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Francesco, le nuove esequie papali e il suo peronismo

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venerdì 24 luglio 2009

A Cagliari.

Abbiamo parlato nei giorni scorsi della difficile situazione nell'arcidiocesi sarda. In attesa di avere maggiori informazioni circa i minacciati colloqui d'agosto a Mandas sull'antica liturgia, diamo atto che, come da tempo indicato nella nostra pagina con l'elenco delle Messe, nella città di Cagliari è comunque celebrata, ogni domenica e festa di precetto, una S. Messa in forma straodinaria nella stupenda Basilica Magistrale di Santa Croce, in via Santa Croce (quartiere Castello), alle ore 11,00. Ecco un paio di immagini:




22 commenti:

  1. si ok, però so di certo che il sacerdote, persona degnissima e sacerdote zelante, chiamato dal vescovo a celebrare quella messa non è molto contento di celebrare con il rito tridentino e questo è risaputo anche in curia. Perchè lui e non uno che lo poteva fare con piacere?

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  2. La solita riserva indiana!!!

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  3. Oh Maria Bonaria, debbo far notare che i nativi americani furono posti nelle riserve dopo la loro sconfitta. Noi invece prima della Vittoria finale. Mera illusione fu dell' Antistite Nostro il tentativo di ghettizzarci.

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  4. Per rimanere nella bella terra di Sardegna suggerisco ai cagliaritani di sottoporre la questione al presidente emerito e senatore a vita Francesco Cossiga. Il nostro si e' sempre definito "cattolico liberale" (certo che per il popolo sovrano i due concetti sono sinonimi), ma non ha esitato a evidenziare l'incoerenza del Card. Tettamanzi che vieta la Messa Tridentina e poi consente le danze e i bonghi in duomo per tacere quel che e' accaduto sul sagrato. Io lo manderei a Riadh a fare la processione di S. Ambrogio.

    FdS

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  5. Insomma, questo piccolo convegno s'ha da fare o non s'ha da fare?

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  6. Fino a che non si apriranno le parocchie al VO con celebrazioni in orario appropriato, le riserve indiane aumenteranno di numero, ma non di ...relegati.
    Non si può pensare che i fedeli dalle periferie convergano al centro alle 8 o alle 19 del sabato o della domenica, e viceversa.
    Comunque, chi la dura la vince.

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  7. Certo che si farà il convegno. Semplicemente perché per impedirlo si dovrebbe produrre un decreto che proibisca di parlare del Papa, di meditare sulla sua dottrina, di riflettere sul modelo che ci da di un uomo di avanguardia, alla punta di diamante del movimento liturgico moderno. Questo movimento ordinato e coordinato dal Vicario di Cristo e da tantissimi vescovi fedeli ha come unico scopo instaurare omnia in Cristo. Però rimanda nell'armadio delle vecchie cose il falso movim. Liturg. che aveva come scopo di aprire porte e finestre della Chiesa al temporale devastatore del aggiornamento a tutte le vecchie lune delle più vecchie eresie mai conosciute.

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  8. Il convegno si farà. Bisogna vedere col tempo quale effetto produrrà la formidabile pressione psicologica che viene esercitata sui fedeli sia laici che sacerdoti.
    Non tutti possono avere la forza ed il coraggio di resistere a certe "torture".

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  9. @ Anonimo 14.35

    Sono molto vere le tue osservazioni. Ma quando si è in obbedienza al Vicario di Cristo e si è disponibili a portare la croce per il bene della Chiesa, non può mancare la forza ed il coraggio che proviene dal Signore.

    PaoloD.

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  10. La forza ed il coraggio chi non c'è l'ha non se la può dare. E per non vivere emarginati, irrisi e derisi all'interno del presbiterio un prete finisce per adeguarsi o far finta, in attesa di tempi migliori. Un naufrago può lottare quanto vuole contro le onde, ma quando è stremato, finisce per lasciarsi andare.

    Chi conosce l'ambiente clericale dall'interno conosce pure quanto possano essere pesanti certe cappe invisibili stese sulla testa di chi non marcia spedito nella direzione del sole radioso delle riforme postconciliari.

