Un gruppo di cattolici a Linz, in Austria (sì, qualche cattolico in quella diocesi c’è rimasto ancora), ha ottenuto il licenziamento del direttore della comunicazione e portavoce per la Diocesi, Ferdinand Kaineder, che nell’adempimento del suo incarico aveva pensato bene di diffondere un CD sulla sessualità destinato ai giovani. Il CD offriva informazioni sull'accesso ai prodotti anticoncezionali e rinviava a siti che promuovono l'aborto. Questo, nel 2006; ed era stato distribuito a 15.000 giovani.
Come si può ben immaginare, quello non era che uno, forse il più eclatante, dei comportamenti eterodossi del portavoce di una delle diocesi più progressiste del mondo.
Ma un gruppo di fedeli ha pensato bene di reagire colpendo le autorità diocesane in quel che esse hanno di più caro.
È stato sufficiente che 350 fedeli decidessero di versare il loro usuale contributo economico non più alla diocesi, bensì su un conto corrente fiduciario, da riversare alla chiesa locale solo il giorno in cui essa fosse stata bonificata. In altri termini: la bella somma raccolta di 50.000 euro non è più andata alla diocesi, dove sarebbe finita in condizioni normali, bensì parcheggiata su quel conto.
I contestatori hanno chiesto, come condizione minimale per sbloccare il conto contenente le loro donazioni, che Kaineder fosse cacciato. Il vescovo ha resistito un paio d’anni, e la somma sul conto fiduciario si è rimpinguata e, evidentemente, è divenuta troppo allettante per la diocesi. Pecunia non olet, dopotutto, nemmeno quella dei cattolici che non seguono il cosiddetto 'vento del concilio'.
Fatto è che il gruppo di fedeli e il vescovo hanno firmato l’11 luglio 2009 un accordo che prevedeva da un lato la sostituzione del portavoce, dall’altro il versamento della somma nelle casse della diocesi. Il 13 luglio 2009, ossia appena due giorni dopo, Kaineder è stato sollevato dall’incarico, pur mantenendo lo stipendio. I dettagli della transazione sono apparsi soltanto di recente.
La diocesi di Linz, peraltro, ha formalmente negato ogni collegamento tra l’allontanamento di Kaineder e i negoziati con il gruppo di fedeli... Persa così un’ottima occasione per stare zitti!
Come si può ben immaginare, quello non era che uno, forse il più eclatante, dei comportamenti eterodossi del portavoce di una delle diocesi più progressiste del mondo.
Ma un gruppo di fedeli ha pensato bene di reagire colpendo le autorità diocesane in quel che esse hanno di più caro.
È stato sufficiente che 350 fedeli decidessero di versare il loro usuale contributo economico non più alla diocesi, bensì su un conto corrente fiduciario, da riversare alla chiesa locale solo il giorno in cui essa fosse stata bonificata. In altri termini: la bella somma raccolta di 50.000 euro non è più andata alla diocesi, dove sarebbe finita in condizioni normali, bensì parcheggiata su quel conto.
I contestatori hanno chiesto, come condizione minimale per sbloccare il conto contenente le loro donazioni, che Kaineder fosse cacciato. Il vescovo ha resistito un paio d’anni, e la somma sul conto fiduciario si è rimpinguata e, evidentemente, è divenuta troppo allettante per la diocesi. Pecunia non olet, dopotutto, nemmeno quella dei cattolici che non seguono il cosiddetto 'vento del concilio'.
Fatto è che il gruppo di fedeli e il vescovo hanno firmato l’11 luglio 2009 un accordo che prevedeva da un lato la sostituzione del portavoce, dall’altro il versamento della somma nelle casse della diocesi. Il 13 luglio 2009, ossia appena due giorni dopo, Kaineder è stato sollevato dall’incarico, pur mantenendo lo stipendio. I dettagli della transazione sono apparsi soltanto di recente.
La diocesi di Linz, peraltro, ha formalmente negato ogni collegamento tra l’allontanamento di Kaineder e i negoziati con il gruppo di fedeli... Persa così un’ottima occasione per stare zitti!
