Eravamo in dubbio se riportare i due scritti che seguono (uno un’agenzia di stampa, l’altro un articolo apparso su QN, Quotidiano Nazionale Il Giorno, La Nazione, Il Resto del Carlino) poiché ci sembrava di compiere un atto di immodestia nel riferire che notizie ed opinioni apparse su questo sito sono rilanciate da importanti organi di informazione. Abbiamo però visto che anche Cantuale Antonianum ha dato una notizia analoga, per precisare alcuni punti travisati dai giornalisti. Noi non abbiamo appunti da muovere ai giornalisti ed anzi li ringraziamo per averci così diffusamente e favorevolmente citati. Ma vorremmo sottolineare solo una piccola cosa: la definizione di Messainlatino.it come sito di tradizionalisti rimasti o rientrati nella Chiesa non è precisa: noi dalla Chiesa non siamo mai usciti. Nelle nostre fila c’è, per dire, un parroco, il direttore dei chierichetti di una chiesa importante, un partecipante a gruppi parrocchiali, perfino – horresco referens – un ministro straordinario dell’Eucarestia. Tradizionalista è un termine che non deve essere percepito come venato di ribellione, contestazione, eversione; Wir sind Kirche, Noi siamo Chiesa, tanto per appropriarci dello slogan dei progressisti all’ultimo stadio. Ma noi, crediamo, con maggior diritto di loro.
Ecco quindi i due articoli (e ringraziamo Raffaella e Dante Pastorelli per le segnalazioni):
di Salvatore Izzo
Una nota del portavoce della Fraternita' Sacerdotale San Pio X, abbe' Alain Lorans, denuncia una vera e propria "campagna di stampa" in atto contro i tradizionalisti, che ha utilizzato le dichiarazioni di mons. Richard Williamson alla televisione svedese (che, scrive, "dovranno essere analizzate piu' ampiamente, piu' serenamente") ma in realta' intendeva colpire il decreto di revoca della scomunica. L'invito e' a riportare ora l'attenzione sulle questioni dottrinali che devono essere oggetto delle "discussioni necessarie" tra la Fraternita' San Pio X e la Santa Sede.In merito, la nota cita un'analisi di padre Claude Geffre', un teologo domenicano molto impegnato nel dialogo interreligioso, che su "La Vie" ha definito i testi del Concilio Vaticano II "spesso ambigui", in quanto "per arrivare alla piu' grande unanimita' dei padri conciliari al momento dei voti, e' accaduto che si siano giustapposti il punto di vista di una minoranza irriducibile ( i tradizionalisti) e quello della schiacciante maggioranza"."Sappiamo che talvolta da un male possono derivare qualche, o molte, conseguenze positive", scrive da parte sua il sito "messainlatino.it" che fa capo ai tradizionalisti rimasti o rientrati nella Chiesa Cattolica. La nota invita a "incoraggiare" gesti di scusa e di ritrattazione da parte dei lefebvriani riguardo al negazionismo di mons. Williamson, anche se ovviamente essi non possono esserne ritenuti responsabili (ma "chi si umilia sara' esaltato; pensiamo alle scuse di fra' Cristoforo del Manzoni").Per il sito dei tradizionalisti, "quelle dichiarazioni sono riuscite a compiere il massimo danno alla Chiesa per il perfetto tempismo della loro messa in onda, a ridosso della revoca delle scomuniche e del Giorno della Memoria dell'Olocausto". Ma screditando l'intera Fraternita' ("nonche' tutto il movimento tradizionalista, il S. Padre e la Curia") hanno anche spinto i lefebvriani "a scelte del tutto inedite" come "smarcarsi da Williamson e condannarlo apertamente, addirittura ingiungendogli di tacere, dichiarandolo non gradito nel seminario tedesco, progettando sanzioni a suo carico". "Non solo, si sono visti i vertici della