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lunedì 23 marzo 2009

Sacro romano disordine. Visto da Magister.

Pubblichiamo ampia parte di un interessantissimo intervento del vaticanista Sandro Magister nel suo blog, permettendoci di interpolare alcuni nostri commenti in rosso. Tra qualche ora, quale ulteriore approfondimento di questi temi, che sono essenziali per comprendere le prospettive di evoluzione della Chiesa, anche e soprattutto inerenti il recupero della Tradizione, metteremo a disposizione dei lettori un altro brano tradotto dello studio dell'abbé Barthe sulle opposizioni curiali al Papa.


[..] la solitudine che papa Ratzinger sperimenta è più dentro casa che fuori. Fuori, la gente semplice è con lui. La domenica mezzogiorno piazza San Pietro non è mai stata così affollata, nemmeno con Giovanni Paolo II. La popolarità che ha incontrato nei viaggi è stata finora superiore alle attese, anche su piazze difficili come gli Stati Uniti, la Francia, l’Australia. Quando è lui di persona che parla o che scrive, incute rispetto e ammirazione in chi personalmente lo ascolta o lo legge. Il primo volume del suo “Gesù di Nazaret” è stato un successo mondiale. Ma se si chiede ai prelati di curia se l’hanno letto, quasi tutti rispondono no.

È nei palazzi vaticani, nell’apparato dei vescovi e del clero che Benedetto XVI raccoglie più ostilità. Quando s’è trattato di medicare le ferite aperte dalle dichiarazioni antisemite e negazioniste del vescovo lefebvriano Richard Williamson, Benedetto XVI è stato capito e sostenuto più dagli “amici ebrei” che da tanti uomini di Chiesa. Questo è ciò che lui stesso ha scritto nella lettera ai vescovi con la quale ha voluto chiudere il caso.

Ma prima del caso Williamson, a far scoppiare le ostilità contro il papa c’era stata la sua decisione di revocare la scomunica a lui e agli altri tre vescovi della comunità scismatica lefebvriana. Per molti vescovi, preti e intellettuali cattolici, infatti, i lefebvriani sono dei paria. “Sono un gruppo al quale non riservare alcuna tolleranza, contro il quale poter tranquillamente scagliarsi con odio”, ha scritto Benedetto XVI nella lettera.

Il paradosso è che questa ripulsa nei confronti dei lefebvriani alligna soprattutto tra gli uomini di Chiesa che più esaltano il dialogo e l’ecumenismo. I quali hanno immediatamente colto nel gesto di clemenza fatto dal papa nei confronti del lefebvriani l’occasione per accusare Benedetto XVI d’essere come loro reazionario, antimoderno, anticonciliare e persino antisemita. Ma questa è proprio la logica dell’intolleranza nei confronti degli intoccabili, ha scritto ancora Ratzinger nella lettera: “Se qualcuno osa avvicinarglisi – in questo caso il papa – perde anche lui il diritto alla tolleranza e può pure lui essere trattato con odio, senza timore e riserbo”.

Perché finalmente si capisse il senso della revoca della scomunica ai lefebvriani, Benedetto XVI ha dovuto prendere carta e penna e scrivere di suo pugno una lettera che non ha uguali nel papato moderno, per il suo stile diretto.

Nelle settimane precedenti, infatti, la curia non lo aveva per niente aiutato, anzi, gli aveva fatto solo danno. La dichiarazione di revoca della scomunica era stata redatta da due cardinali, ìl colombiano Darío Castrillón Hoyos e l’italiano Giovanni Battista Re, tra loro divisi su tutto: il primo che spasimava per l’abbraccio con i lefebvriani, il secondo che non ne voleva proprio sapere e accettò di firmare solo per obbligo d’ufficio, in quanto prefetto della congregazione per i vescovi. Diedero così alla stampa un decreto scombinato, incomprensibile, senza una parola che spiegasse le ragioni del papa e trascurando che nel frattempo circolavano già dappertutto le aberranti tesi negazioniste del vescovo Williamson, uno dei graziati.