Fonte: Cathcon
un vescovo che mantiene un portavoce di tal fatta, che lascia libero di creare scandalo un prete "uxorato" più che altro andrebbe cacciato via lui dalla diocesi, prima ancora dei suoi collaboratori.
RispondiEliminaIl portavoce è stato sollevato dalle funzioni ma non dallo stipendio?
Stai a vedere che i soldi di quei pochi cattolici rimasti a Linz e incamerati dalla diocesi serviranno propio a foraggiare il portavoce non più portavoce e coloro che portano avanti la dissoluzione del cattolicesimo
.. e Roma continua a stare a guardare!
RispondiEliminaOra capisco perché i neocat sono così amati dai vescovi e noi tradizionalisti no.
RispondiEliminaNon potrebbe anche essere una nuova forma di simonia? cosa aspettiamo a cacciare via tali vescovi neosimoniaci dalle diocesi? avremo un papa che ci aiuterà?
RispondiElimina...sono ormai in sosta permanente su quest'ultimo quesito...
RispondiElimina<span>andrebbe cacciato via lui dalla diocesi</span>
RispondiElimina<span>Non potrebbe anche essere una nuova forma di simonia</span>
siamo nella Chiesa degli "imperativi" ....tradotti al condizionale obbligato(rio) e a tempo indeterminato !
(nel tramonto di ogni certezza)
Mi chiedo: è proprio necessario per un vescovo avere un portavoce? Non ha già la sua?
RispondiEliminaPreferirei esplicitassi il tuo pensiero.
RispondiEliminacaro Nike, in forma stringata (contrariamente alla mia natura analitica) ti dirò:
RispondiEliminail papa non usa mai l'"imperativo":
e noi allora dobbiamo sempre usare il condizionale o il congiuntivo,
mai l'indicativo futuro riguardo a ciò che ci attende !
(oppure porci continue domande al futuro, come le tue ....che io sottoscrivo, vedendole poi rimaner sempre sospese a mezz'aria, in attesa di chi le raccolga!)
*DONT_KNOW*
L'idea dei fedeli austraci mi pare lodevolmente fattiva; non potrebbe la Redazione escogitare l'ipotesi di un qualche macchiavello che, "mutatis mutandis", possa riprodurre un'analoga misura, rapportata alla nostra realtà italiana ? Al momento, considerando la disciplina del cd. '"otto per mille", a me non viene in mente nulla di utile, ma non è affatto detto che qualcuno più preparato di me non possa escogitare qualcosa .
RispondiEliminaIl regime dell'8 per mille è una vera e propria presa in giro. Si fa credere che vadano alla Chiesa Cattolica, in realtà vanno alla COnferenza Episcopale.
RispondiEliminaPremesso ciò, chi scrive ha un record: lui ed i suoi familiari, sono gli unici, tolti fORSE i TdG e qualche vecchio socialista utopista-romantico-umanitario, che non hanno MAI dato l'8 per mille alla CEI.
Concordo che quella attuata puzza di "simonia".
RispondiEliminaQualcuno mi sa dire che fine ha fatto il dimissionario vescovo ausiliare Mons. Wagner ?
Grazie
Bella mossa, così vanno al finanziamento di film pornografico-anticattolici o a campagne per i preservativi a scuola. Che la CEI andrebbe chiusa domani è sicuro, ma che dare soldi allo stato sia meglio ho i miei dubbi. Ci sarà un motivo se TdG e comunisti possono fare al stessa scelta no?
RispondiEliminaE' sempre in servizio come parroco in quella diocesi
RispondiEliminaper parte mia , questa Chiesa '' Cattolica ,, finche' non avra' fatto ripulisti , non prendera' piu' una lira ....... fino a quando ....................
RispondiEliminama so gia a chi dare , a chi merita !!!!!!!!!!! .
Pienamente d'accordo, ahimé!
RispondiEliminaA pagina 16 di Avvenire andate a vedere quale interpretazione oggi il giornale dei nostri vescovi da alle risposte di mons.Pozzo circa il Motu Poprio e la celebrazione delle Sante Messe.
RispondiEliminaE' vero.