Fraternita' (e lo stesso Williamson, per giunta) chiedere scusa al Papa: a qualcuno che mons. Fellay, nemmeno un anno fa, diffamava chiamandolo 'un perfetto liberale' (che e' grave insulto nella bocca di un lefebvriano, come si puo' immaginare). E ancora: nell'intervista a Famille Chretienne, mons. Fellay, pur ribadendo il rifiuto di un ecumenismo inteso come equivalenza delle religioni (ma su questa posizione pienamente ortodossa siamo certi trovera' la consonanza del Papa), riconosce che vi sono 'ricchezze' nei 'fratelli separati'". Una nuova attitudine, "quella dell'umilta' e della sottomissione al Papa", che "e' tanto piu' salutare quanto piu' si rifletta che, dopo vent'anni di 'scisma' le cattive abitudini rischiavano di radicarsi e le differenze approfondirsi".Per "messainlatino.it", dunque "il senso di colpa che nasce dalla constatazione che quel crucifige mediatico di un pontefice bendisposto e innocente, nasce proprio da un gesto di speciale benevolenza verso la Fraternita', avra' almeno avuto l'effetto di ammrbidire gli animi lefebvriani pur induriti da lustri di lotta, persecuzione e resistenza"."La nuova Fraternita' che ne nasce - affermano i tradizionalisti - ci piace molto di piu': se sapra' mantenersi su questo registro di moderazione, di 'sensus Ecclesiae', di rispetto filiale al Papa (in pratica, i requisiti che erano stati richiesti con il famoso ultimatum del giugno scorso), nonche' di buon senso e vero amore della Chiesa (il che non significa rinunziare ai punti dottrinali che sostengono la sua ragion d'essere e che oggi, alla lucedell'ermeneutica della continuita' propugnata dal Papa, trovano terreno fertile e dissodato) siamo certi non solo che la piena comunione sara' facilmente raggiunta, ma che essa riuscira' a raggiungere campi di apostolato che finora le erano preclusi e guadagnera' attraverso l'umilta' una persuasivita' davvero piu' incisiva".Per "messainlatino.it", a questo esito "non sara' d'ostacolo l'apparentemente 'dura' nota della Segreteria di Stato del 4 febbraio". In essa, spiega, "non troviamo nulla che la Fraternita' non sia gia' notoriamente disposta a concedere senza troppi problemi: la ritrattazione dell'antisemitismo (per quanto lasci perplessi la novita' di questo "giuramento antinegazionista") riguarda solo Williamson, quindi ha scarsa rilevanza per un accordo.Riconoscere gli ultimi Papi e' un'ovvieta': i lefebvriani si sono sempre smarcati in proposito dai sedevacantisti e hanno sempre pregato nei dittici per il Pontefice regnante. Circa il Concilio, la Fraternita' non ha mai negato che sia stato un Concilio ecumenico della Chiesa. Dire nella nota che occorre il "pieno riconoscimento del Concilio" e poi subito aggiungere che comunque si affronteranno in proposito le questioni ancora aperte, e' consentire alla Fraternita' di mantenere e sviluppare (ma all'interno di documenti teologici per addetti ai lavori, non spiattellati sulle pagine dei giornali a lettori ignoranti) tutte le riserve su alcuni documenti conciliari che, ricordiamo, non sono dogmaticamente vincolanti"."Con l'approccio congiunto tra Roma e la Fraternita' incentrato su una 'ermeneutica della continuita'', non vediamo proprio - conclude il sito - come quei colloqui possano fallire, se non ci si mette la mala fede di qualcuno, oppure un'ostinazione cieca della Fraternita' che in questo momento, dopo le micidiali 'botte' all'immagine subite per la vicenda Williamson (a molti fedeli lefebvriani deve seccare parecchio essere additati per strada come neonazisti...), ci sembrerebbe suicida".
