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Luis Badilla. "Per Papa Francesco visitare la Francia era già un problema nel 2014"

Grazie a Luis Badilla per questa nuova analisi sulla ritrosia di Francesco a fare viaggi apostolici in Francia. QUI ancora Badilla sulla ma...

lunedì 1 febbraio 2010

Bernard-Henri Lévy: il complotto contro Pio XII

E ora si scopre che il famigerato autore del "Vicario", l'opera teatrale da strapazzo che nel 1963 ha dato il via alla campagna contro Pio XII e i suoi presunti "silenzi", è un negazionista, condannato più volte. Ecco chi è l'uomo del quale si sono fidati coloro che continuano ad accusare Pacelli. Lo spiegano il filosofo francese Bernard-Henri Lévy e il giornalista Pierluigi battista, due voci certo non appartenenti al mondo cattolico.

Se anche Benedetto XVI e Pio XII diventano vittime del pregiudizio
di Bernard-Henri Lévy
Bisognerebbe smetterla con la malafede, il partito preso e, per dirla tutta, la disinformazione, non appena si tratta di Benedetto XVI. Fin dalla sua elezione, si è intentato un processo al suo «ultraconservatorismo», ripreso di continuo dai mass media (come se un Papa potesse essere altra cosa che «conservatore»). Si è insistito con sottintesi, se non addirittura con battute pesanti, sul «Papa tedesco», sul «post-nazista» in sottana, su colui che la trasmissione satirica francese «Les Guignols»
non esitava a soprannominare «Adolfo II». Si sono falsificati, puramente e semplicemente, i testi: per esempio, a proposito del suo viaggio ad Auschwitz del 2006, si sostenne e — dal momento che col passar del tempo i ricordi si fanno più incerti — ancor oggi si ripete che avrebbe reso onore alla memoria dei sei milioni di morti polacchi, vittime di una semplice «banda di criminali», senza precisare che la metà di loro erano ebrei (la controverità è davvero sbalorditiva, poiché Benedetto XVI in quell’occasione parlò effettivamente dei «potenti del III Reich» che tentarono «di eliminare» il «popolo ebraico» dal «rango delle nazioni della Terra» Le Monde, 30/5/2006). Ed ecco che, in occasione della visita del Papa alla sinagoga di Roma e dopo le sue due visite alle sinagoghe di Colonia e di New York, lo stesso coro di disinformatori ha stabilito un primato, stavo per dire che ha riportato la palma della vittoria, poiché non ha aspettato nemmeno che il Papa oltrepassasse il Tevere per annunciare, urbi et orbi, che egli non aveva saputo trovare le parole che bisognava dire, né compiuto i gesti che bisognava fare e che dunque aveva fallito nel suo intento… Allora, visto che l’evento è ancora caldo, mi si consentirà di mettere qualche puntino su qualche «i». Benedetto XVI, quando si è raccolto in preghiera davanti alla corona di rose rosse deposta di fronte alla targa commemorativa del martirio dei 1021 ebrei romani deportati, non ha fatto che il suo dovere, ma l’ha fatto. Benedetto XVI, quando ha reso omaggio ai «volti» degli «uomini, donne e bambini» presi in una retata nell’ambito del progetto di «sterminio del popolo dell’Alleanza di Mosè», ha detto un’evidenza, ma l’ha detta. Di Benedetto XVI che riprende, parola per parola, i termini della preghiera di Giovanni Paolo II, dieci anni fa, al Muro del Pianto; di Benedetto XVI che chiede quindi «perdono» al popolo ebraico devastato dal furore di un antisemitismo per lungo tempo di essenza cattolica e nel farlo, ripeto, legge il testo di Giovanni Paolo II, bisogna smettere di ripetere, come somari, che egli è indietro-rispetto-al-suo-predecessore. A Benedetto XVI che dichiara infine, dopo una seconda sosta davanti all’iscrizione che commemora l’attentato commesso nel 1982 dagli estremisti palestinesi, che il dialogo ebraico cattolico avviato dal Concilio Vaticano II è ormai «irrevocabile»; a Benedetto XVI che annuncia di aver l’intenzione di «approfondire» il «dibattito fra uguali» che è il dibattito con i «fratelli maggiori» che sono gli ebrei, si possono fare tutti i processi che si vuole, ma non quello di «congelare» i progressi compiuti da Giovanni XXIII. Quanto alla vicenda molto complessa di Pio XII, ci tornerò, se necessario. Tornerò sul caso di Rolf Hochhuth, autore del famoso «Il vicario», che nel 1963 lanciò la polemica sui «silenzi di Pio XII». In particolare, tornerò sul fatto che questo focoso giustiziere è anche un negazionista patentato, condannato più volte come tale e la cui ultima provocazione, cinque anni fa, fu di prendere le difese, in un’intervista al settimanale di estrema destra Junge Freiheit, di colui che nega l’esistenza delle camere a gas, David Irving. Per ora, voglio giusto ricordare, come ha appena fatto Laurent Dispot nella rivista che dirigo, La règle du jeu, che il terribile Pio XII, nel 1937, quando ancora era soltanto il cardinale Pacelli, fu il coautore con Pio XI dell’Enciclica «Con viva preoccupazione», che ancora oggi continua ad essere uno dei manifesti antinazisti più fermi e più eloquenti. Per ora, dobbiamo per esattezza storica precisare che, prima di optare per l’azione clandestina, prima di aprire, senza dirlo, i suoi conventi agli ebrei romani braccati dai fascisti, il silenzioso Pio XII pronunciò alcune allocuzioni radiofoniche (per esempio Natale 1941 e 1942) che gli valsero, dopo la morte, l’omaggio di Golda Meir: «Durante i dieci anni del terrore nazista, mentre il nostro popolo soffriva un martirio spaventoso, la voce del Papa si levò per condannare i carnefici». E, per ora, ci si meraviglierà soprattutto che, dell’assordante silenzio sceso nel mondo intero sulla Shoah, si faccia portare tutto il peso, o quasi, a colui che, fra i sovrani del momento: a) non aveva cannoni né aerei a disposizione; b) non risparmiò i propri sforzi per condividere, con chi disponeva di aerei e cannoni, le informazioni di cui veniva a conoscenza; c) salvò in prima persona, a Roma ma anche altrove, un grandissimo numero di coloro di cui aveva la responsabilità morale. Ultimo ritocco al Grande Libro della bassezza contemporanea: Pio o Benedetto, si può essere Papa e capro espiatorio.
Corriere della Sera
20 gennaio

