di Gianfranco Amato (che ringraziamo)
«Christian name and surname». È questa la frase di rito che vi rivolgono i poliziotti britannici quando chiedono le generalità per identificarvi. Letteralmente, la frase significa “nome e cognome”. L’espressione “Christian name” equivale in inglese, grosso modo, al nostro “nome di battesimo”, ovvero l’appellativo che designa individualmente una persona all’interno di un nucleo familiare.
L’aggettivo “Christian” non è che un lontano ricordo del sacramento battesimale cristiano. È rimasto nell’uso corrente della lingua e da sempre è entrato a far parte del linguaggio burocratico, senza che ciò implichi un preciso riferimento religioso. Eppure, anche questa espressione è caduta sotto la spietata mannaia del politically correct.
I primi a muoversi sono stati i solerti dirigenti del corpo di polizia del Kent, i quali hanno stabilito che, d’ora in poi, i propri agenti, non potranno procedere all’individuazione di qualcuno chiedendogli il “Christian name”. Motivo? Evitare il rischio di offendere persone di altre fedi religiose.
In una corposa guida di 62 pagine, intitolata Faith and Culture Resource’ Guide, la direzione della polizia del Kent, tra le varie direttive, ha impartito anche quella relativa alla richiesta di generalità, prevedendo, appunto, il divieto di utilizzare l’espressione “Christian name” e la sua sostituzione con il più neutro “personal name”.
Un agente che da più di quindici anni lavora in quel corpo di polizia ha definito l’iniziativa «semplicemente ridicola». L’agente - che ha preferito, ovviamente, ricorrere all’anonimato - ha precisato che «l’espressione “Christian name and surname” fa da sempre parte dell’uso corrente della lingua inglese e non solo del gergo burocratico». «Quella espressione» ha aggiunto lo stesso agente «è un elemento del nostro bagaglio professionale ed è patrimonio del linguaggio comune, al punto che se oggi un poliziotto chiedesse a qualcuno il proprio “personal name and family name”, al posto del classico “Christian name and surname”, rischierebbe di ingenerare nei cittadini perplessità e confusione».
Contro l’innovazione semantica disposta dalla polizia del Kent è scesa in campo persino la Plain English Campaign, l’organizzazione che da più di vent’anni si batte per la tutela della lingua inglese e per l’utilizzo, anche nella comunicazione burocratica, di espressioni semplici, chiare ed efficaci, che siano più vicine possibili al linguaggio corrente utilizzato dai normali cittadini
Marie Clair, esponente di Plain English Campaign, si è detta stupita del divieto di utilizzo del “Christian name”, chiedendosi chi potesse mai ritenersi offeso da quell’espressione. «Io non comprendo davvero» ha precisato la Clair «come funzionari di un ufficio pubblico distrettuale, abbiano potuto assumere l’iniziativa di redigere queste linee guida, senza che si fosse mai registrata alcuna protesta o reclamo da parte di chicchessia circa l’asserito tenore offensivo, in quel contesto, del termine “cristiano”». «Davvero qui la political correctness», ha aggiunto l’esponente di Plain English Campaign, «ha superato i limiti del buon senso e anche dell’assurdo. «Perché mai», si è chiesta Marie Clair, «non dovremmo utilizzare quel “familiar language” che tutte le persone sono in grado di comprendere?».
Il fatto è che anche quest’ultimo episodio - certamente non drammatico ma significativo - si inserisce in quella sistematica operazione culturale con la quale oggi, in Gran Bretagna, si vuole infliggere al cristianesimo una sorta di damnatio memoriae. Anche quando - come nel caso del “Christian name” - il riferimento alla religione non ha più alcun connotato concreto.
Con la meticolosa precisione degli antichi scalpellini egizi, gli scribi del polically correct stanno rimuovendo ogni traccia del cristianesimo dalla società britannica, esattamente come nell’antico Egitto si cancellavano le immagini, i nomi, i cartigli e i geroglifici di personaggi e religioni che si intendevano ripudiare. E si è pure ingaggiata una corsa allo zelo in questa battaglia culturale, in cui le potenziali proteste dei credenti in altre fedi vengono addirittura anticipate. In questa crociata contro i cristiani, infatti, la gara dei burocrati è tra chi di loro si dimostri più musulmano dei musulmani, più sikh dei sikh, più ebreo degli ebrei.
