiti da luirelegati nelle topaie e venute fuori chissà per qual miracolo. Forse del beato giovanni XXIII, a cui appartenevano e con l'intercessione del buon Giovanni paolo II, che a detta deiu vicini ci tenne a pontificare con pianeta per le sue nozze d'oro di sacerdozio nella cattedrale del Wavel.
RispondiEliminaChe dire poi delle trombe d'argento, ripristinate?, A detta di alcuni il Vescovo Piero, al ritorno nella sua carbonara abitazione mise su musica di don Giosi Cento. In somma si è rifatto dall'infausto rito,mentre monache prive di veli e con gonne sopra la caviglia lo servivano con piattiluculliani ma ssenza ottener successo.
Cosa pensate del nuovo prefetto al posto di Rodè?
RispondiElimina... mi è venuto in mente che l'altra sera Rete4 ha trasmesso un documentario sul Vaticano, era aggiornato visto che parlava anche del libro "Luce del mondo".... eppure hanno compiuto una vera schifezza: hanno trasmesso "in esclusiva" una vecchia intervista di Piero Marini che si cimentava a vestire il Papa Benedetto XVI, prima dell'avvento di mons. Guido Marini....ergo, hanno fatto passare così sotto silenzio la riforma di Benedetto XVI soprattutto nella Liturgia, tentando di far comprendere allo sprovveduto spettatore che tutto fosse NORMALE....
RispondiEliminaPiero Marini intervistato diceva che il Papa AMAVA QUEGLI ABITI LITURGICI CHE LUI GLI FACEVA TROVARE PRONTI.... appare evidente che non era affatto quello lo stile di Ratzinger visto che li accontanati uno dopo l'altro....
C'è purtroppo una sorta di schieramento progressista ancora vincente e che sa gestire i Media....
Non mi è chiaro il riferimento a quale vescovo.
RispondiElimina<span>"Insomma il Melloni "tradizionalista" ha cestinato il messale di Pio V. Meglio quello di Paolo VI e più ricco di TRADIZIONE"</span>
RispondiEliminaNella sua "famosa" conferenza genovese, il Palombella ha detto quasi verbatim la stessa cosa...
<p><span><span>CITTA' DEL VATICANO, 4 GEN. 2011 (VIS). Il Santo Padre:</span></span>
RispondiElimina</p><p><span><span> </span></span>
</p><p><span><span>- ...</span></span><span><span> </span></span>
</p><p><span><span>- Ha accettato la rinuncia presentata, per raggiunti limiti d'età, dal Cardinale Franc Rodé, C.M., all'incarico di Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica.</span></span>
</p><p><span><span> </span></span>
</p><p><span><span>- Ha nominato l'Arcivescovo João Braz de Aviz, finora Arcivescovo di Brasilia (Brasile), Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. </span></span>
</p>
Melloni ha travisato tutto: la riforma liturgica di S. Pio V fu l'opposto di quella di Paolo VI, abolì i riti nuovi e mantenne quelli che avevano più di due secoli, quanto al Canone ricordiamoci quello che disse Papa Lambertini (Benedetto XIV) a metà del '700 "Dopo San Gregorio Magno nessun Pontefice ha osato modificare il Canone".
RispondiEliminaLe ultime quattro righe dell'articolo sono un involontario autogol. Convinto che la confusione sia causata dalla liberalizzazione del VO, Melloni neppure si accorge che quella da lui descritta è proprio la situazione che si è venuta a creare a seguito della riforma.
