Post in evidenza

MiL è arrivato a 20.000 post, ad maiorem Dei gloriam! #messainlatino #blogmil #sonosoddisfazioni #20000

Con piacere, ed una punta di sana soddisfazione (per il traguardo che ripaga i tanti nostri sacrifici) avvisiamo i nostri lettori che il blo...

domenica 24 gennaio 2010

Il solenne pontificale di S. E. mons. Burke

Ecco le prime immagini del solenne pontificale in forma straordinaria (al trono, per graziosa concessione di S.E. mons. Oliveri, vescovo del luogo) celebrato oggi stesso da S.E. l'Arcivescovo Raymond Burke, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, nella chiesa parrocchiale di Artallo (Imperia), retta dal giovane parroco don Marco Cuneo.

Si celebrava oggi la festa di S. Sebastiano Martire, patrono e titolare della parrocchia.

Molto ispirata l'omelia dell'Arcivescovo, incentrata sulla comparazione tra la sanguinosa persecuzione anticristiana che colpì il soldato romano Sebastiano, e l'incruenta ma non meno insidiosa seduzione anticristiana che viviamo in un mondo secolarizzato. Come al santo Sebastiano venne offerta un'effimera libertà dalla prigione e dalle sevizie se avesse accettato di piegarsi al mondo e di adorare l'Imperatore, così la cultura dominante e i mezzi di comunicazione ci allettano con un'apparente libertà dalle costrizioni e dai comandamenti religiosi. Ma in un caso e nell'altro, quell'offerta di libertà contro Dio è in realtà un laccio di schiavitù. Per il testo integrale dell'omelia, vedete su Maranatha.

L'angelico, anzi serafico coro delle Suore Francescane dell'Immacolata ha reso la funzione ancor più toccante e coinvolgente.

Un pontificale tradizionale al trono non è cosa semplice ed è, liturgicamente parlando, estremamente ricco di gesti e simboli e di significato. Eppure, a detta di tutti, esso si è svolto non solo con precisione, ma anche con esemplare naturalezza e fluidità, facendo risaltare l'importanza del Santo Sacrificio che si compiva all'altare.

Ma ecco le foto:









.
Le Suore Francescane dell'Immacolata che hanno eseguito la Missa Brevis di Palestrina.
.

.
E i Solenni Secondi Vespri Pontificali.
.
.



30 commenti:

  1. Chiesa piccola ma gremita.
    Peccato manchino i giovani.

    RispondiElimina
  2. Bellissime foto!
    ho una domanda: perché ha usato due mitrie diverse? e in che momento sono state usate?

    RispondiElimina
  3. Una meraviglia vedere tante giovani suore innamorate del rito antico.

    Se mons. Olivieri ha educato egregiamente il suo clero, padre  Manelli non è da meno coi suoi frati, le sue suore di vita attiva e pure le suore di clausura.

    RispondiElimina
  4. <span>Se non ricordo male: 
    La mitra "preziosa" (per intenderci quella che si vede a destra, bianca ricamata) si usa per quando il vescovo entra ed esce, mentre la mitra dorata (la vedi posata sull'altare a sinistra, vicino al trono) si usa quando il vescovo siede. 
    Se il colore liturgico fosse stato il viola (o il rosa), non avrebbe usato la mitra preziosa e in sua vece avrebbe adoperato la dorata, mentre indosserebbe la mitra "piana" (tutta bianca senza ornamenti) per le parti ove sta seduto. Se il colore liturgico fosse stato invece il nero, avrebbe usato solamente la mitra piana. 
     
    Cappellano-cerimoniere: la memoria mi ha ingannato o ci ho azzeccato?  
     
    Vivissimi complimenti don Marco! </span>

    RispondiElimina
  5. ma chi ha diritto al trono......coda..........pivialisti?

    non era solo il vescovo nella sua diocesi e i padri cardinali in tutto l'orbe?

    Melanges liturgici che non giovano.

    RispondiElimina
  6. è la stessa cosa che ho pensato io... ma forse essendo lui prefetto del tribunale supremo della signatura apostolica probabilmente ne ha diritto.... essendo lui prossimo, anche, a ricevere la Sacra porpora....

    RispondiElimina
  7. no di certo....prossimo all'episcopato...mica uso mitra...e baculo?
    Paragone forte.