L’errore che si sta commettendo nel Regno Unito - e non solo lì purtroppo - è quello di non comprendere che una società che recide il nesso con la propria storia, la propria cultura, la propria tradizione, è come un albero a cui vengono tagliate le radici.
Una società si riduce a un’entità senza carne né sangue se non si riconosce nell’alveo di una tradizione. Nulla, infatti, come ricordava il cardinale Angelo Scola, è più astratto dell’immagine di un individuo che edifichi, ogni volta da capo, la propria interpretazione culturale, nata con lui e con lui destinata a morire.
Fonte: Il Sussidiario
«Christian name and surname». È questa la frase di rito che vi rivolgono i poliziotti britannici quando chiedono le generalità per identificarvi. Letteralmente, la frase significa “nome e cognome”. L’espressione “Christian name” equivale in inglese, grosso modo, al nostro “nome di battesimo”, ovvero l’appellativo che designa individualmente una persona all’interno di un nucleo familiare.
L’aggettivo “Christian” non è che un lontano ricordo del sacramento battesimale cristiano. È rimasto nell’uso corrente della lingua e da sempre è entrato a far parte del linguaggio burocratico, senza che ciò implichi un preciso riferimento religioso. Eppure, anche questa espressione è caduta sotto la spietata mannaia del politically correct.
I primi a muoversi sono stati i solerti dirigenti del corpo di polizia del Kent, i quali hanno stabilito che, d’ora in poi, i propri agenti, non potranno procedere all’individuazione di qualcuno chiedendogli il “Christian name”. Motivo? Evitare il rischio di offendere persone di altre fedi religiose.
In una corposa guida di 62 pagine, intitolata Faith and Culture Resource’ Guide, la direzione della polizia del Kent, tra le varie direttive, ha impartito anche quella relativa alla richiesta di generalità, prevedendo, appunto, il divieto di utilizzare l’espressione “Christian name” e la sua sostituzione con il più neutro “personal name”.
Un agente che da più di quindici anni lavora in quel corpo di polizia ha definito l’iniziativa «semplicemente ridicola». L’agente - che ha preferito, ovviamente, ricorrere all’anonimato - ha precisato che «l’espressione “Christian name and surname” fa da sempre parte dell’uso corrente della lingua inglese e non solo del gergo burocratico». «Quella espressione» ha aggiunto lo stesso agente «è un elemento del nostro bagaglio professionale ed è patrimonio del linguaggio comune, al punto che se oggi un poliziotto chiedesse a qualcuno il proprio “personal name and family name”, al posto del classico “Christian name and surname”, rischierebbe di ingenerare nei cittadini perplessità e confusione».
Contro l’innovazione semantica disposta dalla polizia del Kent è scesa in campo persino la Plain English Campaign, l’organizzazione che da più di vent’anni si batte per la tutela della lingua inglese e per l’utilizzo, anche nella comunicazione burocratica, di espressioni semplici, chiare ed efficaci, che siano più vicine possibili al linguaggio corrente utilizzato dai normali cittadini
Marie Clair, esponente di Plain English Campaign, si è detta stupita del divieto di utilizzo del “Christian name”, chiedendosi chi potesse mai ritenersi offeso da quell’espressione. «Io non comprendo davvero» ha precisato la Clair «come funzionari di un ufficio pubblico distrettuale, abbiano potuto assumere l’iniziativa di redigere queste linee guida, senza che si fosse mai registrata alcuna protesta o reclamo da parte di chicchessia circa l’asserito tenore offensivo, in quel contesto, del termine “cristiano”». «Davvero qui la political correctness», ha aggiunto l’esponente di Plain English Campaign, «ha superato i limiti del buon senso e anche dell’assurdo. «Perché mai», si è chiesta Marie Clair, «non dovremmo utilizzare quel “familiar language” che tutte le persone sono in grado di comprendere?».