RispondiEliminaNon ero convinto e ho voluto dare una possibilità in appello all'articolo di Melloni, rileggendolo per vedere se è proprio così sconclusionato come mi era parso in prima battuta. Mi ricredo: è ancora peggio. Partenza dall'esaltazione della liturgia che svolge egregiamente il proprio lavoro proprio perché è un "gigantesco archivio di teologia dei padri, di formule antichissime", in una parola perché è tradizionale: e su questo punto potrei sottoscrivere, Melloni è praticamente dalla nostra parte, lontano mille miglia da quanti sostengono che la liturgia deve essere "creativa" e "moderna", con le chitarre elettriche e i bongo. Poi, dopo un lungo sproloquio sulle concordanze che sembra messo lì solo per dare una vernice di "scientificità" al concetto espresso (con il quale peraltro ha a che fare come i cavoli a merenda), la conclusione agghiacciante: il messale bugniniano è più tradizionale di quello gregoriano, perché accoglie anche pezzi di tradizione non romana. Ho già detto che il collage testuale non ha nulla di tradizionale, ma la mistificazione sfacciata non sta poi tanto in questo, quanto nel far finta di non vedere che il messale bugniniano alla tradizione volta le spalle nel momento in cui abbandona la lingua liturgica intangibile da millecinquecento anni, sopprime parti del messale precedente, ne ritocca arbitrariamente altre e ne introduce di nuove che nella tradizione non sono mai esistite. Ma forse non è impudenza, piuttosto disperato tentativo, di fronte a un bisogno di tradizione che riemerge, di dimostrare in primis a se stessi che la "vera" tradizione sta lì, nell'opus magnum di mons. Bugnini, e pazienza per i poveracci che sono venuti prima e se la sono persa. Patetico ragionamento (se possiamo chiamarlo così), che dimostra una sola cosa: l'assenza di argomenti in costoro.
RispondiEliminaSembrerebbe un'altra vittoria dei neo-cat kikiani. E' presto per dare un giudizio forse, ma se due indizi fanno una prova...eccovi qua qualche immagine dell'eccellentissimo neo-Prefetto Dom Joao:
RispondiElimina- qui presiede un "Te Deum" neocatecumenale in ringraziamento per l'approvazione dei statuti del Cammino:
http://www.youtube.com/watch?v=PXnr8z6L14A
- eccolo ancora in un "esempio" delle sue parrocchie di Brasilia, in un festante raduno di Pentecoste dei neo-cat:
http://www.youtube.com/watch?v=paWK9Nog1PE
- e ora preparatevi al MEGLIO...dedicazione della Parrocchia Santa Madre d Dio: Sua Eccellenza sembra consacra con qualcosa che dovrebbe essere il sacro crisma il tavolo da biliardo, ehm ehm... "l'altare". O forse prepara le fettuccine fatte in casa, non si capisce bene. Guardate e rabbrividite:
http://www.youtube.com/watch?v=HpesYvXrBCQ
Sì Caterina. C'è una faziosità disarmante anche in quei giornalisti (ne ho uno in mente, che ha attaccao certo tradizionalismo non sensa ragioni, ma in modo indiscriminato), presenti anche in quello speciale, che sembrano aver dimenticato cosa significhi essere giornalisti CATTOLICI.
RispondiElimina<span>Sì Caterina. C'è una faziosità disarmante anche in quei giornalisti (ne ho uno in mente, che ha attaccao certo tradizionalismo non senza ragioni, ma in modo indiscriminato), presenti anche in quello speciale, che sembrano aver dimenticato cosa significhi essere giornalisti CATTOLICI.</span>
RispondiEliminaMelloni si dimentica di mettere il Santo davanti a Pio V e si dimentica anche dell'anatema presente sul messale di tale santo, anatema per chiunque modificasse tale messale. Peccato che Meloni come tanti conciliaristi, dimentichi, che Gesù ci ha consigliato di guardare i frutti per giudicare un albero e i frutti della Messa di S.Pio V sono miriadi di Santi, quelli della nuova Messa (simil protestante), sono lo svuotamento delle chiese e la perdita della fede, oltre all'oltraggio del Santissimo Sacramento. Con la Messa tridentina, l'eresia era abbattuta, con la nuova messa l'eresia è entrata in chiesa assieme alla sorella blasfemia.
RispondiEliminaAncora a proposito della Santa Messa del primo dell'anno: ad un certo punto viene inquadrato un sacerdote che impartisce la Comunione sulla lingua anche agli Eminentissimi. Uno di questi però si è rifiutato di riceverla come richiede il santo Padre e con un gesto quasi rabbioso si è preso da solo la Particola estraendola alla Pisside, di fronte alle faccia allibata del povero sacerdote!!! A quel punto la telecamera ha pensato bene di staccare..Purtroppo non sono riuscito a riconoscere l'autore di cotanto gesto: sarebbe interessante ritrovare il filmato per capire di chi si trattava...