    RispondiElimina
  8. il Vescovo diocesano, Mons. Oliveri, ha facoltà di condedere i propri privilegi agli altri vescovi di passaggio in diocesi.
    Cosa che, infatti, egli ha fatto.
    Mons. Burke pertanto aveva pieno diritto e facoltà nell'uso del trono e del pastorale.

    RispondiElimina
  9. Una cosa è certa, mitria o non mitria. Anche in quella parrocchia il seme è gettato. Il Papa forse non può ancora celebrare il V.O. in prima persona, per non scandalizzare ed allarmare le anime belle moderniste che vi vedrebbero un gesto ostile (???), ma gesti come questi, comunque, lasciano il segno. Sarà un cammino lungo, ma ci si sta muovendo.

    RispondiElimina
  10. Io penso che il Papa celebrerà in VO solo dopo che saranno scaduti i famosi tre anni del motu proprio (che scadono quest'anno), secondo me scriverà lui un documento (che sicuramente cozzerà con le relazioni di alcuni vescovi) su come sono andate le cose in tre anni e poi celebrerà lui per la prima volta.

    RispondiElimina
  11. non credo che sia fattibile secondo le antiche norme....a meno ceh si voglia applicare il relativismo liturgico e disciplinare anche all'antico rito.

    RispondiElimina
  12. .........e intanto oggi brindano a un nuovo sito......

    RispondiElimina
  13. i colpi di coda non mancano

    RispondiElimina
  14. <span> per non scandalizzare ed allarmare le anime belle moderniste</span>
    bene, questo è un timore eccessivo e fuori luogo: anzi, prendere una decisione netta e ferma, celebrando in VO -checchè ne dicano i falchi modernisti- sarebbe un eccellente insuperabile segno di inversione di tendenza rispetto agli ultimi 4 decenni, che rassicurerebbe finalmente tutto il gregge sbandato in vario modo, sul fatto che si sta tornando sulla Strada Maestra, senza incertezze e senza equivoci! (e che non è un bel sogno o un incubo, ma realtà sicura, in atto, e senza ripensamenti).
    Invece tantissimi fedeli ancora per tanto tempo dovranno rimanere penosamente "strabici" (come ha detto Mons. D'Ercole), nell'atroce dubbio su QUALE "padrone servire"...
    (è giusto che il Papa abbia timore di quelle "anime belle" ?)

    RispondiElimina
  15. fino a Leone XIII vigeva la norma secondo la quale nessun vescovo poteva celebrare al trono fuori della sua diocesi, solo i cardinali, in virtù del primato romano, avevano fino ad allora il diritto a pontificare al trono ovunque (eccetto Roma e naturalmente solo se fossero insigniti dell'ordine episcopale o eventualmente avessero ricevuto il privilegio dei pontificali).
    Leone XIII cambiò tale norma antichissima stabilendo che se il vescovo diocesano lo concedeva un altro vescovo poteva usare la cattedra (detta, in italiano, anche trono).

    Bastava comunque leggere più attentamente il post della redazione per rendersi conto della concessione fatta da mons. Olivieri.

    Piuttosto la cattedra episcopale può avere il baldacchino solo se lo ha pure l'altare. E in questo caso mi parrebbe che l'altare ne sia sprovvisto.

    RispondiElimina
  16. Infatti: il trono può essere concesso dal Vescovo diocesano. Lo stesso dicasi per il pastorale. Su questo non credo vi sia molto da discutere. Qualche dubbio in più sull'uso della cappa che, dopo il concilio, può essere adoperata solo in diocesi (dunque dai soli Vescovi residenziali e, sembrerebbe, senza facoltà di delega). Se tale odierna disposizione è solo di cerimoniale, nella Messa di sempre può essere lecito applicare quanto in vigore precedemente, se invece ciò deriva da norme canoniche e/o istruzioni della Segreteria di Stato ecc..., allora non sembra lecito l'uso della cappa se non nei limiti sanciti attualmente.
    Altra perplessità desta la presenza dei "gentiluomini" in "cravatta bianca": privilegio esclusivo dei Cardinali: i Vescovi hanno i famigli che indossano la talare senza cotta.
    Appare abuso anche la croce pettorale e (forse, ma non si vede bene dalle fotografie) l'anello del Prete assistente: egli indossa le insegne di Canonico minore effettivo della Cattedrale di Milano e, non essendo anche Prelato di nomina Pontificia, non può usare tali insegne al di fuori della propria diocesi; non gli sarebbe concesso (fuori diocesi) neanche l'uso della talare paonazza (men che meno del rocchetto e della mantelletta).