    il curiale

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  11. Riposto qui il commento inviato nella precedente discussione perché non mi ero accorto di questa, e perchè forse a questa è più pertinente.
    Giungo buon ultimo sull’onda della notorietà che anche qui nell’Urbe va acquisendo questa vicenda, e tengo a premettere che conosco i fatti solo per quanto riportato da Paix Liturgique e dai commenti che precedono. Non voglio, non posso quindi addentrarmi in disamine di merito, ma vorrei semplicemente far osservare che, in subiecta materia, non si tratta di essere tradizionalisti, progressisti, conservatori, liberali, moderati e/o via dicendo, e tantomeno si dà luogo per dialoghi sui massimi sistemi, liturgici e non solo liturgici. Si tratta solo di considerare un fatto: che esiste una legge universale, il Summorum Pontificum cura, che alle leggi universali “sono tenuti dovunque tutti coloro per i quali sono state date”, che rispettare la legge significa interpretarla e applicarla “secondo il significato proprio delle parole considerato nel testo e nel contesto; che se rimanessero dubbie e oscure, si deve ricorrere ai luoghi paralleli, se ce ne sono, al fine e alle circostanze della legge e all'intendimento del legislatore”, e che nel caso specifico tale fine, tali circostanze e tale intendimento sono espressi troppo chiaramente, per poter lasciar adito ad incertezze, nella Lettera ai Vescovi che il motu proprio accompagna.
    Orbene, mi permetto di escludere a priori che S.E. possa mai pretermettere di considerare tutto ciò, e meno che mai tenere tamquam non esset l'accorata Lettera pontificia, e rimango anzi nella fiducia - nella certezza! - che Ella non mancherà di assicurare il proprio paterno intervento ad un incontro di riflessione e di studio che ha tutta l’apparenza di un’iniziativa perfettamente legittima e appieno meritevole di positivo apprezzamento: “Mi viene in mente una frase della Seconda Lettera ai Corinzi, dove Paolo scrive: "La nostra bocca vi ha parlato francamente, Corinzi, e il nostro cuore si è tutto aperto per voi. Non siete davvero allo stretto in noi; è nei vostri cuori invece che siete allo stretto… Rendeteci il contraccambio, aprite anche voi il vostro cuore!" (2 Cor 6,11–13). Paolo lo dice certo in un altro contesto, ma il suo invito può e deve toccare anche noi, proprio in questo tema. Apriamo generosamente il nostro cuore e lasciamo entrare tutto ciò a cui la fede stessa offre spazio”.

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  12. @ il curiale

    E' compresibile quello che dici. Per noi laici può essere molto pesante, ma per un sacerdote può trasformarsi in una tortura.
    Dio ci aiuti!

    PaoloD.

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  13. A FdS: il Presidente Cossiga è da tempo iscritto alla nostra newsletter. Non v'è alcun dubbio, quindi, del suo interesse per le questioni della Tradizione cattolica, di cui s'è fatto in passato, e più volte, ispirato alfiere.

    Sul convegno di Mandas, buone notizie ci giungono, e dalle due sponde del Tirreno...

    Altro dirvi non vo', almeno per ora. Ma il meccanismo delle intimidazioni s'è inceppato. Lode alla fierezza dei sacerdoti e dei fedeli sardi!

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  14. A volte le sotterranee macchinazioni finiscono per ritorcersi contro chi le ha attuate. E così un piccolo convegno in una piccola parrocchia di provincia viene conosciuto, attraverso l'internet, in ogni angolo della terra.