RispondiElimina<span><span><span><span>trascrivo per comodità di consultazione quel che dice la Redazione di messainlatino e poi inserisco la dichiarazione di Mons Pozzo che se non capisco male sembra smentirla...
RispondiEliminaRedazione:
<span>Ora invece l'Ecclesia Dei che, non dimentichiamo, ha il potere di autenticamente interpretare quel testo legislativo, informa che anche le Messe col popolo possono essere celebrate in forma straordinaria sulla base del mero giudizio del parroco, anche senza che nessuno gliel'abbia chiesto, magari solo perché il parroco vuole fare un po' di (benemerito) apostolato tridentino... Un'ottima notizia, che farà la gioia di molti parroci e, ne siamo sicuri, anche di molti ignari fedeli che potranno gustare una liturgia a loro finora sconosciuta e che, proprio perché sconosciuta, non li ha spronati ad organizzarsi in gruppo stabile.</span>
<span> </span>
<span>La pontifica commissione liberalizza inoltre la possibilità per il parroco (sempre, quindi, senza che il vescovo debba o possa intervenire) di trasformare una messa d'orario novus ordo in vetus ordo. Naturalmente, resta il limite nelle domeniche e festivi di non più di una messa tradizionale (art. 5, § 2, m.p.). La scelta per questa sostituzione è rimessa al "prudente giudizio" del parroco. Ma nell'esercizio di quella prudenza, opportunamente l'Ecclesia Dei rammenta che resta fermo il diritto del gruppo stabile (se esistente) ad ottenere la Messa che richiede. Diritto, dice bene l'Ecclesia Dei: vi ricordate quell'articolo in mala fede dei Dehoniani che sostenevano tutto il contrario? Una sconfessione in piena regola: in ogni caso, dice l'Ecclesia Dei, la Messa straordinaria s'ha da fare.</span>
<span></span>
<span>Mons. Pozzo ( come riportato da Avvenire)</span>
....
<span>"In sostanza - ha spiegato Pozzo ad "Avvenire - un sacerdote di una Parrocchia di una rettoria, può sempre celebrare in latino una messa privata e se poi casualmente a questa messa partecipano dei fedeli certo non può allontanarli.</span>
<span>Non c'è in sostanza alcuna novità: se non c'è un gruppo stabile di fedeli che lo richieda, non può trattarsi di una messa d'orario, ma appunto, come già previsto, privatamente lo può fare sempre"</span> . La risposta di Pozzo, che porta la data del 20 gennaio scorso, è stata pubblicata dal sito messainlatino.it</span></span></span></span>
Chiedo gentilmente alla redazione se è possibile capire bene quello che dice il giornale Avvenire dove pare non si dia una interpretazione corretta della lettera della Commissione Ecclesia Dei..... bisogna smascherare eventuali giochi sporchi tendenti a cinfondere le idee.....
RispondiEliminaQuirinus
RispondiEliminaBella mossa, così vanno al finanziamento di film pornografico-anticattolici o a campagne per i preservativi a scuola. Che la CEI andrebbe chiusa domani è sicuro, ma che dare soldi allo stato sia meglio ho i miei dubbi.
Attenzione!
Il regime funziona più o meno così:
a) i soldi (già comunque pagati) di chi non sceglie, NON vanno per intero allo Stato, ma sono divisi tra tutti i soggetti aventi diritto all'accesso, in parti proporzionali alle quote di coloro che hanno scelto. Es: se il 50% sceglie la CEI, il 30 lo Stato ed il 20 gli altri soggetti, l'8 per mille di coloro che non hanno scelto, va per il 50% Comunque (sigh!) alla CEI, per il 30 allo Stato e per il 20 agli altri soggetti. In definitiva, la scelta dell'8 per mille è una sorta di surrettizio "suffragio", più o meno come se fosse il voto in un referendum;
b) Tutti i confessori che leggono il presente sito, conoscono (o, almeno, si presume che dovrebbero conoscere) la differenza tra il dare volontariamente ed il non poter impedire che altri prendano;
c) ho volutamente fatto riferimento a TdG e vecchi socialisti umanitari e, per di più, preceduto dal "fORSE", poiché, almeno al mio paese, anche le barbe dei vecchi pepponi, stalinisti puri & duri (ed anche qualche bordighista), per non parlare dei sessantottini, nel suffragio pro assegnazione dell'8 per mille, solitamente preferiscono la CEI
L'articolo di Avvenire non è on line. Qualcuno può cortesemente inviarci il testo o una scansione di esso?