    RispondiElimina
  17. Per quello che io ne so quando il vescovo concede il Trono ad un altro Vescovo gli concede anche tutti i privilegi ad esso legati, compresa la cappamagna, i pivialisti di cattedra etc.
    C'è un responso della Congregazione dei Riti (se non erro degli anni venti) che chiarisce, concedendo anche i Diacono Assistenti. L'uso dei due Diaconi assistenti abitualmente però si omette in quanto essi presupponngono, per logica, il capitolo parato (che non può pararsi se non in presenza del Vescovo diocesano).
    Ho cercato, ma non ho trovato una norma che vieti l'uso del baldacchino al trono se esso manca al tabernacolo (sicuramente è questione di buon senso) ma mi è parso di notare che sul tabernacolo vi sia un piccolo ciborio, quindi il Santissimo ha il suo naturale baldacchino.
    I famigli o comunque i gentiluomini nobili in abito civile per il lavabo sono contemplati dai vari cerimoniali.
    Quanto al prelato, mi ricordo di aver letto da qualche parte che i Canonici del Duono di Milano sono stati elevati da Leone XIII a Prelati Domestici, quindi hanno il diritto agli abiti prelatizi in tutto il mondo.
    Altra questione sono le insegne, che bisogna vedere con quali limitazioni sono state concesse. Penso che se il Monsignore le ha portate avrà avuto sicuramente il permesso.

    RispondiElimina
  18. Questo pontificale al trono è strano: non si vedono i diaconi assisteni, per il resto ok.

    RispondiElimina
  19. Non è affatto strano : leggiamo le spiegazioni rituali contenute soprattutto nell'intervento di Ospite delle ore 12,23.
    Il Reverendo Parroco è uno stimato liturgista : non avrebbe mai fatto disatteso le rubriche.
    Lo stesso dicasi per Sua Eccellenza Mons. Burke che è molto attento alle prescrizioni contenute nel  Pontificale Romano.
    Noi siamo abituati ai Diaconi assistenti è vero ma , come ha spiegato l'Ospite delle 12,23 : " L'uso dei due Diaconi assistenti abitualmente però si omette in quanto essi presupponngono, per logica, il capitolo parato (che non può pararsi se non in presenza del Vescovo diocesano)".
    Facciamo le congratulazioni al Reverendo Parroco per il suo zelo liturgico ed anche per il suo coraggio ( cosa assai rara).
    Organizzare un Pontificale al Trono è non solo difficile ma ... snervante .
    Don Marco avrà avuto dei validi collaboratori che gli hanno permesso di alzare il trono ( con baldacchino) cosa che, vi assicuro, è assai difficile ... se deve esser fatta usufruendo del volontariato di alcune brave persone senza dover ricorrere ai costosi rimedi dei pochi "apparatori" rimasti nel territorio italiano ...
    Bravissimo don Marco !!!