Se l’accusatore di Pio XII è un negazionista
di Pierluigi Battista
Il 17 novembre del 2005 David Irving, lo storico negazionista secondo il quale la Shoah è solo un’invenzione ed Auschwitz non era che un’imitazione di Disneyland, venne arrestato in Austria. Prima di essere fermato, Irving era andato a trovare un amico di nome Rolf Hochhuth: proprio lui, l’autore, con il «Vicario», dello spettacolo teatrale del ’63 che aprì il caso Pio XII e lo scandalo sui «silenzi del Papa» durante l’Olocausto. Questa è la domanda: cosa avevano da dirsi il negazionista della Shoah e l’uomo che ha denunciato le reticenze di Pio XII proprio sul mostruoso evento che, stando alla vulgata negazionista, nemmeno sarebbe accaduto? Su cosa si è saldata l’incredibile amicizia tra due uomini che, in teoria e secondo la logica più elementare, dovrebbero militare in due campi tra di loro irriducibilmente opposti? È grazie a un intervento di Bernard-Henri Lévy pubblicato dal Corriere della Sera che è riaffiorato questo conturbante paradosso, questo dettaglio che introduce un elemento inquietante, stravagante, e persino assurdo nella controversia sui «silenzi di Pio XII» in cui, come si è visto anche nel corso della visita di Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma, rischia di impantanarsi il dialogo tra ebrei a cattolici. Vale la pena di citare integralmente il passaggio di Lévy: «Tornerò sul fatto che Hochhuth, questo focoso giustiziere, è anche un negazionista patentato, condannato più volte come tale e la cui ultima provocazione, cinque anni fa, fu di prendere le difese, in un’intervista al settimanale di estrema destra Junge Freiheit, di colui che nega l’esistenza delle camere a gas, David Irving». Dunque Hochhuth, l’uomo che denunciò per primo Pio XII per i suoi silenzi e le sue ambiguità sullo sterminio ebraico, non è solo un occasionale amico di un negazionista: ne è anche (ideologicamente?) un sodale e rilascia interviste ai giornali di estrema destra per difenderne con veemenza le tesi. Nel 2005 la notizia passò pressoché inosservata, se si eccettua un commento sbigottito del Jerusalem Post. Ma oggi, dopo tante polemiche e accuse, come non farsi sfiorare da un dubbio, come ignorare l’ombra che grava su un personaggio che aiuta chi nega lo stesso fatto storico, la Shoah, che è all’origine della sua denuncia dei comportamenti del Papa? Nell’attesa che Bernard-Henri Lévy ritorni, come promesso, sul caso di questo ambiguo giustiziere-negazionista, sarà utile riflettere sulle tortuose traiettorie mentali e politiche di chi denuncia e nega nello stesso tempo, ma anche sulla necessaria prudenza nel prendere per buone suggestioni ricavate da fonti tutt’altro che trasparenti. Per non permettere che dettagli grotteschi contaminino il ricordo di una tragedia immane, meritevole di interpreti degni della sua terribile portata.
Corriere della Sera
25 gennaio