La notizia che ne derivò fu in tutto il mondo la seguente: Benedetto XVI riaccoglie nella Chiesa cattolica i lefebvriani, e l’antisemita Williamson è il loro campione.

Niente di più falso. Ma il disastro era fatto, di governo e di comunicazione. Quella curia che dovrebbe agire come un sol uomo a sostegno del papa, di fatto gli si era mossa contro.

L’ultimo papa che incise sull’apparato vaticano fu Paolo VI, che potenziò il ruolo della segreteria di stato. Ma dopo di lui papa Karol Wojtyla lasciò la curia a se stessa, se ne disinteressò totalmente. Ed essa si feudalizzò. Ratzinger, da cardinale, assistette alla metamorfosi e ne ricavò questa lezione: “Una delle cose che a Roma ho capito bene è saper soprassedere”, disse in un libro-intervista del 1985. “Saper soprassedere può rivelarsi positivo, può permettere alla situazione di decantarsi, di maturarsi, dunque di chiarirsi”.

Da papa, in effetti, con la curia si è finora comportato così. Poche nomine diluite nel tempo, poche delle quali fortunate. E un segretario di stato, il cardinale Tarcisio Bertone, al quale i grandi feudatari, da Achille Silvestrini ad Angelo Sodano alla cui ombra si sono costruite molte carriere, non perdonano di non essere uno dei loro. Bertone non solo non governa la curia, non controlla nemmeno la sua segreteria di stato, zeppa di funzionari che gli remano contro, a cominciare dal numero due, il sostituto, l’arcivescovo Fernando Filoni.

È molto esile, in Vaticano, la cerchia dei fedelissimi a Benedetto XVI: oltre a Bertone e al segretario personale del papa Georg Gänswein, vi si annoverano il prefetto della congregazione del culto divino Antonio Cañizares Llovera, il prefetto della congregazione delle cause dei santi Angelo Amato [il quale peraltro è sfavorevole alla Messa antica: si veda qui], il ministro della cultura Gianfranco Ravasi [che per vero è solitamente considerato un progressista di scuola martiniana. Ma non si può non ammirare la sua profonda cultura, anche letteraria e umanistica, che rende i suoi libri godibilissimi e profondi ad un tempo. Anche se è stato fatto notare lo 'scivolone' (che peraltro ci parrebbe involontario) sul Gesù di Nazaret del Papa, nella cui introduzione Ravasi, contraddicendo l'Autore, scrive che il Gesù reale non è quello storico: si veda qui], il direttore dell’”Osservatore Romano” Giovanni Maria Vian, più pochissimi altri.

Ma anche questi sono lontani dal fare squadra tra loro. E nemmeno fanno squadra con ecclesiastici di peso esterni al Vaticano. La conferenza episcopale italiana ha personalità di sicura fede ratzingeriana come i cardinali Angelo Bagnasco, Agostino Vallini, Angelo Scola, Carlo Caffarra, Camillo Ruini, gli arcivescovi Giuseppe Betori [nemmeno questo favorevole alla visione liturgica del Papa: basti pensare al suo 'negazionismo' circa gli ostacoli frapposti dai vescovi italiani all'applicazione del motu proprio: si veda qui] e Mariano Crociata. Ma tra Bertone e la Cei c’è ruggine, perché il primo vorrebbe esercitare un potere di guida che la seconda non è disposta a concedergli. Un esempio di divergenza tra la segreteria di stato e la Cei si è avuto col caso di Eluana Englaro, divergenza ben marcata dai due rispettivi giornali: tanto appassionato e impegnato “Avvenire” quanto taciturno e distaccato “L’Osservatore Romano”.

Nella sua lettera ai vescovi, Benedetto XVI ha citato san Paolo: “Se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi gli uni gli altri”. Ha ammonito la curia a lavorare concorde e d’intesa con i rappresentanti dell’episcopato mondiale. Ma pochi giorni prima la sua curia gli aveva assestato un altro brutto colpo.