    RispondiElimina
  20. L'intervento di Ospite delle 12.23 è corretto sino a metà (fino al discorso sul baldacchino compreso).
    Assolutamente in disaccordo, invece, nel prosieguo:
    <<...I famigli o comunque i gentiluomini nobili in abito civile per il lavabo sono contemplati dai vari cerimoniali...>>. Quali cerimoniali??? Di cerimoniale ne esiste uno solo e si chiama Caeremoniale Episcoporum (gli altri sono commentari editi da studiosi) e in detto "Caeremoniale" i gentiluomini in abito civile sono contemplati solo per i Cardinali. In particolare: se il gentiluomo del Cardinale fa parte dei suoi famigli (e in tal caso sarà uno solo), starà col suo abito (un tempo era quello c.d. "alla spagnuola") presso il trono o la credenza. Se, invece, i gentiluomini incaricati del lavabo sono autorità laiche (un tempo la magistratura civica, oggi potrebbe essere, a dispetto dello Stato laico, il sindaco o altra autorità civile) essi stanno ai primi posti fra il popolo (il c.d. "coro senatorio") e vengono chiamati da un cerimoniere al momento di ministrare per il lavabo, accedendo in prebiterio preceduti da un mazziere e indossando un velo bianco sulle spalle prima di ricevere bacile e brocca, la cui acqua veniva antecedentemente "pregustata".
    Ma ribadiamo il concetto: tutto ciò vale solo per i Cardinali, non già per i Vescovi o per i "Cardinabili".
    Quanto al Prete assistente è troppo facile scrivere: <<...mi ricordo di aver letto da qualche parte che i Canonici del Duono di Milano sono stati elevati da Leone XIII a Prelati Domestici, quindi hanno il diritto agli abiti prelatizi in tutto il mondo...>>. Anch'io ho letto da qualche parte che a Medjugorje è apparsa la Madonna!!!
    Comunque, anche se la concessione prelatizia Pontificia fosse vera (e non lo è), varrebbe per i Canonici Maggiori, non già per il nostro Prete assistente, il quale appartiene ai Canonici Minori, che godono della talare paonazza e della croce pettorale solo per effetto di una riforma degli statuti risalente neanche a dieci anni or sono.
    Quanto ai diaconi assistenti, la loro presenza non è assolutamente legata alla presenza del Capitolo parato. Il "pontificaletto", come si chiamava il Pontificale al trono senza diaconi assistenti, trovava (e trova) la sua ragione più nella praticità necessaria alle piccole Chiese che non in altri motivi. Non esistono norme che impediscano (ad esempio) il Pontificale al trono di un Abate regolare con i diaconi assistenti, ancorché i monaci debbano assistere in coro con la propria cocolla e non parati.

    RispondiElimina
  21. Ma ci rendiamo conto di quanti esperti liturgico-cerimoniali del rito antico ci sono?
    Dove si sono formati se non c'è nessun istituto per farlo?

    Non è forse una grazia del Signore?
    40 e più anni di desertificazione non sono riiusciti ad estirpare l'amore al rito antico, alle norme, certo complesse, che lo regolano. Perché questi esperti dell'apparato cerimoniale liturgico antico non sono nonagenari formatisi negli ultimi anni di Pio XII. No, Sono tutti nati dopo il Vaticano II e dopo la riforma liturgica; e spesso, molto spesso, per i primi decenni della loro vita questi giovani non hanno conosciuto altro che il Novus Ordo.

    Ne siano rese grazie al Signore.

    RispondiElimina
  22. Bel commento quello di Andrieu che fa molto riflettere.
    Bravo !

    RispondiElimina
  23. Sì, quello che evidenzia Andrieu pare proprio un segno del Cielo che ci invita a sperare, perchè il ritorno alla Liturgia perenne è nella Volontà stessa di Dio: anche se un'intera generazione o due avessero del tutto dimenticato il degno culto a Dio, consegnato fin dalle origini a Pietro, e anche se la Chiesa fosse ridotta solo ad un ammasso di pietre, da quelle pietre il Signore susciterà i nuovi Santi !