20 commenti:

  1. Tutto ciò non mi stupisce affatto.

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  2. Un'ipotesi, forse un po' azzardata, sull'amicizia fra Irving e Hochhut potrebbe essere nella scelta di essere letterati di rottura, che vogliono suscitare scalpore per fare più rumore possibile e cogliere i frutti della notorietà.

    Quanto alle "omissioni" di Pio XII, ci si dovrebbe mettere nei panni di chi è pienamente disponibile a offrire la propria vita, ma non se la sente di  far subire una "vendetta trasversale" ai propri cari. Papa Pacelli temeva di peggiorare la situazione degli Ebrei; ma non aveva diritto di temere anche per i Cattolici tedeschi, che erano figli suoi? Per quanto ne so, il cardinale Sapieha dalla Polonia lo scongiurò di non fare interventi ufficiali per non peggiorare ulteriormente la situazione. Bisogna ricordare che, pur con proteste "felpate" un quinto dei preti e dei religiosi polacchi venne eliminato dai Nazisti. Una problematica forse più contorta si potrebbe porre in questi termini: nel giudizio di Pacelli, che conosceva benissimo la situazione della Germania per avervi soggiornato a lungo come nunzio, i Cattolici tedeschi erano così forti, spiritualmente e culturalmente, da poter sopportare una persecuzione massiccia e violenta? In un'epoca di scristianizzazione già molto rapida, almeno nella borghesia ( basti pensare alle origini cattoliche di Goebbels e Himmler ) si poteva sperare in una forte e diffusa volontà di martirio? Già durante le persecuzioni degli imperatori romani il numero dei "lapsi" erano stato tutt'altro che esiguo !

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  3. Allora, ricapitoliamo1 febbraio 2010 alle ore 03:22

    Allora, ricapitoliamo. Per la vulgata ebraica, Pio XII è stato un nemico degli Ebrei. Per BHL (ebreo) i più grandi nemici degli ebrei (tali dovrebbero essere evidentemente i negazionisti) accusano Pio XII di non avere protetto gli ebrei. Israele è d'accordo coi negazionisti e mette il ritratto di Pio XII tra i cattivi nel proprio museo-sacrario, senza nemmeno avere il buon gusto di rimuoverlo durante la recente visita di BXVI e costringendo il Papa ad un umiliante passaggio sotto le forche caudine. Il tutto, nonostante che Golda Meir, che non era una ragazzotta qualsiasi ma un autorevole ed autoritario capo dello Stato ebraico, si fosse espressa a favore di Pio XII. In ogni caso, tanto per essere sicuri, l'esposizione della foto tipo "Vivo o morto" di Pio XII continua a fare bella mostra di se nel citato museo, magari tra Goebbels e Himmler, nonostante prostrazioni cattoliche al muro del pianto e prese di posizione tipo BHL e GM.
    Tutto chiaro. Concordo con l'ipotesi della cospirazione. Saranno stati sicuramente gli arabi che, in ossequio ai perversi precetti dell'Islam, hanno manovrato per mettere cattolici ed ebrei gli uni contro gli altri.
    O, forse, tale caos non fa altro che confermare che la scelta di mettere Pio XII tra i cattivi è semplicemente strumentale, basata sul nulla e sulla nostra smania di dimostrarci filo israeliani a tutti i costi, anche quando ci scaracchiano addosso. In modo da farci sentire (noi fratelli minori) in eterno debito con i "maggiori".
    No. Forse non ho capito