RispondiEliminaNon mi risulta che Don Camillo denigri il Papa. E Papa si scrive con la maiuscola.
RispondiEliminaNon mi pare che l'articolo del prof. Melloni sia negativo, non comprendo gli interventi "contra". Mi pare invece una bella apertura verso quel Messale di San Pio V, una presa d'atto che tale Messale esiste e che è capace di creare un linguaggio liturgico universale, identico per tutti i fedeli cattolici. Ovvio che il prof. Melloni tifi per la riforma liturgica da tutti denominata "bugninana", ma cerchiamo di prendere quel poco di buono che c'è in questo articolo. Attaccare non serve a nulla, occorre saper dialogare con quanti si sono da sempre mostrati avversi verso il Rito romano antico.
RispondiEliminaTogliamoci dalla testa che il nostro e dico nostro Messale antico debba essere imposto a tutti nella Chiesa: impossibile attuare tale via. Impossibile. Tuttavia l'esistenza del nostro Messale e i centri di Messa sempre più in crescita, crescita più feconda in determinate nazioni europee e non in Italia, danno già i loro frutti più belli attirando tanti fedeli cattolici, in buona parte giovani (cresciuti con il N.O.). Spetta a noi dare il buon esempio ed evitare, se possibile, commenti aspri e sempre e comunque "contra".
condivido completamente l'intervento di ospite. Cogliamo il buono che anche Melloni, obtorto collo, è costretto a riconoscere. Qualche anno fà non sarebbe successo...
RispondiEliminaDopo i video, ...mi domando sto tizio, dove lo hanno pescato...........forse è un frequentatore della Domus Galilea. Insomma la Carmen, avrà un compare in Vaticano a danno dei poveri frati e delle povere monache. Per le suorine il dicorso è diverso considerato che sono roba di Sister Act.
RispondiEliminaOgni tanto Ratzinger mi addolora e mi stupisce! Ma è il papa e bisogna ubbidire.
bisogna obbedire se facendo così non si disobbedisce a Dio!
RispondiElimina"Annarita", lei teme che con l'obbedire a questo Papa si disobbedisca a Dio? Perché pensa così? Teme che questo Papa comandi qualcosa di chiaramente peccaminoso? e cosa ?
RispondiElimina.."perchè contiene più tradizione".
RispondiEliminaNO. E' una contraddizione in termini.
"tradizione" è ciò che "è (stato) trasmesso".
Un messale creato da liturgisti che vanno a ripescare cose antiche, che riuniscano formule usate millenni fa da riti diversi (orientale, mozarabico e "anche" latino ) NON è frutto del divenire omogeneo della Tradizione, ossia "di ciò viene trasmesso": è un Frankenstein. Non si può negare che i pezzi che lo compongano siano effettivamente membra umane: ma sono estratti di cadaveri... e danno vita ad un monstrum.
Se il rito romano (e altri..) alle origini aveva delle formule che sono state plasmate dal secolare labor limae dello Spirito Santo, che ha fatto uscire il David (del Messale di sempre) dal marmo preziosissimo ma grezzo delle origini.. beh: QUELLO E' il frutto della Tradizione! Quello è ciò che è stato trasmesso!
Andare a ripescare formule o riti CHE ERANO STATI ABBANDONATI dalla Chiesa nel corso dei secoli, CHE NON ERANO STATI TRASMESSI, non è Tradizione: è archeologismo.
E' dire allo Spirito Santo: non hai capito bene quello che facevi quando accantonavi tale formula e omettevi tale gesto.. per salvarne un'altra, per approfonodirne un'altra ancora, per esaltarne un'altra.