    RispondiElimina
  24. Don Francesco Ramella27 gennaio 2010 alle ore 11:53

    <p><span>Carissimi lettori,</span>
    </p><p><span> </span>
    </p><p><span><span><span>                        </span>vorrei richiamare l’attenzione su un male molto diffuso nell’ambiente tradizionale che, oltre a non essere di alcuna edificazione, crea asprezze e scoraggiamenti. Questo male multipliciter dicitur: “critica irragionevole”, “critica sempre e comunque”, “critica corrosiva”, “critica invidiosa”…senza dubbio avrete capito di cosa sto parlando.</span></span>
    </p><p><span>Qualche piccolo esempio ci può aiutare a diagnosticare meglio il male.</span>
    </p><p><span>Un anno fa un novello Sacerdote (scusate il ricordo personale!) canta la Prima Santa Messa in forma straordinaria; molti siti ne danno notizia. Ed ecco che, all’improvviso, un gran tumulto si diffonde tra alcuni “liturgisti V.O.”: forse la gioia dell’evento? Ma no! Ben altra preoccupazione turba quegli scrupolosissimi osservatori: con quale diritto il Sacerdote utilizza le trasparenze rosse sulle maniche del camice?!?…E giù, per settimane, una battaglia all’ultimo Decreto della Sacra Congregazione dei Riti!</span>
    </p><p><span>Or non è molto l’ICRSP organizza una Solenne Processione in onore di Maria Santissima in Roma: atto di Culto pubblico importante, grande partecipazione, grande visibilità…ma l’occhio attentissimo di taluni “araldi della Tradizione” è sempre in agguato: luccica…poi individua la ghiotta preda e infine dà fiato alle trombe: abiti ridicoli, Monsignore sì Monsignore no, “Versailles è tramontato!”…et reliqua.</span>
    </p><p><span>Il Signor Cardinale Dario Castrillòn Hoyos pontifica nelle Marche poche settimane fa…e la voce dei “beati” si leva in tono commiserevole per rimarcare il portamento della Cappa.</span>
    </p><p><span>Infine or viene il giorno – ahi, fero giorno! – in cui Mons. Burke si reca ad Imperia per pontificare al Trono…apriti cielo! Coloro che al solito sono pronti a cogliere con acutezza gli aspetti sostanziali degli eventi si scatenano…Cappa? Trono? Baldacchino? Vesti canonicali illecite? Gentiluomini riservati ai Cardinali? Una tragedia!</span>
    </p><p><span>Sebbene quest’ultimo episodio sia quello che mi ha indotto a scrivere queste poche considerazioni, non entro nel merito delle singole questioni. Potremmo stare ore e giorni a discutere se il Ciborio dell’Altare sia de facto un baldacchino e dunque consenta di sovrapporre un secondo baldacchino su Trono oppure no …tuttavia de minimis non curo.   (continua...)</span></p>

    RispondiElimina
  25. Don Francesco Ramella27 gennaio 2010 alle ore 11:54

    <p><span>(...segue)Personalmente non credo che quanti si gettano con tanto ardore in queste osservazioni siano animati sempre da uno spirito sincero di amore per la Verità; non credo neppure che tutti abbiano competenze e strumenti (ad esempio una fornita biblioteca di testi liturgici) per condurre indagini liturgiche in sé per nulla semplici. Non credo parimenti che si tenga sempre opportuno conto dell’oggettiva difficoltà di applicare integralmente il vecchio Coerimoniale Episcoporum in una situazione canonica profondamente mutata; il Codex Iuris Canonici attualmente in vigore non è più quello in vigore nel ’62 e ciò crea oggettivi problemi non sempre di facile risoluzione (si pensi ad esempio alle classi di monsignorato attualmente in vigore, non più precisamente collazionabili con quelle vecchie e ai problemi che ne derivano relativamente alle vesti dei prelati). </span>
    </p><p><span>Questo vociare non giova al mondo della Tradizione; chi da fuori legge determinate critiche inter nos non può che riderne e farsi un’idea assolutamente erronea dei cattolici legati alla forma straordinaria. Perché non gioire insieme per gli eventi tesi a risvegliare e a diffondere l’amore per la Tradizione anziché scannarci? Perché non ringraziare coloro che con tanta (veramente tanta!) fatica si dedicano anima e corpo alla realizzazione di queste impegnative celebrazioni e sostenerli con fraterna vicinanza e con la preghiera?</span>
    </p><p><span>Comincio io a dare il buon esempio. </span>
    </p><p><span>Un ringraziamento a S.E.R. Mons. R. Burke, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, che ha celebrato per noi i Divini Misteri e ci ha onorati con la sua presenza. Un ringraziamento a S.E.R. Mons. Mario Oliveri, vescovo di Albenga-Imperia, che ha voluto concedere di cuore il Trono e gli Onori ad esso connessi a S.E.R. Mons. Burke come segno di personale stima e amicizia, nonché di deferenza verso uno tra i primi Collaboratori del Santo Padre. Un ringraziamento a Mons. Angelo Amodeo, Canonico del Capitolo Metropolitano del Duomo di Milano, che con grande sollecitudine non cessa mai di operare a favore della Tradizione, incurante di ogni fatica. Infine un ringraziamento all’Arciprete di Artallo, Canonico Marco Cuneo, per la grande cura con cui ha saputo organizzare ogni cosa e a tutti i Signori Canonici, i Sacerdoti e i chierici intervenuti.</span>
    </p><p><span> </span>
    </p><p><span>Don Francesco Ramella</span></p>