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  4. Mi riferisco  in particolare all'accenno fatto da Pacifici nell'occasione della visita del Papa alla sinagoga di Roma, quando ha detto che un intervento di Pio XII avrebbe forse potuto fermare i treni della morte che portavano gli ebrei del ghetto ad Auschwitz, o almeno a far loro sentire che non erano del tutto soli.
    In aggiunta alle giuste osservazioni fatte da Franco, vorrei aggiungere anche che Roma era occupata dai nazisti, e quindi un intervento del Papa nel senso auspicato da Pacifici avrebbe avuto conseguenze terribili in primo luogo a Roma.

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  5. Olocausto della Croce1 febbraio 2010 alle ore 10:58

    <span> tenerci in eterno debito...</span>

    è esattamente questo che vogliono: la Shoa, che viene malamente soprannominata "olocausto", viene ossessivamente  riproposta (al di là di ogni giusta esigenza di tenere sempre aperto il libro della Historia Magistra, TUTTA la storia dell'uomo...) e inchiodata nella coscienza occidentale,
    quasi come se quell'eccidio, straziante come tanti altri compiuti da Caino in poi, che merita in realtà il rispetto e il giusto nome di genocidio, fosse il massimo di atrocità in eccidio di un popolo, da dover prender il nome di "olocausto", come un sacrificio supremo e totale che l'uomo possa mai ricordare per salvarsi da altre atrocità (ed è un'illusione, perchè l'uomo può sempre commettere il PEGGIO di quanto ha mai commesso, nonostante la MEMORIA: non è la memoria che salva dal male !);
    ...finendo dunque questo "olocausto", nella pretesa di prevenire altri eccidi, col sovrapporsi, fino ad oscurarlo, al Sacrificio di Nostro Signore, il quale è realmente il massimo Mistero d'iniquità che mai la storia potrà vedere,
    esso solo -bisogna ribadirlo- Redentivo e da non obliare,
    Esso solo degno di essere denominato OLOCAUSTO
    (GR. olon kauston = tutto bruciato, tutto consumato, peerchè solo Nostro Signore può dire a buon diritto:
    "Tutto è compiuto"!
    Gli altri sacrifici, tutti gli eccidi e gli orrori di morte data da uomo ad altro uomo -in tutta la storia passata e futura- sono peccati senza numero e misura, che gridano invocando giustizia e ricevono Redenzione e valore SOLO dalla Croce di Cristo, il vero OLOCAUSTO, che tutti li prende su di sè, li ri-assume e li REDIME, se in Essa si immergono: da sè soli non hanno valore, se rimangono martellanti motivi di eterno rancore, anzichè di perdono e riconciliazione di uomini e popoli,
    mediante la Croce di Gesù Cristo, che -Essa sola- salva la storia intera!
    (E' Gesù Cristo che ha pagato tutti i debiti di tutti,
    non NOI che dobbiamo per tutta la storia pagare l'eterno debito agli Ebrei: è questo che loro non vogliono accettare, sentendosi eterni creditori dell'Occidente!)

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  6. Olocausto della Croce1 febbraio 2010 alle ore 11:04