Come vescovo ausiliare della diocesi di Linz, in Austria, il cardinale Re [interessante] aveva indotto il papa a nominare Gerhard Wagner, senza mettere nel conto che questi, per la sua fama di conservatore, riscuoteva forti ostilità tra il clero e i vescovi austriaci. Ostilità che sono puntualmente esplose dopo la nomina, con un crescendo che ha costretto prima Wagner a rinunciare e poi il papa ad acconsentire alla sua rinuncia. Botto finale: uno dei capi della rivolta antipapale, Josef Friedl, prete di punta della diocesi di Linz, ha pubblicamente dichiarato di convivere con una compagna e di non tenere in alcun conto l’obbligo del celibato, con l’approvazione dei suoi parrocchiani e di altri preti austriaci, anch’essi anticelibatari.

Incassato questo colpo, il giorno prima di partire per l’Africa Benedetto XVI ha pensato bene di indire per tutti i preti cattolici un anno speciale di meditazione, sotto la protezione del santo Curato d’Ars e col titolo: “Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote”.

21 commenti:

  1. Mi sembra che Magister abbia colto nel segno.
    Il Papa, come lui stesso ha detto, forse non sarà solo: è circondato da nemici, spesso pezzi da 90. I pochi ecclesiastici fedeli, peraltro non organizzati, non
    son in grado di tener testa agli ostili.
    Il dar tempo al tempo, può darsi che si riveli una tattica producente: per ora i risultati son negativi. Ma il Papa conosce le trame della Curia: speriamo che abbia imboccato la strada giusta per non essere troppo ostacolato nella sua missione.

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  2. Non so come andrà a finire. Preghiamo per il Papa. Anche con Giovanni Paolo I la Curia si mise contro. Basti pensare alle difficoltà che Papa Luciani incontrò per la nomina del nuovo Patriarca di Venezia (il card. baggio gli si mise contro). Ci vorrebbe una riforma draconiana, alla Paolo III o alla Pio V, della Curia o riducendo il numero dei dicasteri o chiamando alla loro guida (Famiglia, laici, A.P.S.A., Affari economici) dei laici di modo che gli appetiti cardinalizi fossero fortemente ridimensionati. Comunque il papa un'arma ce l'ha. Ogni capo dicastero dura in carica cinque anni per cui se non dà prova, innanzi tutto, di fedeltà, ... Mi meraviglio che Magister non abbia messo nel noveri dei fedeli al Papa il card. Levada. E' stato lui che l'ha chiamato a Roma neppure venti giorni dopo l'elezione. Alessandro

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  3. Dimenticavo di segnalare che Magister ha omesso nella lista dei fedelissimi del Papa quello di mons. Burke, arcivescovo emerito di Saint Louis (U.S.A.), posto a capo, da qualche mese, della Segnatura Apostolica. Ricordiamoci una cosa di Magister: quando muore un Papa bisogna legere i suoi articoli per conoscere chi NON sarà eletto. Nel 1978 non fece MAI nè il nome di Wojtyla nè quello di Luciani. Nel 2005 fino alla noia ripetè che Rodriguez Maradiaga (Honduras) aveva ottime chances. Lo si è visto. Alessandro

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  4. Se devo essere sincero, generalmente parlando, io non prendo per oro colato ciò che scrivono i giornalisti.

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  5. Non sono mica infallibili (i giornalisti).

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  6. Mai prendere per oro colato gli articoli dei vaticanisti. Che non sia stato nominato l'ottimo mons. Burke tra i fedelissimi del Papa, non è importante. L'importante è il quadro generale che difficilmente è smentibile. Io sarei felicissimo d'una smentita veritiera, nei fatti.