Il fatto è che anche quest’ultimo episodio - certamente non drammatico ma significativo - si inserisce in quella sistematica operazione culturale con la quale oggi, in Gran Bretagna, si vuole infliggere al cristianesimo una sorta di damnatio memoriae. Anche quando - come nel caso del “Christian name” - il riferimento alla religione non ha più alcun connotato concreto.
Con la meticolosa precisione degli antichi scalpellini egizi, gli scribi del polically correct stanno rimuovendo ogni traccia del cristianesimo dalla società britannica, esattamente come nell’antico Egitto si cancellavano le immagini, i nomi, i cartigli e i geroglifici di personaggi e religioni che si intendevano ripudiare. E si è pure ingaggiata una corsa allo zelo in questa battaglia culturale, in cui le potenziali proteste dei credenti in altre fedi vengono addirittura anticipate. In questa crociata contro i cristiani, infatti, la gara dei burocrati è tra chi di loro si dimostri più musulmano dei musulmani, più sikh dei sikh, più ebreo degli ebrei.
L’errore che si sta commettendo nel Regno Unito - e non solo lì purtroppo - è quello di non comprendere che una società che recide il nesso con la propria storia, la propria cultura, la propria tradizione, è come un albero a cui vengono tagliate le radici.
Una società si riduce a un’entità senza carne né sangue se non si riconosce nell’alveo di una tradizione. Nulla, infatti, come ricordava il cardinale Angelo Scola, è più astratto dell’immagine di un individuo che edifichi, ogni volta da capo, la propria interpretazione culturale, nata con lui e con lui destinata a morire.
Fonte: Il Sussidiario
Morale: in meno di cinquecento anni l'anticattolicesimo tudoriano è diventato anticristianesimo tout court.
RispondiEliminae speriamo che la Chiesa Cattolica, avanzando nella sua protestantizzazione, non segua lo stesso declino...
RispondiEliminache potrebbe fregiarsi però dell'elegante etichetta di "evoluzione" (verso "magnifiche sorti", naturalmente!....)
Al di là di ogni altra considerazione, noto che la latebra della stupidità umana riesce, sempre più, a raggiungere vertici ineffabili.
RispondiEliminaVeni, creator Spiritus, mentes tuorum visita,
imple superna gratia, quæ tu creasti, pectora.
Qui diceris Paraclitus, donum Dei altissimi,
fons vivus, ignis, caritas et spiritalis unctio.
Tu septiformis munere, dextræ Dei tu digitus,
tu rite promissum Patris sermone ditans guttura.
Accende lumen sensibus, infunde amorem cordibus,
infirma nostri corporis, virtute firmans perpeti.
Hostem repellas longius pacemque dones protinus;
ductore sic te prævio vitemus omne noxium.
Per te sciamus da Patrem noscamus atque Filium,
te utriusque Spiritum credamus omni tempore.
Amen.
ha detto bene Vince, poco fa:
RispondiElimina<span><span>"'Occidente è malato di relativismo!!! Questo relativismo non vince soltanto tra atei e laici, ma anche nella Chiesa cattolica... perchè <span>ha tradito la sua missione.</span> In essa il dialogo non è più inteso come strumento di conversione, ma esibizione di debolezza. Anche Cristo è stato relativizzato, e proprio dai teologi: per essi non è più l'unico Salvatore, ma <span>una delle vie attraverso cui si palesa il divino..."</span></span></span>
e ho proprio paura che, passando prima ad essere considerato uno tra i tanti (profeti o maestri illustri di civiltà umana e umanitaria....), in nome di quella nefasta par condicio che ha livellato tutte le religioni pareggiandole al cristianesimo, Gesù Salvatore del mondo finirà con l'essere sempre più ridotto alla dimensione un buon uomo qualsiasi, anche inferiore ad altri che hanno di meglio da offrire, e riassorbito in una grande religione onni-inclusiva di cristiani, pagani ed agnostici, nel nome del "dio comun denominatore", in nome di una nuova civiltà umanistica, creata dall'uomo, e manovrata da un super-uomo che si farà "dio su tutti"!
tutto col pretesto di un grande amore universale, superiore al Cristianesimo cattolico, perchè avrà reinterpretato in MODO NUOVO Cristo e il Vangelo, facendoli <span>evolvere </span>verso il nuovo tempo e il nuovo mondo che avanza !
non ci lamentiamo troppo ......