    <span><span> tenerci in eterno debito...</span>  
     
    è esattamente questo che vogliono: la Shoa, che viene malamente soprannominata "olocausto", viene ossessivamente  riproposta (al di là di ogni giusta esigenza di tenere sempre aperto il libro della Historia Magistra, TUTTA la storia dell'uomo...) e inchiodata nella coscienza occidentale,  
    quasi come se quell'eccidio, straziante come tanti altri compiuti da Caino in poi, che merita in realtà il rispetto costante e il giusto nome di genocidio, fosse il massimo di atrocità in eccidio di un popolo, da dover prender il nome di "olocausto", come un sacrificio supremo e totale che l'uomo possa mai ricordare per salvarsi da altre atrocità (ed è un'illusione, perchè l'uomo può sempre commettere il PEGGIO di quanto ha mai commesso, nonostante la MEMORIA: non è la memoria che salva dal male !);  
    ...finendo dunque questo "olocausto", nella pretesa di prevenire altri eccidi, col sovrapporsi, fino ad oscurarlo, al Sacrificio di Nostro Signore, il quale è realmente il massimo Mistero d'iniquità che mai la storia potrà vedere,  
    esso solo -bisogna ribadirlo- Redentivo e da non obliare,  
    Esso solo degno di essere denominato OLOCAUSTO  
    (GR. olon kauston = tutto bruciato, tutto consumato) perchè solo Nostro Signore può dire a buon diritto:  
    "Tutto è compiuto"!  
    Gli altri incommensurabili peccati di stragi, tutti gli eccidi e gli orrori di morte data da uomo ad altro uomo -in tutta la storia passata e futura- sono peccati senza numero e misura, che gridano invocando giustizia divina e ricevono Redenzione e valore SOLO dalla Croce di Cristo, il vero OLOCAUSTO, che tutti li prende su di sè, li ri-assume e li REDIME, se in Essa si immergono: da sè soli non hanno valore, se rimangono martellanti motivi di eterno rancore, anzichè di perdono e riconciliazione di uomini e popoli,  
    mediante la Croce di Gesù Cristo, che -Essa sola- salva la storia intera!  
    (E' Gesù Cristo che ha pagato tutti i debiti di tutti,  
    non NOI che dobbiamo per tutti i secoli venturi -o possiamo-pagare l'eterno debito agli Ebrei: è questo che loro non vogliono accettare, sentendosi eterni creditori dell'Occidente!)</span>

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  7. Petite précision pour Bernard-Henri Lévy, auteur de cet excellent "papier". Il est le mari de la ravissante actrice de cinéma Arielle Dombasle, qui est, elle, une fervente catholique.

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  8. Appunto. Contro le pretese assurde cristiane, ecco la risposta . il vero olocausto è stato quello a danno loro. Chi urlava "crucifige"?

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  9. Negazionisti, riduzionisti, neo-nazi, nazi-fasci, tutta brutta gente.

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  10. L'intervento "Olocausto della Croce" mi sembra molto significativo. Tuttavia ritengo di dover fare una duplice osservazione: 1) Al giorno d'oggi l'idea della necessità che la colpa sia "espiata", dal colpevole per una specie di "bilanciamento" ( ribadita da Guardini )  appare obliterata nelle concezioni-base del diritto penale: sembra prevalere l'idea della pena come deterrente "perchè questo non avvenga più"; figuriamoci quella del "caricarsi della colpa" da parte di un altro che si offre come vittima. Solo le reazioni spontanee dei parenti delle vittime di qualche reato sono improntate all'idea del "bilanciamento": "Giustizia è stata fatta!" ( se la pena appare "sostanziosa"). Bisognerebbe appurare il motivo preciso per cui al suo apparire "Dei delitti e delle pene" di Beccaria venne messo all'Indice dei libri proibiti. Inoltre occorrerebbe recuperare questo tema in sede di antropologia. Scendendo sul terreno della pratica quotidiana: è opportuno, soprattutto è educativo che la penitenza assegnata dal confessore si riduca sempre a qualche minima preghierina? Se ci vennissero affibbiati dieci rosari, non avremmo maggiormente il senso della colpa commessa? 2) Perchè il sacrificio di Gesù appaia come redentivo di tutti i peccati dell'umanità, occorre che Egli sia considerato Dio; oggi però lo si definisce con un linguaggio un po' ambiguo ( "il mio amico" ) ed è raro che Lo si chiami "Nostro Signore Gesù Cristo".

    Agli Ebrei sono state inflitte sofferenze terribili, ed è normale che le ricordino; tuttavia L'Ebraismo come religione ( anche per la questione arabo-israeliana ) sembra arroccato su se stesso e come concentrato etnicamente. La sua funzione di profezia liberatoria per tutti i popoli ( Isaia ) non risulta di fatto alquanto
    scolorita?