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QN (La Nazione, Il Giorno, Il Resto del carlino), 9.2.2009
Lefebvriani, chiarimento fra Ratzinger e la Merkel Telefonata cordiale: "Adesione al monito della Shoah"
CITTA' DEL VATICANO IL CANCELLIERE tedesco Angela Merkel aveva chiesto nei giorni scorsi al Papa di esprimere con chiarezza la sua posizione sulla Shoah, dopo la revoca della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani, tra i quali il negazionista Richard Williamson. E Benedetto XVI non ha lasciato cadere nel vuoto l'appello del capo di governo di Berlino, optando per un chiarimento a voce con la cancelliera. La conferma è arrivata da padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, secondo cui "Benedetto XVI e Angela Merkel, in un colloquio telefonico richiesto dalla stessa signora cancelliere, hanno avuto modo di scambiarsi reciprocamente il proprio punto di vista in un clima di grande rispetto". "Al riguardo ha spiegato padre Lombardi entrambi hanno fatto riferimento ancora una volta alle dichiarazioni fatte rispettivamente dal Santo Padre all'udienza generale di mercoledì 28 gennaio e dalla signora cancelliere giovedì scorso". Il portavoce del Governo Federale Wilhelm e lo stesso padre Lombardi hanno anche redatto un breve commento congiunto: "È stato un colloquio cordiale e costruttivo, segnato dalla comune e profonda adesione al monito sempre valido della Shoah per l'umanità". Il colloquio telefonico a quanto si è appreso si è svolto nei giorni scorsi. NEL FRATTEMPO i quattro vescovi lefebvriani avrebbero inviato in Vaticano una lettera congiunta in cui ringraziano Benedetto XVI per la revoca della scomunica. Lo sostiene il sito spagnolo "La Ciguena de la Torre", vicino ai tradizionalisti. La lettera, scritta in francese, è, secondo il sito spagnolo "molto affettuosa e dai toni concilianti". La notizia non ha trovato però riscontro in Vaticano. Quanto a monsignor Richard Williamson, il vescovo lefebvriano negazionista, avrebbe cessato dalle funzioni di rettore del seminario della Fraternità a La Reja, in Argentina. Lo rende noto il sito tradizionalista "messainlatino.it", secondo il quale il presule inglese si è detto disposto a ritirarsi in silenzio. QUANTO alle affermazioni rilasciate al Der Spiegel, il sito italiano dei tradizionalisti rimasti o rientrati nella Chiesa Cattolica, sottolinea che potrebbero essere state male interpretate in quanto "monsignor Williamson si sarebbe impegnato, ordinando anche libri a tal fine, a ristudiare approfonditamente la questione per verificare le prove dello Sterminio". Tale ipotesi conforta la volontà del Papa di un ritorno nella piena comunione di tutti e quattro i vescovi consacrati illecitamente da monsignor Lefebvre nel 1988 e subito scomunicati da Giovanni Paolo II. Il rientro di tutti e quattro metterebbe infatti al riparo dal fatto che lo scisma possa essere perpetuato. Se resta fuori uno dei vescovi invece potrebbero essere celebrate nuove oridnazioni episcopali e sacerdotali senza il permesso della Santa Sede.
Citarmi per una segnalazione è un po' eccessivo!
RispondiEliminaBene invece avete fatto a precisare il senso di "tradizionalismo", perché la stampa, purtroppo spesso affidata ad ignoranti in materia religiosa, tutto distorce e tutto accomuna.
Tempo fa sono stato in polemica con Giorgio Acquaviva, sedicente vaticanista del QN: parlando della Fraternità S. Pio X l'aveva definita "sedevacantista".
Scrissi poche righe al giornale chiedendo una rettifica, ma la mia lettera non fu pubblicata. Acquaviva mi rispose in privato che, sì, aveva sbagliato, ma si sa, in queste cose si sintetizza. Che poi l'opinione pubblica venga male informata a proprio uso e consumo sulla base di personali preoconcetti, non è importante.
Ne seguì una breve corrispondenza che pubblicai in "Una Voce Dicentes".
Acquaviva mi promise che avrebbe rettificato alla prima occasione, ma dopo un paio d'anni, niente. La buona fede va salvata? In questo caso assolutamente no.
"Tradizionalismo" è un termine che non amo: l'ho scritto dappetutto. Perché è equivoco. Tradizionalismo, ad es. è il sistema filosofico-teologico di Lamennais, de Bonald ecc. per i quali la ragione non può giungere ad alcuna verità senza la divina rivelazione. Movimento condannato dalla Chiesa. In questo senso non mi sento affatto tradizionalista.
Così come non rimpiango imperatori, re, arciduchi ecc.
Se per tradizionalismo s'intende la fedeltà alla Sacra Tradizione della Chiesa, come Magistero nella sua continuità storica, ed al rito della S. Messa che pienamente la esprime, sono tradizionalista.
Pertanto le distinzioni sono fondamentali.
Grazie per la vostra avvedutezza.