RispondiEliminai nostri sono stati i primi a togliere la CROCE dal centro dell' ALTARE ............. LO HANNO FATTO CON SOLLECITUDINE ANTICIPANDO I TEMPI !!!!!!!!!!!!!!!!!!!! .........
<span><span>ma il Signore Gesù Cristo dovrà di nuovo sottoporsi al rinnegamento dei suoi, come già avvenne nella sua vita terrena: di nuovo dovrà avverarsi ciò che di Lui dice S. Giovanni:
RispondiEliminaVeniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
Si avvererà di nuovo, nell'Occidente che era cristianizzato, e si avvererà anche dentro la Chiesa detta Cattolica: i suoi, i sedicenti cattolici, in gran massa, non lo accoglieranno più come Signore, Figlio di Dio Salvatore e Re dei re; infatti pian piano lo hanno detronizzato dall'altare, marginalizzato nelle chiese, fin quasi a metterlo fuori, in ambiente separato (come un parente di cui ci si vergogna, perchè impedisce la conversazione e l'accoglienza dei DIVERSI: Gesù che per eccesso di Presenza, oggi detto presenzialismo, potrebbe diminuire l'umanità dell' uomo!...); poi scacciato via dai discorsi, dai cuori, dalle famiglie, dai progetti di vita....e faranno di tutto per dimenticarlo, perchè si vive una vita più umana senza pensare troppo a Lui !
(sono evidenti le conseguenze della scristianizzazione della società nell'imbarbarimento dei rapporti sociali e familiari, nello scivolamento pauroso verso il delitto, anche commesso da giovanissimi, nel dilagare dell'iniquità, ritenuta come cosa normale, il male che sovrasta il bene e ne prende il nome, l'onestà disprezzata e schernita ecc...: ma la chiameranno "società a misura d'uomo", quella che affermerà di nuovo l'homo homini lupus, come se Gesù non fosse mai venuto ? )</span></span>
Ricordiamoci di togliere dal vocabolario quelle parole che potrebbero richiamare concetti cristiani, offendendo i fedeli di altre religioni: padre, figlio, spirito, va bene (amen), pane, vino, ecc...
RispondiEliminaPensate come si deve sentire offeso un giovane ebreo che va all'ospedale, al quale dicono: "ah, il Signor X è suo padre!" oppure " vuole del pane?", oppure che offesa dire ad un bambino musulmano a scuola " ti stai sporcando come un maiale" ( è razzismo e intolleranza della diversità, neh?).
<span>http://www.youtube.com/watch?v=V79DYquakYc</span>
<span>nfatti questa è la prova che l'apostasia dalla Fede cattolica è iniziata dall'alto, da chi dovrebbe dare il costante buon esempio con le parole e le opere, cioè proprio dai pastori che dovevano sempre guidare il Gregge sul retto sentiero, senza deragliare; ma si è verificato ciò che con dolore evidenziò suor Lucia di Fatima quando scrisse nel 1970:
RispondiElimina<span>"Il demonio è riuscito a portare il male (nella Chiesa) sotto forma di bene e i ciechi stanno cominciando a guidare gli altri".</span>
L'onda lunga di quella volontà di rimuovere dagli occhi e dal cuore i segni dell'appartenenza a Cristo si è propagata inesorabilmente dalla Chiesa anche fuori di essa, fino a tutta l'umanità, che già per natura è incline al materialismo e all'ateismo pratico, quando anche tante popolazioni civili dell'Occidente ormai sono cristiane di nome, e solo per ricordo anagrafico, non attingendo più l'alimento della Fede alla sua Fonte.</span>
(Incursioni di Bastardlurker pure su Messainlatino?)
RispondiEliminaspegnetele er compiuter !
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