Insomma, i burocrati del liturgicismo hanno insegnato allo Spirito Santo come si celebra Messa.. o meglio, come si vive (e/o si presiede) una celebrazione eucaristica e della Parola.
il Secondo filmato non è un gruppo neocat (fidati, li conosco bene). Probabilmente è un gruppo di qualche associazione carismatica. In ogni caso, non credo che si possa considerare un Vescovo, vedendo se abbia partecipato o meno a "liturgie discutibili". E' una cosa in cui sono passati anche i Vescovi più Santi, perchè la Liturgia è, purtroppo, genericamente "degradata". i Vescovi si "ritrovano" questi gruppi... E se questi gruppi ci stanno, non è che un Vescovo che li ha nella sua diocesi può ignorarli.. E se la disciplina, dopo le correzioni, tarda a venire, il Vescovo non può fare proprio niente. A meno di Omelie che richiamino all'ordine..
RispondiEliminaInvece Melloni non travisa affatto. Oggi l'unità della Chiesa è espressa anche dalla liturgia riformata dal Concilio. Pregare in vernacolo ha per fortuna mutato il comprendere e il partecipare al senso del mistero celebrato, trasformando radicalmente la spiritualità e l’azione della Chiesa. Pregare nella propria lingua, essere introdotti per grazia nel Mistero sacrificale e salvifico della Pasqua di Gesù attraverso nuove parole, nuovi gesti, nuove immagini, nuove musiche... ha mutato radicalmente il nostro rapporto con Dio. Per oltre un millennio una sottile vena di incomprensione ha oscurato il senso del mistero celebrato; alla liturgia si è sostituita la devozione, alla preghiera sinattica si sono sostituiti pii esercizi: per quanto belle e spesso rimpiante, queste forme supplementari hanno alimentato più il senso pre-cristiano del “misterioso” che quello del “Mistero” cristiano. Invece che un Dio lontano e onnipotente, ora preghiamo il Dio vicino. La liturgia torna alla dimensione familiare, l'edificio liturgico diviene casa della famiglia di Dio e non più tempio di una Trascendenza incombente. La liturgia non è solennità e estetismo, ma culmen et fons, condizione di verità della fede praticata, con cui offriamo la vita quotidiana come vero culto nello Spirito (carità, vita fraterna, azione di speranza) nel mondo.
RispondiEliminaAlla mentalità rubricista ciò appare pericoloso, perché un Dio che si avvvicina a noi e accetta di assumere la nostra lingua non è un Dio che si può addomesticare o usare come tappabuchi: si fa vicino non per pacificarci consolatoriamente nei fumi di incenso ma per darci l'inquietudine di chi si incammina verso il Regno con la povertà degli ebrei nell'Esodo.
ringraziamo il cielo che non abbia portato la chitarra da suonare durante la Messa..
RispondiEliminaCara caterina mi scusi se il mio scritto nnon era chiaro:non mi riferivo a lei in merito al giudicare il Papa e all essere trattato come un infedele.Per quanto riguarda la fraternità non la considero come nemica, tuttavia certe sue prese di posizione critiche verso il Papa sono inaccettabili ,ingrate,e sopratutto arroganti. Atteggiamenti che non sussistono nella fssp,perchè atempo debito ha avuto il coraggio di fare scelte dolorose per restare in tutto e per tutto fedele al Papa ed alla chiesa.grazie per il suo consiglio di lettura,e per la sua pacatezza, cosa rara in certi commenti.
RispondiEliminaperchè il "magno" prima e l'"amico dei giudei",
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In effetti sono complimenti degni di un prete ....... obbedientissimo, va da sè!
MD
L'ho notato anch'io: incredibile! Dopo la Comunione in mano, avremo la Comunione self-service? E ho notato anche che, nonostante quanto si era letto, alla Messa del Papa si continua tranquillamente a dare la Comunione in mano.
RispondiEliminaMa sì, sei più onesto di Melloni: almeno ammetti che siamo di fronte a una nuova religione escogitata da qualche doctor subtilis per sostituire quella antica, non a una vera tradizione più vera di quella vera.
RispondiEliminaE' lo stesso Mistero sacrificale e salvifico della Pasqua di Gesù in forme più cristiane e meno estetizzanti.