    RispondiElimina
  26. Mi associo TOTO CORDE all'impareggiabile commento, di alto valore ecclesiale, del Reverendo Don Francesco Ramella.
    Se le osservazioni che abbiamo letto, in questa ed in altre occasioni, fossero dettate solo dal grande amore ( e conoscenza) dell'antico rito ed anche dalla volontà di progredire sempre più a lode della Divina Maestà, ben vengano : fa sempre piacere apprendere cose nuove dai competenti in materia liturgica.
    Ribadisco, come ho fatto due giorni fa, agli organizzatori del Pontificale al Trono il mio personale e devoto ringraziamento per quanto hanno fatto, splendidamente !
    Prima ancora di fare qualche osservazione, sia pur legittima se , come ho scritto sopra, è formulata solo con termini costruttivi, noi dovremmo ringraziare chi , con dispendio di fatiche personali e anche economiche, ha donato alla comunità " un angolo di Paradiso".
    Noi tutti sappiamo quanto è difficile costruire, dopo decenni, questo radioso e fertile " giardino liturgico" .
    La critrica di "rivogliamo i colonnelli" è un esempio di come la persecuzione e l'irrisione stiano sempre in agguato nei confronti dei lavoratori della vigna del Signore.
    Mostriamo quindi il nostro affetto, la nostra condivisione e il nostro amore nei confronti soprattutto dei Sacerdoti che dimostrano il coraggio di seguire la Tradizione ( invece che starsene nascosti in attesa di vedere " come va a finire ).
    L'affetto nei confronti del Sacerdoti, tutti i Sacerdoti, è un obbligo : il Signore sa premiare coloro che amano i Sacerdoti.
    Viceversa il Signore punisce sterilizzando le vocazioni  coloro che non sentono nel cuore di amare il Sacerdozio cattolico !
    Siamo un poco tutti meno "esperti" e più amorevoli verso i coraggiosi araldi della tradizione !
    Criticare è sempre facile ... realizzare molto meno ...
    Cominciamo a scrivere " bravo, grazie " !
    Il Signore lo apprezzerà ancor più delle sferzate che ho dovuto leggere qua, incuranti anche dell'età di alcuni solitari propugnatori della Tradizione.
    Sia questo il nostro proposito soprattutto in vista dell'imminente Quaresima.
    Che il Signore  doni ai nostri cuori  i sentimenti dell'affetto e dell'amore .

    RispondiElimina
  27. Spesso si tratta di esteti che voglion far sfoggio della loro cultura in campo di cerimoniale. Sarebbe bello se tutti fossero esperti. Ma dopo tanti anni gli anziani molte cose le han dimenticate, i giovani devono imparare. Qualche pecca nel cerimoniale ci fu anche nella Messa del card. Castrillon in S. Maria Maggiore nel 2003.

    Questi ipercritici lasciamoli crogiolarsi nel loro brodino di dado.

    RispondiElimina
  28. Redazione di Messainlatino.it28 gennaio 2010 alle ore 00:40

    Finalmente un po' di buon senso.

    RispondiElimina
  29. Alquanto sorprendente quest'ultimo intervento: se in un luogo virtuale deputato alla discussione...si vuole discutere, non capisco che male ci sia. L'importante è scrivere le cose come stanno e con il dovuto modo. Se la discussione, ad un certo punto, è sfociata in dettagli cerimoniali, mi chiedo ancora una volta: che male c'è? Troppo facile puntare il dito con presunti <<esteti>>, invitando <<questi>> a <<crogiolarsi>>. Troppo facile e offensivo! Anche perché con buona probabilità sono tutte persone che, al di là di un libero diritto di critica, immagino liete e soddisfatte nel constatare il fiorire di iniziative come questa nel solco della Tradizione. Nessuna parola, invece, a commento di chi denigra e sbeffeggia la medesima Tradizione (cfr. intervento di "rivogliamo i colonnelli", al momento cancellato dalla discussione). Cerchiamo di distinguere tra l'educata critica costruttiva di chi, comunque, condivide certe iniziative e l'ingiuria gratuita. Altrimenti c'è da pensare che anche chi fa il buonista invitando a smorzare i toni, lo fa solo per dar sfoggio di buonismo!</crogiolarsi></questi></esteti>

    RispondiElimina
  30. io sono uno dei pivialisti.... è stata un emozione essere lì

    RispondiElimina