RispondiEliminaIn ogni caso, il responso dell'Ecclesia Dei dice chiaramente che il Parroco può celebrare messe pubbliche, con il popolo, e quindi d'orario, anche senza gruppo stabile.
RispondiEliminaQuesto il quesito (era il n. 3):
<span>
3. Darf ein Pfrarrer oder ein anderer Priester von sich aus oeffentlich die ausserordentliche Form – neben der ueblichen regelmaessigen Verwendung der neuen Form – zelebrieren, "damit alle Gläubigen – die jungen wie die alten – sich mit den alten Riten vertraut machen und von ihrer spuerbaren Schoenheit und Transzendenz profitieren koennes"?
[3. Può il parroco od altro sacerdote celebrare PUBBLICAMENTE (aus oeffentlich) DI SUA INIZIATIVA (von sich) la forma straordinaria – salvo il regolare uso della nuova forma – "in modo che tutti i fedeli – sia giovani che anziani – diventino familiari con l’antico rito e possano profittare della sua notevole bellezza e trascendenza"?]
E la risposta è stata:
ad 2 e ad 3: si rimetta la questione al prudente giudizio del parroco, fermo restando che il gruppo stabile di fedeli ha diritto di assistere alla celebrazione della Messa in forma straordinaria.
</span>
Per la Redazione,
RispondiEliminaInfatti, avevo trascritto dal carteceo, solo la dichiarazione di Pozzo. Notare come si parli di Messa in latino e mai di Vetus Ordo o Rito straordinario.
Il testo è il seguente:
<span>La Commissione Ecclesia Dei: un sacerdote può sempre celebrare l'Eucaristia in latino</span>
Roma. Un sacerdote può sempre celebrare privatamente la Messa in latino, anche quando non ci sia un "gruppo stabile" di fedeli che lo richieda, senza bisogno di domandare per questo uno specifico permesso dell'Ordinario. Lo ha scritto monsignor Guido Pozzo, Segretario della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, ribadendo quanto peraltro già stabilito da Benedetto XVI nell'art.2 del Motu Proprio "Summorum Pontificum" del 2007, in risposta ad una domanda posta da un gruppo di fedeli polacchi. <span><span><span>"In sostanza </span>- ha spiegato Pozzo ad "Avvenire" -<span> un sacerdote di una Parrocchia, di una rettoria, può sempre celebrare in latino una messa privata, e se poi, casualmente a questa messa partecipano dei fedeli certo non può allontanarli.</span></span> </span>
<span><span><span>Non c'è in sostanza alcuna novità: se non c'è un gruppo stabile di fedeli che lo richieda</span><span>, </span><span></span><span>non può trattarsi di una messa d'orario</span>, <span>ma, appunto come già previsto, privatamente lo può fare sempre</span>"</span> . La risposta di Pozzo, che porta la data del 20 gennaio scorso, è stata pubblicata dal sito messainlatino.it</span>
N.B. la dichiarazione di mons. Pozzo è virgolettata e risulterebbe rilasciata proprio per "Avvenire", evidentemente su richiesta...
RispondiElimina<span><span><span>ad 2 e ad 3: si rimetta la questione al prudente giudizio del parroco
RispondiEliminama se il prudente giudizio del parroco è pesantemente condizionato dal Vescovo, in modo preventivo e con argomenti efficaci, che solo i parroci conoscono bene,
che cosa possiamo sperare, noi piccole pecore ignare, se non che tutto rimarrà -come prima, più di prima- nelle mani dei potenti effettivi, davanti ai quali
LA LEGGE E IL DIRITTO NON CONTANO NULLA ?
(neanche se scritti nero su bianco...) ?