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  15. Berrittaaduaspizzas

    Ma perché dobbiamo sempre subire questi Vescovi continentali che vogliono sempre soffocare tutto quello che viene da noi, dalla nostra gente, dalla nostra cultura, dalla nostra anima e imporci a tutti i costi le loro concezioni e le loro idee, come fossero gli unici padroni del Verbo? A che titolo possono pretendere di farlo? Perché vengono da regioni più ricche e (secondo loro) più “evolute”, oppure in nome dello sfruttamento che le loro regioni hanno consumato ai danni della nostra (come la Toscana, ai cui speculatori dobbiamo i disboscamenti devastanti dell’Ottocento e del primo Novecento, e ai cui cacciatori dobbiamo la depauperazione faunistica degli anni Sessanta ultimi scorsi)? Perché alla Congregazione dei Vescovi continuano a trattare la Sardegna come una colonia dove si possono tranquillamente mandare i neofiti a maturare titoli e gli indesiderati in esilio, secondo le esigenze degli equilibri di potere del momento e senza nessuna considerazione per le popolazioni? Guardate anche Alghero. Ma mi dite con quale logica hanno potuto mandare un Vescovo certamente persona degnissima - per carità! - ma completamente alieno alla cultura, alla mentalità, alla sensibilità locale, che di sicuro nemmeno aveva mai sentito una sola sillaba di algherese o del logudorese che si parla nel resto della Diocesi, e che tutta l’esperienza che poteva vantare era qualche anno di ausiliare a Torino e ventisei di parroco a Pozzo Strada (mancu a narrere chi fit cos’a ischire cale iscenziadu: a bula chi n’aiant pothidu acciappare in Sardigna de parracos coment’a isse e mezus de a isse, si aiant cherfidu! Ma isse est piemontesu, e issos ant su inari e su potere: abbaidade a Sodano, chi puru como chi no b’est prus faghet sa fronda dae segus). Infatti quasi non era arrivato che subito voleva cambiare i riti della Settimana Santa. . . Ma è logico! Cosa ne poteva sapere, cosa ne poteva capire, come li poteva sentire? Figuriamoci, gli saranno sembrati cose da sottosviluppati, perché per un piemontese abituato a considerare sviluppo solo quello economico più povero significa necessariamente sottosviluppato. E lo stesso, anzi peggio, si verifica con Mons. Mani, che alla totale alienità alla nostra cultura aggiunge la supponenza, la superbia e la prepotenza tipiche di certa mentalità toscana (non me voglia, Eccellenza, noi sardi siamo abituato a parlare chiaro), col risultato che quell’alienità si evolve fino a diventare disprezzo allo stato puro. Così, dopo aver vietato la Messa in sardo (anche se lì, bisogna dirlo, qualche ragione giuridica ce l’aveva), e dopo aver devastato il Duomo (Sopraintendenza e Procura, dove state?), sembra sia punto ora dalla vaghezza di “vietare” anche Mandas e Gesico, esperienza “colpevole”, ai suoi occhi, di un crimine gravissimo: quella di non rappresentare affatto il risultato di un’imposizione colonialistica, un portato della superiore civiltà dalla quale Egli proviene, bensì un semplice, ma genuino e squisitissimo frutto della nostra civiltà, del nostro modo di vivere e sentire la fede, della nostra storica fedeltà a Pietro, alla Chiesa, alle sue tradizioni e alle sue leggi.
    Perché, Eccellenza, non prova una volta a capirci, a rispettarci, ad amarci un po’ di più?

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  16. BERITTA, il problema non è, come dici tu, l'esser "completamente alieno alla cultura, alla mentalità, alla sensibilità locale, che di sicuro nemmeno aveva mai sentito", ma l'esser alieni tout court, o alienati.
    A Firenze ci sono stati vescovi di grande levatura, come Dalla Costa o Florit, ed erano veneti. Ora c'è un umbro, Betori, come umbro era il predeceSsore. E venivan da Roma
    Sei sicuro che qualche vescovo sardo abbia di recente fatto di
    meglio?
    L'arcivescovo di Cagliari, mons. MANI, non credo che avrebbe agito meglio nella sua Toscana.

    Si farà o non si farà il convegno?
    La REDAZIONE è speranzosa.
    Se si farà lo si dovrà a superiori interventi. Con la speranza che poi, una volta scornato, S. Eccellenza non la faccia pagar cara a preti e fedeli.

    I due sacerdoti dell'Istituto di Cristo Re di Gricigliano che guideranno l'incontro,rev.di Luzuy e Olazabal, son ottimi giovani sacerdoti, che ben conosco avendone seguito lo sviluppo della vocazione e la crescita umana, culturale e spirituale sin dalla loro entrata in seminario. Attualmente il primo esercita il suo ministero a Roma, il secondo a Madrid. Ma ci sentiamo e spesso ci vediamo ancora.

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  17. Berrittas mi spiace ma cattolico significa universale : che ci mandino un arcivescovo anche congolese, ma obbediente e fedele alla Dottrina.

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  18. E' più importante applicare IL CONCILIO o applicare un motuproprio che, oggettivamente, si mette di traverso al CONCILIO medesimo?

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  19. Il Concilio lo si applica molto, molto, molto di più celebrando la "Messa del Concilio", ossia quella del Beato Giovanni XXIII che fu la Messa dei Padri conciliari, anziché la nuova Messa, specie con le modalità concrete con cui viene correntemente sconciata.

    Il rito tridentino è la Messa del Concilio: sia che si condideri la Messa che veniva celebrata dai Padri, sia che si intenda quella riformata secondo la Sacrosanctum Concilium, ossia il Messale del 1965 che era l'antico rito con alcune parti facoltativamente in vernacolo e qualche taglio qua e là.

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  20. Replica ineccepibile ed inconfutabile.
    Il cattoprogressismo non e' altro che una delle tante categorie del cossiddetto debole pensiero.

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  21. Calestino V sei anni luce lontano da una lettura del Magistero di Benedetto XVI nella sua essenziale continuità con la Tradizione della Chiesa. Ma secondo te il Papa ci vuole allontanare dal Concilio? Forse ci vuole condurre alla sua retta interpretazione. E questo lo può fare solo Lui per Grazia di Dio!!!

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  22. Celestino V controlla la bussola, perchè stai andando nella luna.

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