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  7. Per decenni veniva citata, come appartenente al cosiddetto "terzo segreto di Fatima" un frase del tipo " La Chiesa si spaccherà in due e ci saranno cardinali contro cardinali, vescovi contro vescovi, sacerdoti contro sacerdoti".
    Quando finalmente il terzo segreto è stato svelato integralmente ho tirato un sospiro di sollievo : la frase che tante volte avevo letto, in forma ufficiosa, in realtà non c'era !
    Ma la sostanza profetica, aimè, c'era e eccome !
    Dopo un lungo periodo anestizzante del Pontificato di Giovanni Paolo II, che comunque la "cantò" chiaramente in fatto di ortodossia di fede e di morale, la malattia è esplosa in tutta la sua virulenza in questo pontificato.
    Giovanni Paolo II proclamava ma "qualcuno" , in maniera subdola, filtrava e rimaneggiava...
    Succede anche ora, soprattutto per opera di certi esperti di comunicazione...
    Certamente qualcuno butta benzina sul fuoco... con lo scopo di provocare l'esasperazione di certi cattolici "illuminati" che prima ancora di piacere a Dio si preoccupano di compiacere agli uomini.
    In questa ottica si spiega l'assordante silenzio da parte di Vescovi e Sacerdoti sugli attacchi che il Papa riceve dal mondo esterno.
    Che il Signore aiuti e protegga il Papa e la Chiesa Cattolica posta nel mondo per salvare le anime !
    Andrea Carradori

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  8. Purtroppo, caro Alessandro , cito la tua frase fra parentesi ( Nel 2005 fino alla noia ripetè che Rodriguez Maradiaga (Honduras) aveva ottime chances. Lo si è visto. Alessandro ) quella purpurea candidatura ha vasti consensi non solo di stampa ...
    Il TG2 gli ha dedicato un lungo intervento quando il Cardinale ha presentato a Roma un libro sull'economia.
    Alcuni miei amici "illuminati ed illuministi", che non credono allo Spirito Santo, lo danno già papa...
    Purtroppo nel caos teologico sacerdotale questo pontificato è considerato come una specie di inciampo momentaneo, di distrazione dello Spirito Santo ...
    vista l'età del Papa essi "resistono" fiduciosi che poi torneranno a ballare ...

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  9. caro anonimo delle 15,33, dimmi: il card. Oscar Andres Rodriguez Maradiaga, S.D.B., arcivescovo di Tegucigalpa (Honduras), ha dalla sua parte anche lo Spirito Ssanto? Senza di quello i suoi amici proprio non possono fare nulla. Alessandro

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  10. Di ballare non han mai smesso.
    Han cambiato tutù.

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  11. Ma non crederete per caso che lo Spirito Santo debba per forza far eleggere sempre il miglior papa possibile! La conoscete la storia della Chiesa? Nei suoi piani imperscrutabili potrebbe rientrare benissimo un cattivo papa.

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  12. Lo Spirito Santo certamente illumina i Cardinali nel conclave, ma non può costringerli a votare per qualcuno, altrimenti forzerebbe il libero arbitrio di ogni essere umano.

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  13. A compendio della considerazione dell'amico anonimo delle ore 16,27, amerei rammentare quella celebre massima di Sant'Ignazio che, grosso modo, così suona:"Alcuni Papi Iddio li tollera, altri li vuole ed altri ancora, infine, li dona.".

    In ogni caso, sorreggono le mie speranze queste considerazioni:

    1) la vita media si è notevolmente allungata e, quindi, se la Divina Provvidenza permise, per esempio, a Leone XIII una lunga permanenza in questa valle di lagrime, vi sono ottime probabilità che anche Benedetto XVI (che, fra l'altro, per la fortuna di tutti noi, sembrerebbe godere di un'eccellente stato di salute) riesca ad eguagliare (se non a superare) l'età di quel Suo predecessore.