A CHE SERVE che la legge scritta dica ai parroci:
"Celebrate pure liberamente a vostra discrezione",
se poi - di fatto - il Potere Effettivo ha già provveduto a legar loro mani e piedi su questo "libero" argomento e a imbavagliarli per bene nei confronti dei fedeli ?
:( </span></span></span>
<span><span><span></span></span></span>
QUANTO CONTA l'Ecclesia Dei di fronte ai Vescovi ?
RispondiEliminaCome al solito, vogliamo illuderci che stiano cambiando le cose sul fronte del
* CONTRO LA FORZA LA RAGION (come la legge) NON VALE ! *
*DONT_KNOW* --- :-E
Da Avvenire del 18/02/2010
RispondiElimina<span>La Commissione Ecclesia Dei: un sacerdote può sempre celebrare privatamente l’Eucaristia in latino</span><span>
ROMA.</span><span> Un sacerdote può sempre celebrare privatamente la Messa in latino, anche quando non ci sia un «gruppo stabile» di fedeli che lo richieda, senza bisogno di domandare per questo uno specifico permesso all’Ordinario. Lo ha scritto monsignor Guido Pozzo, segretario della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, ribadendo quanto peraltro già stabilito da Benedetto XVI nell’articolo 2 del motu proprio «Summorum Pontificum» del 2007, in risposta a una domanda posta da un gruppo di fedeli polacchi. «In sostanza – ha spiegato Pozzo ad 'Avvenire' – un sacerdote di una parrocchia, di una rettoria, può sempre celebrare in latino una Messa privata, e se poi, casualmente, a questa Messa partecipano dei fedeli certo non può allontanarli. Non c’è in sostanza nessuna novità: se non c’è un 'gruppo stabile' di fedeli che lo richieda, non può trattarsi di una Messa d’orario, ma, appunto come già previsto, privatamente lo può fare sempre». La risposta di Pozzo, che porta la data dello scorso 20 gennaio, è stata pubblicata dal sito www.messainlatino.it.</span>
Mi sebra che sostanzialmente si ribadisca il concetto "<span><span>se non c’è un 'gruppo stabile' di fedeli che lo richieda" si fa cosi...MA SE C'E'? Allora cosa si dovrebbe fare?</span></span>
RispondiEliminaA- La Santa Messa si deve fare perchè è DIRITTO DEI FEDELI ASSISTERVI
B- La si può anche sostiutuire ad una Santa Messa d'Orario NOM
C- Comunque l'Ordinario non può dire nulla ( NON DEVE DIRE NULLA....)
Io sto iniziando a rispondere ai dinieghi episcopali o sacerdotali che siano con la seguente frase " Monsignore/Reverendo il suo è un chiaro atteggiamento scismatico! PUNTO!"
Ripeto la domanda: non potreste cortesemente mandarci una mail con allegata la scansione della pagina di Avvenire contenente quell'articolo?
RispondiEliminaIn tal modo potremo chiedere chiarimenti direttamente a mons. Pozzo. Perché è chiaro che qui c'è una bella differenza di interpretazione: o il prete, senza gruppo stabile, può dir solo messe sine populo (salva l'ammissione di chi vi si trovi ex art. 4 MP), e questo era già ovvio, oppure può decidere anche di far messe pubbliche, ossia d'orario. La lettera dei polacchi era proprio in quest'ultimo senso. Quindi: o mons. Pozzo, rispondendo di sì alla domanda dei polacchi, si è sbagliato equivocando sulla domanda, oppure si contraddice con questa risposta ad Avvenire, oppure Avvenire non ha ben compreso il punto.
<span>Cara redazione,
RispondiElimina"Avvenire" pubblica tra virgolette una testuale dichiarazione di mons. Pozzo, che sembra esprimere una logica che più ovvia non si può, che non è un'interpretazione e quindi non è neppure una risposta, come apparirebbe invece nei confronti dei polacchi... i chiarimenti sono da chiedere a lui, se Avvenire lo ha citato correttamente</span>
egr. Simone, nella sua città/diocesi lei ha riscontrato esistere la <span>certezza del diritto</span> ?