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  11. Ma il filo comune della colpa da riparare che attraversa le diverse ere e strutture antropologiche ci dà una sorta di certezza sull'inferno! Sulla necessità di riparare. La penitenza è necessaria. La penitenza io la assocerei alla pazienza cui siamo costretti!
    Matteo Dellanoce

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  12. Vero, starebbero in ottima compagnia coi progressisti! :-P

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  13. Alegher. Berlusconi sogna Israele nella UE (Unione Europea, per gli incolti). Non potendo rivendicare le nostre radici cristiane, potremo così rinforzare quelle giudaiche, grazie alla presenza tra di noi dell'unica "democrazia" confessionale al mondo. Chi è che non vuole i turchi?

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  14. penso che molti si stiano ponendo il problema, dopo l'ultima aperta e forte  dichiarazione filo-israeliana del premier; si  può trovare il modo di sdrammatizzarne la portata, forse...

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  15. <p><span>Un autre article intéressant — et qui n’est pas étranger à la problématique abordée dans ce post — celui de l’abbé Pierre Barrère, de la FSSPX, dans son excellent bulletin “Sainte-Anne”, n<sup>o</sup> 216 (février 2010): </span>
    </p><p><span> </span>
    </p><p><span>«Sur invitation de Mgr Vingt-trois, archevêque de Paris, président de la conférence épiscopale de France, un rabbin prêchera à Notre-Dame de Paris pour le Carême 2010! Du jamais vu! Mais c’est dans la logique destructrice de Vatican II. D’ailleurs le thème de ce Carême n’est-il pas “Le concile Vatican II boussole pour notre temps”?</span><span></span>
    <span>«Un rabbin, au cas où certains ne le sauraient pas, c’est quelqu’un qui ne croit pas en Jésus-Christ Fils de Dieu, c’est quelqu’un qui pense que Jésus est un imposteur, c’est quelqu’un qui ne croit en rien aux sacrements de l’Eglise et à ses mystères (Trinité, Incarnation, Rédemption), c’est quelqu’un, surtout, qui prend comme critère de jugement la Thora. Or, rappelez-vous l’Evangile: Pilate dit aux juifs qui lui amènent Jésus: “Jugez-le selon votre loi” </span><span>(Jean 18, 31). Réponse des chefs religieux: “Nous avons une loi (Thora), et d’après cette loi il doit mourir”</span><span> (Jean 19, 7).</span></p>

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  16. <p><span>«Un tel homme va donc enseigner du haut de la chaire, comme un Lacordaire, les pauvres baptisés qui vont boire ses paroles, parce que Mgr Vingt-Trois a décidé de “mettre le paquet” (perçoit-il que le vent tourne trop en faveur de la Tradition?) pour appliquer Vatican II.<span></span></span>
    </p><p><span>«Quels sont les évêques de France qui vont se dresser, ou au moins réclamer, ou, disons, s’étonner de cette démarche de leur président? Ne rêvons pas. Même à Rome il n’y a plus l’énergie suffisante pour s’opposer à ce genre de scandale; et la paix pour les infidèles, les hérétiques et les hérésies est sans doute assurée. Dans de telles circonstances, les tenants de la Tradition ne peuvent apparaître que comme des fauteurs de trouble, parce que, seuls, ils sont logiques avec la foi de toujours.<span>»</span></span>
    </p>

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  17. approfondire è meglio1 febbraio 2010 alle ore 18:49

    a Roma si fa di peggio, il Papa va addirittura in Sinagoga e si lascia fare l'esegesi su "Israele-PopoloTerra" dal Rabbino Capo...

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  18. Finché resta su Popolo-terra...

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  19. d’après cette loi il doit mourir2 febbraio 2010 alle ore 03:12

    ......"c’est quelqu’un qui ne croit pas en Jésus-Christ Fils de Dieu, c’est quelqu’un qui pense que Jésus est un imposteur, c’est quelqu’un qui ne croit en rien aux sacrements de l’Eglise et à ses mystères (Trinité, Incarnation, Rédemption), c’est quelqu’un, surtout, qui prend comme critère de jugement la Thora."
    Inoltre, massimo del paradosso, è anche uno che si sente in diritto di imporci chi fare e chi non fare santo, ed ha pure qualcosa a che ridire sui nostri mal di pancia sul CVII (per la gioia dei filo israeliani del blog).

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  20. Stiamo freschi se ci dividiamo in fascisti, progressisti e centristi (democristiani?). Se però sarà necessario, pazienza!

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