RispondiElimina"Pastor ille", io non riesco proprio a sentire tutta la poesia e partecipazione da lei descritta nelle preghiere "sinattiche" delle nuova liturgia. Sento solo un rintronare di parole dagli altoparlanti a tutto volume per tutta la durata della "celebrazione eucaristica" assembleare, con tanto di "actuosa partecipatio" di ministranti che leggono passi dell'antico e nuovo testamento, a volte non rispettando accenti e segni di punteggiatura, rendendo difficile la comprensione per chi ascolta e vorrebbe partecipare. Canone recitato frettolosamente, comprese le formule di consacrazione, pronunciate come se si trattasse di un semplice fatto narrativo. Partecipazione massiva alla S.Comunione come se fosse un atto dovuto. Sacerdoti che la distribuiscono senza neanche dire "il Corpo di Cristo" ....... e magari porgono la particola chiedendo: "come stà? ..... "ha risolto il suo problema? .......
RispondiEliminaMi spiace proprio. La nuova liturgia in vernacolo non riesco a sentirla come un'azione "liturgica", considerate anche le ampie divagazioni sul tema che molti celebranti si permettono.
............. Non pensa che qualche attimo di pausa silenziosa possa essere di aiuto a concentrarsi sul significato profondo del rito che si sta celebrando?
Non pensa che una maggior ritualità debba essere recuperata se si vuol rendere più consapevole la partecipazione dei fedeli?
Melloni?
RispondiEliminaCara redazione mi sembra manchi un emoticons con mano sulla fronte.
Qualcosa che dia l'idea di un rassegnato avvilimento!
Saluti.
HAHAHAHAHAHA:D
RispondiElimina... Pastor Ille, peccato sia il rito damaso-gregoriano ad essere riferimento teologico-dogmatico del ritoriformato-moderno... Non viceversa.. e lo dice il Papa.
Questione di estetica?... Io dico proprio di no. L'estetica è cercata nella creatività dell'inculturazione... che degenera puntualmente in becere barbarie liturgiche.
Il rito sacro, è luogo teologico. Perchè la liturgia E' un luogo teologico (e il fatto che si sia stravolta quella a favore della "creatività partecipata", non fa altro che dar ragione al commento di Von Trotta qui sopra).
Un luogo teologico, dunque.. non un parco-giochi per focolarini e necatocosi.
Aspettiamoci ora l'intervento del Capo della Chiesa che è Nostro Signore GESU' CRISTO .
RispondiEliminaDato che ha iniziato l'opera di restaurazione la porterà anche a termine .
Bravo Lorenzo per le considerazioni esposte! Come si fa a dire in sostanza che per quasi due mila anni hanno sbagliato e solo ora si e' capito tutto?! E come si fa a giudicare il passato ed i cristiani delle generazioni andate ? e basta con estetismi e simili... se non si e' capito il significato di gesti e comportamenti significativi e che esprimono da parte dei fedeli la comprensione: la fede del popolo di Dio e' espressione della tradizione ed garanzia di sana dottrina ( S.Cirillo citato dal Papa ) e certamente si riferiva al suo tempo ( V sec.) e questo ci puo' far riflettere sulla liturgia orientale , e sulle parole del Patriarca di mosca non solo di apprezzamento del M.P del Papa ma anche alla continuita' della liturgia e al fatto che essa in Russia e' stato il mezzo per cui il popolo ha conservato la fede.
RispondiEliminaSe gli Anglicani che sono tornati in comunione con la Sede Apostolica non avessero potuto avvalersi del Motu Proprio, o conservare la loro liturgia che sostanzialmente è identica a quella di San Pio V, avrebbero accettato di riunirsi ad una Chiesa Romana i cui riti ricalcano quelli della low church anglicana e dei Protestanti? NO!
RispondiEliminaNON ESISTONO NOTIZIe fasciste o notizie comuniste. Esistono solo notizie vere e notizie false. lo scritto di don Camillo, fino a prova contraria, di quale campo fa parte? Ed in base a cosa lo pensi?
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