    2) A quanto mi si assicura da persone informate, la "sbornia" postconciliare non è riuscita a produrre i frutti che qualcuno avrebbe sperato e, di fatto, parrebbe che una frazione non insignificante fra i più giovani sacerdoti spiritualmente si situi su posizioni assai più "tradizionaliste" rispetto ai loro immediati antecessori (non dimentichiamo, inoltre, la buona linfa che certamente apporteranno al Corpo della Chiesa gli ex anglicani, assolutamente contrari a certe derive che, appunto, li hanno convinti alla riunificazione con Roma, nonché i sacerdoti ed i seminaristi della Fratenità San Pio X, una volta compiuto il loro percorso di piena riconciliazione).

    Da quest'ultimo dato di fatto emerge la conseguenza che, quanto prima, anche la qualità media dei Vescovi e dei Cardinali sarà destinata a sensibilmente migliorare; pertanto, se, forse, i prossimi due Pontefici (Spirito Santo permettendo) potrebbero rientrare nella categoria dei "Papi tollerati" di cui sopra, successivamente, la situazione dovrebbe comunque essere destinata a ritornare nella sua fisiologica normalità.

    Potremo noi direttamente godere di questi frutti? Come è noto, i tempi della Chiesa eccedono notevolmente quelli di una normale vita umana e, quindi, per parte mia, morirei sereno, anche solo avvidendomi dell'instaurarsi dei chiari indici di una decisa inversione di tendenza.

    Cordialmente.

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  14. Purtroppo, caro IMERIO, io son sicuro che non vedrò la nuova primavera della Chiesa.
    La massima che tu citi, ormai è diventata: I Papi? Alcuni Dio li vuole, altri li permette, altri ce li manda per penitenza.

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  15. E se fosse ora la primavera della Chiesa? Certo, siamo alla prima rondine, a timidi bucaneve che fan capolino in giornate ancora gelide. E dopo un inverno terribilmente rigido; anzi, dopo una vera e propria era glaciale durata quasi 50 anni.

    Ci saranno ancora giornate dure e code invernali. Ma i segni promettenti ci sono già, e sono proprio nel crescere di una nuova generazione di sacerdoti, certo decimati di numero, ma altrettanto più motivati.

    Pensate a come era la situazione anche solo 10 anni fa, e dite se non è così.

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  16. Dai seminari diocesani tutta questa primavera sinceramente io ancora non la vedo spuntare.

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  17. Ma certo... la primavera arriva sempre con gradualità. I prodromi si possono già vedere ma penso che i laghi siano ancora ghiacciati.
    In ogni caso credo anche che la crisi non passerà in modo indolore. Così fu ad esempio per la crisi del XV secolo che si risolse con la tragedia della riforma protestante. La ripresa ci sarà ma prima vi saranno certamente delle prove non facili.

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  18. Se dipendesse dai forti segnali della mia allergia, la nuova primavera della Chiesa sarebbe già tutta in fiore.
    Ma i segnali son diversi.

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  19. Ho sentito al telegiornale che Bagnasco avrebbe detto che si deve obbedire al Papa. Ha ricordato che tutti devono obbedire al Papa e non andargli contro.
    Chissà se si è scordato di farlo sapere a Mons. Careggio che la televisione la guarda solo quando c'è lui :(

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  20. Siamo all'inizio del disgelo, il peggio è dietro alle spalle. Non possiamo dire che sia già arrivata la bella stagione, questo no. D'altronde se l'inverno è durato cinquant'anni non si può pensare che il passaggio dall'inverno alla primavera sia questione di qualche settimana o di qualche mese.

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  21. Oh, sì tutti devono obbedire al Papa. Il Papa ha ordinato ai sacerdoti di portar l'abito ecclesiastivo. Quante tonache in più avete visto in giro, anche nella benedizione delle case?
    Giorni fa parlavo con alcuni sacerdoti. Dissi loro: ora adeguatevi, visto che non l'avete fatto prima.
    Uno mi rispose: io la talare non l'ho mai avuta. L'altro: ci son cose più importanti.
    Ed io ribattei con le parole di S. Teresa: per una reverenza darei la vita.
    Una battaglia perduta in partenza la lettera ai sacerdoti: sta lì a dire: io ho dato l'ordine, ma loro non ubbidiscono. Che ci posso fare?

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