RispondiEliminae di poter alzare la voce per farlo valere ? e alla sua reazione sdegnata ha verificato che aderiscono i ministri di Dio alle sue rischieste ? si piegano di fronte alla proclamazione di un DIRITTO, enunciato dal Papa ?
forse abita nel paese di "Utopia" ?....
se è così, beato lei!
Gentile Scettico, alla tua domanda è facile rispondere: la certezza del diritto è quella cosa che esiste solo fino al secondo anno di giurisprudenza, quando si finisce di studiare come far funzionare bene le cose. Da dopo si comincia a studiare come aggirare le leggi e far funzionare male le cose.
RispondiEliminae ciò corrisponde al noto detto:
RispondiElimina"Fatta la legge, trovato l'inganno",
o no ?
:(
Egr.Sig. Scettico,
RispondiEliminaNella mia Diocesi meno che mai trovo aderenze a qualcosa di vagamente cattolico ( a parte benemeriti esempi puntualmente soffocati dall'intellighenzia curiale). Figurarsi,quindi, al diritto!
Infatti ho detto "si dovrebbe". Ho usato il condizionale.Per chi non vuole sentire le direttive da Roma ho solo un appellativo:
SCISMATICO! fine delle trasmissioni
Qui risiede il vero problema: ci sono oggi come oggi tanti scismatici ed eretici che preferiscono gridare "io son Cattolico!" per non perdere il careghino o lo stipendio.
Questi fanno ribrezzo due volte. Giuda al loro confronto era un pivellino.
RispondiEliminaA forza di leggere lettere, documenti o di ascoltare discorsi comincio a conoscere un pò il linguaggio "papale". Il Papa non ordina, il Papa, o chi per lui,...invita...chiede...domanda...fa richiami, ma li fa precedere e seguire da lodi e ringraziamenti, e poi in seguito...chi lo ascolta? Anche quando il linguaggio è più imperativo, come per il Summorum Pontificum, chi obbedisce?
RispondiEliminaQuando poi in una discussione viene ricordata la volontà del Papa, l`esegeta di turno riuscirà a dire che il suo era solo un suggerimento, beneficio secondario (per chi ne trae profitto)di un linguaggio che lascia margini aperti all`interpretazione.
Forse gli pesa.
RispondiEliminaMa gli euri li prende.
RispondiEliminaE loro se ne fregano altamente.
RispondiEliminaForse Pozzo ha osato troppo ed ha dovuto far marcia indietro.
RispondiEliminaNon aspettatevi dai vescovi la rinuncia ad interferire. Dappertutto, anche lì dove i vescovi son "generosi", si sperimenta la loro ingerenza riguardo al giorno e all'ora della celebrazione. Accade anche in Toscana. Firenze, però, non ha avuto problemi di tal genere.
RispondiElimina<span>ingerenza riguardo al giorno e all'ora della celebrazione.</span>
RispondiElimina....ingerenza solo per il giorno e l'ora ? ah ah :-D :-D ...
:( :'(
....ahimè caro professore !
magari qui da noi fosse limitata a quello : saremmo già vicini alla liberazione<span> vera</span>
delle Messa antica (e non solo "permessa" e auspicata <span>a parole </span>come nel MP...) !
=-X ...........
(risata amarissima in diocesi sopita e troncata, grazie a vescovo eufemisticamente "non generoso")
Insomma, anche lui, sommerso dal diluvio di parole postconciliare, circonda il poco amaro della medicina di una marea di crema pasticcera... così vanificando il tutto! a mio parere dovrebbe semplicemente cominciare ad alzare la voce. Giovanni Paolo II non aveva paura di farsi dei nemici, e gridava eccome!
RispondiEliminaBisognerebbe che il papa facesse la voce grossa; allora lo scisma sommerso verrebbe fuori, e noi almeno potremmo sapere ed evitare di avere nella Chiesa cattolica pastori eretici.
RispondiEliminaHo scritto: LI' DOVE SONO STATI GENEROSI.
RispondiEliminaAd esempio metter la messa il sabato alle 16, o alle 15 ecc. o opporsi, pur col prete disponbile, a qualunque ora della domenica.
Quei copioni di Golias
RispondiEliminahttp://www.golias.fr/spip.php?article3469